mercoledì 7 marzo 2012

L’esperienza anarchica spagnola. La realizzazione di un’utopia

di Saverio Borgheresi


Molto è stato scritto sulla guerra civile spagnola, ma il contributo anarchico è stato sempre ignorato, o al massimo ridotto a qualche riga a piè di pagina, dove venivano segnalati gli anarchici solamente come sbandati. Niente di più inesatto. La Spagna è stato l’unico paese al mondo insieme all’Ucraina dei primi ’20 del ‘900 in cui l’anarchismo abbia dato vita ad un grande movimento di massa.

Gli ideali anarchici si svilupparono nella penisola iberica intorno al 1868, ad opera del napoletano Giuseppe Favelli, diffondendosi con estrema rapidità.

Le aree interessate, erano l’Andalusia una delle regioni più povere della Spagna e la Catalogna la regione più ricca, dov’era presente un marcato sviluppo industriale.

Nei decenni successivi la forza degli anarchici non fece che crescere, testimoniata dalla centrale sindacale Confedaracion Nazionale de Trabajo, infatti per molto tempo, i lavoratori ( emigrati dal profondo Sud ) preferirono affiliarsi all’anarcosindacalismo , che rifiutava ogni logica elettorale, piuttosto cha ai partiti “proletari” di massa.

Inoltre la situazione politica spagnola alla fine del XIX secolo era abbastanza appiattita, da un’ equilibrio istituzionale, prodotto dall’esclusione dei movimenti socialisti e antagonisti.

Nel 1923, il potere fu assunto da Miguel Primo de Rivera, che sciolse il parlamento e instaurò un governo personalistico. Sette anni dopo la Spagna fu travolta da una profonda crisi finanziaria e De Rivera fu costretto a dimettersi.

Alla vigilia della guerra civile la situazione socio economica spagnola era tragica, colpita da profonde disuguaglianze, rispetto all’altre nazioni europee.

Il 67% delle proprietà terriere apparteneva al 2% della popolazione ( circa 10.000 persone avevano metà dei latifondi ). Le rimanenti proprietà appartavano alla classe “agricola”, ma molti di loro avevano insufficienti proprietà per vivere dignitosamente e lavoravano alla giornata presso i latifondisti. Nel settore primario, era occupata il 70% della popolazione.

Il settore industriale era in fase embrionale, la maggioranza delle industrie, circa il 70% erano situate in Catalogna presso il confine francese.

Le altre classi sociali che componevano la società iberica erano gli ordini religiosi, militari e i cachique.

La Chiesa deteneva un potere immenso nella Spagna prerivoluzionaria ( anche durante il periodo franchista ). I gesuiti detenevano oltre il 30% della ricchezza nazionale, i preti erano circa 30.000 e 70.000 i membri delle altre congregazioni. Moltissimi cardinali e vescovi vivevano nel peggior lusso mentre predicavano l’esatto contrario, alla popolazione superstiziosa e analfabeta ( circa l’ 80% ).

L’esercito spagnolo era rinomato per la sua inefficienza e per l’alto numero di ufficiali presenti, uno ogni sei soldati. La casta militare si sviluppò in maniera esponenziale durante il regno di Alfonso XII. Gli alti gradi dell’esercito costituivano una valida alleanza per gli imprenditori chiesa e latifondisti. L’ultima casta riguarda il cachique, era un personaggio molto potente ( proprietario terriero, parroco,contadino ricco,ufficiale militare o funzionario statale ) che con l’appoggio delle istituzioni religiose e della Guardia Civil, dominava su tutti gli aspetti della vita sociale ed economica della zona di sua competenza, risultandone quindi anche il capo politico: formava le liste elettorali e la popolazione agricole e bracciantile votava secondo i suoi suggerimenti, sia per paura che per clientelismo, tutto questo, ovviamente, sotto la compiacenza dello Stato.

Quindi era impossibile per i rappresentanti delle classi subalterne entrare attivamente in politica con schieramenti antagonisti. Di conseguenza il proletario e i mezzadri vedevano il regime liberaldemocratico come una truffa ai suoi danni e preferisse di conseguenza strade rivoluzionarie. L’anarchismo ebbe per questo un enorme successo perché teorizzavano la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e l’abolizione di ogni forma di potere, in primo luogo quello statale, considerato non a torto dalla popolazione come quello più oppressivo.

Le elezioni municipali del 1931, videro l’affermazione della pseudo sinistra. Nei giorni successivi un comitato rivoluzionario prese il potere e costrinse all’esilio il re. Il 14 aprile fu proclamata la repubblica i lavoratori e mezzadri pensavano di migliorare il proprio status economico, con il nuovo governo ma le loro speranze erano state disattese. Il governo repubblicano iniziò a programmare un’equa redistribuzione della terra, ma per sua stessa ammissione per modificare le proprietà agricole occorreva un periodo di circa 100 anni!. Le condizioni di lavoro rimasero immutate rispetto al governo precedente, la disoccupazione toccava il 30%. Le organizzazione sindacale subirono dure repressioni. Moltissimi membri vennero imprigionati. A luglio del 1933, vi erano circa 9.000 prigionieri politici.

Nello stesso anno le consultazioni parlamentari erano state vinte dalla coalizione della destra clericale-conservatrice. Il nuovo raggruppamento, cercava di mantenere i privilegi delle varie caste ottenute nei secoli precedenti. A Barcellona il sindacato anarchico organizzò una rivolta che durò 10 gg e fu repressa nel sangue. Nelle Asturie una regione a Nord della Spagna, i minatori si organizzarono militarmente attaccando i presidi militari, ma sfortunatamente la rivolta non ebbe seguito nel paese.

Alla fine rimasero uccise oltre 3.000 persone. A seguito di questi drammatici avvenimenti il governo di centro destra si dimise. ( Per motivi politici, erano rinchiuse nelle prigioni spagnole oltre 30.000 civili ).

Le elezioni videro l’affermazione del fronte di centro-sinistra composta da repubblicani social-democratici e comunisti. Gli anarchici appoggiarono in maniera non ufficiale il Fronte Popular anche perché, tra le sue prime promesse vi era, l’amnistia per i detenuti politici arrestati nel corso dell’insurrezione del 1934.

Il governo del Fronte Popular, iniziò solo timide riforme, tra febbraio e il colpo di stato militare di luglio c’erano stati oltre 300 scioperi generali, 145 attentati dinamitardi, 269 morti, 1287 feriti e 167 chiese devastate. Nello stesso tempo moltissimi socialisti delusi dalla politica del compromesso abbandonarono il loro sindacato UGT, per entrare nell’anarcosindacalismo.

Il 13 giugno 30.000 minatori delle Asturie scioperarono contro il governo. La settimana successiva tutti i lavoratori spagnoli erano in protesta. Gli scioperanti non manifestavano solo per ottenere migliori condizioni economiche, ma anche per migliorare il proprio status lavorativo. A fine giugno il governo repubblicano decise di chiudere tutte le sezioni della CNT.

Il primo luglio, un gruppo di generali della destra conservatrice e clericale pubblicò un manifesto contro il governo ( Manifesto Radical ). ( A differenza della Russia,Germania e Italia i golpisti non avevano l’appoggio delle classi lavoratrici, ma solamente quello dei latifondisti industriali e clero ).

Il 17 luglio i militari ribelli iniziarono ad occupare il sud della Spagna arrivano in pochi a conquistare la Galizia il Nord Castiglia, Leon e Andalusia, dove erano stati fermati dalle truppe irregolari dell’esercito repubblicano.

In Catalogna, i militari ribelli erano stati sconfitti e il potere venne assunto dai lavoratori. Il 21 luglio a Barcellona vennero collettivizzate le ferrovie, il 25 i trasporti, il 26 l’elettricità e il 27 le agenzie marittime. In breve anche le industrie circa il 70%, vennero cedute ai lavoratori. Nelle imprese socializzate ( una situazione simile accade anche in Italia durante la RSI ), vennero insediati comitati composti da membri eletti dai sindacati, che si sostituiva al direttore. Quest’ultimo poteva contare a lavorare nell’impresa, ma con lo stesso salario degli altri dipendenti. Le banche non vennero collettivizzate, ma dovettero cedere gran parte della loro autonomia di gestione al governo, che disponeva così di un importante mezzo di pressione sulle collettività di tesoreria. La terra che apparteneva ai latifondisti fu ridivisa in comuni agricoli. La collettivizzazione fu volontaria e completamente diversa da quella che capitò in URSS, in tutto riguardò dai 2 ai 5 milioni di persone. La terra venne suddivisa in unità razionali. Chi non voleva unirsi alla collettività riceveva un po’di terra, ma solo nelle misure in cui era capace di lavorare da solo, senza la possibilità di assumere lavoratori. L’assemblea generale dei contadini eleggeva un comitato d’amministrazione, i cui membri non ricevevano nessun alcun vantaggio materiale. Il lavoro si svolgeva in gruppi, senza capi,dato che questa funzione era stata soppressa. Tra gli agricoltori la remunerazione si percepiva come salario famigliare e nelle zone in cui il denaro era stato abolito veniva erogato sotto forma di buoni.

Le chiese che non erano state date alle fiamme venero adibite in scuole, ospedali o magazzini.

Alla fine del 1936, tra le file delle formazioni repubblicane prese importanza il gruppo comunista grazie ai finanziamenti logistici e militari ricevuti da Mosca.

La nuova formazione istituì da subito un sindacato parallelo alla C.N.T. il C.E.P.C.I. che attirava le simpatie della piccola borghesia commerciale ed agricola. Nella polizia e nei caribineros i posti chiavi vennero presi dai comunisti o dai loro alleati socialisti. In pochi mesi, grazie alla sua immensa attività di propaganda, il partito di Mosca passò da 40.000 ai 250.000 iscritti. Il nuovo governo repubblicano utilizzva le milizie rosse contro gli anarchici catalani e aragonesi.

La situazione tra le diverse fazioni si fece sempre più tesa, nel maggio del 1937 la polizia governata dai comunisti e nazionalisti catalani attaccò la centrale telefonica di Barcellona, controllata dai membri della CNT. Così iniziorono le “giornate di maggio”, in città riappaiono le barricate e sviluppano gli scontri armati, tra anarchici da una parte e forze governative dall’altra. Alla fine le forze antagoniste vennero sconfitte, mentre sul campo rimasero oltre 500 morti.

Il giorno 5 maggio Camillo Berberi, noto esponente anarchico, poco dopo aver commemorato la morte di Gramsci a radio Barcellona, venne prelevato dalla sua abitazione da agenti comunisti in borghese e ucciso in un vicolo nel centro della città.

Dieci giorni dopo il nuovo governo repubblicano guidato da Negrin, escluse gli anarchici dal governo.

In agosto venne annullato il decreto sulle collettivizzazioni agricole, preceduto dalla precedente invasione dell’ 11° esima divisione del generare Lister ( simpatizzante comunista ).

I terreni precedentemente confiscati, erano stati restituiti agli ex proprietari che avevano garantito l’appoggio all’esecutivo repubblicano, mentre gli altri vennero nazionalizzati. Nello stesso mese le miniere e le industrie passarono sotto il controllo dello stato.

Alla fine la rivoluzione anarchica fu distrutta dai suoi stessi “alleati”.

Barcellona, il principale anarchico, capitolò nel 1939, senza colpo ferire, la popolazione stremata dalla fame e dalle lotte interne accolse Franco quasi come un “liberatore”.


03/09/2007
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