venerdì 5 ottobre 2018

IL POST CHE FB MI HA BANNATO IN TEMPO REALE

di Enrico Montermini

Il francese Pierre Moscovici è il commissario agli affari economici e monetari dell’Unione Europea. Recentemente si è reso protagonista di duri attacchi contro il governo italiano. Pochi sanno che costui è figlio di un famoso intellettuale ebreo di nome Serge Moscovici. Come cercherò di illustrare sinteticamente, Moscovici Padre è la mente, il teorizzatore di un progetto di ingegneria sociale: Moscovici Figlio è l’esecutore di quel piano.

Le teorie della Psicologia Sociale

Serge Moscovici è considerato uno dei padri della scienza della Psicologia Sociale, ai quali ha offerto due importanti contributi. Il primo di essi è la teoria del consenso sociale e delle decisioni collettive. Essa rielabora l’idea marxista che le classi dominanti creino sovrastrutture culturali capaci di influenzare le opinioni e le credenze delle classi subalterne:

<< chi ha più potere, autorità e capacità di espressione finisce inevitabilmente per influenzare le opinioni di chi ne ha di meno. Ma contemporaneamente Moscovici dimostra anche che tutte le persone possono essere alternativamente sia fonte di influenza sociale, sia bersaglio. Pur se in misura diversa e in stretta relazione con il loro status sociale. E da questi assunti deriva inevitabilmente che è l’intera società a essere “pensante” e che non si limita a imitare pedissequamente i pensieri e le azioni della classe dominante. Ove così fosse non ci sarebbero progressi sociali, né variazioni nei sistemi di potere che regolano le associazioni, da quelle più piccole a quello più grandi, come possono essere gli Stati o le organizzazioni sovranazionali >>  (“Messaggero Veneto, 28.02.2010).

La teoria del consenso sociale e delle decisioni collettive è fondamentale per comprendere la posizione di principio dei falchi della Commissione Europea riguardo al governo gialloverde. Le masse esercitano una concreta pressione sull’élite, ma quest'ultima possiede una maggiore capacità di influenzare a sua volta le masse grazie al potere esercitato sulla politica, l’informazione, la cultura, la finanza. Sebbene il rapporto sia dialettico, è l’élite ad avere il coltello dalla parte del manico. Questo è anche il pensiero espresso dal commissario al Bilancio Gunther Oettingher, il quale, commentando a caldo l’esito delle elezioni politiche e l’aumento dello spread, pronunciò la famosa minaccia "I mercati e un outlook negativo insegneranno agli elettori italiani a non votare per i partiti populisti alle prossime elezioni” (“Il Giornale”, 29.05.2018).

Il secondo contributo di Serge Moscovici alla Psicologia Sociale è la teoria dell’influenza minoritaria, un vero e proprio vademecum per instaurare quella tirannia delle minoranze organizzate che oggi soffoca la democrazia.

<< la caratteristica fondamentale che distingue l'influenza della minoranza da quella della maggioranza sta nel fatto che la prima può aver luogo solo in condizioni di antagonismo mentre la seconda può realizzarsi anche in un contesto collaborativo. Ciò è strettamente collegato alla nozione di gruppo minoritario, che viene definito tale non in senso meramente quantitativo ma in relazione al rapporto di subordinazione nei confronti di un gruppo dominante, la cosiddetta maggioranza normativa. La minoranza che voglia diventare influente deve innanzitutto enunciare una posizione chiara e alternativa rispetto a quella sostenuta dal gruppo dominante e deve poi rimanervi saldamente fedele, opponendosi per tutto il tempo alle pressioni della maggioranza. L'unica risorsa che ha a disposizione per affermare la propria posizione è quella di darsi uno "stile di comportamento" coerente e unanime, capace di attrarre interesse e stima dall'esterno: ciò significa che da un punto di vista diacronico il comportamento deve essere ripetuto in modo sistematico e non contraddittorio e da un punto di vista sincronico la minoranza deve essere compatta nell'espressione della propria posizione. >>. (Wikipedia).

Dalla teoria alla pratica: la tirannia delle minoranze organizzate

Le tesi dell’ebreo Serge Moscovici hanno suggerito la linea d’azione delle minoranze organizzate negli ultimi venti anni, durante i quali si è sviluppata la categoria morale del “vittimismo”. In nome di tale principio ebrei, zingari, immigrati, omosessuali e femministe reclamano privilegi che collidono con l’ideale democratico dell’uguaglianza dei cittadini. L’azione sobillatrice di queste minoranze organizzate ha promosso il sospetto tra uomo e donna invece che la collaborazione, ha usato la cultura gender come ariete per disgregare la famiglia tradizionale, il laicismo per distruggere i valori cristiani, il cosmopolitismo per soffocare il sentimento patriottico. I principi morali fondanti della civiltà europea sono stati sistematicamente smantellati in quanto fascisti, razzisti, sessisti e omofobi: ciò ha permesso a tecnocrati non eletti di accantonare le costituzioni nazionali in nome di generici diritti dell’uomo.

Come premio per i loro sforzi, gli intellettuali e gli attivisti di questi movimenti hanno visto le porte della buona società spalancarsi al loro passaggio e il tappeto rosso stendersi sotto i loro piedi. Oggi li troviamo nelle cattedre universitarie, nelle redazioni di tv e giornali, nel cinema, nella musica, nel mondo della politica. Accettati essi stessi come membri di diritto della classe dominante, questi leader sono i protagonisti del processo di creazione delle sovrastrutture culturali della società: sono anch’essi “maggioranza normativa”.

In fondo al grande capitale finanziario fa comodo che nella società si discuta dei diritti delle minoranze quando le minoranze godono di tutele mai viste prima nella storia dell’umanità: l’importante è che nessuno si sogni di fare i conti in tasca ai plutocrati e di discutere dell’ineguale redistribuzione della ricchezza. C’è poco da meravigliarsi di una simile svolta: quale minoranza è più minoranza di quell’1% della popolazione mondiale che detiene la maggior parte delle ricchezze del pianeta?

La teoria dell’influenza minoritaria è stata sviluppata dagli intellettuali mercenari generosamente stipendiati da fondazioni pseudo-filantropiche come Carnegie Fondation, Rockefeller Foundation e Open Society (di George Soros). Le idee di Serge Moscovici sono state sviluppate in una direzione sempre più marcatamente oligarchica:

<< In un contesto in cui c'è un gruppo dominante che vuole difendere l'ordine costituito e euna minoranza che vuole innovare è fondamentale la capacità di incidere sulla popolazione ovvero sull'insieme di persone che subisce il potere più di quanto non lo condivida. I membri della popolazione inizialmente tendono a rifiutare le istanze della minoranza perché, conformisticamente si identificano con l'opinione maggioritaria senza metterla in discussione. Il processo di validazione del punto di vista minoritario si può realizzare solo col tempo se l'attenzione viene focalizzata sull'oggetto della disputa. Il conflitto che è stato innescato si risolve dunque attraverso un processo denominato negoziato, che dipende in gran parte dallo stile adottato dalla minoranza. Alcuni studi hanno dimostrato che uno stile di negoziato rigido, che prevede che la rottura operata verso il gruppo dominante venga estesa a tutta la popolazione, comporta una maggiore difficoltà ad esercitare influenza perché la minoranza che adotta questo stile viene percepita come settaria e dogmatica e viene quindi screditata. Adottando invece uno stile flessibile, che limita il conflitto al solo gruppo dirigente senza estenderlo alla popolazione nel suo complesso, la tesi minoritaria ottiene un'influenza rilevante e diretta. Ulteriori studi hanno poi dimostrato che gli effetti negativi della rigidità si avvertono soltanto quando la situazione sociale imputa alle caratteristiche proprie della minoranza le cause del conflitto >>. (Wikipedia).

Ciò che non ci viene spiegato è che quando i leader delle minoranze organizzate sono diventati parte del gruppo dominante che le ha accettate, ossia la borghesia radical chic, le minoranze organizzate hanno iniziato a dipingere il mondo secondo il proprio, settaristico punto di vista. I valori morali tradizionali sono stati screditati e i loro apologeti sono stati relegati ai margini del dibattito culturale – e trattati come reietti. Lo stesso lessico è stato cambiato in modo scientifico: comunità è diventata sinonimo di xenofobia, famiglia di omofobia, tradizioni di fascismo, dio di bigottismo. Patriottismo è stato sostituito con sovranismo, democrazia con populismo, ecc. Ne consegue che questi intellettuali e uomini politici, sebbene riconosciuti come leader di minoranze organizzate, agiscono in realtà come membri della classe dominante che tenta di imporre i suoi modelli alle classi subalterne attraverso le sovrastrutture di marxista memoria.

Il risveglio dei popoli spaventa l’élite

La ciambella, però, non è riuscita col buco. Le masse, calpestate dal rullo compressore del turbo-capitalismo e sottoposte a una continua pressione mediatica da parte della nuova élite intellettuale, si è rivoltata utilizzando quegli strumenti democratici che istituzioni come l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea trovano tanto plebee e repellenti. Un intero mondo sta franando sotto i piedi dei tecnocrati di Bruxelles e dei loro propagandisti. Per salvare il dominio della casta politica e intellettuale al potere, Pierre Moscovici, commissario agli Affari Economici e Monetari, ha fatto appello al mondo dell’alta finanza bocciando senza appello la bozza del Def presentato quattro giorni fa dal ministro Tria. Il suo appello non è rimasto senza risposta, visto che lo spread è schizzato oltre quota 300. Del resto alla vigilia dell’insediamento del governo Conte il potentissimo fondo di investimenti Goldman Sachs aveva avvisato che "Nel caso in cui lo spread si posizionasse in modo convincente sopra quota 200 allora i rischi sistemici sugli asset dell'Unione monetaria europea e anche al di là di essa, probabilmente, aumenterebbero".

Luigi Di Maio ha accusato il colpo: a suo avviso ci sarebbe "qualche istituzione europea che, con le sue dichiarazioni, gioca a fare terrorismo sui mercati". "Stamattina a qualcuno non andava bene che lo spread non si fosse impennato. Moscovici, che non è italiano, si è svegliato e ha pensato bene di fare una dichiarazione contro l'Italia, contro il Def italiano e creare tensione sui mercati”. "Per fortuna la Borsa sta per chiudere. Da domani continueremo a spiegare che il 2,4% non è una misura molto lontana da quella che facevano altri. Solo che se lo fa la Lega e il M5s non va bene". (Huffington Post, 1.10.2018).

Difficile dare torto a Di Maio: nei cinque anni di governo della Sinistra il rapporto tra deficit e Pil è sceso dal 3% (governo Letta) al 2,4% (governo Gentiloni) con una media che si attesta intorno al 2,6%. La bocciatura del DEF presentato dal ministro Tria non è quindi una questione economica, ma politica. La conferma giunge dallo stesso Moscovici, che ieri elargiva in pubblico giudizi che nulla hanno a che fare con i conti presentati da Tria: "L'Europa è a un bivio: se non facciamo niente, gli Orban, i Salvini, i Kaczyinski, i Le Pen disegneranno un'Europa dove la giustizia e la stampa saranno sotto controllo, gli stranieri stigmatizzati, le minoranze minacciate". […] "Tutti questi leader di estrema destra sono per me i nemici delle democrazie aperte e liberali che abbiamo costruito dal 1945 per garantire la pace". […]"Per la prima volta nella sua storia l'esistenza dell'Europa è minacciata: può implodere o essere sovvertita dai responsabili dell'estrema destra, Matteo Salvini, Marine Le Pen o Viktor Orban" […] "Come gli ungheresi anche gli italiani hanno optato per un governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e di bilancio, sta cercando di sbarazzarsi degli obblighi europei". (“Libero Quotidiano”, 4 ottobre 2018).
Ci rivedremo a Filippi

Queste osservazioni non sembrano molto diverse da quelle formulate a più riprese, nei mesi passati, dal presidente francese Macron, ex manager della banca Rothschild, e dal presidente della BCE Draghi, ex advisor di Goldman Sachs. Nella giornata di oggi il presidente della Commissione Europea Junker ha lanciato un'appello a fermare le Destre in nome degli ideali europei e ha evocato lo spettro del nazismo ("Il Giornale", 4.10.2018). Contro i vari Junker, Moscovici, Macron e compagnia cantante si ergono le masse impoverite, disincantate e sempre più informate. Le elezioni del prossimo maggio rischiano di trasformare fenomeni nazionali – Orban, Salvini, Le Pen – in un’autentica rivoluzione democratica dei popoli d’Europei contro l’oligarchia al potere.

Per la plutocrazia e i suoi agenti nel mondo della politica e della cultura in Europa, due sono i modelli di riferimento per sovvertire la crescente rivolta dei popoli. Il primo è il rovesciamento del governo Berlusconi attraverso una combinazione di attacchi speculativi dei mercati, azioni giudiziarie e campagne mediatiche. La seconda è il modello Grecia: quando Tsipras, dopo aver bocciato il piano elaborato dalla Troika per mezzo di un referendum, fu costretto a fare marcia indietro per effetto delle manovre della BCE, perdendo così la faccia di fronte al popolo greco. Le tenteranno tutte, “Lor Signori”, per difendere il loro progetto oligarchico, ma falliranno miseramente. E sapete perché? Per la stessa ragione per la quale si estinsero i dinosauri: - perché erano, appunto, dinosauri!

Nessun commento:

Posta un commento