venerdì 24 luglio 2009

LA PUREZZA DELLE AUSILIARIE NELLA R.S.I.





LA PUREZZA DELLE AUSILIARIE NELLA R.S.I.
UN’ALTRA STORIA (SUBLIME) VERA

di Filippo Giannini

Alcuni lettori più attenti ricorderanno che pochi giorni fa pubblicai un articolo dal titolo “Roberta, sei dei nostri! – Storia di due donne tanto diverse”. Per i lettori che non dovessero ricordare l’argomento trattava di due eroine completamente diverse, una la Monica Lewinsky, l’eroina (si fa per dire) che fece i servizietti al Presidente Usa Clinton e l’altra Roberta, la quale in attesa di un figlio, nel corso della gestazione, apprese di essere malata di tumore. Di fronte a Roberta si presentavano due alternative: interrompere la gravidanza e curarsi, oppure diventare Mamma ma perdere la vita. Roberta scelse di dar vita a suo figlio, ma per questa scelta, morì.
A seguito di questo articolo un lettore B.V. (debbo indicare solo le iniziali non essendo stato espressamente autorizzato ad indicare il nome) mi ha spedito una nota elettronica che riporto integralmente.
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Carissimo Signor Filippo, felice di risentirLa; ho letto la storia di Roberta… a proposito di EROI (la famosa frase fu detta da un letterato tedesco, ma non ricordo il nome). E’ inutile dire che mi trova d’accordissimo col suo pensiero, e a tal proposito vorrei cogliere l’occasione per proporLe la storia di un’altra EROINA.
Anche questa eroina (che si chiamava Franca) ha una storia molto diversa da quella di Roberta, ma a mio avviso, su due punti di essa è unita; tutte e due eroine, per aver voluto perseguire con grande fede e fino in fondo, un grande ideale, per questo tutte e due rimaste anonime e disconosciute, distanti da quella Monica, tutt’altro che eroina ma famosissima, celebre testimone di una società distrutta e disumanizzata da quello che Lei giustamente chiama “American way of living”.
Divulgare la storia di questa Ausiliaria della R.S.I. (che come tantissime altre, tanto onore diedero e tanto sacrificio offrirono alla nostra Patria) vuol dire fare un sentito omaggio al valore di questa donna, ma vuol dire anche e soprattutto inchinarsi di fronte ai VALORI che queste donne hanno scelto di mettere sul piatto della bilancia della loro vita… perché (e riprendo le Sue parole) POTESSE VIVERE UN PRINCIPIO!
Una divulgazione quindi, che vuole rendere più forte quella luce di cui Lei parla nella storia di Roberta, una luce che sporadicamente e con tanto affanno, affiora dalla melma in cui la società odierna (non a caso rappresentata dalle migliaia di “Minica”) sta affogando.
Vivissime cordialità
B.V.

Ecco il pezzo presentato sempre dal Sig. B.V..
In ricordo di tutte le Ausiliarie della R.S.I.
Pubblichiamo la lettera di una ausiliaria della RSI, condannata a morte dai partigiani.
E’ ovvio che, come per tutti gli omicidi decisi ed eseguiti dai partigiani, si tratta di un omicidio volontario. Infatti i partigiani non avevano alcuna autorità in nessun campo. Anche qui troviamo un grande esempio di fede e di eroismo, infatti questa ragazza mantenne un comportamento talmente fermo e dignitoso, da indurre i componenti del plotone di esecuzione ad astenersi nel fare fuoco. Venne barbaramente uccisa con un colpo alla testa dal capo plotone… un vero vigliacco.

Continua il Sig. B.V.
A questa ragazza, come a tutte le ausiliarie della RSI va il nostro vivo ricordo e la nostra più commossa ammirazione.
Franca Barbier, Ausiliaria dei servizi segreti della RSI, Medaglia d’Oro alla Memoria.
Per diretta volontà del Duce, all’eroica Ausiliaria venne conferita la Medaglia d’Oro alla memoria con la seguente motivazione:
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Ecco la lettera scritta alla madre prima della sua fucilazione.
24-7-44. XXII
Mamma mia adorata,
purtroppo è giunta la mia ultima ora. E’ stata decisa la mia fucilazione che sarà eseguita domani, 25 luglio. Sii calma e rassegnata a questa sorte che non è certo quella che avevo sognato. Non mi è neppure concesso di riabbracciarti ancora una volta. Questo è il mio unico, immenso dolore. Il mio pensiero sarà fino all’ultimo rivolto a te e a Mirko. Digli che compia sempre il suo dovere di soldato e che si ricordi sempre di me. Io il mio dovere non ho potuto compierlo ed ho fatto soltanto sciocchezze, ma muoio per la nostra Causa e questo mi consola.
E’ terribile pensare che domani non sarò più; ancora non mi riesce di capacitarmi. Non chiedo di essre vendicata, non ne vale la pena, ma vorrei che la mia morte servisse di esempio a tutti quelli che si fanno chiamare fascisti e che la nostra Causa non sanno che sacrificare parole.
Mi auguro che papà possa ritornare presso di te e che anche Mirko non ti venga a mancare. Vorrei dirti ancora tante cose, ma tu puoi ben immaginare il mio stato d’animo e come mi riesca difficile riunire i pensieri e le idee. Ricordami a tutti quanti mi sono stati vicini. Scrivi anche ad Adolfo, che mi attendeva proprio oggi da lui. La mia roba ti verrà recapitata ad Aosta. Io sarò sepolta qui, perché neppure il mio corpo vogliono restituire. Mamma, mia piccola Mucci adorata, non ti vedrò più, mai più e neppure il conforto di una tua ultima parola, né della tua immagine. Ho presso di me una piccola fotografia di Mirko: essa mi darà il coraggio di affrontare il passo estremo, la terrò con me. Addio mamma mia, cara povera Mucci; addio Mirko mio. Fa sempre innanzitutto il tuo dovere di soldato e di italiano. Vivete felici quando la felicità sarà riconcessa agli uomini e non crucciatevi tanto per me; io non ho sofferto in questa prigionia e domani sarà tutto finito per sempre.
Della mia roba lascio a te, Mucci, arbitra di decidere. Vorrei che la mia piccola fede la portassi sempre tu per mio ricordo. Addio per sempre, Mucci!
Franca
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Sin qui lo scritto e la testimonianza del Sig. B.V., ma dato che la mia stima e ammirazione per QUELLE RAGAZZE, le Ausiliarie è, per quanto possibile, ancora più elevata, mi riprometto in un prossimo articolo di rinnovarne la memoria e le motivazioni. Ricorderò la figura di una grande Donna, anch’essa insignita di un altissimo riconoscimento.
Anche se ben comprendo, che per la gioventù di oggi, questi ricordi smuovono incomprensione se non addirittura ilarità, a dispetto di ciò, come si usava dire: “me ne frego e vado avanti”.

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