Le opere di bonifica idrogeologica,
ebbero grande impulso in Italia nel decennio 1928-38. Tralasciando i
lavori progettati o eseguiti in maniera occasionale, parziale o limitata
in periodo romano (val di Chiana, val Reatina, lago Fucino) e nel
Quattrocento, a cura della Repubblica di Venezia (i bacini dei fiumi
Piave, Brenta Adige, Po), poi all’inizio del Seicento, per volere del
papa Clemente VIII e nella metà dell’Ottocento per iniziativa
dell’ultimo Borbone (le famigerate paludi pontine), alla fine del
medesimo secolo, lo stato unitario emanò nel 1882 una legge quadro
stilata da Alfredo Baccarini (ingegnere romagnolo, all’epoca ministro ai
Lavori Pubblici nel gabinetto Agostino Depretis), che considerò la
bonifica come mezzo di prosciugamento sistematico delle paludi, con
finalità prevalente antimalarica. Invece, le prime tre leggi emanate in
periodo fascista, vale a dire la prima (datata 30.12.1923 n.3256), la
seconda (la legge Serpieri del 18.5.1924 n.753, che prese il nome da
Arrigo Serpieri, il sottosegretario all’Economia Nazionale) e la terza
(del 20.11.1925 n.2464) furono concepite in un piano sistematico di
riassetto idrogeologico allo scopo di valorizzare agricola del
territorio, il lavoro, l’urbanizzazione ed i mezzi di infrastrutture
(strade, ponti, ferrovie, ecc.), come Benito Mussolini preannunciò poco
dopo nel febbraio 1927, all’atto della costituzione del Consorzio
Nazionale Credito Agrario. In seguito, con la legge 24.12.1928 n.3134
(la legge Mussolini), fu costituito un sottosegretariato per la Bonifica
Integrale e, con decreto 12.9.1929 n.1661, fu nominato direttore il
prof. Arrigo Serpieri. “Bonifica integrale – come rileva Giuseppe
Tassinari, nell’opera fondamentale “La bonifica integrale nel decennale
della legge Mussolini”, Bologna 1938 – significò completa utilizzazione
agraria dei terreni, prosciugati e sistemati dallo stato, ed
unificazione dell’azione di bonifica pubblica e privata. Significò,
inoltre, attività di generale progresso dell’agricoltura, sia mediante
la radicale trasformazione dell’ambiente fisico, sia col perfezionamento
dei sistemi di produzione terriera”. Con la predetta legge, il piano di
riassetto globale idrogeologico, estese l’ambito territoriale (compresi
meridione ed isole) e strutturale (urbanizzazione, irrigazione sviluppo
agricolo, acquedotti). La previsione di spesa fu di sette miliardi di
lire, così divisi per voci: bonifica idraulica di tutti i territori del
regno; realizzazione di acquedotti nell’Italia meridionale ed insulare;
costruzione di borgate e fabbricati rurali isolati nell’Italia
meridio-insulare, esecuzione di opere irrigue in Italia
settentrio-centrale, costruzione di strade interpoderali ed
approvvigionamento idrico. La spesa globale ammontò ad oltre sette
miliardi di lire, un finanziamento davvero imponente in rapporto a
quell’epoca; inoltre, tale erogazione fu successivamente integrata con
legge 28.5.1936 n.1204 con altri cento milioni e con il rdl 13.1.1938
n.12 ancora con tre miliardi. Sulla distribuzione territoriale è da
sfatare il luogo comune che il regime abbia privilegiato il nord: il 38%
dell’erogazione andò all’Italia settentrionale, il 19% alla centrale,
il 43% alla meridio-insulare. L’attività fu svolta direttamente dello
stato e da trecentotrentotto consorzi di bonifica e da privati. Stando
al rapporto di Giuseppe Tassinari (nato a Perugia nel 1891, libero
docente di Economia rurale nell’Università di Perugia, poi
sottosegretario ad Agricoltura e Foreste ed, infine, a Bonifica
Integrale, autore di vari scritti specifici, morto a Salò nel 1944
durante un’incursione aerea), alla data 1° luglio 1938, le opere erano
state ultimate in 2500 kmq., mentre altri in 3.000 kmq. erano in fase di
esecuzione od ultimazione. Erano state realizzate le seguenti opere:
oltre 6.000 km. di strade di bonifica, 4.500 km. di strade
interpoderali, 18.000 km. di canali di scolo ed irrigazione, 3.700 km.
di argini, 1300 impianti idrovori della potenza complessiva di 144.000
hp, 800 kmq. resi irrigabili, 68 borgate rurali, tutte in Italia
centro-meridionale, 35.000 case coloniche, 44.000 fabbricati annessi,
20.000 stalle per la capacità di 250.000 capi di bestiame, 600 km. di
condutture idriche rurali. Per l’azione bonificatrice, che all’inizio si
era concentrata nel settentrione (pianure padana e veneta) si attivò in
particolare l’Opera Nazionale Combattenti, nata dal seno
dell’Associazione Nazionale Combattenti Reduci, costituita nel 1918, poi
divenuta ente morale ed economico col riconoscimento dello stato
(1923). Le località interessate furono in Italia settentrionale
(territorio tra il Po di Volano, le valli di Comacchio ed il Po di
Primaro, Bassa friulana, Lagugnaga, Piave, S.Michele al T., Cellina
Meduna, Aurana di Zara, delta del Brenta, Medio Adige, S.Stino di
Livenza, bretella di Bederobba, Monforesta, Renana e Burana, Vallata del
Secchia, val d’Orcia, fiume Morto a S.Rossore, maremma toscana), in
Italia centrale (tenute di Coltano, dell’Alberese, area Porto Maccarese
Pagliate ed in Italia meridio-insulare (Paestum, riva sx del Sele,
Garigliano, Licola, piana di Sibari, S.Eufemia e Rosarno, piana di
Catania, lago di Lentini, S.Cataldo, S.Cesario, Arneo, Stornara,
Montepiano, S.Luri e Nurra, Tavoliere di Puglia e Basso Volturno). A
proposito la bonifica di quest’ultimo territorio, a causa, dell’inerzia
dei proprietari terrieri agli obblighi loro imposti dal piano, l’Onc il
1° aprile 1939, alla presenza di Mussolini, ebbe inizio una fervida e
frenetica opera di appoderamento su una superficie di 70 kmq, col
compito di trasformare nel giro di due-tre anni quello era “alle porte
di Napoli il regno delle bufale”, in un comprensorio poi solcato da una
fitta rete di canali di irrigazione ad alto potenziale di produzione
agricola. Nei termini fissati oltre mille case coloniche, con numerosi
poderi, in media di otto ettari, vennero costruiti ed assegnati ad
altrettante famiglie coloniche. Ma l’opera svolta per la redenzione
dell’agro pontino eccelle tra tutte le altre per la grandiosità e
completezza dell’impresa. L’agro, delimitato dalle catene dei monti
Lepini ed Ausoni, da Terracina, dal Circeo, da Cisterna e da Nettuno,
costituiva da duemila anni, lungo il litorale che si estendeva tra Roma e
Gaeta, una landa boschiva, melmosa, paludosa e pestilenziale, ove si
svolgeva una vita primitiva da mandriani, largamente falciati dalla
malaria. La vastissima zona (100 kmq) era priva di strade, tranne la
vecchia Appia, detta la fettuccia, che fiancheggiava il canale Linea
Pia, l’unica realizzazione portata a termine da papa Pio VI. I lavori
iniziarono nel 1927, ma alquanto dopo, solo nell’inverno dal 1929,
Mussolini, accompagnato dal ministro dei Lavori Pubblici, Araldo Di
Crollalanza, resosi conto dell’immanità dell’impresa, concepì tracciare
le linee dello svolgimento dei lavori primari e secondari e, trascorso
un anno di lavoro preparativo, con decreto 28.8.31, affidò all’Onc il
compito di risolvere il problema al più presto. Dall’inizio effettivo
dei lavori di scavo e di bonifica e di costruzione di comuni e borgate e
la nuova provincia di Littoria, nel corso di pochi anni Mussolini
inaugurò Littoria il 18.12.1932, Sabaudia il 15.4.1934, alla presenza
del re e della regina, Aprilia il 28.10.1937, Pomezia il 29.10.1939,
infine Pontinia il 18.12.1939. Il 26.10.1942 a Littoria, in un’imponente
manifestazione di coloni e popolo, affluiti dagli altri centri della
nuova provincia, fu ratificato l’atto conclusivo della realizzazione
bonificatrice. Erano state costruite 18 borgate, 500 km. di canali,
1.780 km. di collettori terziari, 15.000 km. di collettori poderali,
1.400 km di strade, 21 km di acquedotti, 640 km di linee elettriche
a.t., 1.000 km. di linee telefoniche, 1.150.000 piante; insediati oltre
60.000 coloni, immigrati dalla Bassa Padana e del Meridione, e 31.000
capi di bestiame. Circa 3.000 poderi furono realizzati dall’Onc ed altri
1.000 ad opera di vari enti: la bonifica integrale trasformò
radicalmente estese zone in tutta l’Italia. Di essa, senza tema di
confutazione, furono artefici il lavoro italiano, la competenza e
l’onestà morale dei tecnici e l’impeccabile direzione
politico-amministrativa di uomini come Arrigo Serpieri, Giuseppe
Tassinari, Araldo Di Crollalanza, Valentino Orsolini Cencelli.
TRATTO DA:
http://www.albertoperconte.it/?p=51
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