domenica 6 gennaio 2019

GUEVARA: "ASSASSINO E CARNEFICE" LE MENZOGNE DEL MONDO BORGHESE


di Maurizio Barozzi

Se fate un giretto nel Web cercando notizie sul Che Guevara, vi troverete l’abietto tentativo del potere borghese, dei suoi manutengoli e dei cretini e creduloni di turno, per insozzare la figura del “Che”, attraverso menzogne varie.
Sono tutte balle state partorite da ambienti statunitensi, con l’”acquisto” di alcune testimonianze a suon di dollari, per i loro canali alla History Channel.
Da ricercatore storico le ho catalogate e studiate ed ovviamente avendo testimonianze esattamente contrarie ed essendo inutile metterle a confronto, ho messo in atto un metodo storiografico per trovare la verità: quello di cercare lettere in tempo reale, dell’epoca, e vedere cosa ci si diceva. Capirete da soli perché il “Guevara carnefice” è una menzogna.
Le menzogne su Guevara presero una certa consistenza dal 1997 grazie alla Cia con il pubblicare le dichiarazioni di suoi agenti o manutengoli, spesso Cubani traditori.
L’incrocio degli scritti d’epoca, viceversa conferma indiscutibilmente la generosa, disinteressata ed eroica natura di Guevara, oltre ogni ragionevole dubbio.
Il resto è solo propaganda mentoniera, di nessun valore.
A una protesta di suoi ufficili, che si lamentavano che Guevar curasse i feriti e non li fucilasse subito, egli scrise quanto segue:
«”Il nostro atteggiamento contrasta con quello del nemico, Essi danno il colpo di grazia ai nostri feriti, e abbandonano i loro. Con il tempo questo diventerà un fattore del nostro successo”» Che” Guevara
Ma ho anche trovato lettere , scritter all0epoca da guerriglieri ai loro familiari, che si lamentavano che Guevra era troppo premuroso con i vinti e i prigionieri, che non lo meritavano, e con la sua pretesa di interrogarli e giudicarli, faceva perdere tempo, mentre la soldataglia non ci pensava due volte ad eliminare i compagni catturati.
Capirete quindi che se avet4e per le mani due testimonianze opposte, una che dice che Guevara era questo, ed un'altra che invece dice che era un assassino e un carneficie, solo la prima è veritiera. Se non altro perchè al tempo non vi era nessuna ragione di scrivere a casa quelle cose ai propri familiari, lamentandosi per giunta.
Potremmo quindi chiudere io discorso qui, ma affrontiamolo comunque.
Per le asserite atrocità: (da che pulpito venivano: dagli yankee da sempre criminali ed esuli della Cuba del torturatore Batista!) sappiamo bene come i mass media statunitensi, vera arma da guerra, sono soliti accompagnare le loro campagne belliche pre e post belliche, con ogni genere di menzogna.
Su Guevara le dicerie e le menzogne presero corpo già dalla conclusione della rivoluzione cubana, digerita male negli Usa. Riviste statunitensi, da sempre maestre della diffamazione e gli esuli cubani, proprio loro! cercarono di accusare Guevara di massacri indiscriminati.
Fucilazioni, ovviamente ce ne furono, soprattutto tra poliziotti e militari che si erano macchiati di abusi, torture ed omicidi, che ci sia stato qualche eccesso è anche probabile, dato il clima post rivoluzionario, ma non scontato, e comunque per il resto siamo in presenza di vere e proprie calunnie.
E pensare che non pochi avevano spesso sottolineato la profonda umanità di Guevara verso il nemico: rispetto per i prigionieri feriti, dettato anche dalla sua sensibilità di medico, liberazione di prigionieri dopo averci parlato e spiegato le ragioni della guerriglia, anche nell’interesse per ottenere simpatie alla guerriglia, e via dicendo.
Già al tempo, in quello stesso 1959, Herbert Mattews del New York Times, che due anni prima aveva intervistato Castro, sostenne deciso: “Non sono a conoscenza di innocenti giustiziati” e ricorda ai suoi connazionali che quando i battistiani uccidevano, in genere dopo torture, negli States nessuno diceva una parola.
Fu così che il “Che” chiamò a l’Avana l’argentino Ricardo Jorge Masetti per avviare una “operazione verità”. Giornalisti latino americani fecero numerose inchieste, con fatti concreti e quello che venne fuori furono invece i crimini di Fulgencio Batista e dei suoi uomini: oltre diecimila cubani ammazzati, fosse comuni, di contadini inermi, stupri, violenze di ogni genere, nel silenzio più assoluto della stampa americana.
Ma con gli anni, l’inasprirsi dei rapporti con gli USA e il controllo della stampa internazionale da parte del potere inviso a Guevara, “documentari” TV mendaci per palati borghesi alla buona, le dicerie si sono assommate raccattando confidenze strampalate e invenzioni di sana pianta.
Oggi basta che qualcuno metta on line un articolo, un saggio, spacciandolo come verità storica, ma in realtà un compendio di idiozie, che tutti coloro ai quali quelle menzogne sono gradite e confacenti ci si buttano a capofitto.
Al destroide non pare vero, si beve tutto e lo rilancia.
Ebbene ne abbiamo scelto uno per tutti:
«Ernesto "Che" Guevara: La Verità Rossa e la Verità Vera»,
perché, a parte altri riferimmento bibliografici, abbiamo riscontrato in Internet che in genere è proprio a questo articolo menzogniero e vile, in quanto neppure firmato, (almeno noi abbiamo trovato lo stesso articolo in alcuni siti e sempre privo di firma) che si fa riferimento:
Bisogna però premettere che questo articolo è stato forse mutuato dal libro per lettori semplici e sprovveduti, di autori vari: AA.VV. “L’altra faccia del comunismo” Mondadori 1998, una retorica anticomunista di autori stranieri, atta a descrivere e contabilizzare gli eccidi compiuti dai rossi in varie nazioni ed arrivando a contarne 85 milioni, la cui attendibilità (non perché non ci siano stati eccidi, ma per la superficialità e la sommatoria demenziale che lo sostanzia, tanto è risibile che si qualifica da sè.
Sono libri quale penoso modello simile alla rivista massonica e americanizzata “Selezione di Rearder’s Digest”, che scrivevano negli anni ’50 e ‘60 sugli orrori comunisti e quelli dei nazisti, di tutti meno che degli yankee, mischiando ai fatti, dicerie, confidenze, fantasie, racconti discutibili, ecc.
Basterebbe far notare a questi deficienti, se non fossero anche dei prezzolatati, che i crimini degli yankee in ogni parte del mondo, i loro bombardamenti sui civili, le loro torture, hanno di sicuro superato ogni contabilità su tutti i crimini della storia.
Non conoscendo la data di pubblicazione on line, del suddetto articolo, non sappiamo se poi vi ha inciso anche un altro articolo pubblicato dal Corriere della Sera:
“Così il Che è diventato il logo del capitalismo” del 15 luglio 2005 a firma Alvaro Vargas Llosa un liberale politologo e saggista peruviano che vive a Washington, editorialista del The Washington Post (il che è tutto dire!), figlio dello scrittore Vargas Llosa Mario già candidato di centro destra alle elezioni presidenziali del 1990 in Perù (nel 2010 partecipò ad una riunione della Commissione Trilaterale) che si definiva un “castrista pentito” e fu tra i primi a mettere in giro dicerie.
A Vargas Llosa Jr., ebbe a rispondere con: “Un bastardo allo scoperto”, Orlando Borrego (http://www.macchianera.net/2006/…/06/su-ernesto-che-guevara/), che definì il Llosa Jr., semplicemente: un mercenario.
Orbene questo Vargas Llosa, raccattando confidenze e pettegolezzi da varie parti, elevò le sue accuse su Guevara, cominciando con il ricordare come Guevara nel 1957 aveva personalmente sparato ad un spia e traditore, Eutimio Guerra che Castro e gli altri decisero di fucilarlo, ma siccome, dicesi, nessuno voleva farlo, Guevara ritenne necessario farlo lui. Nel caso sarebbe stata una giusta, seppur drastica decisione, verso un traditore che metteva a rischio le sorti della guerriglia e la vita dei compagni. Ma oltretutto l’insinuazione di Vargas raccoglieva fonti non unanimi, perché il traditore a cui era stato anche trovato in tasca un salvacondotto dell’esercito, venne processato sul posto e il Guerra chiese solo che si occupassero dei suoi figli, quindi fu regolarmente e inevitabilmente fucilato. Punto e basta.
Il desso riportò poi le dicerie di due ricercatori della Florida, Luis Guardia e Pedro Corzo, che lavorando a un documentario su Guevara (dalla Florida si immagini quale genere di documentario si stava facendo), raccolsero la testimonianza di Jaime Costa Vázquez, un ex comandante dell' esercito rivoluzionario (qui già l’ “ex” spiega tutto) noto come «El Catalán», secondo il quale molte delle esecuzioni eseguite a Cuba erano direttamente imputabili agli ordini di Guevara.
Degli analogamente riportati ricordi di Javier Arzuaga, invece, che era il cappellano di La Cabaña, meglio sorvolare, tanto che Orlando Borrego che ebbe modo di conoscerlo, non può che riderci visto che oltretutto questo cappellano, probabilmente sadico, era esattamente il contrario di quello che si è spacciato.
Emblematico poi l’utilizzo di un'altra “confidenza” di un agente della Cia, il mezzo cubano Félix Rodríguez, quello incaricato di dare la caccia a Guevara in Bolivia e nel dopoguerra uso rilasciare i suoi “ricordi”, contraddicendosi, a TV e giornali. Nel luglio 1997 cercò anche di invalidare il ritrovamento dei resti di Guevara, sostenendo che era stata una sostituzione fatta da Castro. Tutta da ridere la versione di questo gusanos secondo il quale, egli avrebbe discusso con il “Che” catturato a La Higuera, la questione di circa duemila esecuzioni cui il “Che” sarebbe stato responsabile!
Che grado di affidabilità abbiano queste “interviste” da Tv spazzatura modello History Channel per palati alla buona come i tossico tele utenti in pantofole dell’Occidente consumista, lo rimettiamo ai lettori, noi constatiamo solo che con queste “frattaglie” altri ci hanno elaborato i loro articoli sensazionalistici su Guevara.
Forse più interessante sarebbe stato sapere quanto erano state pagate in dollari queste “confidenze”, con affidabilità pari a zero, perché di certo non vennero rilasciate gratis.
Insomma mettendo insieme tutte queste “confidenze” racimolate a destra e manca, in genere esuli cubani che vivevano a meraviglia nella Cuba - casinò di Batista, o cubani delusi o non appagati da Castro, alla ricerca di notorietà e qualche soldo, ne veniva fuori che Guevara era stato uno spietato assassino che aveva fucilato duecento, anzi no, un altro diceva quattrocento o come abbiamo visto fino a duemila persone.
E questo soprattutto sarebbe avvenuto quando Castro gli aveva affidato il comando della guarnigione del carcere di San Carlos de La Cabaña una ex fortezza di pietra divenuta una caserma militare.
Qui vennero istituiti due Tribunali rivoluzionari: uno per i crimini di soldati e poliziotti e uno per i civili (quest’ultimo non emise condanne a morte).
Guevara non ne era membro, ma come comandante della guarnigione esaminava le richieste di appello ed i direttori dei tribunali erano suoi subordinati.
Egli ne fu comandante nella prima metà del 1959, in uno dei periodi più neri della rivoluzione (en passant, ricorda Borrego che era presente sul posto, che Guevara, a loro ufficiali e militi che si lamentavano della lunghezza dei procedimenti di inchiesta sui condannati, li invitava a pazientare perché bisognava essere assolutamente certi delle responsabilità degli inquisiti).
Per la sua posizione Guevara esaminava le richieste di Appello e in alcuni casi l’ultimo verdetto era il suo. Di certo era intransigente rispetto alla necessità, quando giustificata, di applicare la pena di morte.
In merito alle sue responsabilità ha scritto lo storico messicano Jorge Castaneda:
«Le responsabilità di Guevara negli eventi a La Cabana, sebbene non possono minimizzarsi, nè l’interessato le ha mai minimizzate, devono essere considerate nel contesto di quel tempo. Non vi fu alcun bagno di sangue, né fu sterminata gente innocente in piccolo o in grande numero. Anzi dopo le violenze di Batista sorprende che ci furono così poche esecuzioni».
Ernesto Rafael Guevara Lynch il padre del “Che”, pur per quello che può valere il parere di un padre, ricorda:
«Quando io e Celia, raggiungemmo Ernesto dopo la vittoria, lui era ancora comandante della Cabana, un posto poco piacevole. Ernesto aveva un grande prestigio di serietà e di onestà e quel compito toccò a lui anche se non ne era entusiasta. Ma Ernesto non ebbe niente a che fare con il paredon famoso, il muro delle fucilazioni. Era compito della giustizia rivoluzionaria».
Secondo testimonianze sufficientemente attendibili, a La Cabaña, furono giudicati circa 500 poliziotti e militari, 55 dei quali, di sicuro, furono ritenuti criminali di guerra e fucilati. Sommando tutte le esecuzioni nel territorio, nel biennio 1959 – 1960 forse si arriva al massimo a circa 400 esecutati.
Problematico districarsi invece nel balletto delle cifre sparate allegramente e nelle “confidenze”, spesso elargite a pagamento o dietro interessi politici e non confortate da documentazioni adeguaste, anche se riteniamo che Guevara applicò senza esitazioni una prassi idonea a difendere la rivoluzione cubana, uscita da una guerriglia spietata, contro nemici ancor più spietati, ma questi articoli e servizi televisivi, non possono di certo essere ritenuti una seria “ricostruzione storica”, né tanto meno, fare di Guevara un boia e un assassino.
Non avendo potuto produrre o dimostrare esecuzioni sommarie o arbitrarie, anzi in genere soldati e sbirri di Batista che si erano solo limitati a maltrattare i prigionieri non venivano fucilati (diverso il caso invece di autori torture ed esecuzioni sommarie), hanno dovuto ripiegare su presunti atteggiamenti sadici di Guevara, inventandosi un suo diniego nel non ricevere le madri dei condannati, oppure illuderle e cose di questo genere: proprio a Guevara che aveva sempre dato prova di umanità in ogni campo.
In conclusione, se eccessi ci sono stati questo non giustifica i vili attacchi che si basano sull’accatto di “ricordi” e “rivelazioni” di soggetti che spuntano dal nulla o dalle miserie della loro storia personale e che supportano certi giornalisti benpensanti, autentici imbecilli, che mirano a tratteggiare il Guevara come un sanguinario torturatore.
Che Guevara non sia stato un pacifista (e per fortuna!) è un fatto acquisito e positivo, con buona pace dei pacifisti e dei benpensanti, ma non ha neppure senso che ci si sforzi di costruire ogni evento e situazione, magari con informazioni di seconda mano, palesemente false, per mostrare il “Guevara sanguinario”, visto che stiamo parlando di un rivoluzionario, per anni impegnato in una guerriglia sanguinosa da ambo le parti e nella difesa, non certo facile, della rivoluzione cubana, sconquasso avvenuto nella riserva di caccia americana e poi accerchiata da tutte le parti. Un Guevara, medico, che era sempre stato pretensioso nel rispetto della correttezza.
Di tutto e di più si è riversato addosso alla figura di Guevara nel tentativo di screditarlo agli occhi dei borghesi: “era un sanguinario, un sadico che alle mamme che venivano a chiedere la grazia per i loro figli prigionieri, lui le faceva attendere e poi per primo ne fucilava il figlio; perseguitava gli omosessuali,” ecc. e via di questo passo con un collage di idiozie, esagerazioni all’eccesso e macabra fantasia.
< Come gli altri nei momenti più difficili della battaglia io ho pensato di salvarmi, il “Che” mai. Più volte ci ha impedito di fare fuoco per non uccidere inutilmente. Certo avremmo potuto eliminare molti più soldati, ma il “Che” insisteva che i prigionieri fossero trattati con rispetto”>>. D. Alarcòn Benitez “Benigno”.
GUEVARA E I GAY
Ho omesso la favoletta, tutta da ridere, di Guevara persecutore di gay.
Pensate alla demenza dei destroidi: loro gli omosessuali li impiccherebbero a prescindere perè strllano come galline, accusando Guevara di averli perseguitaati.
Peccato che anche questa fola è caduta. Fu Fide Cstro, non Guevara a varare i provvedimenti
di restrizione nei campi di concentramento degli omosessuali.
Era un provvedimento necessario visto che la Mafia americana aveva fatto di Cuba uh postribolo. Bisognava fare qualcosa proprio come fece Hitler una volta preso il potere per mettere fine alla corruzione di una Berlino degenerata.
Comunque sia Guevara non c’entrava nulla e Castro nel 2010 si è scusato ufficialmente, scagionando Guevara.

TRATTO DA:
https://www.facebook.com/maurizio.barozzi.7/posts/2530880560272131

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