venerdì 31 agosto 2018

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL FASCISMO IN ETIOPIA (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE)


Dall'Intervista di Lalieu Gregory e Michel Collon a Mohamed Hassan un esperto di geopolitica e del mondo arabo.  
Nato ad Addis Abeba (Etiopia), ha partecipato ai movimenti studenteschi nel quadro della rivoluzione socialista del 1974 nel suo paese. Ha studiato scienze politiche in Egitto, prima di specializzarsi in amministrazione pubblica a Bruxelles. Diplomatico per il suo paese di origine negli anni '90, ha lavorato a Washington, Pechino e Bruxelles. Co-autore di "L’Irak sous l’occupation" (EPO, 2003), ha partecipato anche a opere sul nazionalismo arabo e i movimenti islamici, e il nazionalismo fiammingo. Uno dei migliori conoscitori del mondo arabo contemporaneo e musulmano :

Tutto quello che non dovreste sapere sull’Eritrea

Il paese è stato colonizzato per primo dagli italiani, nel 1869. Come mai l'Italia, che non era un grande impero coloniale, si è ritrovata in Eritrea?

Bisogna ricollocare questo avvenimento nel contesto dell'Europa del diciannovesimo secolo. All'epoca, il vecchio continente era teatro di una lotta senza pari tra i poteri imperialistici per il controllo delle colonie e delle loro materie prime. C'era già una forte rivalità tra la Francia e la Gran Bretagna. L’unificazione dell'Italia nel 1861, poi quella della Germania nel 1871, misero in campo nuovi concorrenti.

Inoltre il mondo capitalista conobbe la sua prima grande crisi nel 1873. Questa crisi causò lo smantellamento progressivo dell'impero ottomano ed inasprì ancor più gli appetiti rivali dei poteri europei. La Germania, per esempio, voleva approfittare dello smantellamento dell'impero ottomano per acquisire nuove colonie. Da parte loro i britannici sostenevano Istanbul per bloccare l'espansione tedesca.

Il cancelliere Bismarck decise di organizzare la conferenza di Berlino nel 1885. Questo è il più grande evento nella storia del colonialismo: mentre fino ad allora le colonie erano state installate soprattutto sulle coste dell'Africa, per acquisire principalmente degli sbocchi commerciali, in questa conferenza i poteri europei dell’epoca, progettarono di colonizzare gradatamente il continente nel suo insieme.

Così, per evitare dei nuovi conflitti e rilanciare l'economia capitalista, l'Europa si accordò sulla divisione della “torta” africana. Fu durante queste discussioni, che la Gran Bretagna incoraggiò gli italiani ad installarsi nel Corno dell'Africa. La strategia dei britannici era di invitare un potere coloniale non particolarmente minaccioso, l'Italia, per bloccare l'espansione di concorrenti più seri, la Francia e la Germania.

L'Europa si divise l'Africa ma all'inizio del ventesimo secolo l'Etiopia era il solo paese indipendente del continente. Perché?

Questa particolarità è il risultato di un compromesso tra i francesi e britannici. I primi avevano progettato di allargarsi da Dakar a Gibuti. Ora, i secondi ambivano a spingere il loro impero dal Cairo a Città del Capo in Sudafrica. Se osservate una carta dell'Africa, vedrete che, immancabilmente, questi progetti coloniali erano destinati a scontrarsi. Per evitare un conflitto che avrebbe prodotto grosse perdite a tutte e due le parti, la Francia e la Gran Bretagna, hanno deciso di non colonizzare l'Etiopia. Ma gli imperialisti non hanno però facilmente rinunciato a questo territorio. Hanno sostenuto ed armato Menelik II, che regnava su una delle regioni più ricche dell'Etiopia. Col sostegno dei poteri coloniali, Menelik II ha preso il potere in tutta l'Etiopia e permesso francesi e britannici, di avere accesso alle risorse del suo impero.

Se l'Etiopia era il solo paese a non essere colonizzato, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la sua indipendenza! Quello che si faceva chiamare Menelik II, Negusse Negest dell'Etiopia, “leone” conquistatore della tribù di Judah, eletto da Dio, era solamente un agente dei poteri imperialistici, incapace di costruire un Stato moderno. Era stato scelto apposta perché cristiano ortodosso e proveniente da una delle regioni più ricche dell'Etiopia. Menelik II dirigeva un regime minoritario in un sistema feudale dunque, dove la maggioranza delle nazionalità non aveva nessuno diritto e si praticava la schiavitù. Tutto ciò ha creato molte delle disuguaglianze di cui risente, ancora oggi, l’Etiopia.

L'Eritrea, invece, fu colonizzata dall'Italia. Mussolini arrivò a dichiarare più tardi che sarebbe stato il cuore del nuovo impero romano. Quali furono gli effetti della colonizzazione italiana in Eritrea?

Quando colonizzò l'Eritrea, la popolazione italiana contava troppi contadini. Molti emigravano in Svizzera o in Francia. Altri partirono per l'Eritrea. Col suo paesaggio da cartolina ed il suo clima piacevole, la nuova colonia italiana ne faceva sognare più di uno. I coloni si stabilirono insieme ai contadini del posto. La borghesia italiana ha, allora, investito molto in Eritrea. La situazione geografica di questa colonia l'interessava particolarmente. Infatti, il paese ha delle lunghe coste lambite dal Mar Rosso; è vicino al Canale di Suez a nord ed allo stretto di Bab-el-Mandeb a sud: uno dei corridoi di navigazione più praticati del mondo, che collega il Mar Rosso all'Oceano Indiano. Gli italiani hanno investito in Eritrea dunque ed investito in piantagioni, porti, infrastrutture. Per darvi un'idea del livello di sviluppo di questa colonia, quando i britannici invasero l'Eritrea durante la Seconda Guerra mondiale smontarono addirittura le fabbriche per portarle nel loro paese!

Stesso periodo e stessi governi per la Libia



TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL FASCISMO IN ETIOPIA (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE)

«Non capisco perché fare tanto gli schizzinosi riguardo l'uso del gas. Sono fortemente a favore dell'impiego di gas velenosi contro tribù non civilizzate».

- W. Churchill - riportato nella "Biografia ufficiale di Winston S. Churchill", di Martin Gilbert (Londra, Heinemann, 1976).

Strana bestia la Storia. O meglio, diventa tale quando se ne racconta una versione di comodo, poi stravolta dal reale rincorrersi degli eventi. E' così che nasce lo stupore, la sorpresa. Peccato che non sempre nasca la rabbia per essere stati PRESI PER IL CULO (lasciatemelo dire).

Così capita che qualcuno, tempo fa, ci abbia raccontato che nella metà degli anni '30 del 1900 c'erano grandi e potenti Stati che difendevano il "bene", loro e delle povere genti africane; dall'altra parte c'era un piccolo stato malvagio ma in forte ascesa, unitosi da poco sotto un'unica bandiera, che portava morte e distruzione in Africa orientale, giusto per compiacere le diaboliche mire espansionistiche del suo cattivissimo condottiero.

Bene, questo è quello che ci hanno raccontato: l'ennesima frottola, buona solo per continuare ad alimentare il quanto mai falsato immaginario collettivo, che si regge sulla divisione del mondo in "buoni" e "cattivi". In questo scenario, U.S.A., Inghilterra e Francia rivestono sempre la parte dei "buoni"; l'Italia e la Germania quella dei "cattivi".

Ma sarà poi vero? Facciamo la vecchia prova del nove, osservando ciò che realmente accadde...

Nel 1935 l’Africa appariva un continente piegato all’Europa: Francia e Inghilterra possedevano ampie porzioni del continente, conquistate con la spada nel corso dei decenni. Il resto se lo dividevano belgi, tedeschi, portoghesi, spagnoli e italiani. Pochissimi erano i Paesi indipendenti, (tra questi l’Etiopia).
Inutile dire che il colonialismo bianco in quelle terre si macchiò di crimini atroci, (anche se il processo di decolonizzazione è riuscito a fare anche di peggio!) : basta pensare a Leopoldo II di Belgio che massacrò qualcosa come 10 milioni di indigeni nello Stato Libero del Congo; massacri analoghi si registrarono nel vicino Congo Francese. Si può parlare di veri e propri stermini anche da parte dei tedeschi con gli Herero , (65.000 persone, circa l’80% della popolazione totale), e degli inglesi nei confronti dei Boeri, (si stimano 30.000 civili morti nei campi di concentramento)[1]. Volendo, di crimini inglesi in Africa si può parlare anche a proposito della rivolta Mau Mau in Kenia, avutasi tra gli anni ’50 e ’60 del secolo, in cui i sudditi di sua maestà, pur di non perdere il potere coloniale, distrussero circa 10.000 villaggi ed uccisero circa 20.000 indigeni[2].
Questo è solo un assaggio di ciò che è avvenuto in Africa nel 1900. Ci sarebbe tanto altro da dire, ma non è questa la sede idonea. Mi preme solo sottolineare come di quanto appena ricordato si parli pochissimo. Non si dice, cioè, che Francia e Inghilterra hanno sottomesso, passato per le armi, schiavizzato e depredato intere popolazioni africane per decenni e, ciò malgrado, nell’ideale collettivo passano per Paesi civilizzatori; l’Italia nel 1935 assoggetta militarmente uno degli ultimi Paesi indipendenti, (pur facente parte della Società delle Nazioni), proprio come avevano fatto gli altri Paesi europei, e diviene la bestia nera dello scacchiere politico internazionale: scattano le sanzioni economiche, ovvero l’embargo. “Niente più armi, niente crediti, niente materie prime, non si importano più merci italiane. Sembrano provvedimenti duri ma non sarà così. La rete delle sanzioni è piena di buchi: Germania e Stati Uniti non aderiscono e altri Paesi non le applicheranno con rigore. Sarà un embargo blando e distratto, ma intanto il 7 novembre le sanzioni sono ufficialmente decretate e il 18 dello stesso mese diventano operative. In Italia si afferma una parola magica che uscirà da molte bocche: autarchia”[3].

Si sono scritte tante altre corbellerie a proposito delle operazioni fasciste nell'Africa Orientale. In particolare, Del Boca sostiene che l’Italia abbia sottomesso l’Etiopia solo grazie all’impiego massiccio dell’Iprite e di altri gas vescicanti e armi batteriologiche[4]. Di diverso avviso Petacco[5], il quale in maniera molto più prudente e credibile postula che i supposti bombardamenti furono così scarsi da non poter influenzare il corso della guerra. Diversi elementi sembrano andare a favore dello storico ligure: i telegrammi di Mussolini, (che autorizzavano il ricorso alle armi chimiche solo come extrema ratio), i supposti quantitativi di armamenti impiegati, la mancata dotazione dell’esercito italiano di protezioni specifiche contro questi gas, le testimonianze dei presenti. Ipotesi che, considerate unitamente, portano a concludere che,se questi gas sono stati effettivamente impiegati, hanno avuto un ruolo marginale. Probabilmente per il controllo dei territori occupati o a titolo di rappresaglia, ipotesi tollerate dal Protocollo di Ginevra del 1925, (l'uso, la produzione e lo stoccaggio di armi chimiche e batteriologiche è stato vietato solo nel 1993)[6].

Interessante questa testimonianza tra le altre nel link precedente sull'uso dei gas, almeno avranno risparmiato sul costo del rancio:

“Il Giornale d’Italia” del 29/4/96, il Sig. Giulio Del Rosso testimonia: “Posso tranquillamente affermare che nel settore del fronte etiopico, dal fiume Mareb, confine fra l’Eritrea e l’Etiopia, fino al Lago Tana (oltre 1000 Km. pedibus calcantibus) ove ha operato il VI° Corpo d’Armata, comandato dal generale Babbini e del quale faceva parte il mio reparto, non sono mai stati impiegati gas tossici. Avevo raggiunto, Addis Abeba dopo le ostilità ed avevo avuto l’occasione di contatti con commilitoni provenienti da altri fronti e da altre località ove si susseguirono battaglie cruente e sanguinose, non ho mai sentito la parola ‘gas’ (…)”.
"Altra perla me la riferì una graziosa francesina incontrata a Firenze nel ‘37, secondo la quale giornali francesi ed inglesi riportavano che noi Cc.Nn. avremmo mangiato a colazione bambini abissini".

Propaganda ... propaganda, ci hanno ammazzato di propaganda, ci stanno ammazzando di propaganda ....(NdR Arturo Navone)

Nulla si dice poi delle torture subite dai militari italiani caduti nelle mani del nemico, (oggetto spesso di riti tribali, incentrati sull’evirazione), né dell’impiego di armi proibite da parte degli etiopi, (come ad esempio di proiettili “dum-dum”, anche detti “ad espansione” o “a fungo”). Questo, tuttavia, non è un gioco a chi fu più crudele. Vi invito, pertanto, a ricercare nella rete la descrizione di questi trattamenti. Fatelo per cultura personale: la ricerca non è difficile!

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