di Filippo Giannini
A proposito di liberatori, vorrei sapere quanti italiani hanno letto i testi del così detto Armistizio corto, quello del così detto Armistizio lungo e il testo del così detto Diktat firmato a Parigi nel 1947.. Anche riconoscendo loro molta superficialità e poco senso del decoro nazionale, gli italiani si saprebbero dare una risposta seria sull’attuale triste momento che stiamo vivendo.
Nella tomba della famiglia Mussolini, a Predappio, campeggia una scritta: <Sarei grandemente ingenuo se chiedessi di essere lasciato tranquillo dopo morto. Attorno alle tombe dei capi di quelle grandi trasformazioni che si chiamano rivoluzioni, non ci può essere pace. Ma tutto quello che fu fatto non può essere cancellato>.
Quante volte ho scritto che non sempre i fucili uccidono? Eppure un grande antifascista ha avuto la sfrontatezza di affermare che <ci sono uomini che debbono morire due volte>. E per farlo morire due volte o di più è stata usata l’arma della menzogna e della calunnia, eppure Benito Mussolini non muore, tanto è vero che, a distanza di sessantacinque anni dal suo assassinio sul suo nome e sulla sua creatura, il Fascismo, vengono, ogni giorno, sfornate menzogne e calunnie. Alcune di queste denotano un senso di acuta stupidità e assolutamente nessuna nozione storica. Se dubitate questo giudizio, leggete alcuni esempi. Quanti di voi sanno che Mussolini era un omosessuale perché inneggiava alla maschia gioventù? Quanti di voi sono a conoscenza che il prosciugamento delle paludi fu un danno ecologico? Alcuni anni fa sul periodico Focus apparve un titolo a tutta pagina: “Mussolini aveva il pene freddo”; apprendendo questa strabiliante notizia non potei che pensare: povera Claretta Petacci, chissà quante pene deve aver sofferto! (Lei che soffriva il… freddo!
L’editore Ciarrapico pochi giorni fa, nel corso di un intervento al Senato, con queste parole si rivolse a Gianfranco Fini. <(Fini) fonderà un partito, speriamo che abbia già ordinato le kippah con le quali si presenterà, perché di questo si tratta: chi ha tradito una volta tradisce sempre (…)>. Gesù Maria se avesse bestemmiato queste due santità non avrebbe scatenato il marasma che ha creato. Tutta l’aula è insorta, la voce generale fu una sola:
Ora passiamo alle sorelle Lescano. Mefistofele ha imposto una aggiunta ai dieci comandamenti, l’undicesimo che impone: Ricordati almeno una volta al giorno di bestemmiare il nome di Benito Mussolini e del Fascismo. Così è. Tutti i mezzi di informazione fanno a gara per eseguire con grande scrupolo l’undicesimo comandamento. Ogni notizia, ogni opportunità è buona per bestemmiare il male assoluto. Questa volta è toccato alla fiction presentata dalla Rai, Il trio Lescano. Il regista statunitense Jhon Ford in un film fece dire ad un suo attore: <Se la leggenda è più forte della realtà, diamo valore alla leggenda >. Infatti gli italiani sono maestri nel stravolgere la realtà storica presentandola come Storia. Così il Trio Lescano è stato presentato come perseguitato dal truce tiranno perché la loro mamma era di origine ebraica. Ci è stato detto che a seguito delle leggi razziali le tre ragazze dovettero interrompere, nel 1942, la carriera artistica. Tutto assolutamente falso. Lo stesso Mussolini, grande ammiratore delle tre sorelle Lescano, grazie ad un Decreto Legge concesse loro la cittadinanza italiana. Il copione della fiction ci ha raccontato che la famiglia Lescano fu addirittura incarcerata, ma si è guardato bene dal dirci quando questo fatto avvenne. Una premessa: finché il truce tiranno fu al governo, nessun ebreo fu consegnato ai tedeschi, non solo, ma mentre i Paesi democratici, respingevano gli ebrei fuggiaschi, il male assoluto dette ordine di aprire loro le frontiere, così in Italia, nonostante che fossero in auge le leggi dell’infamia, migliaia di ebrei scemavano dal Brennero. Perché? Perché se si raccontasse la verità come si potrebbe ottemperare all’undicesimo comandamento? Abbiamo scritto che il Trio Lescano finì in prigione, ma la fiction, ripetiamo, si è guardata bene dal dirci quando questo fatto avvenne e il motivo è chiaro: se Mussolini fu defenestrato il 25 luglio 1943 e la capitolazione dell’Italia avvenne l’8 settembre (in effetti il 3) 1943, la famiglia Lescano fu imprigionata dalla Gestapo a novembre del 1943, cioè quando Mussolini non aveva ancora costituito il suo nuovo Governo. Il Trio fu obbligato ad abbandonare l’attività artistica a causa dell’origine ebraica della mamma nel 1942? Che sia un falso è tanto vero che la Gestapo incarcerò le tre sorelle all’uscita dal teatro Grattacelo di Genova dopo una loro esibizione a novembre 1943 (di conseguenza si deduce che almeno sino al novembre ’43, le tre sorelle potevano esibirsi), quindi se una colpa va cercata per questo arresto, questa va attribuita al Governo della capitolazione, che per alcuni mesi consegnarono il nostro Paese ai tedeschi. Le tre sorelle rimasero in prigione per un mese circa e se non subirono altre persecuzioni, molto probabilmente ciò è dovuto, come poi è accaduto per tanti altri ebrei, grazie all’intervento del Governo di Mussolini.
Come ulteriore veleno il commentatore della fiction ha fatto dire: <Ovunque file per il pane, e barboni per strada (ma quando mai! Nda), le botteghe degli ebrei che vengono chiuse…>. Anche queste affermazioni sono cariche di falsità, ed io posso testimoniarlo, anche se bambino, quel periodo è stampato chiaramente nella mia memoria. Durante quegli anni io vivevo a Via Po e posso attestare che i negozi gestiti dagli ebrei non chiusero affatto. Alcuni esempi che chiunque può controllare. Esattamente di fronte al mio palazzo era in piena attività il negozio di ottica di Astrologo (ebreo); all’angolo fra Via Po e Via Simeto un negozio di abbigliamento di cinque vetrine gestito dalla famiglia Piperno (ebreo); Ginori (ebreo), gestiva un negozio di articoli per la casa; sempre a Via Po un negozio di calzature, proprietario un ebreo; purtroppo non ricordo il nome. Il mio pediatra, il dottor Ventura con studio a Piazza Adriana, veniva a farmi visita medica quando necessario. Tutti ebrei, tutti poterono svolgere la propria attività liberamente. Qualcuno potrà osservare che i tedeschi operarono un rastrellamento al ghetto di Roma portando in Germania un migliaio di ebrei. Certo, è vero, ma quando? Il 13 ottobre 1943, quando Mussolini non aveva ancora dato vita al suo Governo. A proposito di questo fatto, vi voglio raccontare una storia, ovviamente, poco nota. Quel giorno, e sono le sorelle Marina e Mirella Limentani (ebree) a raccontarlo: <(…). Vedevamo dalla tromba delle scale e ascoltavamo le implorazioni degli infelici che venivano portati via accompagnati dalle urla dei tedeschi. Ci spostavamo impaurite acquattate lungo il muro, quando improvvisamente alle nostre spalle si aprì una porta e un uomo ci trascinò nell’interno del suo appartamento>. Qualcuno esulterà credendo che (grazie a Dio) erano arrivati i partigiani a salvare quegli infelici. Ma quando mai! Gli eroici resistenti erano impegnati a uccidere con colpi alla nuca fascisti e supposti tali. E allora vediamo chi era arrivato a salvare le sorelle Limentani e tanti altri. Riprendiamo il racconto delle due sorelle: <Fu una fortuna: l’uomo Ferdinando Natoni, che era in divisa fascista, ebbe solo il tempo per dirci di calmarci che udimmo bussare violentemente alla porta. Entrarono due tedeschi. Avevo diciassette anni e come tutte le ragazze di quell’età non potevo pensare alla malvagità. Il signor Natoni si fece avanti verso i tedeschi con decisione, presentò me e mia sorella come sue figlie e, mostrando la sua divisa, li invitò con fermezza ad andarsene: cosa che fecero scusandosi per il disturbo arrecato>.
Questa testimonianza è stata ripresa e parzialmente dal nostro volume Gli Ebrei nel Ventennio Fascista. Abbiamo pure rintracciato la figlia di Ferdinando Natoni, la signora Anna, la quale oltre a confermare la testimonianza delle sorelle Limentani, aggiunse – e lo ricorda chiaramente – che mentre la retata era in corso, il padre si precipitò in strada e, avvalendosi della qualifica di fascista, pretese dalle SS la immediata messa in libertà degli ebrei catturati nel suo edificio. Cosa che avvenne. La signora Anna ci ha detto che il padre morì a 96 anni e ci ha pregato di ricordare che
Ed ora concludiamo con questo avviso, l’ultimo, alla Rai. La così detta Storia raccontata da questa emittente è una continua e costante stravolgimento della verità. Essa tenta di trasformare gli assassini, i ladri, gli stupratori, in eroi, in santi, in galantuomini; e gli eroi, i santi, i galantuomini in assassini, in ladri, in stupratori.. Più volte ho inviato raccomandate, e mail alla direzione della Rai denunciando le falsità e sfidandoli ad un serio confronto. Mai ho ricevuto una risposta. Io ho due figlie e, specialmente la più piccola dopo aver visto qualche programma di queste favole artefatte, mi ha posto delle domande meravigliate: <Ma papà, come fai ad essere fascista?>. La cosa è leggermente cambiata dopo che, con l’una e con l’altra, ho ricordato la mia Storia, presentando delle documentazioni. Di conseguenza, dato che non sopporto più di aprire la mia casa a queste mascalzonate, (oltretutto da me pagate) invio il seguente messaggio: signori della Rai, o cambiate completamente questo vostro modo di fare oppure dal prossimo anno annullerò il mio abbonamento.
Per come trattate la scientificità della Storia, continuate a trasmettere programmi sul tipo del Grande Fratello, de l’Isola dei famosi, C’è posta per te e cervellonate simili, ma lasciate stare la Storia: è un’argomento troppo serio!
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