“Il fascismo - scrisse Gobetti - è il legittimo erede della
democrazia italiana, eternamente ministeriale e conciliante, paurosa delle
libere iniziative popolari, oligarchica, parassitaria e paternalistica.“
Le cause dell’affermazione del fascismo risalgono alla grave
crisi politica ed economica successiva alla fine della prima guerra mondiale.
Scrive De Felice:
“Ci pare ne sia eloquente conferma il fatto che se il
fascismo nacque subito all’indomani della fine della guerra (nel marzo 1919),
esso divenne un fatto politicamente rilevante e assunse le caratteristiche
grazie alla quali si affermò e che ne costituirono le peculiarità solo con la
fine del 1920, parallelamente al concludersi della prima fase della crisi
postbellica (biennio rosso).
Sino a quel momento era stato un fenomeno politico e sociale
trascurabile, difficilmente definibile e in ogni caso - nonostante alcuni
eloquenti sintomi involutivi - sostanzialmente riconnettibili più al vecchio
filone del sovversivismo irregolare che non agli orientamenti prevalenti nella
borghesia che aveva fatto la guerra”.
Nel ’biennio rosso’ era in atto una violenta
contrapposizione tra il ’proletariato’ e l’alta borghesia. La classe ’borghese’,
demograficamente la più numerosa, che stava in mezzo ne traeva tutti i danni e
nessun vantaggio.
Il proletariato, che poi era limitato ai soli operai
industriali, aveva ottenuto aumenti salariali uguali o superiori all’inflazione.
La grande borghesia, d’altra parte aveva tratto ingenti profitti dalla guerra
appena conclusa.
La borghesia, invece,era rimasta vittima dell’inflazione, del
blocco dei fitti e del caro vita. Per fare qualche cifra, il deficit dello Stato
era passato da 214 milioni nel 1913 a 23 miliardi nel 1918, Un grammo d’oro
costava 3,50 lire nel 1913 e ben 14 lire nel 1920.
Ma mentre il ’proletariato’ era riuscito a proteggersi con
le rivendicazioni salariali, gli artigiani, i piccoli commercianti, gli
impiegati, privi di qualsiasi rappresentanza, soffrirono enormemente la crisi
economica.
Il fascismo fu l’unico movimento, rispetto agli altri
movimenti o regimi autoritari precedenti, a mobilitare le masse mettendole al
centro dell’attenzione, offrendo loro la sensazione di avere un rapporto
’diretto’ con il capo e la possibilità di poter concorrere ad una rivoluzione
che avrebbe cancellato il vecchio ordine sociale per sostituirlo con uno nuovo.
Il vero punto di forza del Fascismo fu sempre principalmente
il sostegno del ceto medio. Sia la grande borghesia, sia la classe operaia si
mantennero più distanti e diffidenti.
Nel nascente fascismo certamente fondamentale fu la
rivendicazione della Vittoria. Nessuna Nazione al mondo rinnega le sue guerre;
tanto meno quelle vinte.
I reduci della Grande Guerra tornando al loro paese
trovavano una situazione per loro incomprensibile. La gioventù ’borghese’ che
era stata in guerra inquadrata nell’esercito col ruolo di ufficiale, ebbe
difficoltà a trovare o ritrovare una sistemazione sociale. La gioventù proletaria
non trovò più il suo posto in fabbrica. Abbandonati entrambi sia dalla grande
borghesia, sia dal socialismo, dopo un breve periodo di incertezza si
scagliarono violentemente contro il socialismo e le sue strutture. Nascono
quindi i Fasci di combattimento in cui reduci, piccolo borghesi e rivoluzionari
delusi confluiscono con la speranza di una nuova nazione che azzerasse le
classi.
Secondo alcuni
storici la rivoluzione fascista ebbe tre componenti:
1. Militare, in
quanto ebbe l’appoggio di numerosissimi ufficiali e sottufficiali che vedevano
nel movimento la valorizzazione dell’esercito nella società. Va ricordato anche
che i socialisti non ebbero mai grande solidarietà per questi ’proletari in
divisa’. Non seppero comprendere e rispettare lo stato d’animo di chi aveva
combattuto in guerra per una Patria, per una bandiera ed ora tornava a casa
orgoglioso di aver fatto il proprio dovere. Un contributo ancora più grande
venne dai militari smobilitati, sottufficiali e ufficiali di complemento, spesso
angariati e, a volte persino assassinati, dai manifestanti socialisti.
2. I ceti medi. I
motivi li abbiamo già visti. Einaudi scriveva sul Corriere della Sera: ““ . . .
il salario di inserviente del ministero era stato avvicinato allo stipendio del
direttore generale , non perché l’inserviente fosse remunerato troppo,ma perché
il direttore generale era scaduto in reddito e dignità.”.
3. Una reazione della
borghesia contro il bolscevismo. Le sommosse di popolo, le occupazioni di
fabbriche, la concezione universalistica che tentava di applicare in Italia
quanto era accaduto in Russia, spaventava la borghesia. Vide quindi nel fascismo la difesa che lo Stato, debole e inefficiente,
non era in grado di fornire.
Tuttavia la grande borghesia non andò mai oltre e non sposò le cause ideali che rimasero invece prerogativa della società piccolo borghese.
Col crescere del fascismo in chiave anti socialista crebbe considerevolmente anche il numero degli aderenti: se nel 1919 gli iscritti erano solo17.000, nell’ottobre dell’anno dopo erano 100.000 mentre a maggio 1921 il loro numero superava le 150.000 unità.
Tuttavia la grande borghesia non andò mai oltre e non sposò le cause ideali che rimasero invece prerogativa della società piccolo borghese.
Col crescere del fascismo in chiave anti socialista crebbe considerevolmente anche il numero degli aderenti: se nel 1919 gli iscritti erano solo17.000, nell’ottobre dell’anno dopo erano 100.000 mentre a maggio 1921 il loro numero superava le 150.000 unità.
Ma anche il proletariato cominciò, sia pure in misura più limitata,
ad interessarsi al fascismo. Deluso dal socialismo e dalla rivoluzione promessa
che però tardava ad arrivare si guardò intorno per cercare qualcuno che potesse
promettergli un miglioramento. Il passaggio avviene sia in alto che in basso.
In alto il fascismo raccolse l’aristocrazia proletaria, cioè quei proletari arricchiti
che non si sentivano più parte integrante del proletariato. In basso reclutò
figli di contadini da poco trasferitisi in città, e i disoccupati respinti dal
processo produttivo.
Alle elezioni i socialisti persero 20 seggi, mentre i fascisti ne ottennero 35.
Alle elezioni i socialisti persero 20 seggi, mentre i fascisti ne ottennero 35.
Il fascismo delle origini ebbe un carattere molto diverso da
quello che assunse successivamente.
Sul piano sociale chiedeva la giornata lavorativa di 8 ore, l’istituzione di un salario minimo per gli operai, la revisione della legge sulle assicurazioni per malattia e vecchiaia. Sul piano più strettamente economico teorizzava l’espropriazione parziale della ricchezza privata col fine di ristabilire l’equilibrio sconvolto dalla guerra.
Sul piano sociale chiedeva la giornata lavorativa di 8 ore, l’istituzione di un salario minimo per gli operai, la revisione della legge sulle assicurazioni per malattia e vecchiaia. Sul piano più strettamente economico teorizzava l’espropriazione parziale della ricchezza privata col fine di ristabilire l’equilibrio sconvolto dalla guerra.
Quando dopo il 1920 il fascismo cominciò a svilupparsi,
aumentarono molto gli iscritti. Ma questi ultimi provenivano in gran parte
dalla borghesia agraria, notoriamente conservatrice, ed il loro ingresso ne
mutò la fisionomia e non si parlò più di espropriazione parziale.
A maggio 1921 la trasformazione era completa: da movimento
rinnovatore, repubblicano, anticlassista e anticlericale divenne conservatore,
monarchico e parlamentare (con 35 deputati).
Comincia intanto a profilarsi una ’reazione antifascista’.
Tra i socialisti, i repubblicani e i sindacalisti si costituiscono gruppi di
combattimento e di contrasto.
Il governo Bonomi,
preoccupato per una possibile guerra civile, propone un patto di pacificazione
cui Mussolini aderì.
Ma non sempre le direttive del capo venivano eseguite
ciecamente e la ribellione fascista scoppia là dove il fascismo era nato: la
pianura padana.
Il culmine venne raggiunto il 27 ottobre 1921 a mezzanotte
con la mobilitazione generale dei Fasci e la marcia su Roma.
Il governo cercò di resistere. Giunse a proclamare lo stato
d’assedio che però revocò dopo nemmeno
un’ora.
Il terzo giorno il Re convocò a Roma Mussolini e lo nominò
primo ministro.
Il governo si trasformò in dittatura nel 1925, dopo la
secessione dell’Aventino che aveva visto i deputati dell’opposizione ritirarsi
dal Parlamento in segno di protesta per l’omicidio Matteotti (vedi capitolo 91
a pagina 499 - http://ricordare.files.wordpress.com/2008/07/ricordare20.pdf ) che aveva tenuto un discorso contestando i risultati delle
elezioni che avevano visti vincere la coalizione formata dai fascisti, dai
liberali e dalla destra moderata con il 61,3% dei voti (il PNF da solo ottenne
il 4,9% mentre il Partito Popolare italiano ebbe il 9,1%, il Partito Socialista
Unitario il 5,9, il Partito Socialista Italiano il 4,9% e il Partito Comunista
Italiano il 3,8%.
Le formazioni minori si spartirono il restante 10,1%.
Così il fascismo , nato come un piccolo movimento
rivoluzionario, divenne in pochi anni il grande movimento di massa che governò
l’Italia per un ventennio.
http://ricordare.files.wordpress.com/2008/07/ricordare20.pdf
n. 101
http://ricordare.files.wordpress.com/2008/07/ricordare20.pdf
n. 101
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