di Filippo Giannini
O italiani, quale Stato vi aspettavate da una Repubblica nata dagli scenari di Piazzale Loreto?
Stato
corrotto, Nazione appestata, Magistratura allineata. E non poteva che essere
così.
E’ certo che
i nostri legislatori (o “Padri della Patria”) non hanno perso tempo. Gli scandali (che parola
strana) sono iniziati con la nascita - sarebbe meglio dire “aborto”
– dell’Italia “liberata”.
Quanti
italiani oggi ricordano il caso del principe Don Giulio Pacelli (nipote di Pio
XII) e del conte Stanislao Pecci
(pronipote di Papa Leone XIII)? E siamo appena al 1947, due anni dalla
tanto desiderata cacciata della “cupa tirannia”. Erano personaggi al
centro di uno scandalo finanziario, risolto poi a favore dei due nobili signori
– neanche a dirlo – dal giovane Giulio Andreotti.
Quanti
ricordano il “Progetto Fiumicino” (primi anni 1960)? Fu un classico
esempio di sperpero del denaro pubblico e di incapacità tecnica; uno dei tanti
casi di lotta di potere fra uomini della Democrazia Cristiana.
Il “caso
Fiumicino” era ancora all’attenzione del “Popolo sovrano” quando
ecco scoppiare un nuovo scandaletto. L’ordinario di Economia Agraria di Napoli,
professor Manlio Rossi Doria, denunciava un gigantesco fenomeno di “clientelismo
di Stato” a favore della DC: la “Federconsorzi” aveva indebitamente incassato 1.064
miliardi (al valore di allora). L’onorevole Paolo Bonomi, presidente della “Coldiretti”, organizzazione democristiana committente della “Federconsorzi”, rimase coinvolto nella faccenda. E’ superfluo sottolineare che non
solo tutto fu impantanato, ma, grazie al clima politico instaurato dagli uomini
che si avvicendarono dal 1948 al Ministero dell’Agricoltura, questi riuscirono
addirittura ad evitare che ulteriori operazioni si svolgessero al riparo da
ogni controllo sia del Parlamento, sia del Governo, ma anche della Corte dei
Conti.
Siamo ancora nel 1963, e quasi a gemellaggio
degli scandali precedenti, venne alla luce lo “scandalo delle banane”.
Era il momento della famiglia Caltagirone e del suo amico il Ministro Franco
Evangelisti. Fu solo per un caso che questo scandalo si ampliò; infatti
Caltagirone aveva organizzato un sontuoso banchetto nel ristorante più alla
moda di Palermo, il “Charleston”; a capotavola sedeva l’onorevole Giacomo
Mancini, il quale, forse per l’eccessivo appetito (ricordiamolo era un
socialista) si sentì male tanto da essere trasportato in ospedale, fu a causa
di questo malore che la notizia si divulgò in tutta Italia.
Vi ricordate
– siamo nel 1976 – lo scandalo degli aerei “Hercules”? L’entità del
furto di pubblico denaro, operato a favore dei soliti noti, può trovare le sue
dimensioni secondo quanto ebbe a dire il presidente della “Lockheed”, società costruttrice degli “Hercules”: <Dal ’70 al ’74 abbiamo speso tre
miliardi per corrompere politici e funzionari pubblici italiani, per
convincerli ad accettare
gli “Hercules”>. Da questa dichiarazione venne fuori, su
indicazioni dell’avvocato della “Lockheed”, l’”Antelope Cobbler”, nome
in codice di uno dei politici italiani corrotti. Fra gli altri nomi vennero
indicati anche quelli di Luigi Gui e Mario Tanassi, che ritengo siano stati i
capri espiatori di nomi ben più illustri. Rinviati in giudizio davanti alla
Corte Costituzionale, il primo (Gui) fu assolto, il secondo (Tanassi)
condannato. Durante il processo vennero coinvolti personaggi di primissimo
piano, quali l’allora Presidente della Repubblica, Giovanni Leone e i fratelli
Antonio e Ovidio Lefebvre.
Fu Mino Pecorelli a denunciare sul suo
giornale “OP” la “supertruffa dei petroli”.
Voglio ricordare che questi fu assassinato dai “soliti ignoti” nel 1979.
Le vicende che riguardano il povero Pecorelli sono cose normali tanto
che vide l’assoluzione di Giulio Andreotti indagato quale mandante
dell’omicidio. In merito a questa truffa, il petroliere Silvio Brunelli rese
questa testimonianza ai giudici di Treviso: <Affidavamo a un nostro collaboratore
fidatissimo un compito particolare. Ogni mese doveva andare a Roma portandosi
delle borse piene di milioni. Circa 200 milioni al mese. Questi soldi servivano
infatti a pagare i vertici della Finanza che sapevano della truffa dei petroli
e dovevano continuare a chiudere un occhio. I finanzieri non erano i soli ad esser pagati>.
Un danno per lo Stato ancora oggi non ben definito, ma, si dice, tra i duemila e i quattromila
miliardi. I nomi dei politici coinvolti: il democristiano Sereno Freato,
consigliere di Aldo Moro, i socialisti sottosegretari Giuseppe Di Vagno e Maria
Magnani Noya. Fu in questa circostanza che il senatore missino Giorgio Pisanò
accusò il Ministro democristiano dell’Industria Toni Bisaglia; che querelò il
suo collega senatore. Nel giro di assegni fraudolenti risultarono
coinvolti, Liliana Fantasio, anch’essa collaboratrice di Aldo Moro; e Giuseppe
Di Vagno, socialista, questi giustificò il possesso di assegni sospetti
sostenendo che erano “consulenze
particolari”: consulenze che,
tuttavia, non vennero denunciate nella sua dichiarazione dei redditi. Anche il “golden boy” del calcio italiano, Gianni Rivera, figurò fra gli imputati per un
assegno, intestato a suo nome, di 50 milioni di lire.
Vi ricordate Michele Sindona? Questo
finanziere (siamo a metà degli anni ’70)
fu l’intestatario di uno “scandalo
da insalata all’italiana” che vide
coinvolti politici, logge massoniche, alta finanza, mafia. Ricorderete
certamente la fine dell’uomo di Patti: avvelenato (misteriosamente) in carcere,
secondo lo stile dei Borgia .
E vogliamo
tralasciare il “suicidato” Roberto Calvi, trovato impiccato sotto il
ponte dei “Black Friars” a Londra? Calvi si portò dietro oscuri intrecci
con la P2 e con uomini politici “d’onore”. Adriano Zampini, un
faccendiere torinese, rivelò nel 1983 di aver corrotto rappresentanti della
Giunta rossa di Torino guidata da Diego Novelli e dal vicesindaco Enzo Biffi
Gentili.
Un’istruttoria
aperta dal magistrato russo Stepankov avrebbe accertato che solo dal 1971 al
1990 il Partito Comunista Italiano avrebbe ricevuto oltre 47 milioni di dollari
da Mosca (valore dell’epoca). E i magistrati italiani che hanno indagato su
questo scandalo hanno dovuto chiudere l’inchiesta <pur
sussistendo concludenti e persuasivi elementi sulla rilevantissima ed
operante invocata contribuzione del Pcus al Pci, ecc.
ecc.>. Come dire: una mano lava l’altra ed entrambe
fregano il popolo italiano.
Quanto ci
costa questo paradiso di libertà e di democrazia nel quale abbiamo la fortuna di vivere? Cifre da pazzi, che
sarebbe veramente interessante confrontarle con quelle dell’”infame Regime”.
E qui mi
fermo, perché siamo arrivati a giorni più recenti, giorni che hanno visto il
rapimento di Aldo Moro e l’uccisione degli uomini della sua scorta. Un mistero
che rivela, però, la demoniaca capacità di uomini maestri di intrighi, di
corruzione, di spietata determinazione, il cui unico scopo è il mantenimento
del potere: quel potere che è stato loro affidato dai “liberatori”.
Questo è stato possibile grazie all’eliminazione di quell’apparato che per
almeno vent’anni li aveva allontanati dalle leve di gestione.
Qualche lettore, che ha avuto la cortesia di
leggermi sino ad ora, potrebbe essere tentato di chiedermi se “in quel
periodo” ci furono scandali simili. Senz’altro no! Il più noto vide primo
attore (erano gli anni 1928-1929)
l’allora Podestà di Milano, il fascista Belloni che, approfittando della sua
carica, fece approvare un piano regolatore edilizio che prevedeva la
demolizione di alcuni edifici nella zona intorno al Duomo. In combutta con
alcuni amici e parenti, fece acquistare, a prezzi stracciati, quelle proprietà “condannate”.
Come seconda operazione il Belloni fece modificare il precedente piano così da
salvare quegli edifici da lui e dagli amici acquistati. Se la truffa fosse
andata in porto i “malandrini” avrebbero potuto godere di grandi ricchezze
immobiliari. Fu Farinacci che denunciò il losco affare direttamente a
Mussolini, il quale – è noto aveva, fra
gli altri, il grave difetto caratteriale quasi maniacale di rispettare il
pubblico denaro – denunciò i truffatori alla magistratura. Belloni e gli altri
furono condannati a pene carcerarie pesantissime, pene tutte interamente
scontate in carcere.
Esattamente
come oggi… Vero?
Tornerò sull’argomento,
perché c’è tanto, ma tanto da aggiungere.
Prima di
terminare; vedo che debbo dare una spiegazione al … ne godo, come dal titolo. Debbo fare una premessa: sono per
carattere un tantinello cattivo e
vendicativo. La Provvidenza ci aveva
mandato un uomo onesto e costruttivo. Gli italiani lo hanno assassinato e il
suo corpo appeso per i piedi e, ancora oggi, vilipeso. Ecco perché quando
assisto a ruberie e furbetteie da
parte dei politici ne godo. E pensate
che ancora oggi c’è gente che festeggia la data della liberazione.
E per
spiegarmi meglio voglio ricordare quanto ebbe a dire il deux ex machina della mascalzonata dei Trattati di Versailles, il
Presidente venuto da Oltre Oceano Thomas Woodrow Wilson nel corso di una serie
di lezioni ai ragazzi americani alla
Columbia University: <Dal momento che
il commercio ignora i confini nazionali e il produttore preme per avere il
mondo come mercato, la bandiera della sua nazione deve seguirlo e le porte
delle nazioni chiuse devono essere abbattute. Le concessioni ottenute dai
finanzieri devono essere salvaguardate dai ministri dello stato, anche se in
questo, venisse violata la sovranità delle nazioni recalcitranti… Vanno
conquistate o impiantate colonie, affinché al mondo non resti un solo angolo
utile trascurato o inutilizzato>.
Molto
esplicito, è vero?
Avrei tanto
altro da aggiungere, lo farò prossimamente.
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