Ricevo e pubblico volentieri.
di Massimo Filippini
Il 21 settembre saranno commemorati a Verona -come avviene da anni- i Caduti della Div. 'Acqui' a Cefalonia tra i quali ci fu mio Padre e ciò dovrebbe riempire il mio animo di legittimo orgoglio ma al contrario tale giorno è causa per me di indignazione verso i celebratori Civili e Militari i quali - sordi a qualsiasi richiamo – continuano a mettersi sotto i piedi la storia della tragica vicenda reiterando soprattutto la balla degli oltre 10.000 Morti della divisione 'Acqui' di cui ormai dal 2006 -grazie al mio libro I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO- è stato accertato il reale dato numerico che fu di circa 1.700 Vittime come risulta dalla DOCUMENTAZIONE UFFICIALE esistente presso gli Archivi Militari (Uff. Storico dello SME e Uff. ALBO d'ORO del Min. Difesa).
Ciò spiega ad abundantiam il titolo del presente articolo riferendosi il vocabolo 'vizietto' all'inveterata abitudine di dire frottole sulla vicenda soprattutto da parte di chi ha -o meglio avrebbe- il dovere di dire il vero:le AUTORITA' MILITARI.
Infatti, malgrado le risultanze di cui sopra siano ormai inoppugnabili, gli organizzatori ed i gazzettieri della cerimonia continuano a parlare -estraniandosi dalla realtà accertata e documentata- di circa 10.000 Morti come fa l'ass.ne 'Acqui' ed il suo 'reporter' l'ARENA di Verona cui evidentemente i miei ormai 'annuali' chiarimenti in merito non hanno fatto e non fanno né caldo né freddo.
I poveri Morti di Cefalonia secondo costoro FURONO E DEVONO RIMANERE 10.000 ed il tragico della questione è che le FFAA si adeguano supinamente a tale FALSITA'.malgrado siano depositarie -come s'è detto- della documentazione che la smentisce. Ma l'epopea 'resistenziale' vuole così e...così sia.
Sulla penosa vicenda ho scritto una mail al giornale l' Arena inviandola anche al Sindaco di Verona 'padrone di casa' dell'incredibile messa in scena non perchè speri in qualche suo provvedimento del resto inattuabile ma almeno perchè si renda conto di cosa avviene nella sua città e si regoli -ma non ci spero- nel corso dell'intervento che probabilmente farà anch'egli dal palco delle ...Autorità purtroppo affette dal 'vizietto' di cui al titolo.
Quanto sopra premesso le invio -gentile Direttore- il testo dell' articolo de l'Arena di Verona cui segue quello del mio commento inviato all'Arena e al Sindaco Tosi.
1) L'Arena del 19/9/2012
Verona. Venerdì alle 10, in circonvallazione Oriani, si svolgerà la cerimonia per il 69° anniversario dell’eccidio della Divisione Acqui. La commemorazione ricorda uno dei più tragici fatti accaduti all’Esercito italiano durante la seconda guerra mondiale, tra il 12 e il 26 settembre del 1943, che vide la morte di circa 10.000 soldati italiani. Alla cerimonia, che si terrà al monumento nazionale eretto a Verona nel 1966 per l’elevato numero di veronesi caduti a Cefalonia e Corfù, parteciperanno i reduci e superstiti di quelle tragiche giornate, provenienti da tutte le Regioni d’Italia. Oltre alle numerose autorità civili, militari e religiose, locali e nazionali, saranno presenti i labari e le bandiere delle Associazioni d’Arma, combattentistiche e della Resistenza e numerosi gonfaloni di città e province decorati al valor militare.
Particolari onori saranno riservati al Medagliere dell’associazione nazionale Divisione Acqui, con le sue 27 medaglie d’oro e alla bandiera di guerra del 17° Reggimento «Acqui», decorata di medaglia d’oro al valor militare. Alla cerimonia parteciperanno anche gli alunni delle scuole medie e superiori cittadine e il gruppo storico Brigata Acqui 24 giugno 1859 San Martino e Solferino, con costumi militari dell’epoca. Gli interventi dei rappresentanti dell’amministrazione comunale, del governo e dell’associazione nazionale Divisione Acqui si terranno a partire dalle
Il 21 settembre saranno commemorati a Verona -come avviene da anni- i Caduti della Div. 'Acqui' a Cefalonia tra i quali ci fu mio Padre e ciò dovrebbe riempire il mio animo di legittimo orgoglio ma al contrario tale giorno è causa per me di indignazione verso i celebratori Civili e Militari i quali - sordi a qualsiasi richiamo – continuano a mettersi sotto i piedi la storia della tragica vicenda reiterando soprattutto la balla degli oltre 10.000 Morti della divisione 'Acqui' di cui ormai dal 2006 -grazie al mio libro I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO- è stato accertato il reale dato numerico che fu di circa 1.700 Vittime come risulta dalla DOCUMENTAZIONE UFFICIALE esistente presso gli Archivi Militari (Uff. Storico dello SME e Uff. ALBO d'ORO del Min. Difesa).
Ciò spiega ad abundantiam il titolo del presente articolo riferendosi il vocabolo 'vizietto' all'inveterata abitudine di dire frottole sulla vicenda soprattutto da parte di chi ha -o meglio avrebbe- il dovere di dire il vero:le AUTORITA' MILITARI.
Infatti, malgrado le risultanze di cui sopra siano ormai inoppugnabili, gli organizzatori ed i gazzettieri della cerimonia continuano a parlare -estraniandosi dalla realtà accertata e documentata- di circa 10.000 Morti come fa l'ass.ne 'Acqui' ed il suo 'reporter' l'ARENA di Verona cui evidentemente i miei ormai 'annuali' chiarimenti in merito non hanno fatto e non fanno né caldo né freddo.
I poveri Morti di Cefalonia secondo costoro FURONO E DEVONO RIMANERE 10.000 ed il tragico della questione è che le FFAA si adeguano supinamente a tale FALSITA'.malgrado siano depositarie -come s'è detto- della documentazione che la smentisce. Ma l'epopea 'resistenziale' vuole così e...così sia.
Sulla penosa vicenda ho scritto una mail al giornale l' Arena inviandola anche al Sindaco di Verona 'padrone di casa' dell'incredibile messa in scena non perchè speri in qualche suo provvedimento del resto inattuabile ma almeno perchè si renda conto di cosa avviene nella sua città e si regoli -ma non ci spero- nel corso dell'intervento che probabilmente farà anch'egli dal palco delle ...Autorità purtroppo affette dal 'vizietto' di cui al titolo.
Quanto sopra premesso le invio -gentile Direttore- il testo dell' articolo de l'Arena di Verona cui segue quello del mio commento inviato all'Arena e al Sindaco Tosi.
1) L'Arena del 19/9/2012
Verona. Venerdì alle 10, in circonvallazione Oriani, si svolgerà la cerimonia per il 69° anniversario dell’eccidio della Divisione Acqui. La commemorazione ricorda uno dei più tragici fatti accaduti all’Esercito italiano durante la seconda guerra mondiale, tra il 12 e il 26 settembre del 1943, che vide la morte di circa 10.000 soldati italiani. Alla cerimonia, che si terrà al monumento nazionale eretto a Verona nel 1966 per l’elevato numero di veronesi caduti a Cefalonia e Corfù, parteciperanno i reduci e superstiti di quelle tragiche giornate, provenienti da tutte le Regioni d’Italia. Oltre alle numerose autorità civili, militari e religiose, locali e nazionali, saranno presenti i labari e le bandiere delle Associazioni d’Arma, combattentistiche e della Resistenza e numerosi gonfaloni di città e province decorati al valor militare.
Particolari onori saranno riservati al Medagliere dell’associazione nazionale Divisione Acqui, con le sue 27 medaglie d’oro e alla bandiera di guerra del 17° Reggimento «Acqui», decorata di medaglia d’oro al valor militare. Alla cerimonia parteciperanno anche gli alunni delle scuole medie e superiori cittadine e il gruppo storico Brigata Acqui 24 giugno 1859 San Martino e Solferino, con costumi militari dell’epoca. Gli interventi dei rappresentanti dell’amministrazione comunale, del governo e dell’associazione nazionale Divisione Acqui si terranno a partire dalle
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2)- Mio commento inviato 'anche' al Sindaco di Verona:
ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL SINDACO DI VERONA
Egr. Sig. Sindaco TOSI, in relazione ed a commento dell'articolo odierno de l'ARENA di Verona ho scritto ad essa quanto segue di cui -come 'padrone' di casa- rendo edotto anche lei.
Con molti ossequi
avv. Massimo Filippini
(omissis)
04100 Latina
Nell'articolo si legge che la vicenda di Cefalonia "vide la morte di circa 10.000 soldati italiani" ma all'Ufficio ALBO d'ORO DEL MINISTERO DFESA risultano morti 'sul fronte' Cefalonia solo 1.639 Militari su 4.635 Morti sul 'fronte greco'.
Il libro del 2011 delle due storiche Elena Aga Rossi e Maria Teresa Giusti UNA GUERRA A PARTE riconosce e DOCUMENTA la validità di tale dato e la prima tra l'altro è membro consultivo del CISM - Comitato italiano studi militari di cui fanno parte i nostri Uffici Storici presso cui si trovano i Documenti che SMENTISCONO il dato di 10.000 morti.
Le Autorità Militari lo sanno o lo dovrebbero sapere. Sarebbe il caso che l'ARENA chiedesse loro perchè -anzichè citare i dati in loro possesso- continuano ad aderire a quelli forniti dall'Ass. ne 'Acqui' che NON hanno un valore 'storico' ma sono solo frutto dei primi anni in cui la vicenda non era stata chiarita su tale punto che per primo fu accertato documentalmente da me nel libro I CADUTI DI CEFALONIA: FINE DI UN MITO nel 2006.
Cordiali Saluti.
avv. Massimo Filippini
Orfano del magg. Federico Filippini fucilato dai tedeschi a Cefalonia il 25/9/1943
PS.
Copia di questo commento è stata inviata al Sindaco di Verona
Massimo Filippini
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Per concludere egregio direttore cosa potrebbe succedere adesso ?
N I E N T E come da consolidata prassi in voga presso i padroni del vapore in borghese e in divisa: purtroppo quando si ha il vizio di raccontare frottole disintossicarsi ...è molto difficile per non dire impossibile.
Ho però una certezza assoluta: che molti dei commemoratori di 10.000 e più Morti proveranno -specie se militari- una gran vergogna nel dire quello che diranno.
E ciò mi consola di tante amarezze.
Massimo Filippini
20 settembre 2012
P. S.
Nel messaggio all’ass. ne acqui (v. link) inviato per l’occasione da Napolitano, costui non ha fatto numeri delle Vittime perchè sa bene che NON è il caso di farli: glieli scrissi io nel 2007 prima di andare -invitato da lui- a Cefalonia dove infatti NON li fece e glieli ha ripetuti Gianfranco Ianni inviandogli il suo recente libro RAPPORTO CEFALONIA. Inoltre avrà sicuramente avuto notizia del libro UNA GUERRA A PARTE delle ‘cattedratiche’ Aga Rossi e Giusti che hanno ripetuto le stesse cose già scritte da noi in precedenza.
Una cosa giusta però ha detto -forse senza immaginarne le eventuali conseguenze- e cioè che occorre ” far luce sul decennale insabbiamento delle inchieste sui crimini nazi-fascisti, mettendo a disposizione tutta la documentazione acquisita (…) per pervenire con rigore di metodo a una valida ricostruzione storica, istituendo anche, quale simbolico atto di riconoscimento, una Fondazione per la memoria di quegli ignobili fatti”.
Bravo Napolitano ! Fate funzionare la FONDAZIONE e CACCIATE FUORI TUTTI I DOCUMENTI ! M A P R O P R I O T U T T I !!!
Soprattutto le FFAA che ce l’hanno ma li tengono ‘inguattati’ nei loro ARCHIVI dove SOLO IO -con abile colpo di mano- ebbi la fortuna di trovarli e di renderli noti.
Ma io sono solo l’ORFANO DI UN MORTO AMMAZZATO IN QUELLA PORCA ISOLA e -a differenza di Re Giorgio- NON HO ACCESSO AL SALOTTO BUONO DOVE SGUAZZANO I FREGNACCIARI !!
(PS Se NAPOLITANO lo volesse possiamo mandarglieli io oppure G. Ianni. COSI’ FINISCE QUESTA TRAGICA BUFFONATA !!)
MASSIMO fILIPPINI
http://www.agenparl.it/articoli/news/politica/20120921-cefalonia-il-messaggio-di-napolitano-all-associazione-nazionale-divisione-aqui
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L'annuale commemorazione “ufficiale” dei fatti di Cefalonia che dal 1966 ogni 21 settembre si tiene a Verona dinanzi al Monumento alla Divisione Acqui, rappresenta da sempre un evento rievocativo di grande importanza ma, da oltre un decennio, essa è proseguita senza tenere in nessun conto la verità storica venuta nel frattempo alla ribalta - e di cui rivendico la scoperta - che fu profondamente diversa da quella fino ad allora conosciuta: da ciò la spiacevole conseguenza che, stante l’ostinato rigetto di essa da parte degli organizzatori, la commemorazione si è ormai trasformata –“absit iniuria verbis”- in una farsa poco o nulla avente a che fare con quanto in realtà avvenne a Cefalonia.
I promotori della manifestazione – Ass. ne “Acqui” e Forze Armate - sembrano infatti essersi fermati –quanto a conoscenza storica degli eventi - al Comunicato sui fatti di Cefalonia del governo “ciellenista” Parri emesso il 13/9/1945, contenente un inverecondo ammasso di frottole buttate giù senza alcun valido riscontro - soprattutto documentale - ma con l’unico scopo di configurare gli avvenimenti alla stregua di un “fatto spontaneo” come tale disgiunto da quella che ne fu la vera causa cioè l’ordine di resistere che il giorno 11 il Comando Supremo del Governo Badoglio - fuggito a Brindisi dopo l’armistizio - inviò al generale Gandin, ben conscio di non poter mandare alcun aiuto e senza una previa dichiarazione di guerra all’ex alleato. Quest’ordine criminale equivalente ad una condanna a morte della Divisione Acqui è da sempre di pubblico dominio ed è ben riprodotto nel link che segue ma ai cerimonieri di Verona immersi in un’orgia di retorica senza fine sembra - come diremo - interessare poco. www.lancora.com/monografie/cefalonia/. Torniamo ora al Comunicato del Governo Parri di cui al link che precede per riportarne uno stralcio che evidenzia chiaramente l’enormità delle balle raccontate per mostrare i fatti alla stregua di un Mito Resistenziale infarcito - come tale - da un assurdo quanto improbabile “spontaneismo” (“L’annuncio dell’armistizio risvegliava nei soldati i loro veri sentimenti che si manifestavano nella decisione di dar guerra al tedesco”!) e da dati numerici delle vittime italiane e tedesche assolutamente falsi (“Totale delle perdite inflitte al nemico: uomini di truppa 1500, aerei 19, mezzi di sbarco 17. Totale delle perdite subite: uomini 9000, ufficiali 406”.) mentre è ormai un dato risaputo e incontestabile che le nostre perdite - a Cefalonia - furono di circa 2.000 uomini tra caduti nei combattimenti e fucilati nella rappresaglia seguita alla resa (che avvenne soltanto nei confronti degli ufficiali e non anche sui soldati come anche le risultanze dell’istruttoria del processo “Muhlhauser” e di una cifra di meno di un centinaio di morti tedeschi. (www.italiaestera.net/modules)
Quest’ultima cifra fu accertata dal t. col. Picozzi nella “Relazione sui fatti di Cefalonia” scritta nel 1948 ed anch’essa da me riportata alla luce - dopo cinquanta anni di “secretazione” - dalle polverose scartoffie dell’ufficio storico nella quale a seguito delle ricerche compiute “in loco” per incarico dello SME, il predetto la quantificò in “un’ottantina” di morti raccomandando (!) ai Superiori dello Stato Maggiore cui la presentò che sarebbe stato meglio che “tali cifre non fossero divulgate” come risulta dallo stralcio dall’articolo qui citato: (Stralcio dalla Relazione Picozzi: al paragrafo “Perdite dei tedeschi” è scritto: “I Tedeschi avevano al 22 settembre una forza di 8 battaglioni rinforzati da reparti di artiglieria e mortai pari a 11-12 mila uomini; i combattimenti sono durati dal 15 al 22 settembre e i loro morti in questo periodo sono poco più di 80. Non si può affermare che le perdite tedesche sul fronte a terra durante tali azioni siano state percentualmente rilevanti poiché si riducono a un’ottantina di morti, pari a circa lo 0,7% in una settimana di operazioni contro forze numericamente quasi pari. E’ forse preferibile che queste cifre non vengano mai precisate”).
Per verificare quanto sopra - in particolare i dati delle vittime italiane - ripeto per l’ennesima volta che essi sono allegati al libro “I Caduti di Cefalonia, fine di un mito” Ibn ed. Roma 2006 o secondo quanto consultabile nell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore o nell’Uff. Albo d’Oro del Min. Difesa nella Documentazione.
Qualcuno si chiederà il perché di una tale contrapposizione che si protrae ormai da più di un decennio e che è costata a me - che sono orfano di un Ufficiale assassinato a Cefalonia dai nazisti - accuse infami come quella di essere una specie di filo-nazista che “difende” gli assassini del padre con la qualifica di “revisionista” per aver da sempre ricercato e, una volta venutone in possesso, divulgato la verità. Tali accuse e insinuazioni altro non sono che la prosecuzione di un atteggiamento mentale in voga negli anni del dopoguerra, ripreso da questi imbecilli per qualificare come atti di resistenza “partigiana” anche avvenimenti dai contorni e dalle caratteristiche esclusivamente militari. Cosa c’entrino i “partigiani” solo Dio lo sa anche se nel 1993 il prof. Rochat nel risvolto del suo libro (La div. Acqui a Cefalonia Sett. 1943 Mursia ed) - additato da vari cialtroni come la “summa” dello scibile su Cefalonia - scrisse sciocchezze analoghe a quelle di quanti hanno ridotto la vicenda ad un episodio di lotta “partigiana” con annesso enorme numero di vittime campato in aria malgrado l’Autore avesse consultato - prima di scrivere il suo libro - l’Elenco dei Caduti conservato all’Uff. Storico dell’EI, che li quantifica in circa 1.700.
Del suo “capolavoro” riporto, a conferma di quanto detto, un breve stralcio: “La divisione Acqui che all’8 sett. 1943 presidiava le isole greche di Cefalonia e Corfù, rifiutò di arrendersi ai tedeschi combatté con sfortunato valore, fu sopraffatta e massacrata (…) fu la decisione dei suoi uomini a determinare la scelta di affrontare il combattimento; fu lo spirito di vendetta dei comandi e dei reparti tedeschi a provocare il massacro di 6.500 italiani, in gran parte trucidati dopo che si erano arresi”.
Quanto sopra premesso ed illustrato faccio presente al lettore che avrà trovato alquanto “severa” la mia prosa come ciò derivi dalla constatazione dell’inutilità di ogni tentativo di bloccare il ripetersi di inesattezze e menzogne come accade nelle varie celebrazioni dei fatti come quella “nazionale” di Verona.
In proposito un esempio recentissimo delle falsità storiche consumate ormai da anni nella città scaligera era anche dato dal resoconto della manifestazione del 23 settembre 2010 ancora contenuto nel sito del ministero dell’Interno in cui campeggia la foto del prefetto di Verona insieme con il generale Enrico Pino partecipanti in ruoli di interpreti principali. Il testo è il seguente: “Questo sacrificio ha aperto la strada agli anni di democrazia, pace e libertà che oggi stiamo vivendo”. Lo ha detto il prefetto di Verona Perla Stancari rivolgendosi in particolare agli studenti delle scuole cittadine presenti alla cerimonia per il 67esimo anniversario dell’eccidio di Cefalonia che si è svolta ieri nel capoluogo scaligero. Nel commemorare il tragico episodio nel quale persero la vita 10.259 soldati italiani della Divisione Acqui, che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 avevano deciso di non arrendersi ai tedeschi, il prefetto ha ricordato ai più giovani che molti dei caduti avevano la loro stessa età e che quei valori vanno protetti con determinazione e tramandati alle future generazioni. Il momento più solenne della cerimonia è stato quando i superstiti, accompagnati dai familiari delle vittime, hanno sfilato davanti alle Forze armate e ai militari del 33esimo Reggimento artiglieria terrestre divisione Acqui. Accompagnata dal generale di Divisione Enrico Pino, il prefetto Stancari ha passato in rassegna i reparti, il sindaco di Verona e numerose autorità civili e militari”.
In primo luogo la “prefettessa” disse che i soldati italiani “avevano deciso di resistere” e ciò non è vero assolutamente.
Essi non avevano deciso un bel niente per il semplice fatto che i militari eseguono gli ordini e quindi anche quelli della Acqui non potevano decidere un bel nulla. E’ vero invece che probabilmente non sarebbe successo niente se il giorno 11 settembre il governo del maresciallo Badoglio - giunto sano e salvo a Brindisi dopo l’ignominiosa fuga da Roma - non avesse inviato al generale Gandin un “ordine di resistere” che chiunque può visionare all’Uff. Storico dell’Esercito di cui - guarda caso - fu Capo sul finire degli anni ’90 proprio il generale E. Pino del quale posseggo la lettera di ringraziamento per l’invio nel 1998 al suo ufficio del mio libro “La vera storia dell’eccidio di Cefalonia” in cui a tale Ordine infame e criminoso è dedicato un intero capitolo (Le ultime trattative. L’Ordine di Brindisi. La fine. pag. 108 e segg.). Tale Ordine che causò la tragedia è ormai noto a tutti e pertanto c’è da chiedersi come possano aver fatto il Prefetto di Verona a prendere una simile cantonata e il generale Pino ad averla ascoltata senza batter ciglio: se non erano bene informati il loro dovere era di informarsi prima o di astenersi dal raccontare certe scempiaggini - addirittura ai giovani delle scuole (!) - facendo loro credere fischi per fiaschi. I Caduti di Cefalonia - compreso mio padre - non sono merce di scambio e non vanno presi in giro perché furono delle Vittime mandate al massacro da un Ordine infame e dissennato: lo si dica chiaramente anziché piagnucolare su aspetti inesistenti della vicenda.
Sul secondo aspetto della questione - il dato delle Vittime - c’è da rilevare non tanto la reiterazione di un falso storico ma la gravità del fatto che la “prefettessa” si rivolse “in particolare ai giovani” parlando di 10.259 (diecimiladuecentocinquantanove) Soldati che avrebbero perso la vita, con ciò vergognosamente ripetendo la balla che da sempre è il “cavallo di battaglia” con cui si riempiono la bocca gli oratori “ufficiali” della cerimonia scaligera: “un eccidio di immense proporzioni” tale da riguardare quasi completamente l’intera divisione!
Eppure circa due anni fa si tenne al Tribunale Militare di Roma il processo contro l’ex sottotenente tedesco Muhlhauser accusato di aver ucciso nostri soldati a Cefalonia. Il processo - cui partecipai come Parte lesa - si svolse in due sole udienze: quella di apertura e quella di chiusura che lo dichiarò “estinto” per la morte dell’imputato, ma fu di grande valore per le verità storiche venute alla luce sia nella richiesta di rinvio a giudizio dell’imputato sia nella consulenza tecnica d’ufficio del dr. C. Gentile che quantificò le Vittime in 2.300 circa in totale facendo crollare miseramente la balla dei 10.259 (che precisione!) Morti evocati dalla prefettessa nel silenzio assenso (?) del generale Pino e tra gli applausi dei partecipanti alla Cerimonia.
Purtroppo l’Italia è il paese dove la menzogna è “istituzionalizzata” e la Verità è merce assai rara e chi la scopre ne paga le spiacevoli conseguenze come lo scrivente che ha il torto di averlo fatto venendo estromesso dall’Ass. Acqui presieduta da persona il cui genitore - pur degno del massimo rispetto - non morì a Cefalonia come il mio e dalla quale vengo indicato - le rare volte che a me ci si riferisce - con l’espressione dalla chiara allusione offensiva come “il famoso Filippini”.
Ma a me, tutto ciò interessa meno di zero: mi preme solo che le Forze Armate e non certo l’Associazione Acqui - di cui me ne frego altamente - dicano la verità perché i Morti di Cefalonia non sono di loro proprietà ma lo sono dei familiari che hanno il sacrosanto diritto di sapere perché e come morirono i loro Congiunti. La dicano senza raccontare balle, una buona volta!
Avv. Massimo Filippini
Orfano del magg. Federico
Filippini fucilato il 25 sett. 1943 a Cefalonia
http://www.rinascita.eu/index.php/index.php?action=news&id=10889
Purtroppo e vedo con disappunto tutti gli sforzi fatti dall'avv. Filippini, la Storia viene narrata come una " vulgata " e a nulla serve iil cercar di ristabilire la verità!
RispondiEliminaTante " dicerie " storiche vengono narrate agli Italiani: dai " delitti " perpetrati dai Bersaglieri nel meridione d'Italia, nella campagna contro il brigantaggio, alla Campagna di Sicilia contro gli Alleati, raccontata come che fosse stata un'estiva passeggiata degli Anglo-Americani, quando invece è durata ben 38 giorni!