Il francese Pierre Moscovici è il
commissario agli affari economici e monetari dell’Unione Europea. Recentemente
si è reso protagonista di duri attacchi contro il governo italiano. Pochi sanno
che costui è figlio di un famoso intellettuale ebreo di nome Serge Moscovici.
Come cercherò di illustrare sinteticamente, Moscovici Padre è la mente, il
teorizzatore di un progetto di ingegneria sociale: Moscovici Figlio è l’esecutore
di quel piano.
Le teorie della Psicologia Sociale
Serge Moscovici è considerato uno
dei padri della scienza della Psicologia Sociale, ai quali ha offerto due
importanti contributi. Il primo di essi è la teoria del consenso sociale e
delle decisioni collettive. Essa rielabora l’idea marxista che le classi
dominanti creino sovrastrutture culturali capaci di influenzare le opinioni e
le credenze delle classi subalterne:
<< chi ha più potere,
autorità e capacità di espressione finisce inevitabilmente per influenzare le
opinioni di chi ne ha di meno. Ma contemporaneamente Moscovici dimostra anche
che tutte le persone possono essere alternativamente sia fonte di influenza
sociale, sia bersaglio. Pur se in misura diversa e in stretta relazione con il
loro status sociale. E da questi assunti deriva inevitabilmente che è l’intera
società a essere “pensante” e che non si limita a imitare pedissequamente i
pensieri e le azioni della classe dominante. Ove così fosse non ci sarebbero
progressi sociali, né variazioni nei sistemi di potere che regolano le
associazioni, da quelle più piccole a quello più grandi, come possono essere
gli Stati o le organizzazioni sovranazionali >> (“Messaggero Veneto, 28.02.2010).
La teoria del consenso
sociale e
delle decisioni collettive è fondamentale per comprendere la posizione
di
principio dei falchi della Commissione Europea riguardo al governo
gialloverde.
Le masse esercitano una concreta pressione sull’élite, ma quest'ultima
possiede una maggiore capacità di influenzare a sua volta le masse
grazie al potere
esercitato sulla politica, l’informazione, la cultura, la
finanza. Sebbene il rapporto sia dialettico, è l’élite ad avere il
coltello
dalla parte del manico. Questo è anche il pensiero espresso dal
commissario al
Bilancio Gunther Oettingher, il quale, commentando a caldo l’esito delle
elezioni politiche e l’aumento dello spread, pronunciò la famosa
minaccia "I
mercati e un outlook negativo insegneranno agli elettori italiani a non
votare
per i partiti populisti alle prossime elezioni” (“Il Giornale”,
29.05.2018).
Il secondo contributo di Serge
Moscovici alla Psicologia Sociale è la teoria dell’influenza minoritaria, un
vero e proprio vademecum per instaurare quella tirannia delle minoranze
organizzate che oggi soffoca la democrazia.
<< la caratteristica
fondamentale che distingue l'influenza della minoranza da quella della
maggioranza sta nel fatto che la prima può aver luogo solo in condizioni di
antagonismo mentre la seconda può realizzarsi anche in un contesto
collaborativo. Ciò è strettamente collegato alla nozione di gruppo minoritario,
che viene definito tale non in senso meramente quantitativo ma in relazione al
rapporto di subordinazione nei confronti di un gruppo dominante, la cosiddetta
maggioranza normativa. La minoranza che voglia diventare influente deve
innanzitutto enunciare una posizione chiara e alternativa rispetto a quella
sostenuta dal gruppo dominante e deve poi rimanervi saldamente fedele,
opponendosi per tutto il tempo alle pressioni della maggioranza. L'unica
risorsa che ha a disposizione per affermare la propria posizione è quella di
darsi uno "stile di comportamento" coerente e unanime, capace di
attrarre interesse e stima dall'esterno: ciò significa che da un punto di vista
diacronico il comportamento deve essere ripetuto in modo sistematico e non
contraddittorio e da un punto di vista sincronico la minoranza deve essere
compatta nell'espressione della propria posizione. >>. (Wikipedia).
Dalla teoria alla pratica: la tirannia delle minoranze organizzate
Le tesi dell’ebreo Serge
Moscovici hanno suggerito la linea d’azione delle minoranze organizzate negli
ultimi venti anni, durante i quali si è sviluppata la categoria morale del
“vittimismo”. In nome di tale principio ebrei, zingari, immigrati, omosessuali
e femministe reclamano privilegi che collidono con l’ideale democratico dell’uguaglianza
dei cittadini. L’azione sobillatrice di queste minoranze organizzate ha
promosso il sospetto tra uomo e donna invece che la collaborazione, ha usato la
cultura gender come ariete per disgregare la famiglia tradizionale, il laicismo
per distruggere i valori cristiani, il cosmopolitismo per soffocare il
sentimento patriottico. I principi morali fondanti della civiltà europea sono
stati sistematicamente smantellati in quanto fascisti, razzisti, sessisti e
omofobi: ciò ha permesso a tecnocrati non eletti di accantonare le costituzioni
nazionali in nome di generici diritti dell’uomo.
Come premio per i loro sforzi, gli
intellettuali e gli attivisti di questi movimenti hanno visto le porte della
buona società spalancarsi al loro passaggio e il tappeto rosso stendersi sotto
i loro piedi. Oggi li troviamo nelle cattedre universitarie, nelle redazioni di
tv e giornali, nel cinema, nella musica, nel mondo della politica. Accettati essi stessi come membri di
diritto della classe dominante, questi leader sono i protagonisti del processo
di creazione delle sovrastrutture culturali della società: sono anch’essi “maggioranza
normativa”.
In fondo al grande capitale
finanziario fa comodo che nella società si discuta dei diritti delle minoranze
quando le minoranze godono di tutele mai viste prima nella storia dell’umanità:
l’importante è che nessuno si sogni di fare i conti in tasca ai plutocrati e di
discutere dell’ineguale redistribuzione della ricchezza. C’è poco da
meravigliarsi di una simile svolta: quale minoranza è più minoranza di quell’1%
della popolazione mondiale che detiene la maggior parte delle ricchezze del
pianeta?
La teoria dell’influenza
minoritaria è stata sviluppata dagli intellettuali mercenari generosamente
stipendiati da fondazioni pseudo-filantropiche come Carnegie Fondation,
Rockefeller Foundation e Open Society (di George Soros). Le idee di Serge
Moscovici sono state sviluppate in una direzione sempre più marcatamente
oligarchica:
<< In un contesto in cui
c'è un gruppo dominante che vuole difendere l'ordine costituito e euna
minoranza che vuole innovare è fondamentale la capacità di incidere sulla
popolazione ovvero sull'insieme di persone che subisce il potere più di quanto
non lo condivida. I membri della popolazione inizialmente tendono a rifiutare
le istanze della minoranza perché, conformisticamente si identificano con
l'opinione maggioritaria senza metterla in discussione. Il processo di
validazione del punto di vista minoritario si può realizzare solo col tempo se
l'attenzione viene focalizzata sull'oggetto della disputa. Il conflitto che è
stato innescato si risolve dunque attraverso un processo denominato negoziato,
che dipende in gran parte dallo stile adottato dalla minoranza. Alcuni studi
hanno dimostrato che uno stile di negoziato rigido, che prevede che la rottura
operata verso il gruppo dominante venga estesa a tutta la popolazione, comporta
una maggiore difficoltà ad esercitare influenza perché la minoranza che adotta
questo stile viene percepita come settaria e dogmatica e viene quindi
screditata. Adottando invece uno stile flessibile, che limita il conflitto al
solo gruppo dirigente senza estenderlo alla popolazione nel suo complesso, la
tesi minoritaria ottiene un'influenza rilevante e diretta. Ulteriori studi
hanno poi dimostrato che gli effetti negativi della rigidità si avvertono
soltanto quando la situazione sociale imputa alle caratteristiche proprie della
minoranza le cause del conflitto >>. (Wikipedia).
Ciò che non ci viene
spiegato è
che quando i leader delle minoranze organizzate sono diventati parte del
gruppo
dominante che le ha accettate, ossia la borghesia radical chic, le
minoranze
organizzate hanno iniziato a dipingere il mondo secondo il proprio,
settaristico
punto di vista. I valori morali tradizionali sono stati screditati e i
loro
apologeti sono stati relegati ai margini del dibattito culturale – e
trattati
come reietti. Lo stesso lessico è stato cambiato in modo scientifico:
comunità
è diventata sinonimo di xenofobia, famiglia di omofobia, tradizioni di
fascismo, dio di bigottismo. Patriottismo è stato sostituito con
sovranismo,
democrazia con populismo, ecc. Ne consegue che questi intellettuali e
uomini politici, sebbene riconosciuti come leader di minoranze
organizzate, agiscono in realtà come membri della classe dominante che
tenta di imporre i suoi modelli alle classi subalterne attraverso le
sovrastrutture di marxista memoria.
Il risveglio dei popoli spaventa l’élite
La ciambella, però, non è
riuscita col buco. Le masse, calpestate dal rullo compressore del
turbo-capitalismo e sottoposte a una continua pressione mediatica da parte
della nuova élite intellettuale, si è rivoltata utilizzando quegli strumenti
democratici che istituzioni come l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea
trovano tanto plebee e repellenti. Un intero mondo sta franando sotto i piedi
dei tecnocrati di Bruxelles e dei loro propagandisti. Per salvare il dominio
della casta politica e intellettuale al potere, Pierre Moscovici, commissario
agli Affari Economici e Monetari, ha fatto appello al mondo dell’alta finanza
bocciando senza appello la bozza del Def presentato quattro giorni fa dal
ministro Tria. Il suo appello non è rimasto senza risposta, visto che lo spread
è schizzato oltre quota 300. Del resto alla vigilia dell’insediamento del
governo Conte il potentissimo fondo di investimenti Goldman Sachs aveva
avvisato che "Nel caso in cui lo spread si posizionasse in modo
convincente sopra quota 200 allora i rischi sistemici sugli asset dell'Unione
monetaria europea e anche al di là di essa, probabilmente,
aumenterebbero".
Luigi Di Maio ha accusato il
colpo: a suo avviso ci sarebbe "qualche istituzione europea che, con le
sue dichiarazioni, gioca a fare terrorismo sui mercati". "Stamattina
a qualcuno non andava bene che lo spread non si fosse impennato. Moscovici, che
non è italiano, si è svegliato e ha pensato bene di fare una dichiarazione
contro l'Italia, contro il Def italiano e creare tensione sui mercati”.
"Per fortuna la Borsa sta per chiudere. Da domani continueremo a spiegare
che il 2,4% non è una misura molto lontana da quella che facevano altri. Solo
che se lo fa la Lega e il M5s non va bene". (Huffington Post, 1.10.2018).
Difficile dare torto a Di Maio:
nei cinque anni di governo della Sinistra il rapporto tra deficit e Pil è sceso
dal 3% (governo Letta) al 2,4% (governo Gentiloni) con una media che si attesta
intorno al 2,6%. La bocciatura del DEF presentato dal ministro Tria non è
quindi una questione economica, ma politica. La conferma giunge dallo stesso
Moscovici, che ieri elargiva in pubblico giudizi che nulla hanno a che fare con
i conti presentati da Tria: "L'Europa è a un bivio: se non facciamo
niente, gli Orban, i Salvini, i Kaczyinski, i Le Pen disegneranno un'Europa dove
la giustizia e la stampa saranno sotto controllo, gli stranieri stigmatizzati,
le minoranze minacciate". […] "Tutti questi leader di estrema destra
sono per me i nemici delle democrazie aperte e liberali che abbiamo costruito
dal 1945 per garantire la pace". […]"Per la prima volta nella sua
storia l'esistenza dell'Europa è minacciata: può implodere o essere sovvertita
dai responsabili dell'estrema destra, Matteo Salvini, Marine Le Pen o Viktor
Orban" […] "Come gli ungheresi anche gli italiani hanno optato per un
governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e
di bilancio, sta cercando di sbarazzarsi degli obblighi europei". (“Libero
Quotidiano”, 4 ottobre 2018).
Ci rivedremo a Filippi
Queste osservazioni non
sembrano
molto diverse da quelle formulate a più riprese, nei mesi passati, dal
presidente francese Macron, ex manager della banca Rothschild, e dal
presidente
della BCE Draghi, ex advisor di Goldman Sachs. Nella giornata di oggi il
presidente della Commissione Europea Junker ha lanciato un'appello a
fermare le Destre in nome degli ideali europei e ha evocato lo spettro
del nazismo ("Il Giornale", 4.10.2018). Contro i vari Junker, Moscovici,
Macron e compagnia cantante si ergono le masse impoverite, disincantate e
sempre più informate. Le elezioni del prossimo maggio rischiano di
trasformare
fenomeni nazionali – Orban, Salvini, Le Pen – in un’autentica
rivoluzione
democratica dei popoli d’Europei contro l’oligarchia al potere.
Per la plutocrazia e i suoi agenti
nel mondo della politica e della cultura in Europa, due sono i modelli di
riferimento per sovvertire la crescente rivolta dei popoli. Il primo è il
rovesciamento del governo Berlusconi attraverso una combinazione di attacchi
speculativi dei mercati, azioni giudiziarie e campagne mediatiche. La seconda è
il modello Grecia: quando Tsipras, dopo aver bocciato il piano elaborato dalla
Troika per mezzo di un referendum, fu costretto a fare marcia indietro per
effetto delle manovre della BCE, perdendo così la faccia di fronte al popolo
greco. Le tenteranno tutte, “Lor Signori”, per difendere il loro progetto
oligarchico, ma falliranno miseramente. E sapete perché? Per la stessa ragione
per la quale si estinsero i dinosauri: - perché erano, appunto, dinosauri!
Enrico Montermini, 5.10.2018
TRATTO DA:
https://enricomontermini.blogspot.com/2018/10/il-progetto-segreto-falchi-della.html
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