Maurizio Barozzi
Se interessa un thriller sotto forma di intercettazioni
radio-telefoniche intercontinentali, del 29 luglio 1943, tra Roosevelt e
Churchill, due criminali veri, ecco a voi.
Esse furono messe a
disposizione da Heinrich Müller, Generale SS Capo della Gestapo dal 1939
al 1945, passato poi al servizio della CIA. Furono secretate per molti
anni.Si consideri che a luglio ‘43 in USA si era in piena guerra e l’anno successivo, nel 1944, ci sarebbero state delle delicate elezioni presidenziali dove Roosevelt avrebbe concorso per un quarto mandato, un prolungamento eccessivo che poteva creare problemi in America).
In Italia Mussolini, dopo la caduta del 25 luglio ’43, era da alcuni giorni in mano ai carabinieri di Badoglio, il quale, con la scusa di continuare la guerra a fianco dei germanici, stava giocando un infame e pericoloso gioco con i tedeschi avendo previsto il tradimento che poi avvenne l’8 settembre.
Le trascrizioni originali della conversazione tra Churchill e Roosevelt (che assume toni da autentici gangsters) furono fatte dall’Intelligence tedesca in lingua inglese e poi tradotte in tedesco. Non mancano numerosi errori di ortografia:
R.: è Roosevelt, mentre C.: è Churchill. - 29 luglio 1943 -
R.: Ho alcuni pensieri supplementari sulla situazione italiana che ho voluto discutere con te. Ho pensato alle nostre azioni concernenti Mussolini ed il suo destino finale. Dopo che egli si sia arreso a noi.
C.: Tu devi catturare il pesce prima di cucinarlo. Non ho alcun dubbio che finirà nostro prigioniero a meno che, naturalmente, essi (gli italiani N.d.R.: ) lo uccidano o egli si sottragga alla sua esatta ricompensa suicidandosi.
R.: C’è anche la possibilità che i Nazisti possano giungere a lui? Dov’è adesso?
C.: Gli italiani ci hanno avvertito che lui è attualmente al quartier generale della polizia a Roma. Essi lo vogliono trasferire direttamente perché sembra che i tedeschi potrebbero improvvisamente decidere di rafforzare i loro effettivi in Italia e Roma diventerebbe il loro bersaglio logico. Essi (gli italiani N.d.R.) lo sposteranno.
R.: Ma essi non lo vorranno mollare, e mi riferisco ai tedeschi? Per quale genere di quid pro quo (reciproco scambio di favori, N.d.R.)?
C.: Io penso di no. Gli italiani odiano i tedeschi ed il circolo reale è molto saldamente nella nostra tasca (notare questa asserzione. N.d.R.). Noi possiamo essere ragionevolmente certi che Mussolini finirà nostro prigioniero.
R.: Sarebbe una mossa saggia, Winston? Saremmo costretti ad istruire una specie di megaprocesso che si potrebbe trascinare per mesi e anche se lo controllassimo, ci arrecherebbe problemi con il popolo. E io devo osservare che molti italiani qui sono almeno suoi segreti ammiratori (lett.<
C.: Naturalmente ci sono aspetti negativi in ogni affare, Franklin. Allora ritieni che egli (Mussolini N.d.R.: ) non si debba processare? Cosa penserebbero i nostri amici in Italia della nostra malposta generosità? Io ho ottime relazioni con certi elementi in Italia e quanto all’uomo, essi vogliono l’umiliazione pubblica e la morte di Mussolini. Sicuramente noi non siamo in un momento in cui qualche generosità è possibile. La sua morte avrebbe un salutare effetto sui nazisti.
R.: Io non dissento da questa tesi, ma, dal mio proprio punto di vista, un processo pubblico potrebbe avere connotazioni negative sulla situazione in questo Paese. Come ti ho detto c’è qualche solidarietà con la creatura (Mussolini, N.d.R.: ) all’interno della (locale) comunità italiana (negli Usa) e la domanda sarebbe che tipo di reazione avrebbe un tale processo su di essi (italiani N.d.R.: )? Io sto pensando essenzialmente alle prossime elezioni qui. Il processo certamente non finirebbe in una settimana e la chiusura coinciderebbe col periodo della presentazione delle candidature e, alla fine con le elezioni, ed il maggior pericolo sarebbe l’alienazione (delle simpatie N.d.R.: ) degli italiani che hanno, io sento, un certo significativo peso nella bilancia (dei voti N.d.R.: ).
C.: Non posso accettare che liberare Mussolini potrebbe favorire qualcuno dei nostri comuni scopi. A questo punto della storia, io credo che sia stato oltrepassato lo spartiacque ed è giunto per noi il momento adesso. Non ritengo che la guerra finirà subito, ma la percezione è che noi siamo sulla via Triumphalis ora, non sulla via Dolorosa come siamo stati per così tanto tempo (Churchill aveva capito male, Roosevelt non voleva liberare Mussolini, N.d.R.).
R.: Io non volevo dire che dovremmo rilasciare il diavolo. Niente affatto. Mi riferivo al processo pubblico. Se Mussolini morisse prima che un processo potesse aver luogo, penso che noi staremmo meglio in tutti i sensi.
C.: Tu suggerisci che noi semplicemente dobbiamo fucilarlo (l’espressione usata testualmente è <
R.: No. Ho pensato in proposito e credo che se Mussolini morisse mentre è ancora agli arresti in Italia (<
C.: Non credo che anche se io chiedessi un simile favore agli italiani essi lo asseconderebbero. È mia convinzione che essi vogliano avere la loro vendetta su lui in un modo prolungato e pubblico per quanto è possibile. Tu sai quanto gli italiani amino urlare e gorgheggiare intorno alla vendetta nelle loro opere. Puoi immaginarti loro rinunciare all’opportunità di gesticolare e parlare in pubblico?
R.: Io avevo in mente che, dopo che noi stessi troveremmo un accordo qui, potremmo eliminarlo mentre è ancora nella loro custodia (italiana N.d.R.: ). Allo stesso tempo potremmo fare pubbliche richieste per la sua consegna per un processo (finalmente l’americano svela il suo criminoso progetto, N.d.R.). Ciò sarebbe (un’evoluzione N.d.R.: ) un po’ più dolce rispetto all’affare Darlan (Jean F. Darlan, Ammiraglio e uomo politico francese, per gli equilibri tra Roosevelt e Churchill era culminato nell’uccisione di Darlan da parte di un giovane agente francese, Bonnier de La Chapelle, che era stato addestrato dal Soe britannico, N.d.R.).
C.: Non posso, ma faccio un’obiezione a quell’allusione, Franklin. Quello è tutto finito e non ha niente a che vedere adesso (<
<
R.: …mentre era ancora in Francia, noi non avremmo alcun dubbio persistente. Se Mussolini fosse eliminato mentre è ancora in custodia italiana, non ci sarebbe mai un dubbio su chi lo ha ucciso. E questo dubbio non si alzerebbe più tardi a disturbare gli elettori italiani qui (negli Usa, unica preoccupazione di questo farabutto, N.d.R.).
C.: Non riesco a comprendere l’importanza vitale del voto italiano in America in relazione ai nostri scopi.
R.: Quando hai visitato Cockran (Bourke Cockran fu un politico irlandese-americano ed ex-deputato del Congresso Usa. Egli fu uno dei molti amanti di Jennie Churchill, madre di Winston, e fu famoso per la sua dizione e la presenza scenica. Winston lo visitò in America nel 1895 ed imparò da lui a preparare i discorsi, N.d.R.) non sei riuscito ad acquistare una conoscenza pratica del nostro sistema politico?
C.: Ho studiato l’uomo più che il sistema. Non riesco ad immaginare che un pugno di italiani nel tuo Paese possa avere una così seria influenza nelle tue decisioni.
R.: Io ti assicuro che è importante per me considerare non solo le implicazioni strategiche di tutte le nostre mosse, ma l’impatto di queste mosse sulla mia situazione (interna N.d.R.). Cose che a te potrebbero sembrare elementari non lo sono così sempre per me. Dal momento che siamo su questo argomento, io ho qualche commento sull’affare Sikorski (Władysław Sikorski, generale e politico polacco, dopo la caduta della Polonia si accorda con Churchill per costituire un governo polacco in esilio e continuare la guerra. Quando la Russia , che a sua volta aveva occupato la Polonia, entra in guerra con gli Alleati contro i tedeschi, Sikorski cerca di influenzare inglesi a americani perché intervengano presso Stalin. Dopo la scoperta delle fosse di Katyn e l’evidente massacro degli ufficiali polacchi eseguito dai sovietici, Sikorski assume posizioni fortemente antisovietiche e i russi riconoscono al suo posto un'altra autorità politica polacca. A luglio del 1943 l’aereo su cui viaggiava Sikorsky, precipitò misteriosamente presso Gibilterra, N.d.R), e dovrebbe illustrare il mio punto (di vista, N.d.R.)
C.: Anche questa faccenda è finita. Finita e messa a posto. Io ho pagato alla creatura un grande tributo alla Camera, come tu sai, e l’argomento è morto come lui.
R.: Morto e marcio. Non mi occorrono le frenetiche comunicazioni di Ed Kelly a Chicago circa gli atteggiamenti e le apprensioni degli elettori polacchi per sapere che l’eliminazione (removal) di Sikorski fu peggiore di un crimine. Parafrasando Talleyrand, questo fu un abbaglio.
C.: Tutto ciò è stato discusso prima..
R.: Permettimi di continuare. I polacchi votano in blocco ed io ho bisogno del loro sostegno nella prossima elezione. Mi occorre anche il sostegno degli italiani, degli ebrei e dei socialisti, eccetera. L’allontanamento di Sikorski sta causando ogni sorta di guai qui, credimi.
C.: Non vedo perché ciò debba esserne la causa. Entrambi concordiamo sul fatto che la persona stava provocando sgomento e rabbia nel Cremlino e stava, con questo atteggiamento, aprendo una breccia (divisoria, N.d.R.) tra noi tutti. Noi non possiamo permettere una tale rottura in questo momento. Essa sarebbe fatale. Lo Zio Joe (Stalin, N.d.R.) ha fatto scorrette advances ai Nazisti con un occhio verso un accordo negoziato e naturalmente è realmente impossibile accertare se egli stia usando ciò per imporre il secondo fronte o se egli stia facendo sul serio. Queste cose, per quanto possano essere spiacevoli, devono semplicemente essere sistemate a favore della comune piaga. Inoltre, io non posso credere che tu abbia dimenticato la nostra personale discussione su questo argomento quando io fui a Washington l’ultima volta. È stato solo due mesi addietro, dopotutto, e le tue personali vedute hanno combaciato perfettamente con le mie sulla faccenda.
R.: Non ho mai detto in alcun momento che Sikorski avrebbe dovuto essere destituito. Ho semplicemente concordato con te, e lo Zio Joe, che Sikorski era un agitatore intransigente che stava pescando in acque agitate. Certamente ho riconosciuto che tu lo tenessi a freno. Egli era, dopo tutto, totalmente dipendente dalla nostra liberalità per il prosieguo della esistenza. Ma, dal momento che ciò è venuto fuori, metterò più calore che io possa. Il voto polacco è importante a Chigaco. Mi occorrono tutti i voti che io posso ottenere.
C.: Non c’è un modo più largo per considerare ciò?
R.: Devo ridurre le questioni ai loro princìpî elementari, Winston?
C.: Oh ti prego di far così.
R.: Se io non vengo proposto come candidato, non posso essere eletto. Comprendi questo? E se io non sono eletto, il mio probabile avversario, che è nelle mani dei reazionari e della business community, vorrà, con tutta probabilità non essere dovunque vicino ed amico e cooperare con te, o specialmente, con lo Zio Joe. Se io fallissi, l’alleanza potrebbe…e probabilmente andrebbe in pezzi. Lo Zio Joe potrebbe ben stipulare una pace separata con Hitler (Nel 1943 le indiscrezioni su contatti tedesco-sovietici vennero riportate agli anglo-statunitensi dal Generale Castellano, N.d:R.) e dove finirebbe l’Inghilterra? Hitler potrebbe rivolgere la sua furia e la sua Luftwaffe su te con gli stessi effetti avuti con l’ultima incursione aerea su Amburgo. L’Inghilterra riuscirebbe a resistere da sola senza il nostro aiuto? Il mio pensiero qui è che tu dovresti usare un po’di senso comune quando affronti questioni che hanno più di una sfaccettatura (nota era la rabbia di Stalin contro Sikorski e sul tentativo di Roosevelt di placare le acque sovietico-polacche a vantaggio del Cremlino, N.d.R.).
C.: Io non voglio esprimere il mio giudizio richiesto in questa questione. Tu sai molto bene che noi discutemmo la faccenda Sikorski nel particolare (lett. <
R.: Tu puoi farlo molto bene. Ripeto che io non avevo alcuna conoscenza anticipata, e lasciami sottolineare, in anticipo, dell’inopportuno incidente che è accaduto a Sikorski mentre egli era sotto la Vostra protezione e controllo. Quella sua fine è stata provvidenziale ed io non lo contesto, ma non voglio che tu mi attribuisca una conoscenza anteriore di questo fortunato incidente. Uno dei miei più fidati consiglieri commentò, quando apprese della disgrazia (capitata a Sikorski, N.d.R.) che troppa gente che è in disaccordo con te sembra avere fatali incidenti aerei. Sicuramente la sequenza potrebbe essere interrotta? Le navi affondano dopo tutto. Io ricordo il Lusitania.
C.: Sì, ma uno potrebbe sempre nuotare distante da una tale tragedia. È piuttosto difficile abbandonare un aereo che precipita.
R.: Noi possiamo discutere ciò nel più grande dettaglio quando ci incontreremo il mese prossimo, ma mi piacerebbe dire che in alcune questioni è necessario rinviare le realtà delle battaglie politiche che io devo affrontare su base quotidiana. E adesso noi dobbiamo concentrarci sui meccanismi della consegna di un ufficiale italiano. Ed anche, concentrarci sulle mie vedute riguardanti Mussolini. Noi dobbiamo valutare le alternative molto attentamente adesso, specialmente alla luce del trambusto riguardo al problema polacco. Rifletterai su ciò?
C.: Forse la gente di Donovan potrebbe obbligarci a ciò. Un po’ per uno non fa male a nessuno è certamente il marchio dei sinceri alleati dopo tutto.
R.: Io non ho alcun problema nel considerare questo. Mantieni la tua sorveglianza sulla creatura (Mussolini, N.d.R.) e stai sicuro che i Nazisti non verranno a sapere dove egli sia. Non so quale situazione sarebbe peggiore. Un processo pubblico o il salvataggio o la fuga di Mussolini. Egli è ancora capace di fare danno. Io devo ora ritornare a letto ma ho voluto metterti una fissazione in testa.
C.: Io preferirei che tu non mettessi un nido di vespe sulla mia testa.
R.: Ciò non è affatto mia intenzione. Tutto sommato, è un peccato che Joe Kennedy (Joseph Kennedy, già ambasciatore a Londra, padre del futuro presidente americano, aveva creato non pochi problemi alla politica guerrafondaia di Roosevelt, N.d.R.) non faccia un viaggio in aereo in Inghilterra (come vedesi oramai la conversazione tra i due è assunto toni da gangsters, N.d.R.).
C.: Ciò sarebbe quasi necessario. Noi uccidiamo qui le spie e tu come ritieni Kennedy?
R.: Un uomo pericoloso, Winston, ma fin troppo influente per questi argomenti. Bene voi avete i vostri Duchi di Windsor e di Kent ed io ho Joe Kennedy. Io non dimenticherò mai ciò che quella creatura ha fatto e detto contro di me. Ed io non gli perdonerò mai che suo figlio mi abbia apertamente sfidato alla Convenzione (democratica, N.d.R.). Sono molto stanco, Winston, e devo augurarti una buona notte. Noi possiamo parlare più tardi il mese prossimo con minor fatica.
OGNI COMMENTO E’ SUPERFLUO
TRATTO DA:
https://www.facebook.com/maurizio.barozzi.7/posts/1027866217240247
AGGIUNTO DA SOCIALE
L'assassinio di Mussolini ed il gioco delle ombre.
https://cronologia.leonardo.it/storia/a1945ze.htm?fbclid=IwAR3e77qsgXPAX_uQamDD6NTl3l28vwTkGT_8ehpEp_jH6hXuHx01g0fZjRM
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