SACCO E VANZETTI - IL 22 AGOSTO 1927 I CRIMINALI AMERICANI
MISERO A MORTE QUESTI DUE LAVORATORI ITALIANI INNOCENTI..
UN GIORNO DOVRANNO PAGARE ANCHE QUESTO!
QUI VOGLIO PORTARE ALCUNE DOCUMETTAZIONI CHE DIMOSTRANO
"QUANTO ERA MALVAGIO" IL DITTATORE MUSSOLINI.
Per chi ha la pazienza di leggere tutto.
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di Maurizio Barozzi
DOCUMENTI STORICI
Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco, cittadini italiani
residenti negli Stati Uniti, venivano accusati dalla polizia statunitense di
duplice omicidio e furto di diciottomila dollari, reati che avrebbero commesso
il 15 aprile 1920 a South Braintree, nel Massachusetts.
Vanzetti veniva inoltre
condannato, il 2 agosto 1920, a quindici anni di carcere per tentato omicidio e
tentato furto, in relazione ad un episodio avvenuto il 24 dicembre 1919 a
Bridgewater, nel Massachusetts.
Il processo per i fatti di South Braintree veniva seguito
dalle Autorità Diplomatiche e Consolari italiane negli Stati Uniti. In
particolare, il Console italiano a Boston, Ferrante, dati i risvolti politici
della vicenda (sia Sacco che Vanzetti erano noti dirigenti anarchici), si
adoperava per attenuare l' effetto negativo che la militanza politica degli
imputati poteva esercitare.
Il 15 luglio 1921 la Corte di Dedham, presieduta dal Giudice
Thayer, si pronunciava per la colpevolezza degli imputati e li condannava a
morte mediante elettrocuzione.
La condanna suscitava vivaci reazioni in Italia.
Il 20 marzo 1922, i Deputati Mucci e Monici rivolgevano un'interpellanza al
Ministro degli Esteri, Schanzer.
Il Sottosegretario agli Esteri, Tosti di
Valminuta, rispondeva esponendo l'azione svolta dal Governo italiano a tutela
dei connazionali:
«La Camera [?] già sa che della sorte di costoro il Governo
si è efficacemente interessato sin dal principio del processo.
Non si mancò a
Camera chiusa di diramare comunicati alla stampa sulla situazione dei due
imputati, mentre il ministro degli affari esteri ebbe a fare personali
comunicazioni ai membri del Comitato pro Sacco e Vanzetti recatisi a conferire
con lui.
Gioverà tuttavia riassumere i fatti ed esporre quale sia lo stato di
diritto che la condanna dei giurati americani ha creato e quale sia l'opera
della difesa e quale sia il suo compito in questo momento.
E parlando della
difesa, mi è doveroso spiegare che non alludo soltanto all'avvocato difensore
ma anche all'interessamento continuo e vigile spiegato dal nostro ambasciatore
agli Stati Uniti e dal nostro console in Boston, i quali, per quanto è
consentito dai riguardi internazionali, si mantennero in continuo contatto colle
autorità locali e collaborarono per la più efficace tutela dei due arrestati.
[?]
[L]'Ambasciatore e il Console in Boston ebbero istruzioni di prestare alla
difesa ogni possibile appoggio [?].
Nè il Governo mancò di spiegare la più
vigile azione, entro i limiti posti dal rispetto alla magistratura giudicante
straniera investita del normale procedimento penale.
Giova infatti ricordare
che l'azione del Governo e per esso del rappresentante in America, era limitata
non solo dal principio generale del riguardo dovuto al potere interno di un
altro paese e specialmente verso il potere giudicante, ma anche dal fatto che
secondo la costituzione degli Stati Uniti, l'Amministrazione giudiziaria di
ogni singolo Stato è assolutamente autonoma e indipendente dal Governo
federale». (AP, CD, Discussioni, tornata 20 marzo 1922, p. 3345)
Il 9 gennaio 1923 Ferrante comunicava quanto segue
all'Ambasciatore a Washington, Caetani:
=[ Q]ualsiasi passo del Regio Governo verso lo stato di
Massachusetts, tendente ad ottenere la revisione del processo non mancherebbe
di essere considerato come un ' intromissione e quindi non avrebbe il voluto
successo [?].
Un passo a Washington porterebbe forse miglior effetto. Per conto
mio, conoscendo la estrema suscettività di questo Governo circa la
intromissione delle Autorità Federali, tanto più in materia di giustizia, nella
quale certo è nota alla E.V. il profondo convincimento dei Magistrati del
Massachusetts di esser superiori a quelli di ogni altro Stato dell'Unione, mi
permetto di esprimere l'opinione che il passo non dovrebbe avere carattere
ufficiale, la pressione dovrebbe essere qui esercitata da persona che qui non
sia estranea, o almeno non considerata come tale e la cui influenza sia
indiscussa» (Ferrante a Caetani, Boston, 9 gennaio 1923, all. a Caetani a
Mussolini, Washington, 18 gennaio 1923, ASE, Aff. Priv., I, 9).
Con un rapporto del 18 gennaio, Caetani riferiva quindi al
nuovo Ministro degli Esteri ad interim, Mussolini, di aver saggiato il terreno
al Dipartimento di Stato = per conoscere quale potesse essere l ' attitudine
del Governo federale di fronte ad una domanda di revisione del processo Sacco e
Vanzetti. Caetani così proseguiva:
Mi fu reiterato come il Governo federale sia fortemente
restio a qualsiasi passo del genere che si riterrebbe come una intromissione in
un campo esclusivamente riservato alle autorità giudiziarie degli stati
competenti. Ciò nonostante non mancherò di avvalermi di qualsiasi occasione che
mi si possa offrire per cercare di ottenere dal Senatore Lodge e dal Signor
Hughes, sia pure privatamente, un interessamento per il caso che la seconda
mozione del Collegio di difesa non venisse accolta. Dubito tuttavia fortemente
che anche tali passi abbiano effetto di sorta» (Caetani a Mussolini, Washington,
18 gennaio 1923, ibidem).
L'istanza di revisione veniva discussa il 16 marzo 1923
dalla Corte di Dedham, ma l'udienza veniva sospesa per le cattive condizioni di
salute di Sacco, che aveva iniziato uno sciopero della fame ed era stato
trasferito al manicomio criminale.
Il 12 ottobre dello stesso anno, Caetani
informava Mussolini di aver incontrato pochi giorni prima il Presidente degli
Stati Uniti, Coolidge, il quale
«Di sua iniziativa, mi disse che le Autorità giudiziarie del
Massachussets non possono essere sospettate di parzialità, esprimendo con ciò
il suo poco gradimento delle accuse mosse contro il giudice Thayer e facendomi
in certo modo capire che qualsiasi passo da parte dell'Ambasciata non sarebbe
veduto con favore». (Caetani a Mussolini, Washington, 12 ottobre 1923, ibidem)
La Corte di Dedham respingeva, il 2 ottobre 1924, l'istanza
di revisione.
Lo stesso giorno il Collegio di difesa presentava alla Corte
Suprema del Massachusetts un ricorso basato sulle stesse motivazioni già
esaminate e respinte dalla Corte di Dedham.
Il 12 gennaio 1926, Ferrante
riferiva al nuovo Ambasciatore a Washington, De Martino, ed a Mussolini che il
processo si svolgeva in un clima sfavorevole, per effetto della politica di
lotta senza quartiere alla criminalità proclamata dal Governatore del
Massachusetts, Fuller, che aveva raccomandato ai Giudici di applicare il
massimo delle pene.
Il 12 maggio anche la Corte Suprema di Boston rigettava
all'unanimità l'istanza di revisione. Il 12 giugno 1926, De Martino informava
Mussolini di un colloquio avuto con un alto ed autorevole funzionario del
Dipartimento di Stato,
«Il quale mi ha detto che questione della grazia per
Vanzetti e Sacco non concerne e non può concernere Governo Federale.
Egli mi ha
aggiunto che autorità giudiziaria del Massachusetts ha mantenuto processo
rigorosamente sul terreno criminale accertando la piena colpevolezza degli
imputati e escludendo qualsiasi riflesso di opinione politica, propaganda di
carattere politico e le vistose sottoscrizioni raccolte in tutto il mondo
servirono solo a lucro personale degli avvocati» , (De Martino a Mussolini,
Washington, 12 giugno 1926, h. 18.46, ibidem)
Subito dopo, la Difesa presentava alla Corte di Dedham una
nuova domanda di revisione, sulla base della confessione di tale Madeiros, che
si era addossato la responsabilità del crimine. Il 20 giugno 1926, il Ministro
degli Esteri inviava il seguente telegramma all'Ambasciatore a Washington:
Prego disporre Regio Console Boston agisca presso
Governatore Massachusetts. Autorizzo fin d'ora V.E. far passi presso giudici
federali nel caso questione sia deferita codesta Corte Suprema» (Mussolini a De
Martino, Roma, 20 giugno 1926, h. 4.30, ibidem).
Il 15 settembre, la Corte di Dedham respingeva anche la
terza richiesta di revisione.
Il 20 gennaio dell'anno successivo, la House of
Representatives del Massachusetts bocciava, con soli sei voti a favore, la
proposta di nomina di una Commissione d'inchiesta sul processo, presentata dal
Deputato Sawyer.
Il 5 aprile 1927, infine, anche la Corte Suprema del
Massachusetts negava la revisione della sentenza.
Il giorno successivo, il
Console italiano a Boston riferiva a Mussolini che
«Con rigetto da parte della Corte Suprema domanda di un
nuovo processo, ricorso giudiziario in questo Stato trovasi esaurito. Rimane
ancora possibile appello alla Corte Federale di Washington con esito a mio modo
di vedere quasi certamente contrario agli imputati. Unica speranza salvezza
dalla sedia elettrica risiede nella domanda di grazia fatta al Governatore Massachusetts.
Ma per i motivi più volte da me specificati [?] ritengo improbabile
accoglimento tale domanda.
Unica persona che potrebbe esercitare influenza su
Governatore Fuller sarebbe forse Presidente Stati Uniti ma ciò in via
assolutamente riservata e personale giacché qualsiasi intromissione autorità
federali in questioni prettamente statali produce effetto contrario.
Dal canto
mio ogni cosa sarà tentata all'intento salvare vita nostri due connazionali».
(Ferrante a Mussolini, Boston, 6 aprile 1927, h. 18.00, ibidem)
L'andamento del processo suscitava, nel frattempo, emozione
in tutto il mondo. Al Governatore del Massachusetts giungevano innumerevoli
telegrammi e messagi invocando clemenza. Fuller dichiarava, dal canto suo, che
la decisione sulla grazia sarebbe dipesa da considerazioni di politica interna,
del tutto sfavorevoli ai due sovversivi italiani.
Nell'informarne Mussolini, De
Martino chiedeva di essere autorizzato a fare passi amichevoli in via del tutto
riservata presso Coolidge (De Martino a Mussolini, Boston, 7 aprile 1927, h.
18.38, ibidem).
Il 9 aprile 1927, Mussolini pregava De Martino di = Fare senz '
altro presso Presidente Stati Uniti passi a favore Sacco e Vanzetti (Mussolini
a De Martino, Roma, 9 aprile 1927, ibidem).
Lo stesso giorno, la Corte di Dedham fissava l'esecuzione di
Sacco e Vanzetti per la settimana che avrebbe avuto inizio il 10 luglio 1927.
Il 2 giugno tuttavia, il Governatore Fuller, stimolato da un intervento
dell'Arcivescovo di Boston e Primate d'America, Cardinale O' Connell, decideva
di procedere personalmente ad un riesame del processo, nominava una commissione
di tre persone per coadiuvarlo a tale scopo e rimandava l'esecuzione alla
settimana avente inizio il 10 agosto.
Mussolini inviava quindi la seguente
lettera all'Ambasciatore statunitense a Roma, Fletcher:
«Non è il Capo del Governo Italiano che si rivolge a voi in
questo momento, ma è un uomo che vi è sinceramente amico ed è non meno
sinceramente amico del grande popolo degli Stati Uniti.
Con questa lettera di
carattere assolutamente confidenziale, mi permetto esprimervi la mia opinione
sulle ultime fasi del caso Sacco-Vanzetti, perché voi, se lo potete o lo
volete, trasmettiate a S.E. il Governatore Fuller a Boston.
Al punto in cui
sono arrivate le cose - dopo che i due detenuti hanno effettuato da sei giorni
lo sciopero della fame - l'urgenza di una decisione è più che mai evidente.
Tutto l'atteggiamento del Governatore Fuller, mi fa pensare che egli è
favorevole alla commutazione della pena.
Ebbene, il suo atto di umanità sarà
tanto più nobile, quanto meno si sarà fatto attendere.
D'altra parte non
bisogna nascondersi che l'agitazione negli elementi di sinistra in tutto il
mondo è andata - in questi ultimi tempi - intensificandosi, come è dimostrato
dalle bombe lanciate a Buenos-Ayres contro l'edificio della Ford e la statua di
Washington.
Ora se l'atto di clemenza ritarda ancora, può dare l'impressione
che l'Autorità Americana abbia ceduto alla pressione di questa attività
sovversiva mondiale e questa impressione può nuocere al prestigio degli S.U. Io
mi auguro che S.E. Fuller dia un esempio di umanità.
Questo esempio, potrà
luminosamente dimostrare la differenza dei metodi fra il bolscevismo e la
grande repubblica americana, nonché far cadere dalle mani dei sovversivi un
motivo di agitazione.
Come ripeto a V.E. questa mia lettera è strettamente
personale, ma E.V. è autorizzata a farne quell'uso discreto che riterrà più
opportuno. Mi è grato di cogliere questa occasione, per esternarle Caro
Ambasciatore, i sensi della mia cordiale amicizia». (Mussolini a Fletcher,
Roma, s.d., ibidem)
Il 4 agosto 1927, Fuller comunicava a Ferrante il testo
della sua decisione contraria a Sacco e Vanzetti.
Lo stesso giorno una
relazione del Ministero degli Esteri riepilogava le circostanze di fatto e le
vicende processuali, e così proseguiva:
«Fin dall'inizio del primo processo contro Vanzetti (luglio
1920) le Regie Rappresentanze si sono interessate per assicurare giustizia sia
a lui che al Sacco.
Tanto la Regia Ambasciata quanto il Regio Console in Boston
[...] prestarono ininterrottamente alla difesa tutto l'appoggio compatibile con
la loro missione, e nel 1921 per il loro intervento si ottenne un rinvio del
processo fino al 31 maggio, mentre durante lo svolgimento della causa il Regio
Console personalmente si recò a visitare in carcere gli imputati esortandoli ad
astenersi durante il dibattimento da dichiarazioni di fede contrarie al loro
interesse.
Ma, come lo dimostra l'acclusa documentazione (che riporta soltanto
la corrispondenza più saliente) l'azione delle Regie Rappresentanze fu
continuata ed intensificata dopo l'assunzione al potere del Governo Nazionale.
Il Regio Ministero infatti, se da un lato ha constantemente chiesto e ricevuto
minuziose informazioni sullo sviluppo delle varie fasi del procedimento,
dall'altro è prontamente intervenuto ogni volta che è stato possibile,
istruendo il Regio Ambasciatore e il Regio Console perché svolgessero presso le
Autorità Americane [...] sia statali che federali, quell'azione che, negli
stretti limiti consentiti dagli usi internazionali e dalla particolare
posizione della magistratura giudicante sembrava opportuna per ottenere la
migliore considerazione del caso Sacco-Vanzetti.
Invece in ogni tempo, ogni
intervento da parte delle Regie Autorità, ha incontrato le maggiori difficoltà.
Durante lo svolgimento del processo esse si sono trovate di fronte alla gelosa
indipendenza del potere esecutivo delle Corti Americane del Massachusetts
contrarie ad ogni ingerenza, sia del Governo statale, sia, e anche più, del
Governo federale di Washington [...].
Tale indipendenza ha necessariamente
limitato l'azione del Regio Console di Boston ad un paziente lungo lavoro di
modificazione dell'ambiente entro il quale il processo doveva svolgersi,
creandovi cioè una corrente favorevole agl'imputati [...] cercando di
sostituire nell'opinione pubblica, all'elemento politico, quello del dubbio
della loro colpevolezza, conquistando alla causa il sostegno della stampa e di
persone influenti. Chiusosi poi il processo colla definitiva condanna degli
imputati, quando le Regie Rappresentanze hanno potuto avvicinare direttamente
il Governatore, cui spettava di esercitare la prerogativa di grazia, è apparso
chiaro come, nonostante le nostre pressioni egli trovasse arduo esercitare
l'invocata clemenza per tre ragioni e cioè :
1°) perché la recente
recrudescenza della criminalità aveva fatto sospendere da oltre un anno ogni
commutazione di pena
2°) perché secondo molti la grazia sarebbe considerata
come un atto di debolezza dinanzi alle intimidazioni dei sovversivi
3°) perché
l'intera magistratura vedrebbe nella grazia una condanna morale dell'opera
delle Corti e del sistema giuridico dello Stato del Massachusetts. Ciò non
pertanto, su istruzioni di S.E. il Capo del Governo [...] il Regio Console in
Boston ripetutamente avvicinava il Governatore Fuller, cercando di fargli
comprendere come la grazia non significherebbe un trionfo pei sovversivi bensì
una buona occasione per compiere un'azione umana. Istruzioni venivano ancora
inviate al Regio Ambasciatore di agire, se appena possibile, verso il
Presidente degli Stati Uniti [...].
Ma alle difficoltà inerenti al caso si
aggiungevano per le nostre Rappresentanze difficoltà d'ordine esterno e
provenienti dall'elemento che avrebbe dovuto cercare di ottenere una soluzione
favorevole della dolorosa questione. [...]
Nonostante la suesposta situazione,
perché nessuna via rimanesse intentata, S.E. il Capo del Governo, rivolgeva,
recentissimamente ed in via del tutto confidenziale un ultimo appello
all'Ambasciatore degli Stati Uniti in Roma, quasi a conclusione dell'opera
diuturna svolta in favore di Sacco e Vanzetti dal Governo Nazionale che davanti
alla condanna capitale loro imposta, ha voluto dimenticare le idee professate
da loro e dai loro sostenitori, accaniti avversari del Regime, per ricordare
soltanto che essi sono italiani». (Relazione del Ministero degli Esteri, Roma,
4 agosto 1927, ibidem)
Il 6 agosto, Mussolini, dopo aver ricevuto un telegramma del
padre di Nicola Sacco, Michele, che sollecitava il suo intervento, scriveva al
Prefetto di Foggia, Siragusa, di comunicargli che
= Da molto tempo et assiduamente io mi sono occupato della
posizione di Sacco e Vanzetti et che ho fatto tutto il possibile -
compatibilmente colle regole internazionali - per salvarli dalla esecuzione
(Mussolini a Siragusa, Roma, 6 agosto 1927, s.h., ibidem).
Un ulteriore ricorso alla Corte Suprema di Boston veniva respinto
il 7 agosto 1927.
Due giorni dopo, il Sottosegretario agli Esteri, Grandi,
scriveva a Barduzzi, Console italiano a Marsiglia, città fra le tante dove si
erano svolte manifestazioni a favore di Sacco e Vanzetti, che
= Ogni mezzo compatibile colle regole internazionali è stato
usato Governo Nazionale favore Sacco Vanzetti, impartendo opportune istruzioni
Regio Ambasciatore Washington et Console Boston. Recentemente ancora S.E. Capo
del Governo raccomandava personalmente con vibrante lettera sorte Sacco
Vanzetti interessamento locale Ambasciatore Stati Uniti» (Grandi a Barduzzi,
Roma, 9 agosto 1927, h. 1.30, ibidem).
Il 22 agosto Sacco e Vanzetti salivano sulla sedia
elettrica.
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ED OGGI LA STORIOGRAFIA RENDE GIUSTIZIA.
(12 marzo 1996) - Corriere della Sera
Mussolini segreto: aiutò Sacco e Vanzetti
Lo storico americano Philip Cannistraro ha scovato in Italia
importanti documenti che confermerebbero l' impegno del Duce Le lettere inviate
tra il ' 23 e il ' 27
Mussolini segreto: aiuto' Sacco e Vanzetti
Lo storico
americano Philip Cannistraro ha scovato in Italia importanti documenti che
confermerebbero l' impegno del Duce Le lettere inviate tra il ' 23 e il ' 27 -
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MILANO . Il caso Sacco e Vanzetti mobilito' negli anni Venti
l' opinione pubblica mondiale.
Arrestati sotto l' imputazione di omicidio per
rapina i due anarchici vennero condannati a morte e giustiziati il 25 luglio
1927 nonostante l' assoluta mancanza di prove.
Per salvarli si impegnarono
uomini celebri come Anatole France e Albert Einstein.
Anche Benito Mussolini,
si e' sostenuto per lungo tempo, cerco' ripetutamente di salvare i due operai
emigrati negli Stati Uniti.
Uno dei maggiori studiosi americani del Fascismo, Philip
Cannistraro, ha scovato i documenti che confermano questa tesi.
Cannistraro, professore emerito di studi italo americani al
Queen' s College della City University di New York pubblichera' sull' argomento
un lungo saggio sul prossimo numero del "Journal of Modern History",
la prestigiosa rivista della University of Chicago.
Titolo dell' articolo: "Sacco e Vanzetti, Mussolini e
gli anarchici".
Cannistraro ha trovato le nuove carte negli archivi del
ministero degli Esteri italiano, piu' in particolare in un fondo proveniente
dall' ambasciata italiana di Washington. Dai documenti emergerebbe che
Mussolini riteneva il tribunale americano "pregiudizialmente"
prevenuto nel giudicare Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
Il primo passo
condotto, in maniera riservata, dal Duce per chiedere una revisione risale al
1923 e l' ultimo ai primi giorni di agosto del ' 27. Un mese prima dell'
esecuzione (25 luglio) il Duce scrisse una lettera al governatore del
Massachusetts, Alvan Fuller, in cui chiedeva di salvare la vita dei due
condannati, sottolineando che la loro morte rischiava di trasformarli in
martiri della sinistra.
E aggiungeva: "La clemenza dimostrera' la
differenza dei metodi bolscevichi da quelli degli americani".
Mussolini
intrattenne una regolare corrispondenza sia con il console generale italiano a
Boston, sia con l' ambasciatore italiano a Washington, Giacomo De Martino.
A quest' ultimo, il 9 aprile 1927, Benito Mussolini scrisse
un telegramma per sollecitare l' intervento di Calvin Coolidge: "Faccia tutto
il possibile per fare un passo presso il presidente degli Stati Uniti per conto
di Sacco e Vanzetti".
"Le mie ricerche . ha spiegato Cannistraro . mostrano
una forte simpatia personale di Mussolini verso gli anarchici, considerati da
lui uomini di fegato.
Tuttavia nella trattativa diplomatica a favore di Sacco e
Vanzetti mantenne sempre un atteggiamento pragmatico e mai ideologico".
L' interessamento di Mussolini al caso Sacco e Vanzetti,
comunque, non e' una novita' .
Piuttosto "e' una conferma di quanto gia'
si sapeva", commenta Piero Melograni.
E nota anche la vicinanza del
giovane Mussolini agli ambienti anarchici.
Le lettere ritrovate sono documenti
preziosi ma non sorprendono. "Mussolini . aggiunge Melograni . credo fosse
seriamente convinto dell' innocenza dei due anarchici.
A questo si sommava la condizione dell' italiano emigrato e
maltrattato.
Infine, a spingere il Duce a intervenire, c' era sicuramente la
crescente pressione dell' opinione pubblica impegnata nel tentativo di salvare
i due operai italiani".
Corriere della Sera
Aggiunto da SOCIALE
Aggiunto da SOCIALE
Sacco e Vanzetti, morti innocenti 85 anni fa
http://achatnuarproduction.blogspot.it/2012/08/sacco-e-vanzetti-morti-innocenti-di-85.html
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