Tabularasa 2015 – “Aldo Moro doveva morire perché l’Italia non mutasse direzione”
L’omicidio Moro, le Brigate Rosse e i retroscena sul rapimento del leader della Democrazia Cristana negli anni ’70, ancora protagonisti, ancora attualissimi, sono stati al centro dell’ultimo incontro di Tabularasa 2015.
Ospite della serata Stefania Limiti, giornalista e autrice, insieme a Sandro Provvisionato, del libro “Complici – il patto segreto tra DC e BR”. La scrittrice ha discusso del rapimento, dei 55 giorni di prigionia del presidente Moro, e delle ombre ad essi relative, con Giusva Branca e Raffaele Mortelliti a Reggio Calabria.
“Nonostante il tempo trascorso dall’omicidio sia tanto – ha esordito la giornalista – noi del caso Moro non conosciamo la verità. Ne sono prova l’ultimo processo in corso relativo alla vicenda e la nuova commissione parlamentare che si occupa del ‘caso’ a distanza di più di trenta anni. Quella che abbiamo è la verità impacchettata e pattuita che è stata consegnata all’opinione pubblica e di cui si aveva bisogno”.
Stefania Limiti ripercorre tutte le tappe della storia di Aldo Moro, dal giorno del rapimento a quello del ritrovamento del corpo, dai numerosi tentativi di contattare i rapitori, ai fallimenti dovuti ai dirottamenti fatti a regola d’arte, “perché altrimenti – dice – non si spiega come mai Moro sia stato ucciso, considerando il fatto che per le Br, consegnare Moro vivo sarebbe stata una vittoria”.
“Tutti i protagonisti dell’epoca – ha sottolineato Stefania Limiti – da Morucci nel memoriale, a Gallinari, agli altri presenti in via Fani quel 16 marzo 1978, raccontano una storia identica, ma che si discosta dalla dinamica ricostruita in seguito ed incongruente con i fatti”.
“Si parla – ha aggiunto – di quattro persone armate alle quali si sono inceppate le armi che avrebbero, da sole, reso inoffensivi gli uomini della scorta del presidente della Dc per rapirlo. La balistica al riguardo è molto chiara. Gli uomini della scorta sono stati colpiti dal lato opposto in cui i brigatisti hanno dichiarato di trovarsi. L’organizzazione militare messa in pratica non apparteneva al modus operandi dei brigatisti. Tanto è vero che inizialmente il piano, in base a quanto racconta il brigatista Raimondo Etro, era diverso e prevedeva un rapimento nella chiesa frequentata da Moro. Qualcosa cambia, però, i piani cambiano”.
Secondo la scrittrice “gli uomini che hanno partecipato all’agguato erano più di quattro, ci sono intercettazioni che lo dimostrano. C’è un intercettazione di un politico calabrese, Benito Cazora, che parla di 9 uomini quel giorno. Ma ancora, le foto scomparse, i video distrutti. Le versioni cambiate più volte”.
Stefania Limiti spiega anche come “la Dc si sia resa complice di questo fatto accettando una qualunque verità, costruendo insieme ai brigatisti una verità poco plausibile, ma che ad oggi è quella ufficiale e che fa comodo agli apparati ed al sistema, che è rimasto invariato, e ad alcuni uomini, protagonisti allora e ancora oggi sulla scena dell’attualità”.
Quanto al perché si debba ricercare oggi la verità, la scrittrice ha concluso: “Intanto per una questione di giustizia e poi perché il caso Moro ha cambiato la storia dell’Italia e scoprendo chi in realtà c’era dietro a cavalcare gli eventi ci fa capire chi ha voluto che l’Italia fosse così oggi. Moro avrebbe stravolto l’Italia trovando un accordo con Enrico Berlinguer e questo a vari livelli, nazionali ed internazionali, non poteva accadere”.
http://www.strill.it/citta/2015/07/tabularasa-2015-aldo-moro-doveva-morire-perche-litalia-non-mutasse-direzione/
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