Che cosa c’è di più ingannevole, menzognero, simulatorio, illusorio di un regime democratico? Soltanto
i portatori insani di democrazia i quali, credendo a quel che loro
stessi hanno somatizzato, divorano la verità, gli eventi, gli altri
individui e le cose con una mano sul cuore e l’altra sulla fondina.
La democrazia è un superpotere che rende invulnerabili dalle critiche,
basta essere democratici per diventare politicamente corretti,
moralmente superiori, umanitariamente migliori, legalitariamente
incensurabili, abili e arruolati al governo delle anime belle con
l’umanitarismo in bocca e gli uomini sotto i piedi. Essa è l’arma
segreta dei buoni che vincono sempre perché sono immancabilmente dalla
parte giusta avendo tracciato, secondo le loro variabili esigenze, la
riga, o, meglio, la curva (per far rientrare nel club, all’occorrenza,
anche quei paesi non perfettamente libertari ma che ti danno volentieri
una mano e il metano, oppure il petrolio e il mercenario), che separa il
bene dal male. Se non fossero democratici, quindi necessariamente
buoni, verrebbe da pensare che potrebbero essere persino loro i veri
cattivi. Ma La democrazia non è un’aspirazione sociale, non è un ideale
egualitario, non è una tensione collettiva verso il buon governo, la
democrazia non è una utopia, la democrazia è viva e la puoi toccare
restandone incenerito, è la libertà che ti arriva in faccia
fischiettando come un proiettile all’uranio impoverito, è la bomba
intelligente che ti fa la rampogna punendoti sul posto, è il verbo della
prepotenza incarnito nella post-modernità, è il dente avvelenato della
globalizzazione capitalistica di matrice americanista, è la tavola sacra
che ti rompe la testa se non accetti la regola del suo gioco, è la
missione umanitaria che ti sfonda la casa e ti ammazza bonariamente la
famiglia per un principio superiore ed un danno collaterale minore (si
fa per dire), è la giustizia integrata dalla menzogna che non ti dà il
tempo di spiegare la tua ragione. La democrazia è un drone di Dio, o,
piuttosto, di un Signore con la pelle scura e la Casa Bianca o con la
pelle bianca e la coscienza nera, dipende insomma dalle annate; è un
sogno americano che ti s’infila nell’ano, è una religione con rito
elettorale che stabilisce il livello di rincoglionimento generale. Anche
Lenin si sbagliava, la democrazia non è, come egli sosteneva, il
miglior involucro della dittatura, la democrazia è l’involucro di sé
stessa essendo peggio di qualsiasi dittatura, sia fuori che dentro. Ad
ogni modo, la quintessenza della democrazia sta nella fabbricazione di
prove false su massacri mai avvenuti, su persecuzioni inesistenti, su
genocidi mai verificatisi come incipit per il conflitto al fine di
togliersi dai piedi Presidenti scomodi e governi irriducibili. La tribù
dei democratici si esalta e danza intorno all’immaginaria fossa comune,
al massacro etnico inventato, ai maltrattamenti provocati dai suoi
medesimi scherani, prima d’iniziare il bombardamento a tappeto e
realizzare il regime change agognato. E’ successo troppe volte ma il
trucco funziona sempre e, così, con le solite lacrime di coccodrillo sul
volto e lanciando l’urlo di battaglia dello scimpanzé ammaestrato, il
vero democratico parte alla guerra liberatoria contro il despota
assatanato, depravato, pazzo, sanguinario, hitleriano. Da Timisoara a
Belgrado, da Tripoli a Damasco la storia si ripete due, tre quattro
volte come tragedia, come farsa, come buffonata e come abitudine
inveterata. Poi ogni tanto, quando ormai il danno è fatto e la memoria
della gente cancellata, viene fuori che era tutto fabbricato per le
ragioni di qualche Stato. Ieri Il Giornale titolava: “Il massacro di Timisoara mai avvenuto che provocò la caduta di Ceausescu (http://www.ilgiornale.it/news/interni/massacro-timisoara-mai-avvenuto-che-provoc-caduta-ceausescu-834433.html)” ma ne avevamo già parlato noi qualche anno fa (http://www.eurasia-rivista.org/1989-il-falso-carnaio-di-timisoara/5022/).
Uguale smentita sulla pulizia etnica perpetrata da Milosevic contro i
Kosovari, casus belli della guerra alla Serbia nel 1999, arrivò
addirittura dall’OCSE, appena qualche settimana dopo i “bombardamenti
umanitari” di D’Alema (l’uomo divenuto Premier grazie ad un intrigo
degli Usa, complice l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga
ed i soliti ambasciatori americani a Roma, sempre molti attivi. Cossiga
dichiarò, senza mai essere smentito o citato in tribunale dal leader del
PDS-DS-PD, che lui ebbe un ruolo determinante nel portare D’Alema a
Palazzo Chigi: “….eravamo nel pieno della guerra nel Kosovo e io, in un
incontro riservato a casa del senatore valentino Martelli, avevo
incontrato una qualificata e preoccupata delegazione diplomatica.
C’erano l’ambasciatore britannico Jonh Weston, il suo collega americano
all’ONU Bill Richardson e il ministro consigliere e vicecapomissione
dell’ambasciata degli Stati Uniti a Roma James Cunnigham. Mi chiesero
dell’Italia, di come si sarebbe comportata sul fronte di guerra. La
questione era assai delicata, perché si sarebbe reso necessario
bombardare le postazioni serbe di Slobodan Milosevic e gli italiani
difficilmente potevano tirarsi indietro. Chi, se non un comunista,
avrebbe potuto portare un Paese in guerra tacitando la prevedibile
opposizione dei pacifisti e delle organizzazioni sindacali? Chi, seppure
con difficoltà, avrebbe potuto vincere le resistenze più che
prevedibili di un’opinione pubblica profondamente contraria all’uso
delle armi? Pensai: solo D’Alema può farlo, è l’uomo politico che la
storia chiedeva all’Italia in quel momento così difficile. Per
raggiungere l’obiettivo fondai addirittura un partito, l’UDR, con
Clemente Mastella. E il 28 ottobre del 1998 nacque il governo D’Alema).
Capito come si diventa dirittocivilisti ad oltranza e falsificatori ad
abundantiam? E dire che ancora oggi il mitico baffetto nazionale,
nonostante Cossiga abbia svelato la macchinazione internazionale dietro
alla sua nomina a Premier, continua a ripetere di aver contribuito alla
distruzione della sovranità serba per amore del prossimo e per evitare
massacri più efferati. E le fosse comuni in Libia a causa delle quali si
accelerò l’intervento della “Comunità di recupero democratico
internazionale” contro Gheddafi? Un vecchio cimitero sulla spiaggia. Ed
in Siria? Credete che stia accadendo qualcosa di diverso? “E questo è un gioco da banditi, amici miei, che si chiama democrazia! (E. L. Masters, Nuova antologia di Spoon River)”
http://www.conflittiestrategie.it/e-questo-e-un-gioco-da-banditi-amici-miei-che-si-chiama-democrazia
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