venerdì 27 dicembre 2019

UNO SPACCATO DI STORIA: I REDUCI FASCISTI CHE PASSARONO NEL PCI e nel PSI



di Maurizio Barozzi

Premessa il Fascismo dopo un ventennale percorso di compromessi, giunse alla RSI dove Mussolini varò una grande riforma socialista per completare le Corporazioni e rimediare al fatto che l’esperienza aveva dimostrato come il padronato riusciva ad aggirarle. Fu la Socializzazione delle Imprese con i lavoro portato alla direzione delle aziende.

Questa, e la proclamazione della Repubblica, costituirono uno iato, una separazione totale con il fascismo del ventennio che non si rinnegava ma si superava.

PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEL MONDO il Fascismo aveva portato il Popolo tutto nello Stato, con le sue componenti economiche e sociali, arti e professioni, il Lavoro e le èlite combattentistiche.

La lotta del sangue contro l’oro intrapresa dal fascismo, contro le grandi democrazie capitaliste raggiungeva il pieno della compiutezza ideologica.

ORBENE, immaginate come si sentirono quei reduci del fascismo repubblicano, quando si resero conto che il Partito, il MSI, che doveva continuarne gli ideali, sia pure sotto forma di lotta democratica, si palesò subito ostaggio di una accolita di traditori, di farabutti, manovrati dallo OSS di J. J. Angleton.

Già il fatto di posizionarlo a sinistra del parlamento, non piacque di certo, e nel 1947 poi i primi 3 eletti al Comune di Roma votarono per eleggere il sindaco democristiano Rebecchini e i suoi palazzinari.

Su tutto il territorio, gli inciuci con polizie, carabinieri, preti, padroni era all’ordine del giorno.
A Torino, tramite il missista Tullio Abelli e l’ausilio di Valerio Borghese, si organizzavano squadrette per contrastare gli operai della Fiat in sciopero. Del resto quel furfante di Borghese concesse anche a l’appena nato Israele, l’ausilio di ex decima Mas. Altri ne mandò in Sicilia a cooperare con gli americani e la Mafia.

Ma fu nel 1949 che ogni remora si ruppe quando il MSI, dopo una apparente ambiguità si schierò per il Patto Atlantico, di fatto avvalorando e ratificando il colonialismo americano in Italia.
Fu così che migliaia di reduci fascisti, desiderosi di continuare a lottare contro il capitalismo e contro gli anglo americani, decisero di entrare nel PCI.

Purtroppo rimasero fregati perché dopo il 1953 il Pci, morto Stalin, accelerò la sua socialdemocraticizzazione e rinunciò ad ogni lotta rivoluzionaria.

Ma del resto quei fascisti non avevano tante altre alternative.

La sinistra che era ancora nel MSI, non riusciva a combinare nulla e la sola forza che manteneva alta la dirittura ideale, ma era frenata dall’essere una associazione combattentistica, fu la Federazione Nazionale Combattenti della Rsi che forse evitò un più ampio esodo.

Si parla comunque di migliaia di fascisti che passarono nel PCI soprattutto, nel PSIUP e nel PSI.
Di migliaia, genericamente, me ne parlarono a suo tempo i miei camerati della FNCRSI reduci del fascismo repubblicano.

Lando dell’Amico, reduce della Decima Mas, che aveva operato in questo senso, tramite un accordo con i comunisti Giancarlo Pajetta e Togliatti, li ha quantificati in 34 mila, forse esagerando e lo racconta nel suo libro: “La leggenda del giornalista spia”, Ed. Koinè 2013.
Diversi altri autori ne parlano in qualche loro testo e tra questi Paolo Buchinani: “Fascisti Rossi”, Mondadori 1998.
Alfredo Villano nel suo “Rodolfo Graziani fascista conteso”, Ed. Storia Ribelle 2011, invece, ci segnala una notizia che io avevo già avuto sentore in Fncrsi: nei primi anni ’50, la FNCRSI non accettando assolutamente la svolta missista pro NATO e di accantonamento della Socializzazione, incaricò Rodolfo Graziani, al tempo suo Presidente onorario, di fare dei sondaggi con il PCI, che era su posizioni sociali e anti Atlantiche, per vedere se poteva esserci un tavolo e una azione comune su queste basi.

Era anche un modo per evitare l’emorragia dei reduci che al tempo era in atto. Ci furono incontri segreti alla Libreria Rinascita a via Botteghe Oscure con Pajetta, la cosa stava andando in porto, ma era complicata anche per il finanziamento di un nuovo giornale, e quindi poi abortì.

Ecco questa è la vera storia di un tradimento schifoso da parte del missismo, e le reazioni che ebbe, purtroppo inconcludenti, ma numerose, se si Leggono vari trafiletti dei giornali dell’epoca di destra, che criticavano fuoriuscita, comprese diverse preoccupate vignette del Candido di Guareschi.

Con gli anni ’60 poi avvenne una squallida mutazione antropologica nei neofascisti che assunsero in tutto e per tutto i ributtanti aspetti del conservatore, reazionario, non di rado bombarolo, lustrascarpe degli statunitensi e della Nato, con la sua base, che non contava un cazzo, inebriata dall’anticomunismo come se fossimo ancora negli anni ’20, portata a manifestare per Budapest e per Praga, ma mai contro la NATO, ad inneggiare per i Colonnelli greci e il criminale Pinochet, prima di estinguersi e finire nella merda a Gerusalemme dove andarono a rinnegare di tutto e di più.
TRATTO DA:
https://www.facebook.com/maurizio.maubar.1/posts/161959588364704?from_close_friend=1&notif_id=1577460941177655&notif_t=close_friend_activity

"Presto tutte le fabbriche saranno socializzate e sarà esaminato anche il problema della terra e della casa perché tutti i lavoratori devono possedere la loro terra e la loro casa…"

Stanis Ruinas
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Stanis_Ruinas?fbclid=IwAR1Js32ADZtm01thMJHGn4FuRdwMbCUFFDWh0GcQCrfzjJOdMmUkvYsVk0g

https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/storia/pensiero-nazionale-stanis-ruinas-pci/?fbclid=IwAR0JEcNj90un2NL3y2TaH2Gwx31xGcIPLIO8BqQWpDGiOrZnCr2AoR8ENPs




1 commento:

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