giovedì 7 settembre 2017

MUSSOLINI SI CONFESSA Georg Zachariae

 
Georg Zachariae
MUSSOLINI SI CONFESSA
 
Prefazione di Silvio Bertoldi
Saggi Bur - Rcs
Anno 2004,  220 pagine. Prezzo € 8,50
Foto copertina: Mussolini e Zachariae nella villa di Gragnano nel  1944

DALLA PAGINA DI FONDO - Parla il medico del Duce a cui, forse inconsapevolmente, forse per scelta, Mussolini affidò tutti i suoi segreti.
Il Duce, solo di fronte all’immagine di se stesso, sceglie, per confessarsi, un estraneo e un laico: il medico che per caso gli era accanto, e con lui si sfoga, parla senza reticenze del suo passato, dei suoi amori, dei suoi rimpianti, gli racconta aneddoti curiosi, traccia giudizi sui contemporanei.
Una preziosa testimonianza che rivela un Mussolini intimo e inedito: esitante dinanzi alle decisioni più gravi, che non si atteggia più a infallibile, che parla con franchezza dei protagonisti del suo tempo: odiava Badoglio, era scettico sulla funzione della Chiesa, provava stima e ammirazione per Churchill, frustrante sentimento di dipendenza nei confronti di Hitler, alta considerazione per Goebbels, disprezzo per Goering.
“La sua fede in una vittoria finale del socialismo e di una più alta giustizia sociale e umana lo sostenne fino alla fine e gli fece sopportare tutte le umiliazioni e le amarezze dei giorni che seguirono”. G. Zachariae
L'AUTORE - Georg Zachariae, ufficiale medico tedesco scomparso nel 1965, fu negli ultimi 19 mesi di vita di Benito Mussolini la persona a lui più vicina. Inviato direttamente da Hitler nel 1943, come medico personale del Duce, gli rimase accanto fino all’aprile 1945. In quei mesi ebbe molteplici occasioni di conversare con Mussolini sugli argomenti più diversi, conquistando la sua fiducia.
LA RECENSIONE DI GIUSEPPE MINNELLAChi vuole conoscere l’uomo, il politico, che ha guidato l’Italia per 23 anni dal 1922 al 1945 non può non leggere questo libro. Non è mio modo di fare quello di lanciarmi in messaggi pubblicitari verso le opere che consigliamo ai visitatori e lettori del sito ma questo libro di testimonianza (insieme ad un'altra opera da noi censita, “Mussolini, Duce si diventa” di Remigio Zizzo), rappresenta un vero e proprio capolavoro di storia e verità in quanto scritto non da storici a libro paga degli antifascisti, ma da un medico che ha avuto il compito di stare per quasi due anni a contatto con il Duce in momenti particolarmente tragici per l’Italia.
George Zachariae infatti viene mandato in Italia direttamente da Adolf Hitler affinchè curi il Duce afflitto ormai da diversi anni da un’ulcera che ne tormentava le giornate costringendolo, talvolta, a dolori atroci che si riacutizzavano nei momenti peggiori della guerra e ad ogni cattiva notizia dal fronte. Zachariae accetta poco volentieri il compito affidatogli da Hitler ma lo stesso rappresentava un ordine ben preciso a cui era impossibile porre rifiuto. Con il tempo finirà per ricredersi apprezzando il soggiorno italiano e offrendo addirittura al Duce la possibilità di scappare all’estero pochi giorni prima di essere ucciso assumendosi lui il rischio di farlo sconfinare in Svizzera. Mussolini ovviamente si opporrà.
Zachariae al suo arrivo in Italia trova un Mussolini allo stremo delle forze, quasi un cadavere: tanto è progredita infatti la malattia curata malissimo dai medici italiani. E’ costretto dunque a visitare quotidianamente il Duce per accertarsi che la nuova cura produca presto effetti positivi. Ed è cosi durante questi incontri che Mussolini si apre al medico tedesco con il quale scambia le proprie opinione politiche e culturali: è in tal modo che Zachariae diventa il confessore di Mussolini.
Il medico tedesco inizia così a conoscere un Duce spartano, che vive dell'essenziale senza concedersi alcun lusso. Questo stile di vita di colui che è a capo del Governo italiano da oltre vent'anni lo stupisce e lo rende incredulo ("...tutte le voci su fantastici tesori che egli avrebbe accumulato devono ritenersi, e ber buoni motivi menzognere. Questo d'altronde potrà confermare chiunque abbia avuto occasione di conoscerlo e di vivergli vicino").
Ha modo di apprezzare cosi le doti umane, fisiche e intellettuali del Duce italiano. Osserva i rapporti che lo stesso ha con i suoi famigliari (Su Edda: "Io so quanto Mussolini soffrisse per questo distacco, poichè egli amava Edda in modo particolare") e con Claretta Petacci ("tutto quello che viene raccontato di lei dopo il 25 luglio 1943 non corrisponde per niente alla verità dei fatti"). Descrive le personalità della RSI che ha conosciuto, i ministri, il generale Graziani di cui ha grande stima. Ci racconta di un Duce maestro delle arti: appassionato di musica, arte, letteratura. Una conoscenza smisurata per Zachariae. ("Hitler, che certamente non era uno stupido, gli era inferiore per cultura, per acutezza, per intelligenza e per memoria. [...] Appunto perchè il Duce era spiritualmente superiore, poteva essere più liberale nelle sue azioni e nei suoi pensieri di quanto non lo fosse Hitler, e non pretendeva, com'era tipico del Fuhrer, che soltanto il suo giudizio fosse giusto".). Zachariae racconta le giornate del Duce durante l'RSI e rimane sempre più stupito dal lato umano di Mussolini e dell'amore che serbava verso gli italiani ("nessun italiano che abbia rivolto una preghiera a lui potrà dire che questa non sia stata esaudita"). Descrive i momenti di amarezza come quelli della morte del genero in cui Mussolini avverte la stanchezza e l'impotenza del momento, i tradimenti del re e di Badoglio ma anche i periodi di relativa felicità come quelli della visita in Germania alle divisioni della RSI che lì si addestravano.
Narra dei retroscena della politica interna e estera del Ventennio. E sull'omicidio Matteotti: "Sperai che il partito Socialista, sotto la guida di Matteotti, mi avrebbe seguito, perchè conoscevo molti membri di questo partito e mi aspettavo un forte apporto di linfa vitale ai quadri del mio movimento. [...] Allorchè appresi che Matteotti era stato ucciso da elementi irresponsabili ne rimasti costernato: non sapevo dapprima come spiegare il movente di così assurdo e nefando crimine. Compresi subito però che la morte di Matteotti non rappresentava per soltanto una grave delusione, ma che si trattava invece di un avvenimento assolutamente non necessario, che, facendo cadere tutti i miei progetti, avrebbe segnato una svolta decisiva alla politica fascista." Gli incontri con i politici stranieri: "Incontrai Churchill a Roma quando non faceva ancora parte del governo inglese. Debbo dirle subito con estrema franchezza che le conversazioni con quest'uomo mi furono sempre assai gradite, nonostante i contrasti delle nostre opinioni e la diversità di certi punti di vista. Quando lo accompagnai alla stazione di Roma, Churchill mi disse al momento dell'addio: "Se io fossi italiano state pur certo, Duce, che sarei fascista anch'io".
Cresce a dismisura con il passare del tempo la stima che il dott. Zachariae ha nei confronti di Mussolini tanto da arrivare a criticare la sua stessa Germania e Rahn (l'ufficiale delle SS  plenipotenziario in Italia durante l'RSI) per l'incapacità di capire le doti di Mussolini e il non avergli lasciato autonomia di agire nella repubblica del nord.
Le giornate di colloquio il Duce sono tante e tanti gli argomenti trattati: dalle idee politiche  e il suo socialismo alla visione del futuro a guerra finita, al rapporto con Dio ("Io penso che ogni uomo porti il suo Dio in se stesso senza nessun vincolo di religione o sacramento"). E in merito agli ebrei: "Non posso approvare la maniera con cui è stato risolto il Germania il problema ebraico, poichè i metodi adottati non sono conciliabili con la libera vita del mondo civile e ridondano a danno dell'onore tedesco".
L'ultima tragica settimana di aprile Zachariae offre al Duce la possibilità di fuggire con lui in Svizzera e richiedere asilo politico: "Egli era visibilmente commosso e mi strinse la mano senza poter rispondere [....]. Allorchè alle cinque mi recai in Prefettura da lui, egli mi dichiarò che non poteva seguire i miei buoni consigli perchè non voleva, in quella ora estrema, abbandonare i suoi amici. Sarebbe stato per lui un tradimento, per mettere in salvo la propria vita abbandonare i suoi uomini: un'azione simile non l'avrebbe mai compiuta. Il suo onore gli imponeva di restare fedele fino alla fine ai suoi compagni."
Che dire di più? Un libro da acquistare e leggere tutto d'un fiato per conoscere il vero Mussolini e non quello spietato dittatore descritto da nefandi testi scolastici o di presunti storici faziosi. Questa di Zachariae è storia vera perchè vissuta in prima persona, perchè riporta solo ed esclusivamente i resoconti di lunghi colloqui fatti a Villa Feltrinelli a Gragnano. Per me un capolavoro. Tutto qui.
DAL LIBRO:
“Una volta fui presente quando giunse un pacco di generi alimentari, che un prefetto, preoccupato per la salute del Duce, gli aveva mandato; egli aprì il pacco, s’infuriò e inviò subito il contenuto al vicino ospedale di Gardone. Quanto al prefetto, che certamente aveva avuto delle buone intenzioni, ricevette da lui, in luogo di ringraziamenti, una lettera energica che lo richiamava duramente ai suoi doveri e lo rimproverava di averlo fatto segno ad un atto di privilegio”.
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Con il migliorare della situazione di salute “si verificò una rinascita della forza spirituale del malato”. Il Duce tornava ad essere sé stesso! “..Dopo qualche mese notai però che, malgrado tutte le cure, il peso del malato anziché aumentare diminuiva. Non mi spiegavo questa circostanza ….scoprì poi con l’aiuto del cuoco che il malato, cosa molto caratteristica in lui, rifiutava molto energicamente di mangiare di più e in modo diverso da quanto non fosse possibile fare al popolo italiano a cagione delle difficoltà di approvvigionamento e del tesseramento di guerra”. “Egli si irritava sempre, mi disse il cuoco, quando doveva mangiare qualche cosa che il popolo italiano non poteva avere”.
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L'uomo Mussolini era una creatura dal cuore buono e generoso, dotato di una rettitudine rara e sempre disposto ad aiutare chi si rivolgeva a lui, solo che ciò fosse nelle sue possibilità.
Ricordo che nel marzo del '44 arrivò a Gragnano, proveniente da Cassino, una famiglia di contadini profughi per chiedere aiuto al Duce: marito, moglie, cinque bambini che si trovavano in uno stato indescrivibile.
L'unica cosa che possedevano era la fiducia che il Duce li avrebbe aiutati subito. Allorchè questa povera fmiglia arrivò alla villa, le guardie non volevano farla passare. Il Duce, che per combinazione ebbe sentore della cosa, ordinò immediatamente di introdurre quei meschini alla sua presenza. Li intrattenne cordialmente, diede loro del denaro di sua tasca, e impartì tassative disposizioni al questore di Gragnano perchè provvedesse all'istante ai bisogni della famiglia fornendo alloggio, viveri, indumenti; nè ebbe pace finchè al capo famiglia non fu trovato del lavoro. Erano dei contadini, ma non voleva umiliarli con una semplice elemosina. Egli era irritatissimo perchè le sentinelle, che dopo tutto obbedivano agli ordini loro impartiti, si erano credute in dovere di dover respingere questi poveri diavoli quasi fossero banditi.
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"Nei giorni precedenti il crollo, quando non c’era più alcun dubbio che la guerra era persa, egli, che era dotato di una capacità fisica e spirituale molto superiore a quella normale, ebbe un vero collasso. …Egli non dormiva e non mangiava quasi più; in queste circostanze anche l’arte medica non poteva fare niente per lui."

TRATTO DA:
http://www.ilduce.net/recensione84.htm

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