L’ultimo ribelle Giuseppe Solaro
Torino,29 aprile 1945. Giuseppe Solaro, federale del Partito Fascista Repubblicano, fissa la folla, accorsa per vederlo morire, sereno e con la fierezza della sua dignità di autentico Ribelle.
Torino,29 aprile 1945. Giuseppe Solaro, federale del Partito Fascista Repubblicano, fissa la folla, accorsa per vederlo morire, sereno e con la fierezza della sua dignità di autentico Ribelle.
Nel suo articolo I Ribelli siamo noi, apparso su La Stampa
il 12 ottobre 1944, Solaro scriverà:
"I veri Ribelli in sostanza siamo noi.
Noi globalmente chiamati nazi.fascisti... Ci ribelliaamo all'idea di non aver
più nulla da fare contro un cumulo di nemici potentissimi di armi e
vettovaglie. Come pensare,dice l'uomo della strada, che tedeschi, giapponesi e
fascisti possano resistere a una America, indisturbata nelle sue fonti di
produzione bellica alimentate da esuberanti dotazioni di materie prime, a una
Inghilterra seminatrice di doviziose armate di ogni colore attinte alle immense
colonie, a una Russia formidabile di uomini e ordigni di guerra, a tre potenze
di tutto munite, padrone di tre quarti del mondo, credute persino nel programma
di "liberazione"? Nondimeno ci ribelliamo ai colpi avversi della sorte,
alla mala fortuna,alla incredulità degli altri nella nostra certezza e nella
nostra fede. Ci ribelliamo alle prospettive di tremende punizioni che ci
attenderebbero a breve scadenza. Ci ribelliamo pure all'antipatia e al vuoto
che ci crea attorno nei momenti più duri una turba di vigliacchi timorosi
persino di riconoscere almeno il nostro valore con una parola o un
sorriso,perchè questo potrebbe pesare all'arrivo degli angloamericani. Noi
siamo i veri Ribelli. Per gli altri è facile farsi chiamare ribelli quando si crede
di avere gli eserciti amici a pochi giorni di distanza, quando si ritiene la
vittoria già scontata, quando si pensa di essere dalla parte del più forte,
dell'ormai invincibile. E' piacevole farsi chiamare ribelli quando si è
circondati dalle premure di tanti pavidi che intendono crearsi benemerenze
verso il "cavallo vincente", quando si hanno incitamenti ed aiuti da
tanti plutocrati che puntano sull'affare ritenuto più sicuro, pur senza
trascurare la distribuzione dei rischi, quando pare eroico in senso
utilitaristico seguire la corrente, farsene paladini.. I veri ribelli siamo
noi."
Ribelli contro un mondo vecchio di egoisti, di privilegiati,
di conservatori, di capitalisti oppressori, di falliti sistemi , di superate
ideologie, di dottrine ingannatrici, di falsi e bugiardi.
Ribelli insomma
contro il mondo dell'ingiustizia. Ribelli in nome di una santa causa, di una
società giusta ed ordinata, di rispetto del lavoro, di dignità nazionale, di
amore alla Patria, al nucleo familiare, alle onorevoli ed egregie intraprese
della vita"
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