Georg
Zachariae
MUSSOLINI SI CONFESSA
Prefazione di Silvio Bertoldi
Saggi Bur - Rcs
Anno 2004, 220 pagine. Prezzo € 8,50
Saggi Bur - Rcs
Anno 2004, 220 pagine. Prezzo € 8,50
Foto copertina: Mussolini e Zachariae nella
villa di Gragnano nel 1944
DALLA PAGINA DI FONDO - Parla il medico del Duce a cui,
forse inconsapevolmente, forse per scelta, Mussolini affidò
tutti i suoi segreti.
Il Duce, solo di fronte all’immagine di se stesso, sceglie, per confessarsi, un estraneo e un laico: il medico che per caso gli era accanto, e con lui si sfoga, parla senza reticenze del suo passato, dei suoi amori, dei suoi rimpianti, gli racconta aneddoti curiosi, traccia giudizi sui contemporanei.
Una preziosa testimonianza che rivela un Mussolini intimo e inedito: esitante dinanzi alle decisioni più gravi, che non si atteggia più a infallibile, che parla con franchezza dei protagonisti del suo tempo: odiava Badoglio, era scettico sulla funzione della Chiesa, provava stima e ammirazione per Churchill, frustrante sentimento di dipendenza nei confronti di Hitler, alta considerazione per Goebbels, disprezzo per Goering.
Il Duce, solo di fronte all’immagine di se stesso, sceglie, per confessarsi, un estraneo e un laico: il medico che per caso gli era accanto, e con lui si sfoga, parla senza reticenze del suo passato, dei suoi amori, dei suoi rimpianti, gli racconta aneddoti curiosi, traccia giudizi sui contemporanei.
Una preziosa testimonianza che rivela un Mussolini intimo e inedito: esitante dinanzi alle decisioni più gravi, che non si atteggia più a infallibile, che parla con franchezza dei protagonisti del suo tempo: odiava Badoglio, era scettico sulla funzione della Chiesa, provava stima e ammirazione per Churchill, frustrante sentimento di dipendenza nei confronti di Hitler, alta considerazione per Goebbels, disprezzo per Goering.
“La sua fede in una
vittoria finale del socialismo e di una più alta giustizia sociale e
umana lo sostenne fino alla fine e gli fece sopportare tutte le
umiliazioni e le amarezze dei giorni che seguirono”. G. Zachariae
L'AUTORE - Georg Zachariae, ufficiale medico tedesco
scomparso nel 1965, fu negli ultimi 19 mesi di vita di Benito
Mussolini la persona a lui più vicina. Inviato direttamente da
Hitler nel 1943, come medico personale del Duce, gli rimase
accanto fino all’aprile 1945. In quei mesi ebbe molteplici
occasioni di conversare con Mussolini sugli argomenti più
diversi, conquistando la sua fiducia.
LA RECENSIONE DI GIUSEPPE MINNELLA - Chi vuole
conoscere l’uomo, il politico, che ha guidato l’Italia per 23
anni dal 1922 al 1945 non può non leggere questo libro. Non
è mio modo di fare quello di lanciarmi in messaggi pubblicitari
verso le opere che consigliamo ai visitatori e lettori del sito
ma questo libro di testimonianza (insieme ad un'altra opera da
noi censita, “Mussolini, Duce si diventa” di Remigio Zizzo),
rappresenta un vero e proprio capolavoro di storia e verità
in quanto scritto non da storici a libro paga degli
antifascisti, ma da un medico che ha avuto il compito di stare
per quasi due anni a contatto con il Duce in momenti
particolarmente tragici per l’Italia.
George Zachariae infatti viene mandato in Italia
direttamente da Adolf Hitler affinchè curi il Duce afflitto
ormai da diversi anni da un’ulcera che ne tormentava le giornate
costringendolo, talvolta, a dolori atroci che si riacutizzavano
nei momenti peggiori della guerra e ad ogni cattiva notizia dal
fronte. Zachariae accetta poco volentieri il compito affidatogli
da Hitler ma lo stesso rappresentava un ordine ben preciso a cui
era impossibile porre rifiuto. Con il tempo finirà per
ricredersi apprezzando il soggiorno italiano e offrendo
addirittura al Duce la possibilità di scappare all’estero pochi
giorni prima di essere ucciso assumendosi lui il rischio di
farlo sconfinare in Svizzera. Mussolini ovviamente si opporrà.
Zachariae al suo arrivo in Italia trova un Mussolini allo stremo delle forze, quasi un cadavere: tanto è progredita infatti la malattia curata malissimo dai medici italiani. E’ costretto dunque a visitare quotidianamente il Duce per accertarsi che la nuova cura produca presto effetti positivi. Ed è cosi durante questi incontri che Mussolini si apre al medico tedesco con il quale scambia le proprie opinione politiche e culturali: è in tal modo che Zachariae diventa il confessore di Mussolini.
Zachariae al suo arrivo in Italia trova un Mussolini allo stremo delle forze, quasi un cadavere: tanto è progredita infatti la malattia curata malissimo dai medici italiani. E’ costretto dunque a visitare quotidianamente il Duce per accertarsi che la nuova cura produca presto effetti positivi. Ed è cosi durante questi incontri che Mussolini si apre al medico tedesco con il quale scambia le proprie opinione politiche e culturali: è in tal modo che Zachariae diventa il confessore di Mussolini.
Il medico tedesco inizia così a
conoscere un Duce spartano, che vive dell'essenziale senza
concedersi alcun lusso. Questo stile di vita di colui che è
a capo del Governo italiano da oltre vent'anni lo stupisce e lo
rende incredulo ("...tutte le voci su fantastici tesori che
egli avrebbe accumulato devono ritenersi, e ber buoni motivi
menzognere. Questo d'altronde potrà confermare chiunque abbia
avuto occasione di conoscerlo e di vivergli vicino").
Ha modo di apprezzare cosi le
doti umane, fisiche e intellettuali del Duce italiano.
Osserva i rapporti che lo stesso ha con i suoi famigliari (Su
Edda: "Io so quanto Mussolini soffrisse per questo distacco,
poichè egli amava Edda in modo particolare") e con
Claretta Petacci ("tutto quello che viene raccontato di
lei dopo il 25 luglio 1943 non corrisponde per niente alla
verità dei fatti"). Descrive le personalità della RSI che ha
conosciuto, i ministri, il generale Graziani di cui ha grande
stima. Ci racconta di un Duce maestro delle arti:
appassionato di musica, arte, letteratura. Una conoscenza
smisurata per Zachariae. ("Hitler, che certamente non era uno
stupido, gli era inferiore per cultura, per acutezza, per
intelligenza e per memoria. [...] Appunto perchè il Duce era
spiritualmente superiore, poteva essere più liberale nelle sue
azioni e nei suoi pensieri di quanto non lo fosse Hitler, e non
pretendeva, com'era tipico del Fuhrer, che soltanto il suo
giudizio fosse giusto".). Zachariae racconta le giornate del
Duce durante l'RSI e rimane sempre più stupito dal lato umano
di Mussolini e dell'amore che serbava verso gli italiani
("nessun italiano che abbia rivolto una preghiera a lui potrà
dire che questa non sia stata esaudita"). Descrive i momenti
di amarezza come quelli della morte del genero in cui Mussolini
avverte la stanchezza e l'impotenza del momento, i tradimenti
del re e di Badoglio ma anche i periodi di relativa felicità
come quelli della visita in Germania alle divisioni della RSI
che lì si addestravano.
Narra dei retroscena della
politica interna e estera del Ventennio. E sull'omicidio
Matteotti: "Sperai che il partito Socialista, sotto la
guida di Matteotti, mi avrebbe seguito, perchè conoscevo molti
membri di questo partito e mi aspettavo un forte apporto di
linfa vitale ai quadri del mio movimento. [...] Allorchè appresi
che Matteotti era stato ucciso da elementi irresponsabili ne
rimasti costernato: non sapevo dapprima come spiegare il movente
di così assurdo e nefando crimine. Compresi subito però che la
morte di Matteotti non rappresentava per soltanto una grave
delusione, ma che si trattava invece di un avvenimento
assolutamente non necessario, che, facendo cadere tutti i miei
progetti, avrebbe segnato una svolta decisiva alla politica
fascista." Gli incontri con i politici stranieri:
"Incontrai Churchill a Roma quando non faceva ancora parte del
governo inglese. Debbo dirle subito con estrema franchezza che
le conversazioni con quest'uomo mi furono sempre assai gradite,
nonostante i contrasti delle nostre opinioni e la diversità di
certi punti di vista. Quando lo accompagnai alla stazione di
Roma, Churchill mi disse al momento dell'addio: "Se io fossi
italiano state pur certo, Duce, che sarei fascista anch'io".
Cresce a dismisura con il passare
del tempo la stima che il dott. Zachariae ha nei confronti di
Mussolini tanto da arrivare a criticare la sua stessa
Germania e Rahn (l'ufficiale delle SS plenipotenziario
in Italia durante l'RSI) per l'incapacità di capire le doti di
Mussolini e il non avergli lasciato autonomia di agire nella
repubblica del nord.
Le giornate di colloquio il Duce
sono tante e tanti gli argomenti trattati: dalle idee politiche
e il suo socialismo alla visione del futuro a guerra finita, al
rapporto con Dio ("Io penso che ogni uomo porti il suo Dio in se
stesso senza nessun vincolo di religione o sacramento"). E in
merito agli ebrei: "Non posso approvare la maniera con
cui è stato risolto il Germania il problema ebraico, poichè i
metodi adottati non sono conciliabili con la libera vita del
mondo civile e ridondano a danno dell'onore tedesco".
L'ultima tragica settimana di
aprile Zachariae offre al Duce la possibilità di fuggire con lui
in Svizzera e richiedere asilo politico: "Egli era
visibilmente commosso e mi strinse la mano senza poter
rispondere [....]. Allorchè alle cinque mi recai in Prefettura
da lui, egli mi dichiarò che non poteva seguire i miei buoni
consigli perchè non voleva, in quella ora estrema, abbandonare i
suoi amici. Sarebbe stato per lui un tradimento, per mettere in
salvo la propria vita abbandonare i suoi uomini: un'azione
simile non l'avrebbe mai compiuta. Il suo onore gli imponeva di
restare fedele fino alla fine ai suoi compagni."
Che dire di più? Un libro da
acquistare e leggere tutto d'un fiato per conoscere il vero
Mussolini e non quello spietato dittatore descritto da nefandi
testi scolastici o di presunti storici faziosi. Questa di
Zachariae è storia vera perchè vissuta in prima persona, perchè
riporta solo ed esclusivamente i resoconti di lunghi colloqui
fatti a Villa Feltrinelli a Gragnano. Per me un capolavoro.
Tutto qui.
DAL LIBRO:
“Una volta fui presente quando
giunse un pacco di generi alimentari, che un prefetto,
preoccupato per la salute del Duce, gli aveva mandato; egli aprì
il pacco, s’infuriò e inviò subito il contenuto al vicino
ospedale di Gardone. Quanto al prefetto, che certamente aveva
avuto delle buone intenzioni, ricevette da lui, in luogo di
ringraziamenti, una lettera energica che lo richiamava duramente
ai suoi doveri e lo rimproverava di averlo fatto segno ad un
atto di privilegio”.
---
Con il migliorare della situazione di
salute “si verificò una rinascita della forza spirituale del
malato”. Il Duce tornava ad essere sé stesso! “..Dopo qualche mese
notai però che, malgrado tutte le cure, il peso del malato anziché
aumentare diminuiva. Non mi spiegavo questa circostanza ….scoprì poi
con l’aiuto del cuoco che il malato, cosa molto caratteristica in
lui, rifiutava molto energicamente di mangiare di più e in modo
diverso da quanto non fosse possibile fare al popolo italiano a
cagione delle difficoltà di approvvigionamento e del tesseramento di
guerra”. “Egli si irritava sempre, mi disse il cuoco, quando doveva
mangiare qualche cosa che il popolo italiano non poteva avere”.
---
L'uomo Mussolini era una creatura dal
cuore buono e generoso, dotato di una rettitudine rara e sempre
disposto ad aiutare chi si rivolgeva a lui, solo che ciò fosse nelle
sue possibilità.
Ricordo che nel marzo del '44 arrivò a Gragnano, proveniente da Cassino, una famiglia di contadini profughi per chiedere aiuto al Duce: marito, moglie, cinque bambini che si trovavano in uno stato indescrivibile.
L'unica cosa che possedevano era la fiducia che il Duce li avrebbe aiutati subito. Allorchè questa povera fmiglia arrivò alla villa, le guardie non volevano farla passare. Il Duce, che per combinazione ebbe sentore della cosa, ordinò immediatamente di introdurre quei meschini alla sua presenza. Li intrattenne cordialmente, diede loro del denaro di sua tasca, e impartì tassative disposizioni al questore di Gragnano perchè provvedesse all'istante ai bisogni della famiglia fornendo alloggio, viveri, indumenti; nè ebbe pace finchè al capo famiglia non fu trovato del lavoro. Erano dei contadini, ma non voleva umiliarli con una semplice elemosina. Egli era irritatissimo perchè le sentinelle, che dopo tutto obbedivano agli ordini loro impartiti, si erano credute in dovere di dover respingere questi poveri diavoli quasi fossero banditi.
Ricordo che nel marzo del '44 arrivò a Gragnano, proveniente da Cassino, una famiglia di contadini profughi per chiedere aiuto al Duce: marito, moglie, cinque bambini che si trovavano in uno stato indescrivibile.
L'unica cosa che possedevano era la fiducia che il Duce li avrebbe aiutati subito. Allorchè questa povera fmiglia arrivò alla villa, le guardie non volevano farla passare. Il Duce, che per combinazione ebbe sentore della cosa, ordinò immediatamente di introdurre quei meschini alla sua presenza. Li intrattenne cordialmente, diede loro del denaro di sua tasca, e impartì tassative disposizioni al questore di Gragnano perchè provvedesse all'istante ai bisogni della famiglia fornendo alloggio, viveri, indumenti; nè ebbe pace finchè al capo famiglia non fu trovato del lavoro. Erano dei contadini, ma non voleva umiliarli con una semplice elemosina. Egli era irritatissimo perchè le sentinelle, che dopo tutto obbedivano agli ordini loro impartiti, si erano credute in dovere di dover respingere questi poveri diavoli quasi fossero banditi.
---
"Nei giorni precedenti il crollo,
quando non c’era più alcun dubbio che la guerra era persa, egli, che
era dotato di una capacità fisica e spirituale molto superiore a
quella normale, ebbe un vero collasso. …Egli non dormiva e non
mangiava quasi più; in queste circostanze anche l’arte medica non
poteva fare niente per lui."
TRATTO DA:
http://www.ilduce.net/recensione84.htm
TRATTO DA:
http://www.ilduce.net/recensione84.htm
Grande uomo, grandissimo.
RispondiElimina