mercoledì 2 ottobre 2013

Papa Francesco “sogna” una Chiesa povera: e ci sono anche gli imbecilli che ci credono


di Luigi Tosti


Papa Bergoglio, il novello “poverello di Assisi”, ha detto di “sognare” una “Chiesa povera”: e subito una torva di imbecilli, attorniata da politici mafiosi e da mass media collusi, hanno fatto da cassa di risonanza a questa “epica” quanto bugiarda affermazione, sottolineandone la rivoluzionarietà. La realtà è però tutt’altra e, ovviamente, i nostri striscianti politici e i nostri augusti media si guardano bene dal diffonderla. La Chiesa non è soltanto la più grande holding finanziaria del Pianeta -che se ne “strafotte” altamente della “povertà” strombazzata da Bergoglio- ma, secondo http://www.notiziario360.it/la-chiesa-cattolica-romana-possiede-la-maggior-quantita-doro-di-tutto-il-mondo/  e secondo http://www.amicib.org/la-chiesa-cattolica-romana-ha-la-riserva-di-oro-piu-grande-al-mondo/ sarebbe anche il maggiore e singolo detentore di lingotti d’oro (ingot/bullion) rispetto a qualsiasi altra organizzazione nel corso dei trascorsi 1.000 anni.
La Chiesa Cattolica Romana controllerebbe approssimativamente 60.350 tonnellate d’oro, due volte la dimensione delle riserve ufficiali totali di oro di tutto il mondo, o approssimativamente il 30,2% di tutto l’oro mai estratto/prodotto sul Pianeta Terra. A prezzi correnti, è possibile stimare il valore di tali beni che costituiscono il più grande tesoro della storia dell’umanità in oltre 1.245 miliardi di dollari statunitensi ($).
Ai nostri giorni, la Chiesa Cattolica Romana è tornata a numeri che l’hanno condotta nuovamente ad una posizione dominante nel settore dell’oro di cui non si era testimoni dalla caduta del Sacro Romano Impero (intorno al 1100), fase in cui Essa controllava poco meno del 30% dell’oro complessivamente presente nel mondo.
Per la maggior parte dei trascorsi 1.000 anni, la Chiesa Cattolica ha assunto una posizione dominante che gli ha permesso di controllare i mercati dell’oro a livello mondiale, in relazione al fatto di aver posseduto oltre il 50% di tutto l’oro, ed in una posizione talmente dominante, a partire dal XIV secolo fino a giungere al XVII secolo, da controllare oltre il 60% di tutto l’oro mai estratto.
Tale tesoro nella sua totalità è stato suddiviso tra numerose riserve dichiarate ed altrettanto numerose riserve non dichiarate. Soltanto il 20% delle riserve d’oro totali è immagazzinato tramite ‘partiti terzi’ in riserve ufficiali, la maggiore riserva dichiarata sarebbe rappresentata dalla Federal Reserve Bank, seguita dalle riserve presenti in Italia, Svizzera, Germania e Francia. Le più importanti riserve private non dichiarate sono sconosciute, ma paiono essere collocate anche in paesi dell’Occidente e a quanto pare risulterebbero associabili alle più importanti riserve private delle più antiche banche private e società finanziarie d’Europa. Potrebbero inoltre esistere riserve private gestite direttamente dal Vaticano, seppure quest’ultima resti un’ipotesi poco probabile.
Il Vaticano si è anche permesso, in questi tempi inquieti, di guardare con una certa serenità e distacco alla crisi dei mutui e alle tempeste finanziarie che stanno scuotendo il resto del mondo: sta infatti seduto - rivela il settimanale britannico "Tablet" - su una "roccia d’oro" perché già nel 2007, e su consiglio di abili consulenti finanziari, aveva trasformato i suoi investimenti azionari in lingotti d’oro, oltre che in obbligazioni e contanti.
La rivista del Regno Unito ha fatto esaminare ad un analista economico i dati contenuti nel rapporto annuale sulla gestione delle finanze vaticane relativa allo scorso anno, preparato dalla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e reso pubblico già nel luglio 2008. Non si tratta di cifre nuove, ma dalla lettura degli esperti emerge ora che la Santa Sede, sapientemente consigliata, aveva fiutato in anticipo i venti avversi del mercato e convertito i propri investimenti azionari, come un novello "re Mida", in tanto metallo prezioso. Il Tablet ironizza: "la roccia di Pietro, su cui è stata fondata la Chiesa, si è trasformata in una roccia d’oro".
Con tutto l’oro che il Vaticano possiede potremmo azzerare il deficit pubblico e con gli avanzi si potrebbero sfamare intere nazioni bisognose. Ma questa è un’altra storia: per adesso -e per un bel po’- gli imbecilli e i disonesti seguiteranno a credere al “sogno” di Francesco Bergoglio.
Al di là della fondatezza o meno della notizia sulla consistenza effettiva dei depositi aurei della Chiesa (che peraltro risulta confermata da fonti inglesi per ciò che concerne i recenti investimenti pre-crisi), sono incontestabili due verità di fondo, e cioè che la Chiesa è stra-ricca e che non si è mai sognata -e non si sognerà mai- di spogliarsi dei beni per donarli ai poveri. La sola circostanza che seguiti a costruire inutili templi dedicati ad un UFO invisibile, anziché destinarli più utilmente a coloro che sono indigenti, è uno scandalo che dimostra che la Chiesa non ha realmente a cuore i poveri. Ritengo che solo gli allocchi possano credere al cambiamento radicale "sognato" da Francesco. Ma se questo avverrà, sarò il primo a felicitarmene.
 Per cominciare, potrebbe "disfarsi soltanto dei gioielli del Tesoro di San Gennaro, che sono stati valutati più di quelli della Corona d’Inghilterra e quelli dello Zar di Russia messi assieme. Sono stati donati al santo patrono in sette secoli di storia. Nel 2010 un’equipe di gemmologi e storici dell’arte, dopo tre anni di studi e ricerche, ha decretato l’inestimabilità del Tesoro del Santo. Una collezione unica, i cui “pezzi forti”, da soli, superano di gran lunga il valore dei gioielli della Corona britannica e dello Zar di Russia, i più preziosi del mondo, messi insieme.
23 settembre 2013
Luigi Tosti

http://tostiluigi.blogspot.it/2013/09/papa-francesco-sogna-una-chiesa-povera.html

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