LA PRIMA“SPENDING REVIEW”
FU DISPOSTA DA FERDINANDO II, RE DELLE DUE SICILIE:
UN ESEMPIO CONCRETO PER GLI ATTUALI GOVERNANTI.
Lo storico ottocentesco Giovanni Pagano, nella sua opera
Storia di Ferdinando II – dal 1830 al 1850, nel libro 1° Il Progresso, capitolo
III - La Finanza -, riporta testualmente: “la Finanza è parte principale di
Governo, e filosoficamente guidata forma nervo e sostegno alla potenza dello
Stato, e fonte da cui scaturiscono i rivi della pubblica prosperità ed Egli (Re
Ferdinando), al fine di ritrarla dalla voragine, facendosi capo di una saggia
ed ordinata economia, cominciò a praticala prima nella Reggia e poi nel Reame.
Bandì il fasto della Corte, e compose la sua vita in modo
men largo dei Predecessori, rilasciò dalla sua borsa privata 180 mila ducati ed
altri 390 mila dall’assegnamento della sua Real Casa, in tutto 370 mila ducati,
fece distaccare dal Dominio di Casa Reale alcuni designati beni in favore della
Tesoreria generale, onde ottenere fra 6 anni una rendita di 36mila ducati,
ordinò si dichiarassero di pubblica utilità le opere intraprese coi fondi della
casa Reale per inalveare le acque di Caserta (Acquedotto Carolino).
Dispose un’economia e risparmi dei Ministeri di 871 mila e
667 ducati, diminuì per metà il dazio sul macino, si che si sgravò il popolo di
626 mila 599 ducati, annullò il vizioso costume di concentrare molti averi
sulla stessa persona a titolo di soldi, soprassoldi, pensioni ecc. , purché la
somma accumulata oltrepassasse 25 ducati al mese, stabilì nel tempo stesso una
tariffa di riduzione di tutti i soldi e pensioni di giustizia che sorpassavano
la detta somma, impose la ritenuta di una seconda decima sulle spese di
materiale, prescrisse nuovi piani di diminuzione di quei balzelli comunali che
gravavano peculiarmente sui bisognosi, e già il Ministro dell’Interno, non
ancora passati cinque mesi dal pubblicato, rapportava che in conseguenza di
tali benefiche disposizioni, le province avevano goduto del minoramento di 1
milione 192 mila, 743 ducati, e che erano stati spesi in opere comunali ben 122
mila, 762 ducati. Abolì il dazio sulla carne e sull’estrazione dello zolfo in
Sicilia, quello sui vini nei casali di Napoli, ridusse di un terzo il dazio sul
sale.
Il meraviglioso è che, nel tempo stesso in cui erano scemate
le imposte, si facevano grandi spese per opere pubbliche ed utili
provvedimenti, si spegneva gradatamente il debito pubblico di due milioni di
lire sterline anglo-napolitane contratto nel 1824, nonché quello fluttuante in
ducati di 4 milioni, 341 mila e 251, ed anche l’altro della Cassa di
Ammortizzazione di un milione ed 830 mila ducati, tal ché nel 1844 l’estinzione
di tutti i debiti era compiuta”.
Noi moderni riteniamo che il futuro, il nuovo si trovi in un
iperuranio di platonica memoria, ma esso in realtà affonda le radici nel
passato, nel migliore passato, come indubbiamente fu quello di pace e
prosperità degli anni 1830 – 1847 nel Regno delle Due Sicilie.
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