La verità è una ed una sola, ma infinite sono le interpretazioni
di Filippo Giannini
Data la vastità dell’argomento trattato, sono in dovere di avvertire che questo articolo sarà più corposo dei precedenti.
Leggo sul quotidiano Libero del 5 aprile 2012 un articolo dal titolo: “IL 25 Luglio del Senatur”, dal quale estraggo questo concetto:
Nel contempo mi giunse una mail a firma di D.G. (non posso indicare il nome) che, in linee generali ripropone le stesse accuse. Ecco il testo:
Proverò ad essere il più breve possibile, ma come ho scritto sopra, non sarà facile.
Per iniziare: le affermazioni del signor D.G. possono essere giustificate in quanto ubriacato da un sistema che basa la propria sopravvivenza sulla necessità di non accettare un dialogo serio e sereno fra l’attuale sistema e il precedente regime. Deduco che il signor D.G., anche se persona colta non è tenuto ad osservazioni storiche, invece per quanto riguarda il firmatario dell’articolo su Libero certe inesattezze non sono accettabili essendo un tecnico della storia; Giampaolo Pansa non è un nome qualunque. A proposito di quest’ultimo, desidero ricordare quanto segue: sono un ammiratore di Benito Mussolini e delle sue opere, però non sono un fanatico e aperto a qualsiasi ripensamento, MA QUESTO NON DEVE AVVENIRE SU DEI BLA’ BLA’ E BLA’, BENSI’ SU DOCUMENTAZIONE. Sono anni che provo a proporre un SERIO dialogo; sono anni che propongo di presentare in televisione un processo a Benito Mussolini, con tanto di atti di accusa e di difesa, insomma sulla falsariga di un processo vero. Niente da fare. Un paio di anni fa telefonai a Gianpaolo Pansa e, dato che ormai era già ben noto, gli proposi di aiutarmi in questa iniziativa. Mi rispose con un NO anche piuttosto un pò duretto.
Ciò premesso, andiamo avanti, avvertendo che per confutare i due personaggi, mi avvarrò di testimonianze e di scritti, per quanto possibile, di personalità non davvero fasciste; come ad esempio citando l’intellettuale Cesare Musatti che nel 1983 ha scritto:
Inizio con una domanda: allora, quel giorno Mussolini dava libero sfogo al suo cupido bellandi?
Francesco Saverio Nitti, nella seduta del 27 luglio 1947, all’Assemblea Costituente disse:
Lo storico Rutilio Sermonti ha scritto (L’Italia nel XX Secolo):
E ancora; Winston Churchill nel 1925 attestò:
Nella conferenza di Ginevra (febbraio 1933), alla quale parteciparono sessantadue nazioni, l’Italia era rappresentata da Dino Grandi e da Italo Balbo. Venne esposto il progetto mussoliniano tendente all’abolizione dell’artiglieria pesante, dei carri armati, delle navi da guerra, dei sottomarini, degli aerei da bombardamento, in altre parole la messa al bando di tutto ciò che avrebbe potuto portare alla guerra. E questo era l’uomo che preparava la guerra? In ogni caso la conferenza si chiuse con un nulla di fatto per le opposizioni di Francia e Germania.
Intanto Adolf Hitler prese, democraticamente, il potere nel 1933. Ancora una volta Winston Churchill notò:
Solo per inciso, giusto per provare a capire l’”uomo” e l’importanza che stava assumendo nel mondo, non solo il 98% degli italiani (vedere Cesare Musatti), ma anche gli stranieri non celavano la loro ammirazione per l’opera del Duce: Lord Rosebery gli donò al sua villa a Posillipo, Lady Ogle gli fece omaggio della Villa Vista Lieta a Sanremo, Enrichetta Wurst gli regalò la splendida Villa Sciarra a Roma. E l’Adorabile Tiranno (espressione di Bernhard Shaw) cosa fece? Donò tutto al popolo italiano. E voi pensate che questi tesori siano goduti dal popolo? No, cari signori, se li godono i vari presidenti della repubblica italiana.
Si può sostenere che non passasse giorno che Mussolini non avvertisse che . Chi fu l’ideatore, il 7 giugno 1933, del Patto a Quattro? Il documento propositivo riguardava le quattro Potenze europee: Inghilterra, Francia, Germania e Italia. Il documento, di cui fu ideatore e protagonista il Duce ebbe successo di siglatura, ma non trovò rattifica nei parlamenti inglese e francese. Per questo disconoscimento Mussolini profetizzò:
Il capo del governo italiano si fece di nuovo promotore di un incontro che si svolse a Stresa tra l’11 e il 14 aprile 1935. Perché gli Accordi di Stresa fallirono? Se non il signor D.G. lo dovrebbe saper il signor Pansa. In ogni caso ce lo spiega Winston Churchill nelle sue Memorie a pag.163 1° Volume: <(…). In questo episodio Mussolini vide la prova che la Gran Bretagna non agiva in buona fede verso i suoi alleati e che fino a quando non venissero attaccati i suoi particolari interessi navali, essa evidentemente si sarebbe spinta a qualsiasi accordo con la Germania, incurante del danno che poteva arrecare alle Potenze amiche minacciate dal crescente potere delle forze terrestri tedesche>. Cosa era accaduto? A soli due mesi dai solenni accordi di Stresa, la Gran Bretagna, all’insaputa dei suoi alleati, aveva concesso enormi facilitazioni per le costruzioni di naviglio da guerra germanico, nonostante che il Trattato di Versailles lo proibisse chiaramente. Tutto ciò confermò ancor più che con simili alleati non era possibile alcun serio accordo e accrebbe in Mussolini la sensazione dell’accresciuto isolamento internazionale.
Intanto le provocazioni dei militari etiopici a danno dei nostri presidi (attacco al nostro consolato di Gondar e ai pozzi di Ual-Ual), dopo aver richiesto al Negus Hailé Selassié le dovute riparazioni, il Duce decise di attaccare l’Etiopia. A scanso di equivoci è bene ricordare quanto scrisse Bruno Barrella su Il Giornale d’Italia del 18 luglio 1993 rammentando i fatti di Ual-Ual: <Ė l’ultimo dei una catena di episodi di sangue che avvenivano lungo uno dei confini più labili dell’epoca>. Per risolvere pacificamente il dissidio creatosi a seguito di quegli incidenti, venne istituita una commissione arbitrale italo-etiopica, presieduta dallo specialista greco di diritto internazionale, Nicolaos Politis. La commissione il 3 settembre 1935 emetteva la sentenza attribuendo le cause degli scontri agli abissini. A questo punto si verificò l’assurdo: i due Paesi che detenevano e spadroneggiavano su territori immensi si ersero a paladini dell’integrità etiopica e riuscirono a far votare dalla Società delle Nazioni (in pratica controllata dalla Gran Bretagna), con una maggioranza di 51 Stati su 54, l’applicazione di sanzioni economiche contro l’Italia. In ogni caso mai il consenso popolare per Mussolini fu più alto; per rispondere alle inique sanzioni fu indetta la Giornata della Fede tendente a raccogliere oro per far fronte alle difficoltà dovute al provvedimento della Società delle Nazioni. Tutta l’Italia fu percorsa da un’ondata di entusiasmo. Gli stessi antifascisti si allinearono alla politica mussoliniana. Benedetto Croce, Luigi Albertini, Vittorio Emanuele Orlando, Arturo Labriola e tanti e tanti altri donarono oro. Gli stessi comunisti firmarono l’appello Ai Fratelli in Camicia Nera, in testa a tutti Palmiro Togliatti, Giuseppe Di Vittorio e tanti altri. Non voglio dimenticare, per quel che seguirà di lì a pochi anni dopo l’elogio della Chiesa Cattolica, tanto che il Cardinale Idelfonso Schuster così scrisse:
Fu sempre Mussolini a tracciare le linee essenziali in una intervista rilasciata al Daily Mail:
Ancora una volta Mussolini al Senato ammonì:
Passiamo alla Conferenza di Monaco, 30 settembre 1938. Solo per il momento la pace fu salva e per opera di Benito Mussolini cosa ampiamente riconosciuta, come, ad esempio, dal Ministro degli Esteri francese George Bonnet che notò il grande ascendente che il Duce esercitava su Hitler:
Quanti sparasentenze conoscono o parlano del Vallo Alpino del Littorio? Pur riconoscendo la giustezza di moltissime rivendicazioni della Germania, Mussolini diffidava di Hitler, diffidava dei mezzi con i quali voleva far valere le sue ragioni. Il Duce operava per discuterne intorno ad un tavolo, ma gli fu impedito. Difficilmente mi si può togliere l’idea che i Paesi capitalisti non operassero che per la guerra, per abbattere le idee che partivano da Roma, idee che avrebbero dovuto condurre ad un socialismo fattibile, comunemente ricordato come Rinascimento del Lavoro. Ma questo avrebbe condotto alla fine del potere capitalista.
L’assurdità (se poi non fu calcolo per giungere ad una nuova guerra), fra le tante concepite nel Trattato di Pace di Versailles fu il così detto Corridoio di Danzica. Per motivi di spazio non posso indicare con quale perfidia Francia, Gran Bretagna e Usa sacrificarono la Polonia per giungere alla guerra, ignorando, checché si dica (ci sono i documenti), le inusuali offerte di conciliazione che Hitler avanzò verso la Polonia per trovare uno sbocco sull’affare del corridoio. La Polonia, forte delle assicurazioni dei tre Paesi sopra indicati, rigettò ogni proposta di conciliazione. Ecco cosa si legge nel volume Lo Stalinista Roosevelt, di George N. Crocker, a pag. 5:
Quanto scritto da George Crocker trova conferma in un documento in mio possesso, già presentato in un mio libro, ora esaurito, documento che ripresenterò, con altri, in una nuova edizione. In questa sede cercherò brevemente di estrapolare una parte interessante. Sono due documenti, ma mi riferirò ad uno e si tratta di una relazione inviata dall’ambasciatore polacco a Washington, conte Jerry Potocki, il quale aveva avuto un colloquio con l’ambasciatore statunitense William Bullit. E la relazione venne inviata al Ministro degli Affari Esteri a Varsavia. I testi sono in francese e confermano quanto poco sopra riportato circa l’inganno messo in atto dalle tre potenze democratiche a danno della Polonia, la quale non fu altro che un’esca per costringerla alla guerra contro la Germania. L’ambasciatore Potocki fra l’altro scrive:
Per motivi di spazio mi è impossibile elencare le provocazioni messe in atto da Gran Bretagna, Francia e, soprattutto dagli Stati Uniti contro il Tripartito (Italia, Germania e Giappone). Per quanto riguarda l’Italia riporto una parte di uno scritto di Ricciardetto (Augusto Guerriero) quando ancora era fascista: <(…). Quando l’Asse (Italia e Germania) non raccolse la sfida, il Presidente (Roosevelt) passò alle provocazioni: sequestro dei piroscafi dell’Asse (30 marzo); protezione americana della Groelandia (10 aprile), congelamento dei crediti (15 giugno); truppe in Islanda (7 luglio). In settembre annunciò che la flotta americana avrebbe protetto i convogli diretti in Gran Bretagna. Il gioco era chiaro: non riuscendo a trascinare il suo popolo alla guerra, Roosevelt voleva farsela dichiarare. L’Asse non assecondò la manovra nonostante tutte le provocazioni non gli dichiarò guerra. Allora la Marina americana creò una serie di incidenti (…)>.
Il fascista, poi – sì, solo POI, sfascista – Augusto Guerriero, detto Ricciardetto, ha accennato ai “sequestri dell’Asse e, fra le tante provocazioni per spingerci alla guerra questa manovra è stata la più grave. Il signor D.G. può anche non saperne nulla, tale è il silenzio dei media su questo criminale argomento, mentre è certo che il signor Pansa ne deve essere a conoscenza. E vediamo di che si tratta. Intanto è da tener presente che anche se la Germania (insieme all’Urss di Stalin) aveva attaccato e distrutto la Polonia senza che le Potenze democratiche avessero mosso un dito, nonostante gli impegni assicurati, l’Italia aveva proclamato la propria non belligeranza, ciò nonostante – e riporto quanto attesta l’Ufficio Storico della Marina Militare ne: la Marina e gli Armistizi, a pag. 346:
Vedo che debbo concludere, anche se ho esposto solo una minima parte delle ragioni per comprendere a pieno CHI volle la guerra.
L’Italia poteva rimanere neutrale? I primi mesi del 1940 l’Europa era quasi completamente occupata dalle potentissime forze germaniche, le quali si affacciavano al Brennero. Quindi l’Italia si trovava in questa situazione: la Germania alleata dell’Urss, l’invasione della Norvegia, della Danimarca, dell’Olanda, del Belgio e del Lussemburgo, Paesi che avevano ripetutamente proclamata la propria neutralità. Il presidente americano che, anche se subdolamente, dichiarava che mai l’America sarebbe entrata in guerra. Ancora, da non dimenticare che il popolo tedesco non aveva perdonato il voltafaccia dell’Italia nel maggio 1915. E, poi, come ricordato nel Promemoria 328: <(…). Credere che l’Italia possa rimanere estranea fino alla fine è assurdo e impossibile. L’Italia non è accantonata in un angolo dell’Europa come la Spagna, non è lontana dai teatri d’operazione come il Giappone o gli Stati Uniti. Anche se l’Italia cambiasse atteggiamento e passasse armi e bagagli ai franco-inglesi, essa non eviterebbe la guerra con la Germania. Guerra che l’Italia dovrebbe sostenere da sola (…)>.
Allora l’Italia poteva rimanere neutrale? Ecco l’opinione di Lucio Villari, certamente uno studioso non-fascista, che su Venerdì del numero di giugno 1991 ha scritto:
Non posso terminare questo lavoro senza citare di nuovo il più noto studioso del fascismo, Renzo De Felice. Questo è un sunto tratto da una intervista concessa a La Stampa il 4 settembre 1989:
Concludo, anche se a malincuore, dati gli argomenti che potrei presentare, con una frase tratta dall’intervista rilasciata da Mussolini al giornalista G.G. Cabella del Popolo di Alessandria, intervista concessa ad una settimana dal suo assassinio, disse, indicando due grosse borse di cuoio:
Purtroppo un gruppo di squallidi traditori sottrasse quelle borse che poi, come riportato dal quotidiano l’Unità, furono consegnate all’Intelligence britannica.
Non posso terminare senza tornare su quanto ha scritto il signor D.G., e precisamente:
C’è un'altra annotazione, ovviamente molto poco nota (ma ripeto di nuovo, dovrebbe essere conosciuta da Giampaolo Pansa) nonostante cinque anni di durissima guerra, nonostante i bombardamenti terroristici degli Angeli del Bene, nonostante i sabotaggi degli eroici partigiani, nonostante la rottura di scatole dei tedeschi,
Cose dell’altro mondo, vero? Anzi, di un’altra galassia; eppure è stato così. E da qui si spiegano tante cose. E chi vuol capire, capisca!!!
Ė vero, detesto questa forma di democrazia, mentre invece indico, se vogliamo superare ogni crisi o problema, la Democrazia del Lavoro o, come vogliamo chiamarla Democrazia Organica, cioè per essere più chiari, quella indicata da Benito Mussolini, perché è ancora oggi (anzi, ancor più oggi), attuale e fattibile.
I vari Giampaolo Pansa possono scrivere la storia secondo quanto ammonito da Voltaire: <L’onnipotenza di Dio, una volta terminati gli eventi, non è in grado di modificarli successivamente, mentre invece possono farlo gli storici mutando la narrazione degli avvenimenti effettivamente accaduti>.
Eccellente articolo di Giannini come sempre.
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