venerdì 26 aprile 2019

8 marzo: la storia la verità e la leggenda


8 MARZO 2017
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Triangle Shirtwaist Factory - New York City, NY on Pinterest
Triangle Shirtwaist Factory – New York City, NY on Pinterest

Una leggenda fa risalire l’origine della Festa della donna – quella che sarebbe meglio chiamare Giornata Internazionale delle donne – alla volontà di commemorare una strage di operaie avvenuta l’8 marzo del 1908 tra le mura della fabbrica di abbigliamento Cottons di New York. Un incendio divampato nell’edificio avrebbe provocato la morte di 129 donne. Di questo avvenimento non c’è, però, alcuna traccia a livello documentario, come hanno scoperto e raccontato per la prima volta nel 1987 le femministe Tilde Capomazza e Marisa Ombra (“8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna”, Utopia, Roma, 1991): secondo le ricerche, la leggenda della Cottons fece la sua prima comparsa il 7 marzo del 1952 sul settimanale bolognese “La lotta”. La data della celebrazione, quella dell’8 marzo, fu stabilita, invece, a Mosca nel 1921, durante la “Seconda conferenza delle donne comuniste”: all’interno della III Internazionale, l’assemblea decise di riconpscerla come “Giornata internazionale dell’operaia”, in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo.

"International Women's Day" nel 1975
“International Women’s Day” nel 1975

INCENDI E ANALOGIE – Un incendio analogo a quello ricordato è, però, realmente avvenuto a New York, tre anni e qualche settimana dopo la sua collocazione leggendaria. Il 25 marzo del 1911, a New York, le fiamme divamparono all’interno della Triangle Shirt Waist Company, uccidendo 146 lavoratori (39 italiani) – soprattutto giovani donne dai 13 ai 22 anni -,che vi rimasero intrappolati, bruciando vivi o lanciandosi dalle finestre dell’ottavo e nono piano dell’Asch Building. Le donne della “Triangle” lavoravano sessanta ore la settimana, senza contare gli straordinari imposti e poco pagati. Non solo, la sorveglianza era feroce ed era esercitata da “caporali” esterni, retribuiti a cottimo dai padroni, ognuno dei quali sorvegliava e retribuiva a sua volta sette ragazze imponendo loro ritmi massacranti, che spesso erano origine di incidenti. Gli ingressi erano chiusi a chiave per impedire alle lavoranti di lasciare il proprio posto di lavoro, seppure per pochi minuti.
Gian Antonio Stella ricorda così quell’evento sul Corriere della Sera dell’8 marzo 2004, in un articolo dal titolo “Quella svista sull’8 marzo”: “Era il pomeriggio di sabato 25 marzo 1911, quando il fuoco attaccò gli ultimi tre piani di un palazzone di Washington Place, nel cuore della metropoli americana. E ancora non è chiarissimo come la data, col passare dei decenni, sia stata «adattata» alla Festa della Donna. Ci hanno provato in diversi, a cercare di ripercorrere la storia di questa svista che ancora oggi domina gran parte dei siti Internet (prova provata: mai fidarsi della «rete») dedicati alla genesi della ricorrenza odierna. Prime fra tutti Tilde Capomazza e Marisa Ombra, autrici una quindicina d’anni fa di 8 Marzo / Storie, miti e riti della Giornata Internazionale della Donna. Studio ora ripreso dalla tesi di laurea di una giovane veneziana, Marina Senigaglia, che ricostruisce con qualche integrazione un’infinità di versioni diverse”.
La prima Giornata internazionale della donna ad essere festeggiata un 8 marzo fu quella del 1914, forse perché quell’anno era una domenica. Tre anni dopo ci fu un’altra manifestazione, sempre l’8 marzo, nella quale le donne della capitale dell’Impero russo, San Pietroburgo, protestarono per chiedere la fine della guerra. Quattro giorni dopo lo zar abdicò – l’Impero attraversava da tempo una profondissima crisi – e il governo provvisorio concesse alle donne il diritto di voto: quella delle donne di San Pietroburgo fu una delle prime e più importanti manifestazioni di quella che oggi viene chiamata Rivoluzione di febbraio (perché, per il calendario giuliano all’epoca in vigore in Russia, avvenne il 23 febbraio). Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1922 Vladimir Lenin istituì l’8 marzo come festività ufficiale. Fino agli anni Settanta la Festa della donna si festeggiò quasi esclusivamente nei paesi dell’Unione Sovietica e in Cina.

UN FIORE DI STAGIONE PER POCHE LIRE – La data dell’8 marzo, giorno della festa della donna, venne ufficialmente riconosciuta dalle Nazioni Unite (Onu) come giornata dedicata alla donna nel 1975 – che fu dichiarato “Anno internazionale delle donne” – e, due anni dopo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione per istituire una Giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale, a riconoscimento del ruolo della donna negli sforzi di pace e di porre fine a ogni discriminazione. Inoltre, in questa giornata si ricordano le conquiste sociali e politiche delle donne, la lotta contro le violenze, le condizioni di lavoro e le diseguaglianze ancora oggi esistenti in molti campi. La scelta della mimosa risale invece al 1946: le organizzatrici delle celebrazioni romane cercavano un fiore che fosse di stagione e che costasse poco. Nel nostro Paese, infatti, la Giornata cominciò a essere celebrata anche dopo la Seconda Guerra mondiale su iniziativa del Partito Comunista Italiano e dell’Unione delle Donne in Italia (UDI). Inizialmente si voleva usare come simbolo la violetta, un fiore con una lunga tradizione nella sinistra europea: uno dei sostenitori di questa idea era il vice-segretario del Partito Comunista, Luigi Longo. Alcune dirigenti del Partito Comunista si opposero: la violetta era un fiore costoso e difficile da trovare. Teresa Mattei, ex partigiana che negli anni successivi avrebbe continuato a battersi per i diritti delle donne, insieme a Rita Montagna e Teresa Noce, propose di adottare un fiore molto più economico, che fiorisse alla fine dell’inverno e che fosse facile da trovare nei campi: da qui nacque l’idea della mimosa. Anni dopo, in un’intervista Mattei disse:
«La mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette. Mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente».
Di lei è diventato leggendario uno scambio che ebbe con un deputato liberale a proposito della parità tra uomini e donne all’interno della magistratura: «Signorina, ma lei lo sa che in certi giorni del mese le donne non ragionano?», chiese il deputato. E lei rispose:
«Ci sono uomini che non ragionano tutti i giorni del mese».

TRATYTO DA:
http://pochestorie.corriere.it/2017/03/08/8-marzo-la-storia-la-verita-e-la-leggenda/


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