venerdì 5 maggio 2017

Una classe dirigente di traditori

di Francesco Lamendola (*)
 
Traditore, nella lingua italiana, e sempre se le parole hanno ancora un senso, è colui che si adopera attivamente per danneggiare la propria parte, i propri compagni, il proprio esercito, il proprio Paese, al servizio, o nell’interesse, di altri gruppi, di altri eserciti e di altri Paesi. Ebbene, questa è precisamente la definizione che più si attaglia per indicare l’attuale classe dirigente, non solo italiana, ma europea. Lo avevamo già detto nel dicembre scorso (cfr. l’articolo Chiamatelo tradimento!, pubblicato su Il Corriere delle Regioni il 21/12/2016); e continueremo a dirlo, a gridarlo dai tetti, sinché avremo fiato, anche se non servirà a nulla, e faremo la figura delle Cassandre e dei profeti di sventura: ma si è visto, purtroppo, che i profeti di sventura sono pur essi necessari, perché le sventure esistono, per i singoli così come per i popoli e le nazioni, e guai a coloro i quali non li ascoltano e ridono dei loro ammonimenti.
 
Un giorno, fra cinquant’anni o fra un secolo, se ancora esisterà l’Europa – cosa di cui, francamente, dubitiamo assai – i posteri si domanderanno come sia stato possibile che un tradimento così vasto e così generalizzato sia stato perpetrato alle spalle dei popoli e delle nazioni, senza che questi ultimi avessero un soprassalto d’orgoglio e di consapevolezza, si ribellassero, cacciassero i loro governanti e prendessero in mano la barra del timone, prima che fosse troppo tardi e la nave andasse a sfracellarsi irreparabilmente contro gli scogli. Per spiegare questa acquiescenza, questa incredibile passività, è necessario ragionare su due fronti: da un lato, sull’opera plurisecolare di auto-disprezzo della cultura europea nei confronti della propria civiltà, che, a fora di battere e ribattere, ha provocato un totale distacco dalle radici, una ignoranza, una indifferenza colossali degli europei verso le proprie origini, il proprio destino, il proprio posto nel mondo; dall’altro, sulla diffusa svirilizzazione operata da decenni di consumismo, di mito del benessere, d’inseguimento capriccioso di tutti i falsi bisogni, opera nefasta che, sommandosi ai danni cerebrali della tecnologia informatica, ha prodotto letteralmente un corto circuito nelle intelligenze e nelle volontà. In altre parole, siamo diventati bestiame che si può vendere a un tanto il chilo, carne da macello: purché non ci tocchino e non ci tolgano i nostri gingilli tecnologici, dall’automobile al computer, dalla televisione allo smartphone, siamo diventati manipolabili e pronti per qualsiasi operazione di compravendita. Siamo pronti perfino per un suicidio pilotato di massa, come di fatto sta avvenendo con il crollo della nascite e la propaganda omosessualista che certo non contribuisce a riempire le culle, tutt’al più ad adottare bambini, i quali, cresciuti in un ambiente innaturale, e, spesso, nati da operazioni contro natura, faranno da cavie per discutibili esprimenti medici e psicologici, aggiungendo ulteriori problemi ad una società che sta già sprofondando nella depressione, nella nevrosi e nell’isterismo collettivi.
 
I signori della cultura dominante, rigorosamente politically correct, vogliono farci credere che le migrazioni ci sono sempre state; che non è un fenomeno inedito, né diverso da tanti altri delle epoche passate; e che vi è un aspetto positivo che sorpassa di gran lunga gli eventuali lati negativi, cioè una più ampia circolazione di idee, di usi, di costumi, e un ampliamento delle prospettive di vita, di lavoro e di fede religiosa. Dicendo simili cose, i signori del politicamente corretto, e i lacchè i cui noni stanno sul libro paga del Nuovo Ordine Mondiale, mentono, puramente e semplicemente, oltretutto sapendo benissimo di mentire. Vediamo perché.
 
Primo: le attuali ondate migratorie che si abbattono sull’Europa, e particolarmente sulle isole e sulle coste dell’Italia, non sono affatto “naturali”, ma create, gonfiate e sostenute ad arte. Si provocano guerre e instabilità per mettere in moto milioni di “migrati”: esattamente come si scuote un vespaio per costringere le vespe ad uscire con tutto lo sciame. Lo scandalo delle false organizzazioni umanitarie, le quali, colluse con gli scafisti, vanno a fare servizio taxi presso i porto della Libia e poi scaricano sull’Italia l’accoglienza di queste decine e centinaia di migliaia di persone, è solo la punta dell’iceberg. Dietro il fenomeno nel suo complesso, ci sono i disegni strategici del superfinanziere George Soros, dell’oligarchia mondiale dominata dai Rotschild e dai Rockefeller, della grande finanza planetaria, i quali stanno semplicemente mettendo in atto il Piano Kalergi per lo stravolgimento della società europea e la distruzione della sua identità.
 
Secondo: nella stragrande maggioranza dei casi, i pretesi profughi non sono per niente tali, ma semplicemente persone che vogliono una vita migliore, subito, in quelle società europee che disprezzano profondamente, e che si propongono, semmai, di “conquistare” con il peso del loro numero, sempre crescente: vogliono, pretendono di partecipare al nostro benessere, ma non nutrono alcuna simpatia, alcuna stima, tanto meno gratitudine nei nostri confronti. Giocano sui nostri sensi di colpa, sul nostro buonismo delirante, e giudicano tutto ciò non manifestazione di generosità, ma di debolezza; ragion per cui ci stimano e ci rispettano sempre meno, quanto più noi ci mostriamo generosi e, per compiacerli, giungiamo al punto di rinunciare alle nostre tradizioni, ai nostri simboli, anche religiosi.
 
Terzo: quelle che si stanno verificando sotto i nostri occhi non sono propriamente migrazioni, ma qualcosa di diverso e di molto più vasto: si tratta di una vera e propriasostituzione di popolazioni. Sommando gli effetti del nostro calo demografico con il notevolissimo ritmo d’incremento dei nuovi arrivati, non occorre essere dei geni della statistica per predire, con assoluta sicurezza, che nell’arco di due generazioni il rapporto tra la popolazione europea e quella di origine extra-europea si sarà rovesciato, e che, nel giro di altre due generazioni, della prima non sarà rimasto praticamente nulla. Ora, è impossibile che una tale evidenza sia sfuggita ai sedicenti intellettuali, ai finanzieri, agli industriali, ai capi della Chiesa cattolica e a gli uomini di Stato e di governo europei, dalla Merkel a Hollande, da Renzi ai signori della Banca centrale europea: ergo, tutti costoro vanno posti automaticamente nella categoria dei traditori. Per qualunque motivo stiano facendo quel che stanno facendo – per bassa demagogia, per calcolo elettorale, per servire e compiacere dei poteri occulti che li manovrano come altrettanti burattini - essi stanno tradendo i loro popoli, i loro fedeli, i loro cittadini e i loro contribuenti. Li stanno spingendo verso una situazione che, alla lunga, si rivelerà insostenibile, esplosiva; e lo stanno facendo in piena consapevolezza.
 
Quarto: la politica dell’accoglienza indiscriminata di chiunque dica di fuggire da guerre o carestie è una politica folle, quale non si era mai vista in passato, e presenta tutta una serie di anomalie, che dovrebbero far riflettere i nostri capi di governo, se fossero in buona fede. Perché un nigeriano, se proprio vuole fuggire, non fugge nello Stato più vicino, ad esempio nel Camerun o nel Niger? Perché uno del Senegal non fugge nella Mauritania? E perché tutti questi islamici non vengono accolti nei ricchissimi stati, aventi la medesima fede religiosa, dell’area petrolifera? Perché non li accoglie l’Arabia Saudita? E perché si permette alla Turchia di servirsi dei migranti come di un’arma di ricatto permanente nei confronti dell’Unione europea? Da quando in qua sono i profughi a decidere il Paese in cui vogliono stabilirsi, e non le organizzazioni internazionali, a cominciare dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (quelli veri, beninteso)? Evidentemente, c’è un preciso disegno anti-europeo, e il presidente Erdogan lo ha dichiarato ad alta voce: se le donne islamiche faranno cinque figli a testa, l’Europa sarà sommersa; e se la Turchia, coi suoi 80 milioni di abitanti (più quelli già stabiliti in Germania e in altri Paesi europei, e sono milioni) entrerà nell’Unione, la popolazione europea verrà sommersa e, appunto, sostituita.
 
Quinto: La rapida concessione della cittadinanza ai nuovi arrivati, o, addirittura, lo ius soli, cioè il diritto alla cittadinanza per il solo fatto di nascere in Europa, è un’altra follia e un’altra aberrazione, che non può essere solamente frutto di superficialità o ingenuità. Nell’antica Atene, come poi nell’antica Roma, le cose andavano ben diversamente: i meteci, cioè gli stranieri, restavamo tali per tutta la vita, anzi, per tutte le generazioni; altro che ius soli. Un cittadino di Corinto, di Argo, di Tebe, residenti ad Atene, non diventavano affatto cittadini ateniesi, anche se, come mercanti, venivano a portare ricchezza; inimmaginabile poi che potessero stabilirvisi dei nullatenenti, venuti per chiedere l’elemosina agli angoli delle strade, o per rapinare le case non ben custodite. La concessione della cittadinanza era un’eccezione e un privilegio: veniva conferita per meriti straordinari a quei pochissimi che mostravano di amare la loro nuova patria con tutta l’anima, e che si erano particolarmente segnalati per i servigi resi ad essa. Quel che sta facendo l’Unione europea, oggi, è esattamente il contrario di questa antica saggezza. Uno straniero, venuto in Italia, in Francia, in Svezia, non si sa da dove, non si come e perché, con un viaggio di cui non si conosce nulla, ma si sospetta che sia stato pagato dagli sceicchi del petrolio e da altre fonti inconfessabili, comprese le organizzazioni criminali specializzate nel commercio di bestiame umano; un tale soggetto, dopo un anno che è arrivato, si ritiene ormai il padrone di casa. Arrivato come ospite che non possiede nulla, salvato da un barcone che stava per affondare, curato, assistito, lui e i suoi bambini, lui e la sua donna incinta, dopo qualche mese tira fuori tutta l’arroganza e tutta la sicumera di chi si ritiene in terra di conquista, da cui nessuno potrà mai smuoverlo, semmai dovranno andarsene i vecchi “inquilini”. Un emblema di questa arroganza sono le numerose donne islamiche che girano per strada, rigorosamente attorniate da bambini e spingendo la carrozzella con l’ultimo nato, indossando il burqa: è proibito dalla legge, ma loro se ne infischiano: hanno voglia di sfidare, di far vedere che non rinunciano a nessuna delle loro tradizioni, che non hanno la benché minima intenzione di integrarsi (con buona pace del buonismo incosciente di papa Francesco e di monsignor Galantino, fautori dell’accoglienza a oltranza di tutti, specialmente se islamici). Un italiano che se ne andasse in giro indossando il casco da motociclista, verrebbe fermato dalla polizia, perché, così facendo, nasconderebbe la sua identità. Ma a questi stranieri, nessuno domanda nulla, neanche di rispettare le norme più ovvie ed elementari della convivenza civile. Se la loro domanda di essere accolti in qualità di profughi viene respinta essi prontamente fanno ricorso (sempre a spese nostre); se viene respinta di nuovo, essi passano alla clandestinità e rimangono, comunque; si spostano, vanno qua e là, e le autorità non ne sanno nulla. Di simili situazioni, ne abbiamo a migliaia e mogli aia; e si tratta spesso di pericolosi pregiudicato. Spariscono nel nulla e vivono non si sa di cosa, ma certamente contribuendo a far salire il numero dei reati contro le persone e contro il patrimonio. Se vengono arrestato in flagranza di reato, e posto che un giudice buonista e progressista non li rimetta immediatamente in libertà, può darsi che ricevano un decreto di espulsione, che però, nove volte su dieci, resterà lettera morta.
 
Sesto: una migrazione, o una serie di migrazioni, e un rimescolamento di popolazioni, possono dar luogo a qualcosa di positivo, certamente, ma non senza passare per gravi scosse, crisi, autentici drammi: c’è un prezzo da pagare, assolutamente certo, per un risultato che non lo è altrettanto; anzi, per un risultato che, nel nostri caso, e per le ragioni sopra ricordate, sarà sicuramente catastrofico, almeno dal punto di vista dei popoli dell’Europa e della civiltà europea. Per fare solo un esempio; quali effetti avrebbe, sul costo del lavoro, l’irruzione, sul mercato del lavoro dell’Unione Europea, di dieci o venti milioni di lavoratori turchi, disposti ad accettare qualunque salario? Possiamo immaginare che non vi sarà un abbassamento dei salari e un drastico peggioramento delle condizioni di vita della classe lavoratrice, nonché un numero altissimo di licenziamenti? E chi pagherà i costi sociali di simili rivolgimenti, di portata addirittura apocalittica? Chi potrà far fronte alle tensioni sociali che ne deriveranno, e che porteranno all’esasperazione e, quasi certamente, alla ribellione di decine o centinaia di milioni di persone?
 
Settimo (il punto più scomodo, più controverso, più politicamente scorretto): sono almeno di buona razza, questi nuovi arrivati? Intendiamo dire: sono persone laboriose, oneste, piene di buona volontà? Oppure fra essi sono largamente presenti i fannulloni, i parassiti, le persone abituate a vivere d’imbrogli, di accattonaggio, sfruttando il lavoro altrui; persone che vorrebbero i vantaggi della nostra società, ma senza avere alcuna intenzione di fare la gavetta, di rimboccarsi le maniche e costruirsi un futuro migliore con la pazienza, la tenacia, la serietà, il sacrificio quotidiano? Secondo le stesse autorità della Romania, il quaranta per cento dei ricercati e dei malavitosi di quel Paese si è trasferito in Italia, armi e bagagli; e siamo ancora nell’ambito dell’Unione Europea e della civiltà europea. Di centinaia di migliaia di tunisini, di egiziani, di siriani  (i più giustificati se fuggono dalla loro patria), di marocchini, di senegalesi, d’ivoriani, di nigeriani, di pakistani, di afghani, di bengalesi, non sappiamo praticamente nulla: alcuni non hanno documenti, altri li hanno falsi; molti non vogliono neppur declinare le loro generalità. Pretendono d’essere accolti, sistemati, protetti, curati, ma non si degnano di dire il loro nome; è curioso, vero? Eppure i nostri politici lo tollerano...
 
(*) Fonte: Il Corriere delle regioni
  
04/05/2017

TRATTO DA:
http://www.italiasociale.net/alzozero17/az17-05-04.html

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