martedì 7 dicembre 2010

Un Paese (non Nazione) senza decoro


"La nostra guerra contro il Giappone"

di Filippo Giannini

26.07.08 - "Il Momento" era un quotidiano che vide la luce nell'immediato dopoguerra. Sul numero del 7 novembre 1945, in merito all'armistizio stipulato dall'Italia, si legge: <Se le clausole delle pattuizioni del settembre non rispondevano alle speranze che ci erano state fatte balenare, il nostro stato attuale contraddice e rinnega ben più alte promesse, ben più solenni impegni. Disconosce tutti i principi di guerra delle Nazioni Unite: calpesta la "Carta Atlantica" (ne avete più sentito parlare? Nda); fa un'irrisione dei dodici punti recentemente proclamati da Truman; rappresenta la negazione e il rovescio violento di ogni giustizia. Nell'estate scorsa, Da Potsdam, fu promessa all'Italia la pace per gli inizi dell'autunno. Siamo in autunno inoltrato, e l'Italia geme ancora sotto il peso di un armistizio schiacciante. E la pace, una pace non negoziata ma imposta, è lontana. Che almeno ci si dia quello "status" provvisorio intermedio invocato una volta da Parri perché l'Italia possa cominciare a vivere, muoversi, respirare, perché non si senta più quel paese che ventisei mesi or sono gli alleati immobilizzarono e legarono e incatenarono senza riguardi - tutto questo chiamando liberazione>.

Dovrei fare un commento a questo plorare di personaggi che hanno cercato quel che, poi, hanno ottenuto? Il disprezzo di coloro che hanno imposto una brutale occupazione, facendola apparire come una "liberazione" . Perché ne parlo oggi? Perché ancora oggi, a distanza di più di 60 (dico sessanta) anni, nulla è cambiato, almeno negli effetti. Infatti il mortificante armistizio del settembre 1943 è ancora operante. Un giornale di quel periodo lamentava: <Rinuncia a ogni sovranità politica e militare; controllo su tutti i settori della vita finanziaria ed economica ecc.>. Da questo scritto, ripeto, vecchio di oltre sessant'anni, cosa è cambiato?
Ancora oggi dobbiamo pagare le forze di occupazione, sottostare alle requisizioni, combattere le loro guerre, che tali sono anche se etichettate "missioni di pace".
Fra le tante "maramaldate" voglio ricordarne una ignorata dalla maggior parte degli italiani, e agli italiani voglio lanciare un monito: "Non andate in Giappone, perché potrebbero prendervi e chiudervi in un campo di concentramento". Perché? E' semplice e, ricordando la cloaca nella quale siamo stati precipitati, mi avvalgo di un mio precedente intervento titolato:

IL TEMPO DELLE JENE

Pietro Nenni, partecipando ad uno "storico" Consiglio dei Ministri nel luglio 1945, così lo ricorda nel suo diario: <Al Consiglio di giovedì è tornata la questione della guerra al Giappone e stavolta o bere o affogare. Ho bevuto. Facendo le più espresse riserve sulle circostanze nelle quali il paese è stato impegnato nella guerra, ma riconoscendo che allo stato attuale delle cose non si poteva fare macchina indietro. De Gasperi ha comunicato una nota del Sottosegretario americano degli Esteri Grew, di cui ecco l'essenziale: la dichiarazione di guerra sarà accolta con soddisfazione in America: i governi britannico e sovietico non fanno obiezioni>.

Dopo aver ricordato che Ministri, uomini di governo e politici, erano tutti, più o meno, "interventisti", Nenni sempre nel suo diario, così conclude: <Allo stato delle cose è effettivamente difficile tornare indietro senza esporsi a rischi di un inasprimento dei rapporti con gli Stati Uniti. Ma dove se ne va la democrazia quando un governo proclama una guerra, sia pure simbolica, per piacere a un governo straniero?>.

Bella domanda, vero? Ma andiamo avanti.

Il governo Parri (capo della resistenza), succeduto a quelli di Badoglio e Bonomi, trovò, in poco meno di sei mesi, il tempo e il modo di far scendere di nuovo in guerra l'Italia. Pur trovandosi a capo di un Paese distrutto e stremato da cinque anni di disastroso conflitto, Ferruccio Parri il 14 luglio 1945 volle ricominciarla, dichiarò guerra al Giappone, un Paese ormai sconfitto e col quale, giuridicamente, eravamo ancora alleati.

Giano Accame etichetta così l'iniziativa: <L'infamia di quella decisione maramaldesca nei confronti di un popolo con cui non avevamo alcun motivo di contrasto (altro che pugnalata alla schiena della Francia nel 1940!,) fu sottoscritta da tutti i partiti che accusavano il fascismo per aver portato l'Italia in guerra (…)>!

A seguito dell'atto di guerra, non ci furono fra italiani e giapponesi - ripeto, sino a prova contraria ancora nostri alleati - scontri armati, né battaglie memorabili, solo perché pochi giorni dopo le due bombe di Hiroshima e Nagasaki risolsero la questione nell' american way.

Non mi risulta che con il Paese del "Sol Levante" sia stato firmato alcun trattato di pace, quindi dovremmo ancora essere in stato di guerra col Giappone.

E allora? Abbasso tutte le guerre? Non esageriamo, ci rispondono i paladini resistenziali firmatari del Trattato di pace del 1947: abbasso tutte le guerre, ma non quelle "giuste", quelle, per intenderci, volute dai "liberatori".

Ma l'italiano è un popolo intelligente, non cadrà in questa trappoletta: "Caro paisà, cà nisciuno è fesso", non un italiano andrà in Afghanistan, in Iraq, e così via; l' italiano non è "bischero", è "smart"; comprendi "paisà"?

Quindi, cari lettori, quando sentite i "bollettini di guerra", scusate il lapsus, intendevo dire i "bollettini di pace" provenienti da quei Paesi del Medio-Oriente, che annunciano la morte o il ferimento di qualche militare italiano, non date ascolto: "E' bieca propaganda nazi-fascista tendente a minare la democrazia e la libertà".

Quanto è lontano quel tempo (eppure erano passati solo una manciata di anni) quando da ogni dove venivano economisti e politici per studiare il "fenomeno fascismo", e il suo capo ci era invidiato da tutto il mondo. Lo hanno assassinato e impiccato per i piedi: unico modo per riconsegnare l'Italia all'"espressione geografica".

P.S. Dopo aver visto con quanto entusiasmo è stato accolto Barrack Osama a Berlino, penso che anche la Germania non stia meglio dell'Italia.

Povera Europa!

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A seguito dell'articolo sopra riportato, ho ricevuto questa Mail dal Signor Franco che reputo interessante proporla ai miei lettori.
Al termine di questa mi sono permesso alcune "aggiunte".

Caro Filippo,

Complimenti.. articolo perfetto.. Vedi un pò se te lo pubblica il Corriere della Sera o Repubblica?? Almeno provaci magari con Libero o con il Tempo.. non si sa mai... magari per sentirti dire che non é niente vero.
Quello che gli Italiani ormai non sanno per aver seppellito i ricordi nella spazzatura.. é che NESSUNO voleva credere alle clausole armistiziali.. Perfino quello stronzo di Badoglio, che le aveva firmate!! Erano TUTTI convinti che quelle clausole fossero solo di facciata, una specie di memorandum che i nostri nuovi "alleati" mai e poi mai si sarebbero sognati di applicare..

Non vedete che le navi sono ancora in nostre mani? (Non sapevano che l'Inghilterra le aveva già promesse a Stalin, che questo pestava i piedi per averle subito tanto che Churchill mandò in prestito delle navi inglesi in attesa di potergli consegnare quelle italiane già promesse ... In quel momento, fine 1943, Churchill non voleva "spaventare" i beati beoti che bevevano tutte le fandonie che venivano loro propinate anche contro ogni logica e ogni realtà, "sognavano" di combattere coraggiosamente il "comune nemico nazista" per poi fare guerra a quel nobile popolo giapponese.. nella quasi certezza che se avessimo mandato un paio di divisioni queste avrebbe potuto baldanzosamente affrontare almeno una decina di Japs... Non vedete che ci fanno combattere a paro a paro? Non vedete che riforniscono i partigiani (pardon "patrioti") di armi, comandanti, viveri, medicinali, ordini? Che significa tutto ciò? Che siamo alleati de facto e come tali ci siederemo si al tavolo della pace ma sulla sedia dei vincitori.. magari uno sgabello.... ribaltando la "giusta punizione" che ci avrebbero inflitto per colpa del fascismo che ha fatto la guerra dalla parte sbagliata!

Non vedevano quello che NON volevano vedere e non sentivano quello che NON volevano sentire.. a cominciare da quel rimbecillito del Re e da quella nullità assoluta del "luogotenente" fantoccio. Anche recentemente Paolo Mieli scimmiottando una specie di atteggiamento da "storico" disse alla TV che c'era stato un "CAMBIO DI ALLEANZE" .. come se le alleanze si potessero cambiare dalla mattina alla sera.. e come se ci fosse stato una qualsiasi trattativa, accordo, patto, lettera scritta. NIENTE!

Ossessiva appicazione dei trattati di resa Incondizionata che implicava clausole pesantissime, umilianti e vessatorie

Quando si trattò poi di accettare poco per volta la realtà.. Si disse che le clausole sarebbero state addolcite, non applicate, che le colonie di "prima del fascismo" sarebbero restate all'Italia.. e così cazzata dopo cazzata.. Il bello é che nessuno si é mai ravveduto, nessuno ha mai detto siamo stati ingannati (per non dire siamo stati dei creduloni imbecilli), osannarono Churchill nelle sue tre venute in Italia pensando che fosse nostro amico e che mai e poi mai.. ecc. Col ca.. !! La monarchia poi.. Il Re d'Inghilterra non lo avrebbe mai permesso!! Churchill rideva sotto i baffi e pensava alla sua amata Patria.. quella si al di sopra delle beghe e al di sopra di questi italioti, gente di colore, barbari e vigliacchi, negri con la pelle bianca..

Quando infine le cose furono non solo chiare ma già compiute.. si disse che era comunque colpa del fascismo e che in ogni caso Trieste sarebbe tornata all'Italia e sicuramente anche la zona B (che Churchill aveva fin dal 1943 promesso a Tito in un convegno appositamente organizzato a Napoli senza la presenza italiana e senza chiedere alcun benestare alle "autorità" italiane per ricevere un capo straniero).. Quando alla fine non ci fu nessun ma proprio nessun brandello di carne che non ci fu strappato.. si disse che era comunque colpa di Mussolini.. che Tito aveva acquisito diritti per colpa di Mussolini che aveva concesso a Hitler l'Adriatischer Kunstenland sotto i "gaulaiter" tedeschi.. (ma che c'entravano i tedeschi visto che avevano perso anche loro la guerra? BOH!). Insomma manco la vasellina ottennero... andava loro bene essere sodomizzati con i fichi d'India.. purché fossero americani o inglesi.. Però se arrivava il padrone.. egli era generoso di pacche sulle spalle e parole di elogio.. Questo ai nostri governanti é andata sempre bene..

Poveri noi.. E' stata davvero la fine non solo di un sogno ma della nostra indipendenza, onore di Nazione, potenza militare, indipendenza, libertà!

Purtroppo la catastrofe non la si può rimediare se non aspettando il crollo dell'America.. Ci sarà? e quando? Io sto aspettando .. meglio gli Arabi e i cinesi.. Se fosse possibile essere ingoiati da una nazione europea.... sono certo che potremmo prevalere.. ovviamente nei secoli...
Ciao
Franco

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Per arricchire quanto scritto dal Signor Franco, come sopra premesso, concludo con tre "aggiunte" molto poche conosciute dalla maggioranza degli italiani.

La prima:
Il 3 aprile 1956 il giornalista Loris Lolli, accompagnato dal collega de "Il Messaggero di Roma" Filippo d'Errico, chiese ed ottenne un'intervista all'ex Re Umberto II a Cascais, luogo del suo esilio. Loris Lolli aveva avuto l'incarico da un altro collega, Romolo Giacobini, di consegnare alcune foto all'ex Sovrano.
Lolli le consegnò, poi: <Tempi duri> disse <sembrano solo sognati, Ora sono qui con le mie malinconie, con i ricordi di ciò che è stato. A proposito, il 9 settembre 1943 dove era?>.
Loris Lolli: <Ero Allievo Ufficiale al 6° Battaglione d'Istruzione del 36° Reggimento di fanteria motorizzato Divisione "Pistoia">.
Umberto II: <E, se non sono indiscreto, dopo quale strada ha scelto? Il Sud o il Nord?>. Senza alcuna esitazione Lolli rispose: <La Repubblica Sociale Italiana>.
Umberto II tese la mano a Lolli e disse: <Voi della Repubblica Sociale Italiana siete stati dalla parte giusta. La ragione e la Storia sono state e saranno sempre con voi>.
E, con grande stupore di Lolli concluse: <Se non fossi stato il figlio di Sua Maestà il Re d'Italia, io pure avrei scelto la via del Nord>.

La seconda riguarda quanto avrebbe scritto Ike Eisenhower nel suo "Diario di Guerra".
<Tutte le Nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l'Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, l'onore è stato salvato, solo in parte, dal sacrificio dei combattenti della Rsi>.

La terza:
<Mamma carissima, quando riceverai questa lettera, saranno successi dei fatti gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sono il diretto responsabile. Non pensare che io abbia commesso in un momento di pazzia, senza pensare al dolore che ti procuravo. Da nove mesi ho molto pensato alla posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina, a cui mi sono rassegnato solo perché ci era stata presentata come un ordine del Re, che ci chiedeva di fare l'enorme sacrificio del nostro onore militare per poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace.
Tu conosci cosa succede ora in Italia e capisci COME SIAMO STATI INDEGNAMENTE TRADITI E CI TROVIAMO AD AVER COMMESSO UN GESTO IGNOBILE SENZA ALCUN RISULTATO. Da questa triste constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso.
Da mesi penso ai miei marinai del "Tazzoli" che sono onorevolmente in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro.
Spero Mamma che mi capirai e che anche nell'immenso dolore che ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei motivi che mi hanno guidato.
Per questo, Mamma credo che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te Mamma tutto il mio affetto profondo e immutato. In questo momento mi sento molto vicino a tutti voi e sono sicuro che non mi condannerete
>.

Così scriveva alla madre il Comandante Carlo Fecia di Cossato, Medaglia d'Oro al valor Militare prima di togliersi la vita schiacciato dalla vergogna per la capitolazione italiana.

http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_FGiannini_080726_Senza_decoro.htm

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