domenica 16 settembre 2012
Marco Cedolin
Uno dei tratti salienti che hanno caratterizzato
l'ultimo decennio é senza dubbio l'esportazione della democrazia occidentale, omologata secondo il modello
americano e veicolata ovunque sia stato possibile, spesso in maniera coatta e con
l'ausilio delle bombe.
Dopo la "democraticizzazione" dell'Europa
dell'Est, intervenuta come corollario del crollo dell'Unione Sovietica e del
mito del comunismo, per realizzare la quale é stata necessaria solamente qualche
"spinta" data al momento giusto nel luogo più consono (da Ceausescu a Milosevic
sarebbero molte le storie da raccontare e sulle quali riflettere) da parte
dell'amministrazione USA, dei suoi padroni e dei suoi servi é maturato il
convincimento che si dovesse proseguire sulla strada intrapresa raddoppiando gli
sforzi e sostituendo le spintarelle con veri e propri schiaffoni.
Prima é toccato all'Afghanistan di Bin Ladin, reo di essere stato scelto come caprio espiatorio
degli auto attentati dell'11 settembre, assaporare il dolce gusto delle bombe e
della democrazia....
Poi all'Iraq di Saddam Hussein, reo di possedere
armi di distruzione di massa tanto ferali quanto inesistenti, venire investito
da una tale dose di democrazia quale era sufficiente a riportare indietro il
paese di almeo un secolo.
Poi alla Libia di Gheddafi, accusato di sterminare il proprio popolo,
come accuratamente documentato nei filmati girati ad Hollyvood e nel Qatar,
subire una democratica
caccia all'uomo, portata con l'ausilio dei missili Tomahawk che hanno
distribuito la democrazia in maniera equanime radendo al suolo buona parte del
paese.
Infine alla Siria di Assad, dove fortunatamente la democrazia fatica ad
affermarsi e per ora alligna solamente fra le orde di mercenari che massacrano
donne e bambini, aiutati nel proprio lavoro dagli uomini dei corpi speciali dei
paesi occidentali e dall'arsenale di armi di distruzione di massa che
l'Occidente distribuisce loro in maniera più o meno ufficiale.
Mentre nel frattempo la democrazia sbocciava
anche nella Tunisia di Ben Ali e nell'Egitto di Mubarak, fortuntamente in
maniera meno impetuosa, grazie alla disponibilità dimostrata dai due "dittatori"
a lasciarsi deporre senza combattere, nell'ambito di quelle che sono state
veicolate nell'immaginario collettivo come rivolte popolari.
Oggi nell'Afghanistan democratico si vota come negli USA (e come negli USA occorre qualche mese
per portare a termine lo spoglio delle schede), ma le donne, sia quelle che non
hanno più il burka sia quelle che ancora lo portano, vengono regolarmente
sterminate dai droni statunitensi mentre vanno a fare la legna o quando
partecipano ad un matrimonio o quando devono recarsi all'ospedale a partorire.
In Afghanistan la democrazia si specchia quotidianamente nella guerra
permanente, nelle stragi di civili, in un paese ancora più devastato di quanto
non lo fosse prima, dove l'unica novità sono i centri commerciali nuovi
fiammanti dedicati agli operatori occidentali e all'elitè al servizio degli USA
ed il rifiorire delle coltivazioni di oppio che gli anti democratici talebani
avevano eliminato.
Oggi nell'Iraq democratico, che si é ormai
lasciato alle spalle gli "anni bui" di Saddam Hussein, quando il paese era all'avanguardia nella
regione, sia sotto il profilo tecnologico ed economico, sia sotto quello dei
diritti umani e delle donne, come testimoniato dagli stessi rapporti dell'ONU,
si vive in una sorta di polveriera senza senso nè costrutto. Composta da città
stato dominate da bande tribali e da un governo fantoccio eletto
dall'amministrazione a stelle e strisce. Senza che esistano più un tessuto
industriale e una capacità produttiva degne di questo nome. Senza che il paese
abbia più un qualche peso economico, con la popolazione costretta a vivere fra
le macerie di un tempo che fu ed a morire alla disperata ricerca di cibo
all'interno di qualche mercato dove quotidiamente deflagrano autobomba prive di
pietà ma sempre molto ricche di democrazia.
Nella Libia democratica e libera non c'é più il
petrolio "di Gheddafi" a sostenere una politica socialista attraverso la quale
garantire una vita dignitosa alla gran parte dei cittadini. Ci sono solo macerie
condite con l'uranio impoverito, intorno alle quali aggirarsi con la speranza di
riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena, lotte intestine, morti
ammazzati ed un futuro da declinare nel segno della miseria.
Come si può evincere da una semplice
osservazione della realtà, depurata dalla mistificazione dei media mainstream
che inseriscono ogni paese "liberato" all'interno di una bolla di oblio
mediatico dalla quale nulla filtra più, la democrazia é allo stato attuale delle
cose l'unica vera arma di distruzione di massa, della quale l'Occidente fa un
uso smodato, ben conoscendone le devastanti potenzialità.
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