Articolo che fa seguito alle infinite
(perdonatemi l’espressione) stronzate
del dottor (bah!) Pasquariello
di Filippo Giannini
Alcuni
lettori ricorderanno la mia risposta ad un malato
di antifascismo pubblicata in uno dei numeri precedenti de Il Popolo d’Italia, nella quale avevo
preannunciato un elenco parzialissimo del male che fece Benito Mussolini
al popolo italiano.
Ripeto
ancora una volta che di economia ne capisco poco, ma quel poco mi induce a ritenere
che la soluzione dei mali che attualmente ci rendono la vita impossibile,
ebbene – e lo ripeto – la soluzione, o almeno una soluzione parziale si trova
nel periodo del male assoluto (che
sempre sia benedetto).
Nonché un’altra soluzione, anch’essa almeno
parziale, della disoccupazione si trova anch’essa sempre nel mai sufficientemente deprecato Ventennio
(che sempre e ancora sia benedetto), con l’anarchia, cioè bastare a se stessi,
promuovendo, esaltando e incoraggiando il lavoro italiano.
Sia chiaro un principio: quel che faccio e
quel che scrivo sull’ argomento non è per
nostalgia (pur avendo vissuto “uno spicchio” di un periodo esaltante e
irripetibile), ma per contribuire alla giusta rivalutazione di un grande uomo
quale fu Benito Mussolini.
I lettori
più attenti ricorderanno che in un mio precedente articolo mi impegnai a
fornire una spiegazione sul motivo che spinse l’intellettuale Cesare Muratti a
scrivere, nel 1983, questa osservazione:
“Diciamo finalmente la verità VERA (maiuscolo nel
testo, nda): in un certo momento il 98% degli italiani era per Mussolini”.
Con l’aiuto di Alessandro Mezzano e del suo
meraviglioso saggio proverò a presentare la risposta.
http://pocobello.blogspot.it/2010/09/i-danni-del-fascismo.html
http://pocobello.blogspot.it/2010/09/i-danni-del-fascismo.html
Quel che
segue è un elenco “frammentario ed incompleto, ma significativo, di alcune
leggi, riforme ed opere che furono realizzate dal Fascismo e che cambiarono il
volto della società italiana, ottenendo al regime e a Benito Mussolini quel
consenso popolare, quasi totale, che oggi la cultura e la storiografia
ufficiale si affannano a disconoscere” (purtroppo riuscendoci).
Quelli riportati più avanti sono
provvedimenti concepiti e attuati dal Regime fascista. Prima del suo avvento di
questi provvedimenti o erano appena abbozzati o, comunque mai trasformati in
leggi, oppure addirittura inesistenti non solo in Italia, ma anche in Europa e
negli altri continenti. In altre parole, per essere più chiaro, l’Italia
fascista in campo sociale, e non solo sociale, fu all’avanguardia nel mondo,
pronta a fornire, una volta ancora, al mondo intero, un nuovo RINASCIMENTO, IL
RINASCIMENTO DEL LAVORO.
Già il 24
maggio 1920, in un articolo dal titolo “L’epilogo”, Mussolini su “Il
Popolo d’Italia”aveva scritto: “Vogliamo
rendere il lavoratore partecipe della gestione dell’azienda, elevare la sua
dignità, insegnargli a conoscere i congegni amministrativi dell’industria,
evitare di questa le degenerazioni speculazionistiche”.
E, salito al potere, non perse tempo per attuare i
suoi programmi.
Scrive
Mezzano, in merito alla “Tutela lavoro Donne e Fanciulli”, legge promulgata il 26.4.1923, Regio
Decreto n° 653: “E’ una delle prime leggi sociali del Fascismo: nasce
solo sei mesi dopo la Marcia su Roma del 22 Ottobre 1922, ed è chiaramente
indicatrice di quella che sarà la politica sociale degli anni futuri del
regime. Negli anni e nei secoli precedenti né la Chiesa, né la borghesia, né i
socialisti ed i sindacati erano riusciti a migliorare ed a rendere umana la
condizione delle donne e dei fanciulli, che erano costretti a lavorare nelle
fabbriche, nelle miniere o come braccianti nelle campagne”.
“Assistenza
ospedaliera per i poveri”, legge promulgata il 30.12.23, Regio Decreto
n° 2841.
“Questa
legge trasforma in diritto alle cure gratuite la discrezionalità caritatevole
di associazioni benefiche, per lo più religiose, che fino ad allora aveva
condizionato la vita o la morte delle persone che non disponevano di mezzi
propri per accedere alle cure ospedaliere”.
Che il lettore provi ad ammalarsi nella “culla
della più grande democrazia: negli Usa” e compari l’attuale stato sociale
vigente in quel Paese con quello di“quell’Italia” di quasi un secolo fa.
“Assicurazione Invalidità e Vecchiaia”. Legge promulgata il
30.12.1923, Regio Decreto n° 3184.
“La
legge decreta il diritto alla pensione d’invalidità e vecchiaia tramite
un’assicurazione obbligatorie, al cui pagamento concorrono sia i lavoratori che
i datori di lavoro. Il lavoro, componente fondamentale del nuovo Stato
fascista, è un dovere (altro che “diritto”, come si ciancia oggi, nda)
per ogni cittadino, ma che lo riscatta da quella posizione di servitù in cui lo
Stato liberale aveva messo il lavoratore, per trarlo in una posizione di
libertà e di dignità che lo investe in quanto uomo, e non solo in quanto
lavoratore, e per questo gli assicura la certezza del sostentamento alla fine
di una carriera di lavoro”.
“Riforma della Scuola (Gentile)”. R.D.L. n° 1054 del
6.5.1923.
“La
volontà di modernizzazione, che fin dalle origini pervade il movimento
fascista, spinge il nuovo governo a progettare la creazione di una numerosa e
preparata classe dirigente, in grado di sostenere un vasto disegno di sviluppo
nazionale: obiettivo, questo, non realizzabile senza una scuola moderna,
razionale, dinamica, produttiva ed accessibile a tutti”.
La scuola
non doveva fare distinzioni tra le classi sociali, ma garantire il diritto di
studio a tutti, anche ai figli appartenenti alle classi meno abbienti.
Questa riforma
poneva le basi per una scuola più moderna.
A quest’opera di risanamento culturale e morale ha
fatto seguito, dalla fine della guerra, un rilassamento disgregativo fino a
giungere - e i lettori lo ricorderanno - al demagogico assioma del “sei
politico”, senza che i governi del tempo fossero in condizione di arrestare
la conseguente “avanzata dei somari”.
La riforma di Gentile poneva in evidenza la
preoccupazione del legislatore a ravvivare una tradizione pedagogica nazionale
con i maestri e i professori perno della vita della scuola: “La riforma
vivrà, se i maestri la sapranno far vivere”.
E con questo spirito veniva valorizzata di fronte
allo studente, la personalità dei maestri e dei professori, ad ogni livello,
dalle elementari all’università.
Oggi
il maestro e il professore sono privi di ogni autorità e lo studente si sente
autorizzato anche a deriderli e a declassificarli.
Questo nel nome di una presunta uguaglianza di
intenti.
Sicché se durante il fascismo la scuola italiana era
considerata la migliore del mondo, oggi…
“Acquedotto Pugliese, del Monferrato, del
Perugino, del Nisseno e del Velletrano”.
Valga per
tutti quanto detto per l’Acquedotto Pugliese, ricordando che questo è il più
grande acquedotto del mondo: “I primi progetti risalgono al 1904, quando
l’Ente Autonomo Acquedotti Pugliesi ne affidò l’esecuzione alla società ligure
del senatore Mambrini (sic) (…). I lavori avrebbero dovuto essere terminati nel
1920, ma nel 1919 solo 56 Comuni su 260 avevano avuto l’acqua, mentre le opere
intraprese erano spesso abbandonate, incomplete e deperivano (…). Nel 1923,
sotto il governo Mussolini, l’Ente fu commissariato e passò alla gestione
straordinaria; improvvisamente i lavori vennero accelerati, furono superate
tutte le difficoltà che sino ad allora li avevano bloccati e furono portati a
termine nel 1939”.
Nessuna
meraviglia per gli uomini di “quel regime”: il denaro pubblico
era sacro.
Oggi, invece, che si favoriscono gli appalti degli
appalti, le modifiche delle modifiche di un progetto, le tangenti, le tante,
troppe “cattedrali nel deserto”.
Vale
quanto ripetutamente scritto: qualsiasi confronto fra questo regime e quello
precedente risulterebbe insostenibile; questo è il vero motivo per il quale si
è coniato il termine “Fascismo: male assoluto” e sono nati i tanti dottor
Pasquariello.
“Riduzione dell’orario di lavoro a 8
ore giornaliere”,
R.D.L. n° 1955 del 10.9.1923
“Prima
del Fascismo quasi tutto era lasciato all’arbitrio del datore di lavoro, che
spesso, con il ricatto psicologico della disoccupazione, costringeva i
lavoratori a orari massacranti e in ambienti di lavoro malsani e insicuri”.
E’ facilmente comprensibile come questa
serie di leggi sociali, se da un lato proteggevano i lavoratori dallo
sfruttamento, dall’altra danneggiavano gli industriali, il grande capitale, gli
speculatori: e questi divennero gli oppositori del regime.
Tuttavia il cammino intrapreso dal Fascismo non si
fermerà sino a quando le potenze plutocratiche mondiali non si coalizzeranno
per abbattere un regime che stava diventando, per esse, pericoloso.
“Opera Balilla e Colonie marine per
ragazzi”.
“Con questo provvedimento”, scrive Mezzano, “il
Fascismo attuò una rivoluzione significativa sottraendo alla Chiesa, anche al
di fuori della scuola, l’educazione della gioventù che divenne di pertinenza
dello Stato”.
La “Gioventù
Italiana del Littorio” fu un’operazione colossale, mirante alla protezione
dei ragazzi che vennero sottratti ai tanti pericoli che li minacciavano.
L’attività ginnico-fisica, inculcò un’istruzione
civile e sportiva.
La
Chiesa non perdonerà mai al Fascismo questo “strappo” che si trasformerà
poi in avversione e sostegno al nemico in occasione della guerra ’40-’45.
“Opera Nazionale Dopolavoro”
Quasi in
parallelo a ciò che per i giovani era
la GIL, nasce per i lavoratori l’OND. Questo organismo ha il compito di portare
cultura e svago tra la classe operaia, che nel passato era stata costretta ad
una vita esclusivamente di lavoro, di sacrifici e d’ignoranza.
Le strutture dell’Opera raggiunsero, in poco
meno di un decennio, un livello unico al mondo.
Alcune cifre significative: 1227 teatri, 771 cinema,
40 cine-mobili, 6427 biblioteche, 994 scuole di ballo e canto, uno stabilimento
idrotermale, 11.159 sezioni sportive a livello dilettantistico con 1.400.000
iscritti, 2700 filodrammatiche con 32.000 iscritti, 3787 bande musicali e 2130
orchestre con 130 mila musicisti, 10 mila associazioni culturali.
Con l’avvento delle “40 ore lavorative
settimanali” i lavoratori e le loro famiglie possono viaggiare sui
cosiddetti “treni popolari”, il costo del biglietto è ridotto del 70%.
A guerra finita le strutture dell’OND confluiranno
nella “Case del popolo” di matrice comunista e il PCI farà propri i
principi ispiratori dell’OND facendoli passare (furbescamente) come proprie
iniziative.
“ Reale
Accademia d’Italia”, RDL n° 87 del 7.1.1926.
“Nel quadro del progetto di
risollevazione della Nazione da quello spirito di rassegnata sudditanza e di
provincialismo culturali che avevano contraddistinto secoli di storia prima e dopo l’unità, fu fondata l’”Accademia
d’Italia” allo scopo di dare lustro e dignità all’ingegno e all’arte
italiane”. L’Accademia venne poi soppressa, con Decreto Luogotenenziale del
28.9.1944, solo perché era una creazione del Fascismo.
“Dopo la sconfitta e con l’avvento della Repubblica resistenziale, rifiorirono il servilismo e il provincialismo: l’Italia borghese, clericale e anticomunista volle essere colonia culturale, politica ed economica degli USA, mentre la sinistra comunista avrebbe voluto un’Italia satellite dell’URSS”.
“Dopo la sconfitta e con l’avvento della Repubblica resistenziale, rifiorirono il servilismo e il provincialismo: l’Italia borghese, clericale e anticomunista volle essere colonia culturale, politica ed economica degli USA, mentre la sinistra comunista avrebbe voluto un’Italia satellite dell’URSS”.
In merito
all’Enciclopedia Treccani il giornalista Franco Monaco ha scritto: “In
Inghilterra esisteva da duecento anni una Enciclopedia Britannica, ma in
Italia nessuno aveva mai pensato che si potesse farne una italiana. Proprio
Gentile la suggerì all’industriale Giovanni Treccani”.
Treccani si
mise immediatamente al lavoro. Sotto la direzione di Gentile lavorarono oltre
500 redattori e collaboratori selezionati nei vari rami della cultura italiana.
Per
espresso ordine di Mussolini fu adottato lo stesso principio che vigeva per
l’Accademia d’Italia: la selezione doveva avvenire in base alla validità
professionale e culturale del candidato, accantonando ogni preclusione di
indole ideologica.
Così
all’Enciclopedia collaborarono anche noti “oppositori” e perfino alcuni
firmatari del “Manifesto” di Croce.
Il lavoro si svolse con velocità, capacità e
puntualità miracolose.
Il frutto di tutto ciò fu che l’Enciclopedia
Italiana sopravanzò, come mole e valore culturale, sia la “Britannica”
che la “Francese”.
Nel
1937 l’Enciclopedia Italiana presentò il risultato del proprio lavoro:
l’Enciclopedia era costituita di ben 35 volumi; i collaboratori erano stati in
tutto 3000, “ossia tremila cervelli che Giovanni Gentile aveva amalgamato e
ridotto all’osservanza di quei concetti generali di obiettività, precisione,
chiarezza e concisione che l’Enciclopedia si era imposti” (Franco Monaco).
“Bonifiche dell’Agro Pontino, dell’Emilia, della Bassa Padana, di
Coltano, della Maremma Toscana, del Sele, della Sardegna ed eliminazione
del latifondo siciliano”. RDL 3256 del 20.12.1923.
“Nel 1923, solo un anno dopo
la Rivoluzione fascista, Benito Mussolini amplia i poteri dell’ONC (Opera
Nazionale Combattenti) e le affida il compito tecnico amministrativo di
realizzare la bonifica dell’Agro Pontino, che non sarà un mero risanamento
idraulico dei terreni, ma una vera e propria ricostruzione ambientale, secondo
il piano di Arrigo Serpieri, Sottosegretario alla bonifica (…).
Oltre alle dimensioni dell’opera di bonifica, che
non ha avuto eguali in Italia in tutta la sua storia, è da sottolineare il
rivoluzionario concetto che la ispira e che va sotto il nome di “Bonifica
integrale”, sottolineato e riportato nell’intestazione delle leggi che vi
si riferiscono”.
Il progetto
prevedeva una serie di interventi che andavano dalla sistemazione e dal
rimboschimento dei bacini ai lavori di sistemazione degli alvei dei corsi
d’acqua, alla trasformazione colturale e alle utilizzazioni industriali, sempre
secondo una coordinata e armonica pianificazione del territorio.
Dal suolo bonificato sorgono irrigazioni, si
costruiscono strade, acquedotti, reti elettriche, opere edilizie, borghi rurali
e ogni genere di infrastrutture.
Dalle Paludi Pontine sorsero “in tempi fascisti”
vere e proprie città: Littoria, inaugurata l’8 dicembre 1932; Sabaudia
(indicata da tecnici stranieri come uno dei più raffinati esempi di urbanistica
razionale), il 15 aprile 1934; Pontinia, il 18 dicembre 1935; Aprilia, il 29
ottobre 1938; Pomezia, il 29 ottobre 1939. Nell’Agro Pontino furono costruite
ben 3040 case coloniche, 499 chilometri di strade, 205 chilometri di canali,
15.000 chilometri di scoline. La “Bonifica integrale” continuò nell’alto
Lazio, in Campania, in Sardegna, in Sicilia e così via in tutta Italia, ma non
solo in Italia: non si possono dimenticare le grandi opere realizzate in
Somalia, in Eritrea, in Libia, in Etiopia.
Tutto
questo, come si è detto, “in tempi fascisti” e senza alcuna ombra di “democratiche
tangenti o mazzette”.
La risposta a queste opere colossali proveniente
dagli uomini dei “diritti e della libertà” è stata (e non sto
scherzando) che le bonifiche integrali furono “un danno ecologico“.
Oppure, come ha scritto Piero Palumbo (“L’Economia
italiana fra le due guerre”, pag. 84: “Duole (!) ricordarlo: i primi
ecologisti indossavano l’orbace”. Un’osservazione che è un pugno nello
stomaco al “Verde” Onorevole Pecoraro Scanio.
“Opera
Nazionale Maternità e Infanzia”, RD n° 718 del 15.4.1926.
“Nella nuova società la cura e l’importanza delle donne e dei
fanciulli, implicita nella dottrina fascista, assume l’importanza di
istituzione mediante la fondazione dell’”Opera Nazionale Maternità e
Infanzia”.
L’ONMI vuole dare e darà un concreto
supporto a quella fondamentale cellula umana e sociale che è la famiglia,
intesa non quale generatrice di forza di lavoro e di consumo, come è nella concezione
materialistica del capitalismo e del marxismo, ma quale culla e nucleo vitale
delle tradizioni, della storia e del futuro della Nazione e dello Stato. Centro
vitale della famiglia è, per il Regime fascista, la madre (…)”.
Con questa
legge lo Stato si fece carico dell’assistenza e dell’aiuto alle madri, volgendo
particolare attenzione alle cure per le madri-lavoratrici.
Questa legge, anticipatrice dei tempi è, quindi, una
delle innovazioni più prestigiose del regime fascista. Furono istituite in ogni
provincia le “Case della madre e del bambino”, gli asili nido, i
dispensari del latte: tutte organizzazioni che giunsero ad accogliere circa 2
milioni di assistiti.
Tutto questo era integrato da una assistenza medica
e da una propaganda igienica.
L’”Ente Opera Assistenza” curava la gestione
delle Colonie estive e invernali, istituite per assistere soprattutto i bambini
di famiglie meno abbienti. Gestiva, inoltre, speciali scuole e Colonie per la
terapia dei colpiti dalla tbc”, i convalescenziari e centri per la cura
dell’anemia mediterranea.
Oggi tutti possono vedere in che stato si trovano
gli ospedali per la cura della talassemia e quelli pediatrici che furono
costruiti sul litorale da Rimini a Riccione “Assistenza agli illegittimi, abbandonati o
esposti”, legge dell’8.5.1927, RDL n° 798.
Mezzano: “Con questa legge lo Stato si assume la responsabilità di
provvedere a quei bambini non desiderati che erano prima senza tutela ed alla
mercé della carità privata e quindi considerati persone di seconda categoria”.
Oggi, in “regime
democratico”, molti fanciulli vengono abbandonati ai pedofili e alla droga.
Le donne reclamano la libertà sessuale e il “diritto
all’aborto”, sanzionato e garantito addirittura dallo Stato. E quando lo
Stato non interviene il povero lattante è abbandonato come immondizia, in un
cassonetto. D’altra parte, come disse Luciano Violante, “Questo è lo Stato
dei diritti e della libertà”.
“La Carta del Lavoro”, Pubblicazione sulla “Gazzetta Ufficiale” n° 100 del 30.4.1927.
“Puntualizza il rapporto fondamentale tra Fascismo e mondo del
lavoro. Dichiara, istituzionandoli, i principi basilari a tutela dei
lavoratori, nonché la preminenza, nello Stato Fascista, dell’interesse
prioritario che lega gli obiettivi dello Stato a quelli del lavoro e dei
lavoratori”.
La “Carta del Lavoro” intendeva
portare a confronto, su uno stato di parità, secondo un progetto di
collaborazione e solidarietà che superasse la rovinosa filosofia materialistica
della lotta di classe, due tradizionali antagonisti sociali: il capitalismo e
il lavoro.
Sarebbe troppo lungo elencare tutti i vantaggi per i
lavoratori previsti in questa legge rivoluzionaria. Ne elenco solo alcuni:
obbligatorietà della stipula di Contratti collettivi di categoria; istituzione
della Magistratura del Lavoro; diritto alle ferie annuali; istituzione della
indennità di fine rapporto; istituzione degli uffici di collocamento statali;
assicurazione sugli infortuni sul lavoro; assicurazione per la maternità;
assicurazione contro le malattie professionali; assicurazione contro la
disoccupazione; Casse mutue per le malattie eccetera.
L’antifascista Gaetano Salvemini scrisse: “L’Italia è diventata la
Mecca degli studiosi della scienza politica, di economisti, di sociologi, i
quali vi si affollano per vedere con i loro occhi com’è organizzato e come
funziona lo Stato corporativo fascista (…)”.
Oggi,
invece, quotati giornali stranieri si affollano per denunciare la mafia
politica e la pletora di deputati e senatori che siedono in Parlamento, pur
essendo stati condannati dalla giustizia per reati vari. Non c’è che dire,
anche oggi, siamo “studiati”.
“Esenzioni
tributarie per le famiglie numerose” RDL n° 1312 del 14.1.1928 e
“Assegni familiari” RDL n° 1048 del 17.6.1937.
Mezzano scrive:
“In coerenza con la dichiarata importanza che il
Fascismo attribuiva alla famiglia come cellula fondamentale della società, era
importantissimo sgravare dalle spese fiscali quelle famiglie che già avevano
impegni finanziari onerosi a causa dell’elevato numero dei componenti”.
Grazie a queste
leggi lo Stato riconosceva agli operai che si sposavano entro il
venticinquesimo anno un assegno nuziale di 700 lire.
Inoltre, se i coniugi guadagnavano meno di 1.000 lire
lorde al mese, veniva loro concesso un prestito senza interessi compreso tra le
1.000 e le 3.000 lire.
Alla nascita del primo figlio, il prestito si riduceva
automaticamente del 10%; così, gradualmente, sino alla nascita del quarto
figlio, il prestito veniva condonato.
Il capofamiglia con prole numerosa (sette figli) godeva
di privilegi particolari: Mussolini inviava, o consegnava personalmente, 5.000
lire, oltre una polizza di assicurazione.
Una tessera
gratuita valida per tutti i mezzi pubblici cittadini giungeva al
capofamiglia tramite la locale sezione della
Federazione fascista.
Altri privilegi per queste
famiglie numerose erano: la possibilità di contrarre prestiti a tasso
bassissimo, sconti nell’affitto degli appartamenti, assegni familiari
ragguardevoli.
E ancora: per gli operai con un figlio, lire 3,60 la
settimana; lire 4,80 per quelli con due o tre figli; 6 lire per quelli con
quattro figli e oltre.
“Legge sull’assicurazione obbligatoria
contro le malattie professionali e legge istitutiva dell’INAIL”, RD. n° 928 del 13.5.1929 e
RD. n°264 del 23.3.1933, “Legge istitutiva dell’INPS (Istituto Nazionale
Previdenza Sociale)”, RDL n° 1827 del 4.10 1935.
“Nel
quadro della ristrutturazione del mondo del lavoro e nei rapporti tra i
lavoratori e lo Stato, queste due leggi risolvono l’annoso problema delle
conseguenze negative che situazioni accidentali potevano procurare a chi lavorava
in particolari settori”.
Il Regime
fascista nel suo “programma politico e sociale per l’ammodernamento e
l’industrializzazione del Paese”, come osservato anche da James Gregor, non
poteva eludere una globale politica previdenziale. La competenza dell’INPS
andava dall’invalidità e vecchiaia alla disoccupazione, dalla maternità alle
malattie.
Altre assicurazioni coprivano, praticamente, la
totalità dei prestatori d’opera, garantendo così all’Italia un altro primato mondiale.
Sulla scia dell’INPS sorsero, sempre negli anni ’30,
l’INAM, l’EMPAS, l’INADEL, l’ENPDEP, tutti enti che permetteranno poi, anche se
fra scandali, ruberie e arroccamenti di potere politico, all’Italia
post-fascista di tutelare i lavoratori.
“Istituzione del Libretto di Lavoro”.
“Proseguendo nel perfezionamento delle
norme a tutela dei lavoratori, per contrastare fenomeni come il lavoro nero, lo
sfruttamento illecito di categorie deboli come donne e fanciulli, gli abusi
sull’orario di lavoro e l’evasione dei contributi lavorativi e previdenziali e
per far sì che, in generale, fossero rispettate tutte le
leggi emanate a difesa del mondo del lavoro, viene istituito il Libretto di
Lavoro”.
Per avere
solo una idea del maltrattamento subito dalla verità dopo la caduta del
Fascismo, ecco come lo “storico” Max Gallo riporta la notizia in “Vita
di Mussolini”, pag. 118: “Si crea un libretto di lavoro obbligatorio per
meglio sorvegliare gli operai”. Come si vede il dottor Pasquariello non è
solo.
“Riduzione dell’orario di lavoro a
quaranta ore settimanali” RD. n°1768 del 29.5.1937.
Mezzano: “Non
appena le condizioni generali dell’economia e dell’industria italiane lo
permettono, il Fascismo continua la marcia intrapresa sin dal 1923 in direzione
della riforma globale del mondo del lavoro, investendo parte del vantaggio
economico nella ulteriore diminuzione dell’orario di lavoro e sottolineando il
principio che il lavoro e il profitto debbono essere strumenti e non fini della
società”
.
.
Questa
legge (poi meglio conosciuta come “sabato fascista) era già prevista nel
programma fascista del 1919 e si inserisce con naturalezza nell’obiettivo di
forgiare lo “Stato del Lavoro” nel quale la figura del lavoratore si
trasforma sempre più da salariato in protagonista e compartecipe dell’impresa.
“Legge istitutiva dell’ECA (Ente
Comunale di Assistenza). RDL n° 847 del 19.6.1937.
Sempre Mezzano: “Viene istituito, in ogni
comune del Regno, l’”Ente Comunale di Assistenza”, allo scopo di
assistere individui e famiglie in stato di necessità e di controllare e
coordinare tutte le altre associazioni esistenti che abbiano analogo fine”.
E’
superfluo commentare questa legge, tanto è palese la sua finalità.
I più bisognosi non vengono più assistiti da opere
misericordiose, ma tramite una legge specifica dello Stato.
Mi fermo
qui perché, come ho scritto all’inizio, potevo presentare, per ovvi motivi di
spazio, solo un elenco “frammentario ed incompleto” di alcune leggi
sociali concepite dal Regime fascista.
Tante altre tutte di spiccato valore sociale, uniche
o prime nel mondo, arricchiranno la Storia del Fascismo. Una fra queste, “la
più rivoluzionaria, la più geniale, la più popolare delle riforme del Fascismo,
fortemente voluta da Benito Mussolini fu realizzata nella Repubblica Sociale
Italiana”.
Mezzano
si riferisce alla “Socializzazione delle Aziende”: una riforma che
avrebbe portato alla completa “Socializzazione dello Stato”una riforma
che fu vanificata solo perché la plutocrazia mondiale volle mettere fine al
Regime Fascista che, come disse Mussolini, . Intendeva, ovviamente, “il
mondo dell’usura e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo”.
Mussolini e
i suoi seguaci realizzarono uno Stato sociale, nonostante le difficoltà create
lungo il loro cammino, decisamente all’avanguardia coi tempi, e questo senza
aver avuto la possibilità di alcun esempio precedente.
La validità di “quel sistema” è convalidata
dal fatto che “quelle innovazioni”, come ha scritto Vittorio Feltri: “durano
fino ad oggi, e sarebbero durate ancor più se l’inefficienza, l’incapacità e la
disonestà dei Governi dei giorni nostri non le avessero distrutte”.
Come
concludere ?
Nella rovina di cui siamo investiti, solo un
miracolo ci può salvare, e allora innalziamo una preghiera al Signore invocando
per la tomba di Predappio lo stesso prodigio che ridette vita a Lazzaro.
Gentilissimo Giannini, premesso il ringraziamento profondo per l'articolo qui riprodotto, e premesso che volentieri mi assocerei con l'invocazione ultima, potrebbe aiutarci a rispondere alla fatidica obiezione " si, socialmente valido, ma poi fece la guerra..."
RispondiEliminacordiali saluti
http://ceifan.org/bufale_sul_fascismo.htm
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