Araldo di Crollalanza, un esempio di onestà e fervore nazionalista, un uomo che ha dedicato la sua vita alla Patria.
di: Paolo Francesco Lo Dico
Araldo nasce nel 1892 a Bari, da Goffredo e da Maria Giuseppa Noya. Riceve un’educazione basata su norme di vita e di comportamento che lo porteranno a mantenere grande efficienza fisica e intellettuale per tutta la vita.
Fin da giovane si dedica al giornalismo collaborando con la rivista di ispirazione mazziniana Umanitas e con i quotidiani Corriere delle Puglie e Gazzetta del Mezzogiorno. Nel 1915 diviene corrispondente del Popolo d’Italia di Benito Mussolini, evento che imprime una svolta alla sua esistenza. Nel giugno dello stesso anno, infatti, il giovane interventista si arruola volontario nel 51° Reg.to Fanteria, reparto delle “camicie rosse” comandato dai figli di Garibaldi.
Ferito, Araldo viene decorato al valore e promosso sul campo tenente, qualifica di ufficiale che gli era stata negata nel 1910 alla leva, perché schedato come “sovversivo”.
Di ritorno dal fronte, nel 1919, fonda a Bari l’Anc (Associazione nazionale combattenti) e il 23 marzo dello stesso anno incontra il futuro Duce a Milano a piazza San Sepolcro.
Nel 1922 guida gli ex combattenti arditi e squadristi pugliesi nella “Marcia su Roma” e diviene segretario del Pnf (Partito Nazionale Fascista) della regione Puglia e Lucania.
A proposito di lui, afferma Carlo Scognamiglio Pasini, “vide nel fascismo l’occasione per un rinnovamento profondo dello Stato e una effettiva concreta politica di sviluppo del Mezzogiorno d’Italia”.
Nel 1923 viene nominato console generale della Mvsn (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale) e nel ‘26 “podestà” (sindaco) di Bari, città che da questo momento, con la realizzazione della “Fiera del Levante”, si afferma come porto più importante del Mediterraneo favorendo il commercio e gli scambi con le altre genti. Fonda l’Università per la formazione degli Italiani per l’Era Nuova, fa costruire lo Stadio della Vittoria e l’Ospedale consorziale, il lungomare, diversi edifici pubblici e numerose opere di difesa dalle alluvioni.
Mussolini ne apprezza le capacità organizzative, e lo nomina prima sottosegretario ai Lavori pubblici nel 1928 e ministro due anni dopo. Sotto la regia di Crollalanza l’Italia diviene un immenso cantiere: la volontà dell’Uomo diviene opera per mezzo di Araldo. Egli realizza acquedotti, strade, impianti idroelettrici. Bonifica integralmente l’Agro Pontino, opera tentata prima senza successo dai Romani e dai papi. È autore della fondazione di Littoria, Aprilia e Pomezia. Ottiene risultati efficienti ed economici per il soccorso e la ricostruzione del Vulture in occasione del tremendo sisma del 23 luglio 1930. Sistema la rete stradale nazionale dando vita all’Anas (Azienda Nazionale Strade Statali) e al Codice della Strada.
Fa costruire la direttissima ferroviaria Firenze-Bologna e il ponte di collegamento tra Mestre e Venezia. Riadatta le procedure di intervento per la Protezione Civile, adottate in occasione dei sismi del 1930 nelle Marche, Puglia etc…
Tutte queste opere nascono sotto la sua personale sorveglianza: Araldo segue i lavori giorno e notte acconciandosi a dimorare nelle baracche dei cantieri o in un vagone ferroviario che aveva scelto come giaciglio.
Nel 1933 nasce l’IRI per salvare dal tracollo le industrie colpite dalla crisi del ‘29. Grazie al contributo di Crollalanza e di altri uomini del suo calibro, quali Menichella, Beneduce, De Stefani, Serpieri, Volpi, l’Italia prospera. E anche Pio XI gli tributa i giusti onori per le opere previste dal Concordato.
Nel ‘35 viene sostituito alla guida del Ministero per il regolare cambio e viene nominato presidente dell’Onc (Opera Nazionale Combattenti) con cui realizza, in tempi fascisti (brevissimi) ed economie notevoli, opere tutt’ora esistenti nel Tavoliere delle Puglie, nel Basso Volturno, nella Dalmazia e in Africa.
Nel 1943 aderisce, da uomo d’onore quale è, alla Repubblica Sociale Italiana, divenendo commissario straordinario per il Senato e la Camera.
Almirante lo definisce “la sacra testimonianza del sacrificio di innumerevoli italiani in buona fede per cui la Rsi fu sinonimo di mantenimento della parola data nella fortuna avversa, disperata difesa degli ideali”.
Alla fine della guerra viene arrestato ed epurato per “atti rilevanti” di ex gerarca durante il ventennio (sic!). Nel ‘46 è liberato e nel ‘50 completamente prosciolto in quanto il gerarca galantuomo non si è appropriato di una lira e non ha approfittato del regime. Di lui afferma Indro Montanelli: “L’uomo che aveva costruito città e redento province non aveva una casa né un palmo di terra né un conto in banca”.
Per vivere Araldo intraprende il mestiere di rappresentante di libri. Frattanto è riammesso all’Albo dei giornalisti, del cui istituto di previdenza era uno dei fondatori e diventa per merito capo ufficio del Giornale d’Italia.
Dal 1953 fino al 1986 il popolo pugliese dimostra gratitudine al suo figlio, eleggendolo “Senatore a vita” della Repubblica Italiana nelle liste del MSI (Movimento Sociale Italiano) e Consigliere Comunale.
Sempre mattiniero, va al lavoro a bordo della sua vecchia auto Fiat 1300 verde bottiglia, fino a 90 anni.
Nel 1982 riceve la Medaglia d’Oro da Arnaldo Fanfani, allora presidente del Senato.
Don Araldo di Crollalanza muore a Roma il 18 gennaio 1986. Sepolto a Bari nella tomba di famiglia, riposa il sonno di chi tutto diede senza nulla chiedere. Ma per dirla con Giorgio Almirante, “gli spiriti eletti non muoiono mai”.
All’uomo del Buongoverno, al dinamico onesto costruttore, al concreto servitore dello Stato, la città di Bari ha dedicato un piazzale, il lungomare, un monumento in piazza Eroi del Mare circondato da cento piantine tricolori e ha collocato il suo busto bronzeo nel Palazzo di Città. Aprilia gli ha intitolato una via.
Di Araldo di Crollalanza si hanno testimonianze di stima da uomini onesti di diversa ideologia e collocazione culturale. Solo poche stonature si sono avute, tra cui da una certa Miriam, nota rossa giornalista anti, passata a miglior vita.
Moro, Romita e Formica attestano: “Crollalanza è stato un grande ministro”.
Partecipa alle sue esequie Alexander Wiesel, esponente della comunità ebraica, causando polemiche… Ma afferma Enrico Mattei ne Il Tempo del 19 gennaio 1986: “I galantuomini come lui finiscono per essere onorati per le loro qualità umane, indipendentemente dalla tessera di partito che portano in tasca. Sulla sua tomba potrebbe scriversi: fece a tutti il massimo di bene possibile, nessuno poté mai rimproverargli una cattiva azione”.
Di lui e del suo tempo testimoniano perennemente le opere nonostante gli scalpellamenti dei simboli.
Dice ancora Almirante: “quel ministro è l’attuale autentica significazione della parola e della qualifica di governante. La differenza, l’abissale distanza non è traducibile in ventenni o quarantenni”.
In uno dei suoi ultimi interventi alla Camera S.E. Crollalanza afferma: “volli realizzare il sogno condivisibile di un’Italia forte, giusta, di avanzatissima socialità e progresso civile, rispettata nel mondo come parte integrante ed efficiente dell’unità europea”.
Una sua fotografia lo ritrae mentre conduce per mano un bambino. Egli ci consegna il futuro.
Araldo di Crollalanza, fascista e gentiluomo! Presente!
FONTI:
Araldo di Crollalanza, vent’anni sui giornali 1986-2006 a cura del Comitato per le onoranze di Araldo di Crollalanza.
www.wikipedia.org
www.araldodicrollalanza.it
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=12540
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