La lotta di un figlio
per l’onore del padre
WOLF
RUDIGER HESS
Tratto da: The Journal of Historical Review –
Gennaio-Febbraio 1993 (Vol. 13, N° 1), pag. 24-39. Questo è il testo di un discorso rilasciato in videoregistrazione
alla Undicesima Conferenza dell’IHR, Ottobre 1992, a Irvine, California
NOTE SULL’AUTORE
Wolf Rudiger Hess
(1937 – 2001) era il figlio di Rudolf Hess, il Vice di Adolf Hitler fino al
Maggio 1941, quando intraprese il suo audace e storico volo in Gran Bretagna.
Wolf Hess era un architetto sebbene dedicò molto tempo e impegno a rendere note
le vicende di suo padre imprigionato per decenni nel carcere di Spandau a
Berlino e le circostanze della sua morte. Wolf Hess era sposato e aveva tre
figli.
Quando mio padre volò in Scozia il 10 Maggio 1941, io avevo
tre anni e mezzo. Ho pochissimi ricordi di lui quando era ancora in libertà.
Uno di questi era quando mi tirò fuori dal laghetto del giardino. Un altro fu
quando stavo urlando perché un pipistrello era riuscito ad entrare in casa.
Ricordo ancora la sua voce rassicurante mentre portava il pipistrello alla
finestra e rilasciarlo nella notte.
Negli anni successivi imparai un po’ alla volta chi era mio
padre ed il suo ruolo nella storia. Lentamente arrivai a capire il martirio al
quale era stato sottoposto come prigioniero nella prigione militare alleata di
Berlino-Spandau per 40 lunghi anni.
CRESCIUTO IN EGITTO E
IN GERMANIA
Mio padre nacque ad Alessandria d’Egitto il 26 Aprile 1894,
primogenito di Fritz Hess, un rispettato e benestante commerciante. La famiglia
Hess personificava la prosperità, la reputazione e la fiducia nelle proprie
capacità del Terzo Reich di quel periodo. Personificava anche tutte quelle cose
che creavano invidia, paura e spirito combattivo da parte della Gran Bretagna e
di altre potenze.
Fritz Hess possedeva un enorme casa con un meraviglioso
giardino sulla costa del Mediterraneo. La sua famiglia, che proveniva da
Wunsiedel nella regione tedesca del Fichtelgebirge, possedeva un’altra casa a
Reicholdsgruen in Baviera dove trascorrevano regolarmente le loro vacanze
estive. La fonte di questa ricchezza era una ditta commerciale, la Hess &
Co., che Fritz Hess aveva ereditato da suo padre e che dirigeva con notevole
successo.
Suo figlio più anziano, Rudolf, era un allievo della Scuola
Protestante Tedesca ad Alessandria d’Egitto. Il suo futuro sembrava segnato sia
dalla tradizione di famiglia che dal carattere forte del padre. Egli avrebbe
ereditato la proprietà, la ditta e di conseguenza sarebbe diventato un
commerciante. Il giovane Rudolf, tuttavia, non era molto incline verso questo
tipo di vita.
Anzi, si sentiva attirato dalle scienze, soprattutto da
fisica e matematica. Le sue capacità in queste discipline si dimostrarono
quando era studente presso l’Istituto Educativo di Bad Godesberg, un collegio
per ragazzi in Germania che frequentò dal 15 Settembre 1908 fino a Pasqua del
1911. Ciò nonostante suo padre insistette affinché completasse la sua
educazione di scuola secondaria dando un esame che gli avrebbe permesso di
entrare alla Scuola Superiore di Commercio a Neuchatel, in Svizzera, dopodiché
fece l’apprendistato presso una società commerciale di Amburgo.
SERVIZIO MILITARE
SULLA LINEA DEL FRONTE
Questi bei progetti stavano però per cambiare. L’inizio
della Prima Guerra Mondiale nel 1914 trovò la famiglia Hess nella sua casa di
vacanze in Baviera. Rudolf Hess, allora ventenne, non esitò un solo istante a
presentarsi come volontario presso l’Artiglieria da Campo Bavarese. Poco tempo
dopo fu trasferito alla fanteria e il 4 Novembre 1914, dopo uno scarso
addestramento, si trovava già al fronte
come recluta, dove prese parte alla guerra di trincea nella prima battaglia
della Somme.
Assieme alla maggior parte dei giovani tedeschi dell’epoca,
Rudolf Hess andò al fronte come fervente patriota puramente consapevole della
causa della Germania, che lui considerava come giusta e determinato a
sconfiggere l’arcinemico franco-britannico. Dopo sei mesi di servizio al
fronte, mio padre fu promosso caporale. Per i suoi commilitoni fu un vero
esempio, sempre il primo a proporsi per fare incursioni e per far parte di
pattuglie di ricognizione. Nelle sanguinose battaglie, in mezzo a filo spinato,
trincee e crateri di bombe, egli si distinse per la padronanza di sé, il
coraggio e l’eroismo.
Nel 1917 venne promosso al grado di tenente. Ma pagò anche
il prezzo per questo avanzamento di “carriera”. Fu infatti ferito gravemente
nel 1916 e un’altra volta nel 1917 quando un proiettile gli perforò il polmone
sinistro.
UNA PACE UMILIANTE E
VENDICATIVA
Segnato dagli stenti e dalle ferite avute al fronte, il 12
Dicembre 1918, cioè dopo l’umiliante armistizio di Compiègne, Rudolf Hess fu
“congedato dal servizio militare attivo a Reicholdsgruen senza sostentamento”,
così recita il documento ufficiale dell’esercito, cioè senza paga, pensione o
assegno di invalidità.
Già durante la guerra la famiglia aveva perso le sue
considerevoli proprietà in Egitto, conseguenza dell’esproprio britannico. In
quel momento, la sconfitta dell’Impero Tedesco nella Prima Guerra Mondiale,
portò lacerazioni e persino cambiamenti catastrofici nella vita della famiglia Hess.
Per Rudolf Hess, comunque, il tragico destino patito dalla
sua patria a causa della sconfitta, pesava di più delle disgrazie personali.
Nonostante l’armistizio militare, le potenze vincitrici mantennero un embargo
alimentare contro la Germania che provocò la carestia e questo fino
all’imposizione del Trattato di Versailles nel Giugno del 1919. Il Trattato non
era altro che una “pace di annientamento” di vendetta dettato dai vincitori e
accettato dall’Assemblea Nazionale Tedesca dietro la minaccia di un ulteriore
uso della forza.
Il 12 Maggio 1919, in un toccante discorso diventato famoso
da allora, il Cancelliere del Reich Philipp Scheidemann, un socialdemocratico,
dichiarò:
“ Consentitemi di
parlare liberamente senza considerazioni di natura tattica. Per quel che
riguarda le nostre discussioni, questo spesso libro nel quale un centinaio di
paragrafi iniziano con “ la Germania rinuncia….rinuncia….”, questo atroce e
assassino strumento del diavolo in base al quale si estorce e si ricatta un
popolo obbligato ad ammettere la sua indegnità, accettando il suo spietato
smembramento, permettendo la schiavitù e servitù, questo libro non deve
diventare lo statuto del futuro. Io vi chiedo: chi, in qualità di uomo onesto,
e non dirò nemmeno in qualità di tedesco, ma solo come uomo onesto leale alle
condizioni di un trattato, può sottomettersi a tali condizioni? Chi è che non
appassirebbe dopo essere stato messo in catene? Inoltre dobbiamo darci da fare,
dobbiamo sudare e lavorare come schiavi per il capitalismo internazionale,
lavorare senza paga per il mondo intero!
Se questo trattato
verrà firmato, non sarà soltanto il cadavere della Germania a restare sul campo
di battaglia di Versailles, ma vi resteranno dei nobili principi come il
diritto all’autodeterminazione dei popoli, l’indipendenza delle nazioni libere,
il credo in tutti quei nobili ideali sotto le cui bandiere gli Alleati hanno
affermato di combattere e, soprattutto, il credo nel rispetto delle condizioni
del trattato “.
Le parole di Scheidemann non lasciavano alcun dubbio che,
come risultato della politica di “guai ai vinti” da parte dei governi delle
potenze Alleate e Associate, veniva messa in questione la vera e propria esistenza
della Germania come nazione prospera e unificata. Come osservarono personaggi
lungimiranti dell’epoca, la Costituzione della “Repubblica di Weimar”
(1919-1933), non era in verità quella che il Parlamento adottò formalmente l’11
Agosto 1919, ma fu piuttosto imposta dal diktat del Trattato di Versailles il
28 Giugno 1919. Il risultato del Trattato fu che ognuno dei vari governi della
“Repubblica di Weimar” affrontava gli stessi problemi insormontabili. Ogni
amministrazione era costretta a mettere in atto le numerosi condizioni
oppressive e devastanti del Trattato, agendo quindi in qualità di “agente”
delle potenze vincitrici. Ogni nuovo governo si screditava così inevitabilmente
agli occhi della gente che rappresentava e di conseguenza commetteva una specie
di suicidio politico.
L’INCONTRO CON HITLER
Un leader politico, tuttavia, giurò fin dall’inizio in modo
provocatorio, che non avrebbe mai permesso a se stesso o al partito di farsi
ricattare. Quest’uomo era Adolf Hitler e il suo partito era il Partito Nazionalsocialista
dei Lavoratori Tedeschi. Come molti dei suoi compatrioti, mio padre fu
profondamente colpito e inorridito dalle condizioni che si erano venute a
creare in Germania e così si decise a lottare contro il “Diktat” di Versailles.
La catastrofica situazione economica che trovò a Monaco dopo il suo ritorno dal
fronte non riusciva nemmeno a descriverla. Come la maggior parte dei suoi
commilitoni, Hess andò in guerra nel 1914 per una Germania libera, forte e
fiera. Ora, nel 1919, il ventiseienne Hess era testimone in Baviera della
creazione di una “repubblica Sovietica” gestita da comunisti e ebrei. Ai suoi
occhi, la sconfitta militare aveva aperto la strada alla catastrofe nazionale.
In una lettera scritta ad una cugina qualche tempo dopo,
Hess descrisse i suoi sentimenti dell’epoca:
“ Tu sai quanto io soffra della situazione nella quale è
stata trascinata la nostra nazione una volta così fiera. Ho combattuto per
l’onore della nostra bandiera là dove un
uomo della mia età doveva ovviamente lottare, dove le condizioni erano al
peggio, nella sporcizia e nel fango, nell’inferno di Verdun, Artois e altri
luoghi. Ho visto l’orrore della morte in tutti i suoi aspetti, sono stato
martellato per giorni da pesanti bombardamenti, ho dormito in un buco dove giaceva
metà del corpo di un soldato francese. Ho patito la fame ed ho sofferto, così
come tutti i soldati al fronte. Tutto questo quindi è stato vano? La sofferenza
di tanta brava gente non conta niente? Ho imparato da te ciò che voi donne
avete dovuto vivere! No, se tutto questo è stato inutile, ancora oggi sarei
dispiaciuto di non essermi sparato un colpo in testa lo stesso giorno in cui
furono rese pubbliche le mostruose condizioni dell’armistizio e la loro
accettazione. Se non l’ho fatto è perché avevo la speranza che in un modo o
nell’altro sarei stato in grado di fare qualcosa per rovesciare il destino “.
Da allora in poi egli fu consumato dalla convinzione di
poter “rovesciare il destino” e dalla determinazione di agire su questa
convinzione. Durante l’inverno 1918-1919, in una Germania umiliata scossa da
sommosse comuniste, tormentata da governi “ad hoc” di soviet di lavoratori e di
soviet militari, egli vedeva ancora, nonostante il suo sconforto, la
possibilità di rinnovamento per il popolo per il quale era stato disposto a
dare la sua vita.
Determinato ora a combattere contro la ovvia volontà di
sottomettere la Germania, i suoi sentimenti di disperazione si trasformarono in
bruciante indignazione e motivante rabbia.
Egli fu quindi inevitabilmente attratto da una forza
politica che, come aveva correttamente intuito fin dall’inizio, era in grado di
spezzare le catene messe al popolo tedesco a Versailles. Come milioni di altri
tedeschi, seguì il leader di questo movimento, ma lo fece prima e con maggior
passione di molti altri. Assieme ai suoi compatrioti era convinto della giusta
causa per la quale lottava: ripristinare i diritti della nazione tedesca e
spezzare le catene di Versailles.
Il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi fu
fondato a Monaco nel Gennaio del 1919. Hitler si iscrisse alcuni mesi dopo
e ne divenne rapidamente l’oratore più
in vista. Fu un giorno di Maggio del 1920, ad una riunione serale di questo
piccolo gruppo di persone in una stanza adiacente la birreria Sternbecker a
Monaco, quando Hess sentì parlare Hitler per la prima volta. Quando tornò a
casa quella sera nella piccola pensione dove viveva, disse alla ragazza che
viveva nella stanza accanto, Ilse Proeh, che avrebbe in seguito sposato, quanto
segue:
“ Dopodomani devi
venire con me ad una riunione del Partito Nazionalsocialista dei
Lavoratori Tedeschi. Parlerà uno
sconosciuto. Non riesco a ricordare il suo nome, ma se c’è qualcuno che può
liberarci da Versailles, quello è l’uomo giusto. Quell’uomo sconosciuto ci restituirà
il nostro onore “.
Mio padre divenne il membro numero 16 del gruppo il 1°
Luglio 1920. Da quel momento in poi egli fu lentamente ma costantemente
attratto dal suo leader. Vi erano varie ragioni per l’entusiasmo riposto in
Hitler. Per prima cosa vi erano ragioni di politica vera e propria che Hess
formulò in una lettera scritta nel 1921 con queste parole:
“ Il nocciolo della
questione è che Hitler è convinto che la risurrezione nazionale è possibile
solo se riusciamo a guidare la grande massa del popolo, in particolare i
lavoratori, verso una consapevolezza nazionale. Ma ciò è possibile solo nel
contesto di un socialismo ragionevole e onesto “.
Per seconda cosa, Hess aveva una ragione personale, cioè
l’eloquenza di Hitler. In una lettera ad un amico scritta nel 1924, mio padre
descrisse l’effetto di questo dono:
“ Non riuscirai a
trovare più di una volta un uomo che a riunioni di massa possa mandare in
estasi sia il più sfegatato militante di sinistra che il più conservatore
esponente di destra. Quest’uomo, nel giro di un paio d’ore è riuscito a fare
alzare in piedi e a far cantare l’inno nazionale alle migliaia di comunisti che
erano venuti per interrompere la riunione (Monaco 1921) e quest’uomo, nel giro
di tre ore, è riuscito ad assicurarsi l’appoggio, o comunque un muto
stupore, delle poche centinaia di
industriali e del governatore provinciale che erano venuti più o meno per
opporvisi “.
Rudolf Hess era convinto che Hitler non poteva fallire nel
rompere le catene di Versailles e nel portare avanti un cambiamento politico di
direzione che prometteva un futuro migliore.
Negli anni prima che arrivasse ad avere un sostegno dei
lavoratori su vasta scala, il Partito Nazionalsocialista era un piccolo
fenomeno bavarese e il posto di Hitler nella politica nazionale era
insignificante e nemmeno la riconosciuta capacità oratoria di Hitler riuscì
all’inizio a cambiare la realtà. Durante il periodo dal 1924 al 1929, quando
sembrava che la Germania tornasse a condizioni normali, nonostante Versailles,
Hitler non era molto conosciuto. L’unica eccezione fu nel 1923 quando ottenne
una breve notorietà per il ruolo avuto il 9 Novembre nella “Marcia sulla
Feldherrnhalle” a Monaco ed il tentativo andato a vuoto di rovesciare il
governo locale. Nel corso di questo colpo di mano fallito, mio padre arrestò
tre ministri del governo dello stato bavarese. Per il ruolo avuto in questo
tentativo, Hitler fu punito con il carcere nella fortezza di Landsberg, dove
più tardi lo raggiunse mio padre.
LA VITTORIA NELLA
LOTTA POLITICA
Fu durante il periodo della carcerazione che Hitler e mio
padre allacciarono un rapporto speciale di stima e reciproca fiducia che
avrebbe contrassegnato l’immagine della dirigenza del partito negli anni a
venire. Fu sempre a Landsberg che Hitler scrisse la celeberrima e rilevante
opera “Mein Kampf” (La Mia Battaglia). Mio padre curò le pagine del manoscritto
controllandole per eventuali errori. Hitler fu rilasciato il 20 Dicembre 1924.
Quattro mesi dopo, nell’Aprile del 1925, mio padre divenne il segretario privato
di Adolf Hitler, con un salario mensile di 500 Marchi.
Agli inizi degli anni 30, l’impatto della Grande Depressione
e la disintegrazione politica della Repubblica di Weimar prepararono le quinte
alla presa del potere da parte di Hitler, nel Gennaio del 1933. Come
conseguenza della sue ben organizzate campagne di propaganda, dovute a loro
volta ad una disciplina e coesione quasi militare, il Partito
Nazionalsocialista attirò un sempre maggiore sostegno elettorale da parte di
fasce sempre più ampie della popolazione. E mentre la disoccupazione cresceva,
sempre più lavoratori senza lavoro si univano ai Nazionalsocialisti, molti dei
quali disertavano dal Partito Comunista Tedesco.
Duranti i giorni convulsi del Gennaio 1933, mio padre non si
allontanò mai dal fianco di Hitler. In una lettera scritta a mano a sua moglie,
datata 31 Gennaio 1933, ossia il giorno dopo che Hitler divenne Cancelliere, il
trentottenne Rudolf Hess prese nota dei suoi sentimenti durante questo momento
di trionfo:
“ Sto sognando o sono
sveglio? Questa è la domanda del momento! Sono seduto nell’ufficio del
cancelliere a Wilhelmsplatz. Anziani funzionari pubblici si avvicinano
silenziosamente su morbidi tappeti per presentare dei documenti “al Cancelliere
del Reich”, il quale al momento sta presiedendo una riunione di Gabinetto e
preparando le iniziali disposizioni del governo. Fuori il pubblico in piedi
paziente, ammassato, in attesa di “vederlo andare via”, inizia a cantare l’inno
nazionale e a gridare “Heil” al “Fuehrer” o al “Cancelliere del Reich”.
Dopodiché inizio ad agitarmi e a stringere i denti, proprio come feci ieri
quando il Fuehrer ritornò dal suo incontro col Presidente del Reich in qualità
di Cancelliere del Reich e mi chiese di raggiungerlo nella sua stanza da letto
all’Hotel Kaiserhof in mezzo a tutta la massa di leaders che aspettava nella
hall del ricevimento, quando ciò che io avevo ritenuto impossibile fino
all’ultimo divenne realtà. Ero fermamente convinto che tutto sarebbe andato
storto all’ultimo momento. E pure il Capo mi confidò che le cose per un paio di
volte camminarono sul filo del rasoio a causa dell’intransigenza di viscidi
personaggi del Gabinetto (si riferiva a Alfred Hugenberg, partner della
coalizione e presidente del Partito Popolare Nazionale Tedesco). La fiaccolata
serale sfilò davanti al felice vecchio gentiluomo, il Presidente von
Hindenburg, alla quale assistette fino che ebbe sfilato l’ultimo uomo delle SA
(reparti di assalto) a mezzanotte circa. Poi venne il giubilo indirizzato al
Fuehrer misto a quello indirizzato al Presidente del Reich. Era l’ora degli
uomini e delle donne che spingevano, tenendo in braccio i loro figli davanti al
Fuehrer, giovani ragazze e ragazzi, i loro volti raggianti quando “lo”
riconobbero alla finestra della Cancelleria del Reich. Quanto mi spiace che tu
non c’eri! Il Capo si comporta con estrema certezza. E la puntualità!!!! Sempre
qualche minuto prima dell’ora prefissata!!! Ho dovuto persino mettermi i9n
testa di comprare un orologio. E’ l’alba di una nuova era “ .
Tutto ciò era scritto su un foglio di carta con
l’intestazione “ Il Cancelliere del Reich”. Hess aveva comunque sbarrato le
lettere in Gotico con la sua penna. Il giorno dopo, in una seconda lettera
datata 1° Febbraio, concluse con le parole: “ Il primo passo verso la vittoria,
spero, sia dietro le nostre spalle. Il secondo difficile periodo della
battaglia è iniziato! “.
Il 21 Aprile 1933 Hitler nominò Hess Vice-Fuehrer del
Partito Nazionalsocialista. Il suo compito era di dirigere il partito di
governo in qualità di rappresentante di Hitler e di sostenere i suoi principi
sociali e nazionali. Otto mesi più tardi, il 1° Dicembre 1933, il Presidente
del Reich Hindenburg, agendo su proposta di Hitler, nominò Hess Ministro del
Reich senza Portafoglio. Allo scoppio della guerra nel 1939, Hitler nominò il
Maresciallo del Reich Hermann Goering Vice-Capo di Stato. Ma ciò non modificò
il fatto che Hess rimaneva lo stretto confidente di Hitler e un uomo sul quale
poteva contare senza riserve.
NUBI DI GUERRA SI
ADDENSANO
Il più importante risultato degli sviluppi politici europei
del 1937 e 1938, che raggiunsero l’apice con la “Crisi dei Sudeti” nel 1938, fu
che la Gran Bretagna continuava a rafforzare i suoi legami con gli Stati Uniti.
Come condizione agli aiuti americani in caso di guerra, il Presidente Roosevelt
chiese al premier britannico Chamberlain determinati impegni nell’ambito della
stabilità politica. Fu a causa di questa pressione che l’Inghilterra e la
Francia conclusero un patto militare nel 1939. Inoltre, le due democrazie
europeo-occidentali, piegandosi alla pretesa di Roosevelt di condurre la
politica mondiale, diedero garanzie ad Olanda, Svizzera, Polonia, Romania,
Grecia e Turchia, in altre parole a tutti i vicini della Germania confinanti ad
Est e a Ovest, che Hitler considerava proprietà legittima della Germania.
Partendo da questo punto, l’Inghilterra, la Francia e la
Polonia, con l’America dietro di loro, decidevano quale revisione di Hitler
delle condizioni imposte a Versailles sarebbe stata considerata una valida
ragione, o magari un pretesto, per muovere guerra al Reich tedesco. Anche se
Hitler si fosse astenuto da ulteriori mosse politiche revisioniste, da quel
momento in poi la questione della guerra o della pace non era più
esclusivamente nelle sue mani.
All’epoca “dell’assegno in bianco” firmato dall’Inghilterra
alla Polonia nel Marzo del 1939, Hitler non aveva ancora deciso di attaccare la
Polonia. Ma ogni leader politico occidentale era consapevole che questa
fatidica garanzia era un importante passo avanti verso la guerra. Anzi,
importanti esponenti di circoli occidentali e fra l’opposizione anti-hitleriana
in Germania calcolarono che Hitler avrebbe reagito a questa nuova dipendenza
della Polonia dalla Gran Bretagna, Francia e USA con un’azione militare. Si sperava che ciò non significasse solo la
guerra ma anche la caduta di Hitler. Ciò fu confermato da Chamberlain nel suo
diario alla data del 10 Settembre 1939: “
La mia speranza non è in una vittoria militare, in quanto dubito che ciò sia
possibile, ma in un crollo interno della Germania “.
Il 1° Settembre 1939, le forze armate tedesche iniziarono
l’attacco alla Polonia. Due giorni dopo, Inghilterra e Francia, dichiararono
guerra al Reich tedesco. Il fatto che questi governi non dichiararono guerra
anche alla Rusia sovietica che invase la Polonia il 17 Settembre 1939 (in base
agli accordi del patto germano-tedesco del 23 Agosto 1939), dimostra
chiaramente che la garanzia data dall’Inghilterra alla Polonia, così come la
dichiarazione di guerra franco-britannica alla Germania, non era motivata da
una preoccupazione per la Polonia ma era piuttosto indirizzata contro la
Germania.
Quattro settimane dopo la Polonia fu sconfitta ed il paese
fu diviso fra Germania e Russia, senza che un singolo colpo venisse sparato ad
occidente. Inghilterra e Francia non avevano fatto niente per l’alleato polacco
ed ora Hitler pianificava un attacco contro la Francia. Allo stesso tempo egli
sperava che la Gran Bretagna avrebbe fatto un accordo di pace con lui,
accettando di fatto l’egemonia nell’Europa orientale di una Germania diventata
potente. Credeva che l’Inghilterra sarebbe stata d’accordo ora che la Polonia
era sconfitta, o almeno al più tardi dopo la vittoria della Germania sulla
Francia.
Dopo la vittoria lampo tedesca sulla Polonia e prima
dell’attacco tedesco alla Francia nel Maggio del 1940, Hitler fece il primo dei
tanti tentativi di guerra all’Ovest. La sua offerta di pace del 12 Settembre
1939, accompagnata dall’assicurazione che sotto la sua dirigenza la Germania
non avrebbe mai capitolato, era una mossa per tastare il terreno. Essa fu
sostenuta da Stalin ma rifiutata da Chamberlain e dal premier francese
Daladier.
Solo dopo che le sue speranze di pace con la Francia e
l’Inghilterra svanirono, solo allora Hitler diede ordine di attaccare la
Francia. Iniziò il 10 Maggio 1940 e la Francia crollò il 21 Giugno 1940.
L’armistizio franco-tedesco fu firmato il 22 Giugno nella stesso vagone
ristorante ferroviario a Compiègne dove i tedeschi avevano firmato l’umiliante armistizio
nel Novembre del 1918.
Nessuno aveva previsto una così rapida vittoria tedesca
sulla Francia. La conseguenza di questo sorprendente risultato fu che Hitler
dominava sul continente europeo, dall’Atlantico al fiume Bug Occidentale (in
Polonia) e da Capo Nord alla Sicilia. Ma per l’Inghilterra non aveva le stesse
mire che sul continente. Infatti, durante la sua visita nel Giugno del 1940 ai
luoghi delle vittorie militari tedesche, Hitler ancora una volta espresse il
desiderio di raggiungere un completo accordo di pace con la Gran Bretagna. Fu
allora che il suo Vice, Rudolf Hess, decise che, se fosse stato necessario, si
sarebbe impegnato personalmente a raggiungere la pace vitale con l’Inghilterra.
VOLO DI PACE
Cosa successe veramente fra il Giugno del 1940 e il 10
Maggio del 1941, il giorno in cui mio padre decollò alla volta della Scozia su
un Messerschmitt 110, lo si conosce solo a spanne perché i relativi documenti
britannici restano tuttora secretati. I documenti di Hess che furono
declassificati in Inghilterra con grande enfasi nel Giugno del 1992 si
dimostrarono deludenti. Fra questi, circa duemila pagine si rivelarono
totalmente inconsistenti per quanto riguarda i contatti segreti che esistevano
fra Inghilterra e Germania, per quanto riguarda il gruppo di pace britannico
(che includeva membri della famiglia reale) e gli omologhi in Germania o per
quanto riguarda il ruolo giocato dal servizio segreto britannico prima del
volo. Per farla breve, queste carte non contenevano niente che dimostrassero
perché mio padre sperava con serietà che la sua missione avrebbe avuto successo.
In tutti i modi, si può dire con certezza che i documenti
britannici ancora secretati non contengono niente che possano mettere in
cattiva luce Rudolf Hess e le politiche del governo tedesco dell’epoca. Inoltre
si può affermare con certezza che i documenti che il governo britannico
continua a tenere segreti mettano in cattiva luce il governo britannico di
Winston Churchill al tempo di guerra. Andrò oltre dicendo che questi documenti
segreti confermano che Churchill cercò di prolungare la guerra, con tutte le
sofferenze, le distruzioni e le morti che questo implica. C’è chi potrà dire
che queste affermazioni sono ingiustificate e di parte. Al riguardo vorrei però
citare le parole di uno storico britannico che ha effettuato vaste ricerche
appunto sull’aspetto di quel tremendo
conflitto. Nel suo “A Dieci Giorni dal
Destino: la Storia Segreta dell’Iniziativa di Pace di Rudolf Hess e i Tentativi
Britannici di Vanificare le Trattative con Hitler (New York. W. Morrow,
1991), (disponibile presso l’IHR), John Costello conclude che sarebbe stato
possibile far cessare la guerra europea prima che diventasse mondiale se solo
il governo inglese avesse fatto anche la più piccola mossa in quella direzione.
Nel suo “ A Dieci
Giorni dal Destino “, (da pag. 17 a 19), Costello scrive le seguenti parole
rivelatrici:
Fintanto che il
governo inglese non inverte l’attuale politica e non declassifica la relativa
sezione dei suoi archivi storici del servizio segreto, sarà impossibile
determinare se i contatti clandestini con la Germania che giocarono
evidentemente un ruolo nel portare Hess in Scozia la notte del 10 Maggio 1941,
fossero una vittoria del servizio segreto o parte di un bieco complotto di pace
sfuggito al controllo. Ciò che oggi è indiscutibile è che la missione di Hess
era ben lontana dall’essere una “pazzia mentale” di un Vice di Hitler illuso,
così come viene ancora ritratto da accreditati storici inglesi. Le prove
documentarie rinvenute finora (e che sono, aggiungo per inciso, solo la punta
di un iceberg) indicano che si è trattato del risultato di un susseguirsi
interdipendente di manovre di pace segrete britanniche e tedesche che possono
essere fatte risalire all’estate del 1940. I pezzi di questo complicato puzzle
cominciano a formare un preciso disegno dimostrando che:
- l’ordine di Hitler
di fermare l’avanzata dei Panzer a Dunkerque era uno stratagemma accuratamente
studiato per convincere i governi inglesi e francesi a cercare un compromesso
di pace.
- una maggioranza del
Gabinetto di Guerra di Churchill avevano deciso di scambiare Gibilterra e Malta
in cambio del mantenimento del controllo dell’impero.
- un allarmato
Presidente Roosevelt cercò segretamente l’aiuto canadese per fermare l’accettazione
da parte britannica di una “pace morbida” con Hitler.
- i leaders francesi,
il 24 Maggio 1940, credevano che la Gran Bretagna non avrebbe combattuto ma
avrebbe accettato un negoziato di pace congiunto mediato da Mussolini.
- Churchill e la Gran
Bretagna la scamparono soltanto perché il Primo Ministro ricorse a spietati e
machiavellici intrighi e a inganni con forte posta in gioco per fermare un
incerto Segretario agli Esteri che voleva convincere il Gabinetto di Guerra a
fare un negoziate di pace architettato da R.A. Butler. Quando la Francia cadde,
il Sotto Segretario di Lord Halifax trasmise addirittura un messaggio a Berlino
dicendo che “il buon senso e non la spavalderia” suggerivano che l’Inghilterra
doveva negoziare con Hitler e non combatterlo.
- due giorni dopo che
Churchill aveva promesso “di non arrendersi mai”, Lord Halifax e R.A. Butler
segnalarono a Berlino, tramite la Svezia, che sarebbe stata fatta una proposta
britannica di pace dopo l’armistizio francese il 18 Giugno 1940
- l’Ambasciatore
Kennedy era stato in contatto segreto con gli emissari di Hitler tentando di
fermare la guerra mentre il governo inglese sospettava che si stesse
approfittando illegalmente di informazioni del tesoro per fare un bel colpo in
borsa e sui titoli
- il Duca di Windsor e
altri membri della famiglia reale favorirono le aspettative tedesche circa una
pace negoziabile.
- il piano di Hess di
volare in Scozia prese forma negli ultimi giorni della battaglia di Francia e
fu incoraggiato nel Settembre 1940 quando scoprì che l’Inghilterra continuava a
trasmettere sondaggi per la pace tramite Svizzera e Spagna.
- l’MI5 (il servizio
segreto britannico) intercettò la prima iniziativa di pace di Hess e la
trasformò in una operazione “doppio gioco” per attirare Hess in una trappola
tesa dal Duca di Hamilton e dagli Ambasciatori inglesi in Svizzera e a Madrid.
- il clamoroso arrivo
di Hess non lasciò altra scelta a Churchill se non quella di occultare i fatti
travisando i fatti e nel silenzio ufficiale in modo da proteggere non solo il
Duca di Hamilton ma anche colleghi conservatori che persino nel 1941 rimanevano
convinti che una pace onorevole con Hitler era fattibile.
Per più di cinquant’anni il pretesto inglese della
segretezza ha offuscato e distorto il fatto. Le storie ufficiali hanno
accuratamente mascherato i ruoli giocati da personaggi chiave nell’impegno
durato un anno di arrivare ad un negoziato con Hitler all’insaputa di
Churchill. Quanto siano arrivati vicino al successo queste cospirazioni di pace
è stato nascosto per proteggere le reputazioni dei politici e diplomatici
britannici che avevano creduto che Hitler fosse una minaccia minore per
l’Impero di quanto lo fosse invece Stalin.
Anche Churchill aveva le sue buone ragioni per coprire i
suoi dissidi al tempo della guerra con altri membri di spicco del Partito
Conservatore. Non voleva scandali che macchiassero la gloria della sua
dirigenza durante la Battaglia d’Inghilterra e “il bianco bagliore,
irresistibile e sublime che attraversava la nostra Isola da un capo all’altro”.
Il “momento migliore” dell’Inghilterra ed il ruolo avuto da
Churchill nel cesellarlo fu custodito come uno dei capitoli più illustri della
storia inglese. Il suo coraggio visionario aveva creato, più con le parole che
con la sostanza militare, nel popolo inglese il credo che potevano sconfiggere
Hitler nel 1940 nonostante la schiacciante disparità.
Nessuno sa con certezza se mio padre intraprese il suo volo
con la consapevolezza e la benedizione di Adolf Hitler. Entrambi non ci sono più.
Tutte le prove disponibili, tuttavia, suggeriscono che Hitler fosse a
conoscenza in anticipo del volo:
per prima cosa, appena alcuni giorni prima del volo, mio
padre ebbe un colloquio privato con Hitler che durò quattro ore. E’ risaputo
che i due alzarono la voce durante alcune fasi del loro incontro e che quando
terminarono, Hitler accompagnò il suo Vice nell’anticamera, mise il suo braccio
sulla spalla per confortarlo e disse: “Hess,
siete veramente testardo “.
Per secondo, il rapporto fra Hitler e Hess era così stretto
e confidenziale che si può logicamente
presumere che Hess non avrebbe fatto un passo così importante nel bel mezzo
della guerra senza prima informare Hitler.
Come terza cosa, sebbene gli assistenti e i segretari di
Hess furono imprigionati dopo il volo, Hitler intervenne per aiutare la
famiglia di Hess. Si interessò affinché venisse pagata una pensione alla moglie
di Hess e mandò un telegramma personale di condoglianze alla madre di Hess
quando il marito morì nell’Ottobre del 1941.
Come quarta cosa, fra le carte rese pubbliche nel Giugno
1992 dalle autorità inglesi ci sono due lettere di addio che mio padre scrisse
il 14 Giugno 1941, il giorno prima in cui tentò di suicidarsi a Mytchett Place,
in Inghilterra. Le lettere furono scritte dopo essersi reso conto che la sua
missione di pace era definitivamente fallita. Una era indirizzata a Hitler e
l’altra alla sua famiglia. Entrambe confermano in modo chiaro che il suo
stretto rapporto con Hitler esisteva ancora. Se avesse intraprese la ormai
ovvia fallita missione senza che Hitler ne fosse a conoscenza, il suo rapporto
con Hitler non poteva più essere di fiducia.
Infine, come quinta cosa, il Gauleiter (governatore) Ernst
Bohle, intimo amico di Hess e funzionario di alto rango che aveva aiutato mio
padre a tradurre alcuni documenti in inglese, restò convinto fino alla sua
morte che tutto questo fu fatto con l’approvazione di Hitler.
L’INSABBIAMENTO DELLE
PROVE STORICHE
Un commento generale sulle informazioni disponibili in
merito alle propose di pace di mio padre è il seguente: durante l’intero
periodo dei suoi quaranta anni di carcere a Spandau, gli fu proibito di parlare
pubblicamente della sua missione. Ovviamente questo divieto ufficiale di
discutere pubblicamente di un argomento venne imposto perché sapeva cose che,
se rese pubbliche, sarebbero state molto imbarazzanti per il governo inglese e
probabilmente anche per i governi sovietico e americano.
Di conseguenza, la ricerca storica contemporanea dipende
interamente dai documenti britannici. Le autorità inglesi hanno annunciato che
molti importanti documenti d’archivio su Hess rimarranno sigillati fino
all’anno 2017. L’intera faccenda fu trattata così segretamente che solo un
ristretto gruppo di personaggi intorno a
Churchill ne era al corrente. Le proposte, i piani o le offerte portate da Hess
sono rimaste segrete negli archivi fino ai giorni nostri. Fintanto che questa
documentazione rimarrà segreta, il mondo non saprà la natura precisa delle
proposte di pace che mio padre portò con se da presentare al governo britannico
nel Maggio del 1941. E questo, ovviamente, va preso in considerazione in
qualsiasi seria valutazione sullo storico volo di mio padre.
Un’indicazione che Hess diede, più di quanto essa sia nota,
è contenuta in un commento preparato il 3 Giugno 1941 da Ralph Murray dell
“Esecutivo Bellico Politico”, un’agenzia segretissima del governo britannico,
per Sir Reginald Leeper, capo del dipartimento del servizio segreto del
Ministero degli Esteri. Questo documento indica che anche il Segretario di
Stato Cardogan aveva avuto una conversazione con Rudolf Hess.
Lo scopo e il contesto di questo colloquio non può essere
ancora accertato. Le informazioni disponibili non sono ancora complete.
Tuttavia, pare che durante lo svolgersi di questa conversazione, il Vice
Fuehrer fu persino più preciso e dettagliato circa le sue proposte di quanto lo
fosse stato in alcune successive conversazioni.
Queste furono le proposte di Hess:
UNO: Germania e Inghilterra raggiungono un compromesso sulla
politica mondiale basata sullo status quo. Cioè la Germania non attaccherà la
Russia per assicurarsi il suo spazio vitale.
DUE: la Germania farà cadere le sue richieste sulle sue ex
colonie e riconoscerà l’egemonia britannica sui mari. In cambio, l’Inghilterra
riconoscerà l’Europa continentale come sfera di interessi tedesca.
TRE: L’attuale rapporto di forza militare fra Germania e
Gran Bretagna nell’aria e sui mari verrà mantenuto. Cioè la Gran Bretagna non
riceverà rifornimenti di sostegno dagli Stati Uniti. (NOTA: siccome non c’è
alcun riferimento alle forze terrestri, si presume che l’equilibrio di forze
andava mantenuto anche in questo caso).
QUATTRO: la Germania si ritirerà dalla “Francia
Metropolitana” (Francia Europea) dopo il totale disarmo dell’esercito e della
marina francese. Commissari tedeschi rimarranno nel Nord Africa francese e le
truppe tedesche rimarranno in Libia per cinque anni dopo la conclusione della
pace.
CINQUE: entro due anni dalla conclusione della pace, la
Germania creerà stati satelliti in Polonia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e
Serbia. La Germania, tuttavia, si ritirerà dalla Norvegia, Romania, Bulgaria e
Grecia (ad eccezione di Creta che i paracadutisti tedeschi presero nel Maggio
del 1941). Dopo alcuni arrotondamenti all’Est, al Nord, all’Ovest e al Sud
(l’Austria e la Boemia-Moravia dovevano evidentemente restare nell’ambito del
Reich), la Germania riconoscerà posizioni britanniche nel Mediterraneo
orientale e nel Medio Oriente.
SEI: la Germania riconoscerà l’Etiopia ed il Mar Rosso come
sfera di influenza britannica.
SETTE: la persona alla quale il Vice Fuehrer stava parlando
era un po’ sconcertata circa il fatto se l’Italia avesse approvato le proposte
di pace di Hess. Hess non disse nulla al riguardo, sebbene i punti QUATTRO e
SEI avrebbero fortemente intaccato gli interessi italiani.
OTTO: Rudolf Hess ammise che Hitler era d’accordo fin
dall’inizio nel sostenere la “storia di copertura” divulgata in Germania che
egli fosse “fuori di testa”.
Questa proposta di pace avrebbe infatti portato la pace nel
mondo già nel 1941. Se la Gran Bretagna avesse negoziato con la Germania su
queste basi, l’attacco tedesco alla Russia, che iniziò meno di tre settimane
dopo, il 22 Giugno 1941, non ci sarebbe stato perché Hitler avrebbe ottenuto
ciò di cui aveva bisogno per la sopravvivenza: il controllo sul continente. La
guerra si sarebbe sgonfiata su tutti i fronti.
Invece, come sappiamo, la guerra continuò, portando
distruzione, sofferenza e morte ad un livello quasi inimmaginabile perché la
mano tesa per la pace fu rifiutata da Churchill e Rossevelt. La pace che
cercavano era una pace cartaginese. Il loro solo obiettivo era la distruzione
della Germania.
Dopo alcuni interrogatori iniziali con Rudolf Hess condotti dal Duca di Hamilton e Sir
Ivone Kirkpatrick a Glasgow, mio padre fu interrogato il 9 Giugno 1941 da Lord
Simon, Il Lord Cancelliere, e il 9 Settembre 1941 da Lord Beaverbrook, Ministro
della Produzione Aeronautica. Pochi giorni dopo Beaverbrook volò a Mosca per
concordare gli aiuti militari all’Unione Sovietica. Questi due interrogatori
non furono motivati dal desiderio di pace ma da quello di carpire da Hess ogni
possibile segreto militare.
NORIMBERGA
Dopo il Settembre del 1941, mio padre venne completamente
isolato. Il 25 Giugno 1942 fu trasferito a Abergavenny nel Galles del Sud dove
fu tenuto prigioniero fino al suo ritorno a Norimberga l’8 Ottobre 1945 per
affrontare un processo come “importante criminale di guerra” presso il cosi
detto “Tribunale Militare Internazionale”.
Non entrerò nel merito di questo vergognoso “processo dei
vincitori sui vinti”, tranne il fatto che anche i giudici del Tribunale Alleato
dovettero esonerare mio padre dalle accuse di “crimini di guerra” e “crimini
contro l’umanità”, ma decretarono che, colui che aveva rischiato la vita per
portare la pace, era colpevole di “crimini contro la pace” e, su quella base,
condannato all’ergastolo. Solo il trattamento riservato dal Tribunale a Hess è
più che sufficiente per liquidare il Tribunale di Norimberga come una vendicativa
corte illegale dei vincitori che presumeva di essere un vero e proprio foro di
giustizia.
LA PRIGIONE DI
SPANDAU
Assieme ad altri sei accusati di Norimberga, mio padre fu
trasferito il 18 Luglio 1947 alla tetra fortezza nel distretto di Spandau a
Berlino che fu designata come Prigione Militare Alleata.
Le norme secondo le quali venivano tenuti i sette
prigionieri erano così severe che persino il cappellano francese della
prigione, Casalis, protestò (nel 1948) contro il loro scandaloso trattamento.
Descrisse Spandau come un luogo di tortura mentale. Nell’Ottobre del 1952, dopo
due anni di continue discussioni fra le potenze competenti della custodia, i
sovietici aderirono alla concessione dei cosi detti “privilegi speciali”: una
visita di trenta minuti al mese. Una lettera alla settimana di non oltre 1.300
parole. Assistenza medica in prigione. E, in caso di morte, sepoltura delle
ceneri nella prigione anziché il loro spargimento nell’aria.
Dopo il rilascio di Albert Speer e Baldur von Schirach il 1°Ottobre
1966, Rudolf Hess rimase l’unico detenuto. Per oltre venti anni mio padre fu
l’unico prigioniero in una prigione prevista per circa 600 detenuti.
Dopo un ulteriore revisione delle norme agli inizi degli
anni 70, ad un membro della famiglia era consentito fare visita al prigioniero
per un’ora una volta al mese. Il prigioniero poteva inoltre ricevere quattro
libri al mese. Come prima, però, le visite, i libri e le lettere venivano
sottoposti a stretta censura. Non era permesso alcun riferimento agli eventi
del periodo 1933-1945. Nessuna menzione della sentenza del Tribunale o fatti ad
essa collegati. Le visite della famiglia erano monitorate dalle autorità di
ognuna della quattro potenze, nonché da almeno due guardie. Non era permesso
nessun contatto fisico, nemmeno una stretta di mano. Le visite avevano luogo in
una speciale “Sala Visitatori”, una parte della quale aveva una “finestra”
aperta.
Mio padre poteva ricevere fino a quattro quotidiani al
giorno e dopo la metà degli anni 70 gli fu consentito di guardare la
televisione. Tuttavia giornali e televisione erano sottoposti a censura sulla
base di quanto menzionato sopra. Mio padre non poteva guardare alcun notiziario
televisivo.
Per molti anni mio padre rifiutò le visite di membri della
sua famiglia con il motivo che le condizioni alle quali queste visite dovevano
sottostare erano un’offesa al suo onore e alla sua dignità ed erano più
penalizzanti che piacevoli. Cambiò idea nel Novembre del 1969, quando si ammalò
gravemente e dovette lottare per rimanere vivo. In queste circostanze e in
seguito alle nuove condizioni per le visite, acconsentì alla visita di mia
madre, Ilse Hess e il sottoscritto nell’Ospedale Militare Britannico a Berlino.
Così il 24 Dicembre 1969 mia madre ed io gli facemmo visita per la prima volta
dai tempi della mia infanzia. Fu questa l’unica volta in cui fu concesso a due
persone in una volta di fargli visita.
Dopo essere ritornato alla Prigione Militare Alleata di
Spandau, egli acconsentì ad ulteriori visite. Negli anni che seguirono, i
membri della famiglia fecero visita a Rudolf Hess 232 volte. Solo ai membri più
stretti della famiglia era consentito di incontrarlo, cioè sua moglie, sua
sorella, sua nipote, suo nipote, mia moglie e il sottoscritto. Era proibito darsi
la mano o abbracciarsi. Anche i regali erano proibiti, sia per il compleanno
che a Natale.
All’avvocato di mio padre, ministro dello stato bavarese in
pensione Dr. Alfred Seidl, fu permesso di incontrare mio padre soltanto sei
volte durante i quaranta anni di detenzione, dal Luglio 1947 all’Agosto 1987.
Anche il Dr. Seidl era soggetto alle severe norme di censura, cioè veniva
preavvisato prima di ogni visita che non gli era permesso di discutere col suo
cliente il processo, le ragioni della sua incarcerazione o le iniziative che si
stavano prendendo per il suo rilascio. Il Governo Alleato addetto alla custodia
si rifiutò sempre di accollarsi le spese del carcere. Dopo il 1° Ottobre 1966,
quando mio padre divenne l’unico prigioniero, il governo federale tedesco spese
circa 40 milioni di Marchi per la conduzione del carcere. Questo includeva i
salari per uno staff di oltre cento persone addette alla sorveglianza e alla
gestione del carcere per un solo uomo anziano.
Rudolf Hess nella sua cella del carcere di Spandau. Sul muro
sono appese mappe della luna, a riprova del suo interesse per l’astronomia.
IDEE SOVIETICHE
Nel 1986 la politica sovietica verso l’Occidente mostrava
chiari segni di riavvicinamento e di distensione. Nonostante i così tanti fallimenti precedenti, decisi di agire in
base ad una dritta che ricevetti nel Dicembre 1986 dall’Est per contattare
direttamente i sovietici e discutere con loro il rilascio di mio padre.
Nel Gennaio 1987 scrissi una lettera all’ambasciata
sovietica a Bonn. Per la prima volta in 20 anni ricevetti una risposta. I
funzionari consigliarono di recarmi all’ambasciata sovietica a Berlino Est per
un colloquio dettagliato con i rappresentanti sovietici in merito alla
situazione di mio padre. Alla fine concordammo un incontro al consolato
sovietico di Berlino Ovest il 31 Marzo 1987 alle 2 del pomeriggio. I funzionari
dell’ambasciata era certamente al corrente che quel giorno corrispondeva al
giorno di visita a mio padre.
Al mattino feci visita a mio padre alla prigione di Spandau
per l’ultima volta. Lo trovai mentalmente vigile e in forma ma fisicamente
molto debole. Poteva camminare solo con
un bastone al fianco e con l’aiuto di una guardia dall’altro. Sederlo con i
piedi stesi su una sedia era diventata una procedura complicata che non
riusciva a compiere senza un aiuto. Sebbene trovai la temperatura nella stanza
dei visitatori nella normalità, aveva freddo e chiese il suo cappotto ed una
coperta supplementare.
Mio padre aprì la conversazione con una interessante notizia
per i dettagli della quale mi chiese di sedermi e di scriverli. Aveva inoltrato
una nuova domanda ai capi di stato delle quattro potenze occupanti, con la
richiesta di rilascio dopo i suoi 40 anni di carcere. Fui particolarmente
colpito da un punto. Mi disse che si era in particolar modo rivolto al capo di
stato sovietico affinché sostenesse il suo rilascio nei confronti delle altre
tre potenze competenti per la sua custodia. “ Ho capito bene? “, chiesi. Mio
padre annuì. Sapeva, ovviamente da fonte russa, che i sovietici stavano
considerando di approvare il suo rilascio.
Dopo il nostro incontro andai dalla prigione di Spandau
direttamente al consolato sovietico. Il Consigliere di Ambasciata Grinin, il
funzionario col quale parlai, iniziò a spiegare che non era l’ambasciata
sovietica a Bonn ma l’ambasciata a Berlino Est responsabile per tutte le
faccende sovietiche a Berlino Ovest. Disse che una di queste responsabilità, e
le sue parole meritano di essere ripetute alla lettera, era “ la spiacevole eredità di Spandau “.
Chiunque avesse ereditato la “Prigione Militare Alleata” in suolo tedesco,
disse Grinin, come fu il caso dell’Unione Sovietica alla fine della guerra, non
vede certamente l’ora di sbarazzarsene.
Non mi aspettavo nessun risultato eccezionale da questo
incontro. Fu un reciproco tastare il terreno e credo che la cosa fu positiva
per ambo le parti. Durante lo svolgersi di questo incontro mi parve chiaro che
c’erano opinione conflittuali a Mosca sul come trattare il “Caso Hess”. Quelli
che erano dalla nostra parte, guidati dal Segretario Generale Gorbachev,
stavano chiaramente per avere la maggioranza.
Questa valutazione fu confermata poco tempo dopo in un
rapporto pubblicato nella rivista tedesca DER SPIEGEL (13 Aprile 1987).
L’articolo pubblicato col titolo: “
Gorbachev farà liberare Hess? “ parlava di un fondamentale cambio di
atteggiamento del leader di partito sovietico nei confronti del “Caso Hess”.
L’articolo continuava dicendo che Gorbachev era dell’opinione che il rilascio
dell’ultimo prigioniero di Spandau sarebbe stato un gesto “che sarebbe stato accettato universalmente come un gesto di umanità” e
che “ poteva essere giustificato nei
confronti del popolo sovietico “. Al riguardo, il settimanale sopracitato, si
riferiva alla successiva visita a Mosca del Presidente tedesco Weiszaecker che
era pianificata per la metà di Maggio.
Inoltre, il 13 Aprile 1987, un privato cittadino tedesco
scrisse una lettera sul caso Hess al servizio in lingua tedesca di Radio Mosca.
La lettera di risposta, datata 21 Giugno 1987, diceva: “ Come si può sperare dalle recenti affermazioni del nostro capo di
governo, il Sig. Gorbachev, il vostro impegno durato anni per la liberazione
del criminale di guerra R. Hess verrà presto coronato da successo “. Si può
facilmente dedurre che una tale lettera di Radio Mosca non fu scritta senza
l’approvazione dall’alto.
Questi tre eventi, la mia visita al consolato tedesco a
Berlino Ovest il 31 Marzo 1987, l’articolo della rivista Der Spiegel del 13
Aprile 1987 e la risposta di Radio Mosca del 21 Giugno 1987, dimostrano senza
equivoci che l’Unione Sovietica, sotto la dirigenza del Segretario Generale
Gorbachev, intendeva rilasciare Rudolf Hess. Questo rilascio non faceva solo
parte della politica di riconciliazione di Gorbachev ma era un aspetto
essenziale di una sistemazione delle rimanenti conseguenze irrisolte della
Seconda Guerra Mondiale, senza le quali la riunificazione della Germania e di
Berlino non sarebbe stata possibile.
MORTE DA SUICIDIO?
Se le potenze occidentali competenti della custodia di mio
padre non erano già al corrente dell’intenzione di Gorbachev, sicuramente lo
furono dopo la pubblicazione dell’articolo di Der Spiegel di Aprile. Questo
fece suonare indubbiamente dei campanelli d’allarme in Gran Bretagna e negli
Stati Uniti, poiché questa nuova mossa sovietica avrebbe rimosso l’ultimo
ostacolo legale al rilascio di mio padre. Per molti anni i governi francese,
britannico e americano avevano detto che erano pronti a concordare il rilascio
di Hess, ma che era il veto sovietico che lo impediva. La nuova iniziativa di
Gorbachev rischiava di mettere a nudo il bluff britannico e americano.
Le autorità di Londra e Washington avrebbero dovuto trovare
nuove e consistenti ragioni per negare la libertà a Hess ed evitargli di parlare
liberamente.
Il 17 Agosto 1987 un giornalista mi informò in ufficio che
mio padre stava morendo. Più tardi, a casa, ricevetti una telefonata alle 6.35
della sera dal Sig. Darold W. Keane, il direttore americano della prigione di
Spandau che mi informava ufficialmente che mio padre era deceduto. La notifica
ufficiale, redatta in lingua inglese, diceva: “ Sono autorizzato ad informarla che suo padre è spirato oggi alle ore
4.10 del pomeriggio. Non sono autorizzato a darle ulteriori dettagli “.
Il mattino dopo ero su un aereo diretto a Berlino,
accompagnato dal Dr. Seidl. Quando arrivai al carcere, una numerosa folla vi si
era radunata davanti. La polizia di Berlino bloccava l’entrata e fummo
obbligati ad esibire i documenti di identità prima di essere autorizzati ad
avvicinarci al cancello di ferro colorato di verde. Dopo aver suonato il
campanello, chiesi di parlare col direttore americano del carcere, Sig. Keane.
Dopo un po’, il Sig. Keane finalmente arrivò, dall’apparenza molto nervosa e
insicuro di sé. Ci disse che non eravamo autorizzati ad entrare nel complesso
del carcere e che non mi sarebbe stato permesso vedere la salma di mio padre.
Ci disse anche che non era in grado di fornirci ulteriori informazioni circa i
dettagli della morte. Veniva presumibilmente preparato un nuovo rapporto sui
dettagli della morte di mio padre che sarebbe stato disponibile per le 4 del
pomeriggio. Poi, quando gli demmo l’indirizzo e il numero di telefono di un
hotel a Berlino dove avremmo aspettato ulteriori notizie, ci lasciò davanti al
cancello.
La telefonata tanto aspettata in hotel arrivò finalmente
alle 5.30 circa del pomeriggio e Keane disse:
Le leggerò ora il rapporto che rilasceremo immediatamente
dopo alla stampa. Esso dice:
“ Un esame iniziale ha
indicato che Rudolf Hess ha attentato contro la sua propria vita. Nel
pomeriggio del 17 Agosto 1987, sotto la solita supervisione di una guardia del
carcere, Hess si è recato al chiosco nel giardino della prigione dove andava
abitualmente a sedersi. Quando la guarda guardò all’interno del chiosco alcuni
minuti dopo, trovò Hess con un cavo elettrico attorno al collo. Sono stati
fatti tentativi di farlo rinvenire dopodiché Hess è stato portato all’Ospedale
Militare Britannico. Dopo altri tentativi di farlo rinvenire, fu dichiarato
morto alle ore 4.10 del pomeriggio. La domanda se questo tentativo di suicidio
è stata la causa della sua morte è oggetto di un’inchiesta in corso, inclusa
una completa autopsia “.
Hess era un uomo fragile di 93 anni senza forza nelle mani
che riusciva a malapena a trascinarsi dalla sua cella al giardino. Come si è
potuto presupporre che si sia suicidato in quel modo? Si è impiccato col cavo
attaccato ad un gancio o alla maniglia di una finestra? Oppure si è soffocato
da solo? Coloro che erano responsabili non avrebbero fornito nessuna
dettagliata spiegazione su questo punto. Dovemmo aspettare un mese intero per
la dichiarazione ufficiale finale circa le circostanze della morte. Fu
pubblicata dagli Alleati il 17 Settembre 1987 e dice quanto segue:
1 – le Quattro Potenze
sono ora in grado di fare una dichiarazione finale sulla morte di Rudolf Hess
2 – le inchieste hanno
confermato che il 17 Agosto Rudolf Hess si è impiccato alla maniglia di una
finestra in un piccolo chiosco nel giardino della prigione, usando un cavo di
prolunga elettrico che era stato tenuto nel chiosco in relazione ad una lampada
da lettura. Sono stati fatti dei tentativi per rinvenirlo e poi fu portato
d’urgenza all’Ospedale Militare Britannico dove, dopo ulteriori tentativi di
rinvenimento, fu dichiarato morto alle ore 4.10 del pomeriggio.
3 – una nota
indirizzata alla sua famiglia fu trovata nella sua tasca. Questa nota fu
scritta sulla parte dietro di una lettera di sua nuora datata 20 Luglio 1987.
Iniziava con le parole: “Al direttore di questo luogo. Scritta alcuni minuti
prima della mia morte “. Il perito calligrafico ed esperto di documenti del
laboratorio del governo britannico, Dr. Beard, ha esaminato questa nota e ha
concluso che non vi è ragione di dubitare che sia stata scritta da Rudolf Hess.
4 – E’ stata
effettuata un’autopsia sul corpo di Hess il 19 Agosto nell’Ospedale Militare
Britannico dal Dr. Malcolm Cameron. L’autopsia fu conclusa alla presenza di
rappresentanti-medici delle quattro potenze. Il rapporto indicava un segno
lineare sulla parte sinistra del collo compatibile con una corda. Il Dr.
Cameron dichiarò che a suo parere la morte è stata causata da asfissia causata
dalla compressione del collo dovuta a sospensione.
5 – l’inchiesta ha
confermato che la routine seguita dallo staff in giorno del suicidio di Hess
rispettava le normali procedure. Hess aveva cercato di tagliarsi i polsi con un
coltello da tavolo nel 1977. Subito dopo questo incidente, i guardiani furono
sistemati nella sua stanza a guardato a vista 24 ore al giorno. Questa
procedura cessò dopo vari mesi in quanto definita impraticabile, non necessaria
e invasiva della privacy di Hess.
Il rapporto dell’autopsia effettuata dal medico-patologo
britannico Dr. Cameron il 19 Agosto fu consegnata in seguito alla famiglia.
Concludendo che la morte di mio padre non era dovuta a cause naturali, ciò era
compatibile con il quinto punto della dichiarazione finale ufficiale Alleata.
AUTOPSIA E SEPOLTURA
Sulla base di un accordo fra la famiglia e gli Alleati, il
corpo di Rudolf Hess non sarebbe stato cremato ma sarebbe stato restituito alla
famiglia per essere sepolto “tranquillamente in Baviera alla presenza dei suoi
cari”.
Gli Alleati mantennero questo accordo, qualcosa di cui si
sono sicuramente pentiti. Come da accordi, il corpo di mio padre fu restituito
alla famiglia la mattina del 20 Agosto 1987 nella caserma di addestramento
americana di Grafenwehr, dove era arrivato la stessa mattina da Berlino su un
aereo militare britannico.
La bara era accompagnata dai tre responsabili occidentali e
da due russi che non conoscevo, nonché da un certo Maggiore Gallagher, capo del
così detto “Dipartimento Investigativo Speciale della Polizia Reale Militare”.
La consegna fu breve. Poi portammo il corpo all’Istituto di Medicina Forense a
Monaco dove il Prof. Wolfgang Spann stava aspettando, su richiesta della nostra
famiglia, per effettuare una seconda autopsia. Per tutto l’intero viaggio dalla
caserma militare di Grafenwehr all’Istituto di Medicina Forense di Monaco, il
trasporto era scortato da una squadra della polizia bavarese.
A conclusione del suo rapporto del 21 Dicembre 1988, sulla
seconda autopsia, il rinomato medico-patologo di Monaco Dr. Spann evidenziò le
difficoltà incontrate perché non aveva alcuna informazione sui dettagli della
presunta impiccagione. Nello specifico, egli non aveva informazioni sulle
condizioni di mio padre dopo il supposto ritrovamento del suo corpo. Nonostante
questi limiti, il Dr. Spann fu tuttavia in grado di arrivare alla seguente
conclusione significante:
“ La conclusione del
Dr. Cameron che questa compressione fu causata da sospensione non è per forza
compatibile con i nostri accertamenti. Nella medicina forense, la traiettoria
che il segno della corda indica sul collo è considerato un classico indicatore
di differenziazione fra le forme di impiccagione e strangolamento. Se il Prof.
Cameron, nella sua valutazione della causa di morte, arriva alla conclusione
che la causa della morte fu asfissia causata da compressione del collo a causa
dell’impiccagione, egli trascura di considerare l’altro metodo di soffocamento,
cioè, lo strangolamento. Per fare questa distinzione sarebbe stato necessario
un esame della traiettoria del segno della corda. L’esatta traiettoria del
segno non viene indicata nel rapporto autoptico del Prof. Cameron.
Qui non è stato
descritto e valutato ne la traiettoria del segno di soffocamento sul collo,
come abbiamo descritto, ne la sua traiettoria sulla gola e nemmeno la sua
posizione relativa alla sporgenza della laringe. Poiché sulla pelle illesa del
collo, dove viene preclusa la possibilità di deformazione tramite la sutura
della sezione anatomica, è stata identificata una traiettoria quasi orizzontale
del segno di soffocamento. Questa scoperta, nonché il fatto che il segno sulla
gola non era posizionato sopra la laringe, è più indicativa di un caso di
strangolamento che di impiccagione. In nessun caso queste risultanze possono
essere spiegate con una così detta tipica impiccagione. Anche i vasi sanguigni
scoppiati che furono osservati sul volto, causati da congestione del sangue,
non sono compatibili con una tipica impiccagione “.
Un inserviente medico tunisino, Abdallah Melaouhi, era un
dipendente civile dell’amministrazione della prigione di Spandau al tempo in
cui mio padre morì. Egli non è un cittadino di una delle quattro potenze
Alleate occupanti e nemmeno un membro delle loro forze armate. Di conseguenza
non poté essere messo a tacere o trasferito in qualche angolo remoto del mondo
come successe agli altri che erano presenti alla scena del crimine.
Dopo la morte di mio padre, Melaouhi si mise in contatto con
la nostra famiglia. Da una nota che mio padre gli scrisse, era chiaro che tra i
due c’era un rapporto di personale fiducia. Il succo del racconto di Melaouhi,
che depose in un affidavit (deposizione scritta e giurata, ndt.), è il
seguente:
“ Quando arrivai al
chiosco del giardino, trovai la scena come se ci fosse stato un incontro di
lotta. C’era tutto sotto sopra e la sedia sulla quale Hess si sedeva di solito
era per terra a notevole distanza dal suo posto normale. Hess giaceva senza
vita sul pavimento. Non reagiva a niente. Il suo respiro, il polso ed il
battito cardiaco non erano percettibili. Jordan (una guardia americana) era
vicino ai piedi di Hess ed era ovviamente fuori di se “.
Melaouhi notò con stupore che oltre a Anthony Jordan, la
guardia americana di colore, erano presenti due forestieri in uniforme militare
americana. Ciò era inusuale poiché a nessun soldato era permesso di accedere a
questa parte della prigione e, soprattutto, perché qualsiasi contatto con
Rudolf Hess era strettamente vietato. Secondo il parere di Melaouhi, i due
forestieri sembravano tranquilli e calmi, al contrario di Jordan.
AFFIDAVIT DAL
SUDAFRICA
Oltre al racconto dell’inserviente medico tunisino, c’è un
secondo affidavit riguardante gli eventi di Spandau del 17 Agosto 1987. Mia
moglie lo portò dal Sudafrica dove aveva incontrato un avvocato sudafricano che
aveva dei contatti con i servizi segreti occidentali. Riuscii a convincere
questa persona a formulare la sua testimonianza sotto forma di affidavit
preparata per un esperto. Datato 22 Febbraio 1988, questo affidavit dice:
“ Mi sono state fatte
domande circa i dettagli della morte dell’ex Ministro del Reich Rudolf Hess.
Il Ministro del Reich Rudolf Hess fu
assassinato su ordine del Ministero degli Interni Britannico. L’omicidio fu
commesso da due membri del SAS Britannico (22° Reggimento SAS, Centro
Addestramento SAS Bradbury Lines, Hereford, Inghilterra). L’unità militare del
SAS (Special Air Service) è subordinato al Ministero degli Interni Britannico e
non al Ministero della Difesa. La pianificazione dell’omicidio e la sua
conduzione furono effettuate dal MI-5. L’azione da servizio segreto, il cui
scopo era di assassinare il Ministro del Reich Rudolf Hess, fu pianificata così
frettolosamente che non le fu dato nemmeno un nome in codice, il che non è cosa
abituale.
Altri servizi segreti
al corrente del piano erano quelli americani, quello francese e quello
israeliano. Nemmeno il KGB e il GRU sovietici, ne tantomeno i servizi segreti tedeschi
ne erano stati informati.
L’assassinio del
Ministro del Reich Rudolf Reich era diventato necessario perché il governo
dell’URSS intendeva rilasciare il prigioniero nel Luglio del 1987 (in relazione
alla visita a Mosca del Presidente
tedesco von Weiszaecker), ma il Presidente von Weiszaecker riuscì a negoziare
una proroga con il capo del governo sovietico Gorbachev fino a Novembre 1987,
il periodo del ciclo di guardia di competenza sovietica.
I due uomini del SAS
erano già alla prigione di Spandau la notte tra sabato e domenica (15-16 Agosto
1987). La CIA americana diede il suo assenso all’omicidio al Lunedì (17 Agosto
1987).
Durante la passeggiata
pomeridiana di Hess, i due appartenenti al SAS se ne stavano nel chiosco del
giardino della prigione in attesa del
prigioniero e tentarono di strangolarlo con un cavo lungo 4 piedi e mezzo
(circa 1 metro e 40 cm.). Dopodichè inscenarono un “suicidio per impiccagione”.
Ma siccome Rudolf Hess fece resistenza e gridò aiuto che mise in allarme almeno
una guardia americana, il tentativo alla vita del prigioniero fu interrotto e
fu chiamata un ambulanza per andare all’Ospedale Militare Britannico. Rudolf
Hess, privo di coscienza, fu portato in quell’ospedale con l’ambulanza.
Mi fu data la suddetta
informazione personalmente e verbalmente da un ufficiale dei servizi israeliani
Martedì 18 Agosto 1987 verso le 8 del mattino, ora del Sudafrica. Conoscevo
ufficialmente e personalmente questo membro dei servizi israeliani da quattro
anni. Ho apprezzato molto la sua sincerità e onestà e non ho alcun dubbio sulla
veridicità dell’informazione. Anche la natura assolutamente confidenziale di
questa conversazione con il sottoscritto è fuori dubbio.
Oltre al rapporto
autoptico fuorviante del Dr. Cameron, gli stessi inglesi fornirono l’indizio
più decisivo per risolvere la misteriosa
morte avvenuta nel chiosco del giardino della prigione di Spandau.
BIGLIETTO DI
SUICIDIO?
Come già menzionato, il 17 Agosto 1987 mi fu detto soltanto
che mio padre era morto. Fu solo il giorno dopo che appresi che si era
presumibilmente suicidato. Come reazioni ai dubbi che espressi subito
pubblicamente circa il suo presunto suicidio, gli Alleati furono indotti a
scoprire, il 19 Agosto 1987, una “prova” apparentemente inconfutabile del
suicidio. Questo è il così detto “biglietto di suicidio”. Si tratta di una
lettera scritta a mano, senza data, sul retro di un’ultima lettera di famiglia
a Rudolf Hess, datata 20 Luglio 1987. Il testo del presunto “biglietto di
suicidio” era il seguente:
“ Per favore ai
responsabili di questo luogo. Scritto alcuni minuti prima della mia morte. Miei
amati, vi ringrazio per tutte le cose che avete fatto per me. Dite a Freiburg
che mi dispiace di aver dovuto agire in questo modo come se non la conoscessi,
sin dal processo di Norimberga. Non avevo scelta, altrimenti ogni tentativo di
riavere la libertà sarebbe stato vano. Non vedevo l’ora di rivederla. Ho avuto
le sue fotografie così come le vostre. Il vostro caro “.
Wolf Rudiger Hess solo con suo padre per la prima volta dal
1941.
Questa lettera fu consegnata alla famiglia più di un mese
dopo la sua morte. Ci fu detto che doveva essere prima esaminata in un
laboratorio inglese.
Mentre sembrava la scrittura di mio padre (sebbene molto
distorta, come lo era ogni volta che soffriva di un rialzo emotivo, problemi di
salute e anche durante cure mediche), questo “biglietto” non rispecchiava il
modo di pensare di Rudolf Hess nel 1987. Anzi, rispecchiava il suo modo di
pensare di venti anni prima. Il contenuto riguarda principalmente “Freiburg”,
la sua segretaria privata di un tempo, di cui si era preoccupato nel 1969
quando ebbe un ulcera duodenale perforata e rischiò la morte. Inoltre riportava
la firma “il vostro caro” che non
usava da 20 anni.
C’è un altro indizio nel testo della lettera che indica la
sua data. La frase “ho avuto le sue
fotografie così come le vostre”,
avrebbe avuto un senso solo durante il periodo prima del Natale 1969, perché
fino a quel Natale non ricevette nient’altro che fotografie di “Freiburg” e
nostre. A partire dal Natale 1969 ricevette visite da membri della famiglia e
ricevette altre fotografie di “Freiburg” la quale non aveva il permesso di
fargli visita. Considerando il modo preciso in cui mi padre si era espresso,
questa frase può essere solamente stata scritta prima del 24 Dicembre 1969.
Scritta nell’Agosto del 1987, questa frase non ha alcun senso.
Infine le parole di apertura di questa breve lettera: “scritto alcuni minuti prima della mia morte”
non può corrispondere al suo esatto modo di esprimersi. Se avesse veramente
scritto questa lettera prima di un suicidio pianificato, avrebbe sicuramente
scelto una frase che specificava il suicidio, come ad esempio: “ poco prima del mio ritiro volontario dalla
vita” o qualcosa del genere, ma non l’ambigua parola “morte” che lascia aperto ogni possibile metodo di morte.
Noi, membri della sua famiglia che conoscevamo non solo la
scrittura di mio padre ma lo scrittore stesso e che conoscevamo profondamente
le sue preoccupazioni durante i suoi ultimi anni, sappiamo che questo presunto
“biglietto di suicidio” è una truffa così rozza quanto cattiva.
Possiamo ora dire che una “lettera di addio” scritta da mio
padre circa venti anni prima in attesa della sua morte, e che non fu allora consegnata alla sua famiglia, è stata
usata per allestire questa falsificazione. A questo scopo il testo fu
trasferito con qualche moderno sistema sul retro di una nostra lettera che mio
padre aveva ricevuto di recente. Il rimbro di censura “Prigione Alleata di
Spandau” che normalmente appariva, senza eccezione, su ogni corrispondenza in
arrivo per oltre 40 anni, era visibilmente assente dalla nostra lettera
speditagli il 20 Luglio 1987. Inoltre il presunto biglietto di suicidio non
recava alcuna data, il che era contrario alla pratica di routine di mio padre
di mettere la data sempre a qualsiasi cosa lui scrivesse. La data originale era
stata ovviamente omessa.
OMICIDIO, NON
SUICIDIO
Sulla base del rapporto autoptico del Prof. Spann, gli
affidavit dell’inserviente medico tunisino e dell’avvocato sudafricano, nonché
la presunta “lettera di suicidio”, posso solo concludere che la morte di Rudolf
Hess, il pomeriggio del 17 Agosto 1987, non fu un suicidio ma un omicidio.
Sebbene le autorità americane erano di turno presso la
Prigione Militare Alleata di Berlino-Spandau nell’Agosto del 1987, è degno di
nota il fatto che cittadini britannici abbiano avuto un ruolo così importante
nell’atto finale del dramma di Hess. Il direttore americano, Sig. Keane, ebbe
il permesso dagli inglesi solamente per chiamarmi ed informarmi della morte di
mio padre. Dopo di che il suo unico dovere era quello di tenere la bocca
chiusa.
Riassumendo:
- I due uomini che l’inserviente tunisino Melaouhi vide in
uniforme americana, e che molto probabilmente erano gli assassini di Rudolf
Hess, appartenevano al reggimento SAS britannico.
- La morte fu dichiarata dall’Ospedale Militare Britannico
nel quale mio padre fu trasportato in un ambulanza inglese.
- Il certificato di morte è firmato soltanto da personale
militare britannico
- L’autopsia fu eseguita da un patologo inglese.
- Il direttore inglese del carcere, Mr. Antony Le Tissier,
ha assistito personalmente alla distruzione di tutte le prove rivelatrici, come
il cavo elettrico, il chiosco del giardino ecc.
- I funzionari del SIB (Special Investigation Branch) che
investigarono sulla morte, erano tutti cittadini britannici ed erano capitanati
da un maggiore britannico.
- Il presunto “biglietto di suicidio” fu apparentemente
trovato due giorni dopo nella tasca della giacca di Hess da un ufficiale
britannico e venne esaminato in un laboratorio britannico.
- Il Sig. Allan Green, il Dirigente inglese del Pubblico
Ministero, fermò un inchiesta sulla morte di mio padre iniziata da Scotland
Yard, la quale aveva suggerito “un inchiesta per omicidio a tutto raggio” dopo
che dei funzionari avevano rilevato molte incongruenze.
Rudolf Hess non si è suicidato il 17 Agosto 1987 come
sostiene il governo britannico. Il peso delle prove indica invece che
funzionari britannici, agendo su ordini superiore, assassinarono mio padre.
UN CRIMINE CONTRO LA
VERITA’
Lo stesso governo che tentò
di farlo diventare un capro espiatorio per i suoi crimini e che per
quasi mezzo secolo tentò fermamente di occultare la verità sulla vicenda Hess,
alla fine non si è fatto scrupolo a ucciderlo per metterlo a tacere. L’omicidio
di mio padre non fu soltanto un crimine contro un uomo vecchio e fragile, ma
anche un crimine contro la verità storica. Fu l’atto finale logico di una
cospirazione ufficiale inglese che iniziò nel 1941, agli albori della vicenda
Hess.
Ma posso assicurare a loro, e a voi, che questa cospirazione
non andrà a buon fine. L’omicidio di mio padre non chiuderà per sempre, come
sperano, il caso Hess.
Sono convinto che la storia e la giustizia assolveranno mio
padre. Il suo coraggio nel rischiare la propria vita per la pace, la lunga
ingiustizia sofferta e il suo martirio, non verranno dimenticati. Egli sarà
vendicato e le sue ultime parole al processo di Norimberga “ non mi pento di niente “, echeggeranno
per sempre.
Traduzione a cura di:
Gian Franco SPOTTI
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