giovedì 11 novembre 2010

DUE STORICI DOCUMENTI SUI RAPPORTI FASCISMO-FIAT e l'attuale realtà.





di Mario De Cristofaro

La seguente lettera, riportata integralmente, fu inviata al Prefetto di Torino in data 5 luglio 1927.
“Signor Prefetto di Torino, ad evitare il grave ed assurdo pericolo che la Fiat finisca per considerarsi una istituzione intangibile e sacra dello Stato, alla pari della Dinastia, della Chiesa, del Regime e avanzi continue pretese, bisogna considerare la Fiat come una intrapresa privata simile a migliaia di altre, del destino delle quali lo Stato può anche disinteressarsi. La Fiat ha molti operai sta bene, ma questo non le dà un titolo a speciali privilegi. Il numero degli operai passibili di licenziamento, può essere un elemento di considerazione benevola nel caso che la Fiat sia in linea col Regime; altrimenti i progettati licenziamenti hanno l’aria di un ricatto che il governo fascista non subirà mai, anche se la Fiat chiudesse domani - tutte le sue officine, io credo che un atteggiamento di perfetta indifferenza di fronte alla condotta e alle vicende della Fiat sia quello da seguire. Il problema della disoccupazione sarà affrontato dal Regime con i suoi mezzi al momento opportuno. La Fiat faccia il suo gioco. Il Regime farà il suo. Questa specie di ossessione - a fondo ricattatorio - su quello che fa o non fa, farà o non farà l’impresa privata della Fiat deve finire.Inspiri la sua condotta e quella degli altri organi del Regime a queste mie istruzioni”.
Firmato Benito Mussolini

Il Fascismo, dunque, non era affatto succube dei voleri e delle pratiche ricattatorie della Fiat, non le concedeva i suoi favori, nè ammetteva, neppure lontanamente, che essa (e la grande industria in generale) potesse godere di “speciali” privilegi.
I quali, invece, iniziarono a essere profusi a piene mani dopo la caduta del regime, grazie all’opera dei vari governi che si sono succeduti dal primo dopoguerra ai giorni nostri. Basti pensare che la classe dirigente politica postfascista, con l’ignobile e “interessata” complicità dei sindacati, concepì ed attuò, da subito, un modello di sviluppo ad uso e consumo dei grandi gruppi industriali e, in particolare, della FIAT.
Il “trattamento” di favore continua anche ai giorni nostri, sia pure in misura minore rispetto ai precedenti decenni, nel corso dei quali, dalle tasche degli italiani sono state prelevate ingentissime risorse economiche per far fronte alle frequenti crisi della FIAT.
Di converso, quando gli affari han girato bene e l’azienda torinese ha realizzato enormi guadagni, nessuno, tranne i soliti noti, è mai riuscito a trarre il benchè minimo beneficio. In parole povere, la politica e il sindacalismo postfascista hanno creato il meccanismo perverso in base al quale, le perdite della FIAT (e della grande industria in genere) sono pagate dal popolo italiano, mentre i profitti se li spartiscono gli AGNELLI di turno, gli azionisti che contano, le immancabili banche e le società finanziarie all’uopo costituite. (vedi note sotto: "Socializzazione - OGGI - DOPO IL 25 APRILE 1945" e "Ripeto: Lavoratore, sei stato truffato !" )
Pensate che quanto sin qui esposto sia sufficiente a far ricredere gli ottusangoli antifafafa? Io dico di no e, pertanto, di seguito riporto integralmente il testo di un telegramma inviato al prefetto di Torino in data 16 luglio 1937.

“Signor Prefetto di TorinoComunichi al Senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che l’operaio che mangia in fretta e furia vicino alla macchina non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l’uomo non è una macchina adibito ad un’altra macchina”.
Firmato Benito Mussolini

Il Fascismo, dunque, si preoccupava delle condizioni di lavoro degli operai e pretendeva che i “padroni” li rispettassero e li trattassero come UOMINI e non come macchine o animali cui viene offerto un pò di cibo da consumare in piedi.
Che differenza tra Mussolini e i mille capi di governo dell’Italia democratica ed antifafafa! Nessuno dei quali si è mai permesso di intimare a qualche grande industriale di rendere più idonei e confortevoli gli ambienti di lavoro dei loro operai. Anzi l’intera classe dirigente di questa nostra sventurata Nazione chiude entrambi gli occhi, con la solita vile, ignobile e prezzolata complicità dei sindacati, sull’ inosservanza delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro. Tanto che ogni anno, è sempre maggiore il numero delle vittime di incidenti sul lavoro, puntualmente dimenticate nel giro di 24 ore dopo il consueto fervorino televisivo del capo dello stato. E badate bene che cadono nell’oblio anche le tragedie collettive, come quella che colpì tanti operai italiani nell’incendio della Thiessel, proprio a Torino. Ne sentite più parlare? Avete udito qualche politico o sindacalista che se ne ricorda? Nemmeno per sogno... e, politici e sindacalisti, in gran parte mascalzoni e... altro, hanno pure il coraggio di proclamarsi difensori dei lavoratori, magari in nome dell’antifafafa.
Tant’è vero che questo sistema politico che ruba ai poveri per regalare ai ricchi, è conosciuto come democrazia, ossia governo del popolo.
Invece, quel sistema politico che, senza favoritismi, mise sullo stesso piano Lavoro e Capitale, conciliandone le diverse esigenze nel superiore interesse della Nazione, è chiamato male assoluto. Meditate gente, meditate!

Socializzazione - OGGI - DOPO IL 25 APRILE 1945
http://pocobello.blogspot.com/2009/10/la-socializzazione-dopo-il-25-aprile.html

Ripeto: Lavoratore, sei stato truffato !
http://www.corrierecaraibi.com/FIRME_FGiannini_100417_Ripeto-Lavoratore-sei-stato-truffato.htm

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