lunedì 15 maggio 2017

Per la salvezza dell’Italia riconciliazione del popolo italiano

 

SE I COMUNISTI SEPPERO PROPORRE LA ‘RICONCILIAZIONE NAZIONALE’  NEL 1936, PERCHE’ OGGI SAREBBE SBAGLIATO SMETTERLA DI LITIGARE SUGLI ERRORI, DI UN SECOLO FA O ATTUALI, E CERCARE DI UNIRE TUTTO IL POPOLO CONTRO I FINANZKAPITALISTI OPPRESSORI ?

 

1936 - All'interno del fascismo stava acquistando forza un movimento di opposizione (la cosiddetta sinistra fascista) che rivendicava avanzate istanze sociali.
http://pocobello.blogspot.it/2013/01/fascismo-di-sinistra-giuseppe-solaro.html

http://pocobello.blogspot.it/2016/09/il-fascismo-di-sinistra.html

 

Il PCd’I, era in clandestinità e non aveva radicamento politico nel popolo italiano (le masse), al suo interno erano in maturazione radici nazionali gramsciane, mal tollerate come infedeltà allo stato guida, fino ed oltre il passaggio a Partito Comunista Italiano (anche per ragioni di dipendenza finanziaria da Mosca), il suo gruppo dirigente era esule a Parigi, mentre Togliatti era a Mosca.

Sul n. 8 dell’agosto 1936 di “Lo Stato Operaio”(rivista teorica del PCd’I) venne pubblicato un manifesto-appello agli italiani, dal titolo 

“Per la salvezza dell’Italia, riconciliazione del popolo italiano!” 

(poi noto come ‘Appello ai fratelli in camicia nera’), firmato da tutti i principali dirigenti comunisti, con Togliatti primo firmatario . 

Ma i dirigenti del PCUS criticarono gli italiani per questa mossa, in quanto giudicata fuori tempo, anche Togliatti in un rapporto a Dimitrov avrebbe preso le distanze, anche se politiche simili vennero poi attuate, giustamente e con gran buon senso, dal PCI nel dopoguerra. (http://storieinmovimento.org/wp-content/uploads/2015/11/Zap35_8-Schegge-3.pdf)

L' appello riprendeva alcuni punti del primo programma fascista (il programma di San Sepolcro http://www.circolorussell.it/index.php?doc=158 ) e lo proponeva, strumentalmente, come base comune di democrazia borghese smascherando la piega autoritaria e conservatrice che nei fatti era stata successivamente imposta.

 

Il testo:

PER LA SALVEZZA DELL'ITALIA, RICONCILIAZIONE DEL POPOLO ITALIANO

A tutto il popolo italiano!

Agli operai e ai contadini,

Ai soldati, ai marinai, agli avieri, ai militi,

Agli ex-combattenti e ai volontari della guerra abissina,

Agli artigiani, ai piccoli industriali e ai piccoli esercenti,

Agli impiegati e ai tecnici,

Agli intellettuali,

Ai giovani,

Alle donne,

ITALIANI!

L’annuncio della fine della guerra d’Africa è stato da voi salutato con gioia, perché nel vostro cuore si è accesa la speranza di veder, finalmente, migliorare le vostre penose condizioni di esistenza.

Ci fu ripetuto che i sacrifici della guerra erano necessari per assicurare il benessere al popolo italiano, per garantire il pane ed il lavoro a tutti i nostri lavoratori, per realizzare — come disse Mussolini — «quella alta giustizia sociale che, dal tempo dei tempi, è l’anelito delle moltitudini in lotta aspra e quotidiana con le più elementari necessità della vita», per dare la terra ai nostri contadini, per creare le condizioni della pace.

Sono trascorsi parecchi mesi dalla fine della guerra d’Africa, e nessuna delle promesse che ci vennero fatte è stata ancora mantenuta. Anzi, le condizioni delle masse sono peggiorate con la fine della guerra africana; mentre si accresce di giorno in giorno per il nostro Paese la minaccia di esser trascinato in una guerra più grande, in una guerra mondiale.

Perché le promesse che vengono fatte al popolo non sono mai mantenute? Perché il nostro popolo non riesce a risollevarsi, e viene gettato nelle guerre a ripetizione che dovrebbero salvarlo dalla miseria e che aumen­tano, invece, sempre di più la sua miseria?

ITALIANI!

La causa dei nostri mali e delle nostre miserie è nel fatto che l’Italia è dominata da un pugno di grandi capitalisti, parassiti del lavoro della Nazione, i quali non indietreggiano di fronte all’affamamento del popolo, pur di assicurarsi sempre più alti guadagni, e spingono il paese alla guerra, per estendere il campo delle loro speculazioni ed aumentare i loro profitti.

Questo pugno di grandi capitalisti parassiti hanno fatto affari d’oro con la guerra abissina; ma adesso cacciano gli operai dalle fabbriche, vogliono far pagare al popolo italiano le spese della guerra e della colonizzazione, e minacciano di trascinarci in una guerra più grande.

Solo la unione fraterna del popolo italiano, raggiunta attraverso alla riconciliazione tra fascisti e non fascisti, potrà abbattere la potenza dei pescicani nel nostro paese e potrà strappare le promesse che per molti anni sono state fatte alle masse popolari e che non sono state mantenute.

L’Italia può dar da mangiare a tutti i suoi figli.

ITALIANI!

Il nostro paese può dar da mangiare a tutti i suoi figli e non ha da temere, come una disgrazia, l’aumento della popolazione.

Guardate, figli d’Italia, fratelli nostri, guardate i gioielli della industria torinese, le mille ciminiere di Milano e della Lombardia, i cantieri della Liguria e della Campania, le mille e mille fabbriche sparse nella Penisola, dalle quali escono macchine perfette e prodotti magnifici che nulla hanno da invidiare a quelli fabbricati in altri paesi.

Tutta questa ricchezza l’avete creata voi, operai italiani: l’ha creata il vostro lavoro intelligente e tenace, accoppiato al genio dei nostri ingegneri e dei nostri tecnici.

Guardate, figli d’Italia, le nostre campagne dove si è accumulato il lavoro secolare di generazioni di contadini. Sì, il nostro è il paese del sole, dell’azzurro cielo e dei fiori; ma la nostra Italia è bella soprattutto perché i nostri contadini la hanno abbellita con il loro lavoro.

Guardate, figli d’Italia, i palazzi magnifici, i monu­menti ammirevoli, le strade che solcano il nostro paese, le opere di bonifica.

Queste opere le avete create voi, con il vostro lavoro, operai italiani, voi che avete fatto dare al nostro popolo il nome di «popolo di costruttori».

Noi abbiamo ragione di inorgoglirci. Questa Italia bella, queste ricchezze sono il frutto del lavoro dei nostri operai, dei nostri braccianti, dei nostri contadini, dei nostri artigiani, dei nostri ingegneri, dei nostri tecnici, dei nostri artisti, del genio della nostra gente.

Ma questa ricchezza non appartiene a chi l’ha creata.

Essa è nelle mani di poche centinaia di famiglie, di grossi finanzieri e di capitalisti, di grandi proprietari fondiari, che sono i padroni effettivi di tutta la ricchezza del paese, che dominano l’economia del paese.

Questo pugno di dominatori del paese sono i responsabili della miseria del popolo, delle crisi, della disoccupazione. Essi non si preoccupano dei bisogni del popolo, ma dei loro profitti.

A questa gente non importa che milioni di operai e di braccianti siano senza lavoro, che migliaia e migliaia di giovani vivano nell’ozio forzato, che la gioventù uscita dalle scuole non trovi una occupazione, mentre utilizzando tutta questa grande forza, oggi inoperosa, si potrebbe moltiplicare, le. ricchezze del paese.

I pescicani capitalisti affamano il popolo, gettano sul lastrico gli operai, aumentano lo sfruttamento degli operai che lavorano e abbassano il loro salario, provocano la rovina dei contadini, dei piccoli industriali, dei piccoli commercianti, e degli artigiani; e quando il popolo è caduto in miseria gli dicono che bisogna fare la guerra, che bisogna andare a farsi ammazzare per riempire le loro casseforti.

I pescicani non vogliono pagare le conseguenze della crisi che essi hanno provocato: anzi, si fanno pagare da tutta la Nazione i miliardi necessari a colmare il passivo delle loro aziende!

I pescicani impongono al popolo una spesa annua di sei miliardi di lire per la preparazione della guerra!

E per tenere a freno il popolo affamato, per imporgli i più duri sacrifici, i pescicani hanno bisogno di un forte apparato di polizia che costa al paese più di un miliardo all’anno.

Quarantatre milioni di italiani lavorano e penano per arricchire un pugno di parassiti.

Chi sono i nemici del popolo?

ITALIANI!

I nemici del nostro popolo, di tutti i lavoratori del braccio e del pensiero, siano essi fascisti o non fascisti, sono questi briganti che si appropriano del frutto del nostro lavoro, che si infischiano delle condizioni delle masse popolari e pensano solo ad aumentare i loro profitti e le loro rendite.

Nemico del popolo è il conte Volpi, che è interessato in 13 società con un capitale di 2 miliardi di lire,

nemico del popolo è il senatore Motta, che è interessato in 24 società con un capitale di 4 miliardi e mezzo di lire,

nemico del popolo è il senatore Agnelli, che è interessato in 32 società con un capitale di 2 miliardi di lire,

nemico del popolo è l’onorevole Donegani, il pescecane della Montecatini, che amministra 33 società con un capitale di 3 miliardi e mezzo di lire,

nemici del popolo sono i fratelli Pirelli, interessati in 62 società con un capitale di quasi 9 miliardi di lire,

nemico del popolo è Edgardo Morpurgo, che è interessato in 26 società con un capitale di 1 miliardo e mezzo di lire,

nemico del popolo è il senatore Vittorio Cini dell’Uva, che è interessato in 16 società con un capitale di 2 mi­liardi e mezzo di lire,

nemico del popolo è il senatore Ettore Conti della Commerciale, che è interessato in 18 società con un capitale di 3 miliardi e mezzo di lire,

nemici del popolo sono i signori Achille Gaggia e suo figlio Luigi, che sono interessati in 42 società, con un capitale di quasi 4 miliardi di lire,

nemico del popolo è il signor Carlo Orsi, del Credito Italiano, che è interessato in 18 società, con un capitale di 2 miliardi e mezzo di lire,

nemico del popolo è il senatore Borletti, della Snia, che è interessato in 29 società con un capitale di 2 miliardi e mezzo di lire,

nemico del popolo è il conte Rebaudengo, grande agrario, che è interessato, inoltre, in 17 società, con un capitale di 1 miliardo e mezzo di lire,

nemico del popolo è il conte Adriano Tournon, grande agrario, presidente della Federazione Italiana dei Consorzi agrori, che è interessato, inoltre, in 11 società con un capitale di mezzo miliardo di lire,

nemico del popolo è il conte Pavoncelli, grande agra­rio, che e interessato, inoltre, in 11 società, con un capitale di 700 milioni di lire,

nemici del popolo sono i multimilionari che hanno i tentacoli su tutta l’economia del paese.

Sono questi grandi magnati del capitale che impediscono l’unione del nostro popolo, mettendo fascisti e antifascisti gli uni contro gli altri, per sfruttarci tutti con maggiore libertà,

sono questi parassiti del lavoro nazionale e del genio italiano che hanno tolto ogni libertà al popolo, hanno imbavagliato i lavoratori, i tecnici, gli intellettuali, fascisti e non fascisti, per sfruttarli meglio ed asservirli,

sono questi i grandi razziatori della ricchezza del paese che hanno corrotto la nostra vita pubblica, arricchendo certi alti funzionari e gerarchi dello Stato e del Partito fascista, che ieri erano poveri ed oggi hanno ville, automobili e capitali investiti, per farsene degli strumenti servizievoli.

sono questi briganti che ci portano alla guerra, perché la guerra aumenta enormemente i loro profitti ed offre loro la possibilità di nuove ladrerie, di nuove e più grandi accumulazioni di ricchezze.

POPOLO ITALIANO!

Unisciti per liberare l’Italia da queste canaglie che dispongono della vita di quarantatre milioni di italiani, che affamano il nostro paese e lo portano alla rovina, alla guerra in permanenza; unisciti per far pagare ai pescicani le spese della guerra e della colonizzazione! I pescicani devono pagare

II popolo italiano ha già fatto troppi sacrifici.

I danari per pagare le spese della guerra e quelli che occorrono per dare lavoro ai nostri lavoratori e per migliorare le condizioni del popolo italiano — per continuare i lavori di bonifica interrotti, per coltivare razionalmente i milioni di ettari mal coltivati per l’incuria dei latifondisti, specie nel Mezzogiorno e nelle Isole, per costruire fogne, strade, ospedali, scuole nel Mezzogiorno, e campi sportivi per la nostra gioventù, per alleggerire il carico delle imposte sulle masse popolari —; questi danari debbono darli i Volpi, i Denegarci, i Pirelli, i Morpurgo, i Ruffa, i Tournon, i Pavoncelli e compagnia.

POPOLO ITALIANO, COMBATTENTI D’AFRICA!

Mentre noi sopportavamo i nuovi sacrifici impostici con la guerra, mentre i nostri soldati spargevano il loro sangue sulle terre abissine, e alle nostre donne veniva tolto l’anello nuziale per provvedere alle spese della guerra, i capitalisti, i pescicani facevano grossi affari.

La Montecatini, tipico esempio di pescecanismo, ha avuto nel 1936, 92 milioni e mezzo di utili; oltre a ciò ha distribuito gratuitamente agli azionisti 100 milioni di azioni nominali, quotate in Borsa a 185, permettendo cosi, agli azionisti un guadagno complessivo di 85 milioni; ed ha inoltre offerto alla pari 100 milioni di azioni, che hanno dato un ulteriore guadagno di 85 milioni. In totale la Montecatini ha avuto nel 1935, 362 milioni e mezzo di utili!

Il bilancio della Fiat si è chiuso nel 1935 con 40 milioni di utili,

la Edison ha guadagnato nel 1935, 140 milioni di lire,

la società Pirelli ha guadagnato 30 milioni,

la Snia Viscosa ha guadagnato 34 milioni,

L’Uva ha guadagnato 37 milioni,

le Assicurazioni Generali hanno guadagnato 34 milioni,

la Sip (elettricità) ha guadagnato in nove mesi 12 milioni, ecc. ecc.

Questi utili sono stati accumulati, nel corso del 1935, rubando sui solari operai ed allo Stato. E per il 1936, i pescicani si propongono di aumentare gli utili del 1935. Perciò essi si oppongono a migliorare le condizioni materiali degli operai ed a portarle al livello dei bisogni di un popolo civile.

I sacrifici per la guerra sono stati chiesti agli operai, ai lavoratori, alla povera gente, alle famiglie dei combattenti, ai soldati ed alle camicie nere: adesso i pescicani devono pagare!

Mussolini disse, nel 1919, quando si dovevano pagare le spese della grande guerra: «Le casse sono vuote. Chi deve riempirle? Non noi, che non possediamo case, automobili, banche, miniere, terre, fabbriche, banconote! Chi può deve pagare. Nel momento attuale quello che noi proponiamo è l’espropriazione fiscale. O i beati possidenti si esproprieranno, o noi convoglieremo le masse dei combattenti contro questi ostacoli e li travolgeremo. Chi non ha dato il sangue, dia il danaro».

Noi eravamo d’accordo con queste parole, nel 1919. Lo siamo ancora oggi. I ricchi, i capitalisti, i beati possidenti devono pagare.

Sia effettuato un prelevamento proporzionale e pro­gressivo su tutti i patrimoni superiori ad un milione,

siano applicati ed estesi a tutte le società i decreti di Balzano sulla limitazione della distribuzione agli utili delle società per azioni,

siano confiscati tutti gli utili delle società, superiori al 6 per cento.

Tutti i pescicani come i Volpi, Donegani, Morpurgo, Pirelli, Conti e compagnia, che hanno ricavato dei vantaggi, dei soprapprofitti, dai sacrifici del popolo e dei nostri soldati, siano obbligati a restituire il danaro rubato, e siano condotti dinanzi ai tribunali, come nemici della Nazione.

Le promesse debbono essere mantenute!

Ci è stato promesso il pane: vogliamo che il pane sia assicurato a tutti!

POPOLO ITALIANO!

SOLDATI, CAMICIE NERE, EX-COMBATTENTI E VOLONTARI D’AFRICA!

Il Comitato centrale del Partito Comunista d’Italia, nell’appello che vi lanciò nel mese d’aprile dello scorso anno (Salviamo il nostro paese dalla catastrofe!), alla vigilia della guerra d’Africa, disse: «Non è vero che la eventuale conquista dell’Abissinia risolverebbe il problema della disoccupazione e migliorerebbe le condizioni dei lavoratori italiani… Anche se l’Abissinia diventasse una colonia italiana, ciò non porterebbe nessun miglioramento ai lavoratori. Come avviene per le altre colonie, i profitti coloniali andrebbero alle banche, agli speculatori ed alle compagnie concessionarie, mentre le spese della colonizzazione costerebbero maggiori imposte per la popolazione lavoratrice».

I comunisti hanno avuto ragione, compagni, fratelli, amici!

La disoccupazione aumenta e numerose fabbriche lavorano con maestranze e orari ridotti. E la disoccupazione aumenterà nei prossimi mesi, benché le sanzioni siano state tolte, perché tutte le risorse del paese vengono impiegate per la preparazione di una nuova guerra.

La miseria delle masse aumenterà perché il pugno di parassiti che dissangua la Nazione, vuoi far pagare ai poveri, ai lavoratori, ai contadini, ai piccoli esercenti, agli impiegati, le spese della guerra e della colonizzazione.

La guerra d’Africa è costata fino ad ora quasi 20 miliardi di lire. L’occupazione dell’Abissinia e la colonizzazione costeranno ancora molti altri miliardi. Il governo aumenterà le imposte dirette e sui consumi, ricorrerà a nuovi prestiti forzosi, rastrellerà quanto resta del risparmio all’interno del paese, farà appello al capitale estero, al quale bisognerà pagare alti interessi.

Il pane e il lavoro che noi attendiamo, non lo avremo se non ci uniremo tutti contro i grossi capitalisti che hanno guadagnato enormemente in questa guerra e che si preparano a tirar profitto dalla conquista, facendone pagare al popolo le spese.

Ci è stata promessa la terra: vogliamo la nostra terra!

CONTADINI!

La terra che voi volete è la terra italiana. La metà di questa terra è nelle mani della centesima parte dei proprietari agricoli, mentre 4 milioni di giornalieri sono senza terra.

La terra italiana che voi lavorate è nelle mani dei principi Spada, Doria, Borghese, Torlonia, Ruffa, Lama, Serracapriola, dei marchesi Di Bagno, Pattino di Capuana, Pallavicino, dei duchi Visconti, dei conti Pavoncelli, Venerasi, Tournon, Casati e di tutto il vecchio nobilume che è restato come una cancrena sul corpo della nostra Italia.

Questa terra, — la terra del vostro paese, la terra che da secoli voi lavorate, non è per voi.

E non è per voi la terra presa agli abissini. Di questa terra si appropriano i ricchi, i capitalisti, i milionari.

Se domani, spinti dalla disperazione, sarete costretti e vi sarà concesso di emigrare nell’Abissinia, sarete sfruttati dagli stessi padroni italiani che vi sfruttano qui, sarete trattati come poveri negri, darete ancora il vostro sangue per arricchire i padroni italiani, sarete sottoposti alla disciplina militare, lontani migliaia di chilometri dal vostro paese, in un clima che distruggerà la vostra vita.

La terra di cui voi avete bisogno, contadini d’Italia, fratelli nostri dell’Italia Meridionale e delle Isole, è la terra che è nelle mani dei nobili che molto spesso non sanno neppure dove si trova e dei grandi agrarì; questa terra voi non l’avrete se non vi unirete e se non lotterete uniti agli operai contro il piccolo gruppo di dominatori della Nazione.

Non è possibile aspettare ancora!

No, non è possibile di aspettare ancora il mantenimento delle promesse.

DISOCCUPATI, esigete il lavoro, od almeno che vi sia dato un sussidio per tutta la durata della disoccupa­zione, un sussidio che permetta a voi ed alle vostre famiglie di vivere da uomini,

OPERAI, esigete che l’aumento di salario che ora vi viene promesso, sia tale che vi permetta di vivere decorosamente; esigete il rispetto assoluto dei contratti, la settimana di 40 ore pagate con il salario di 48, che oltre a migliorare le vostre condizioni animerà il mer­cato interno e permetterà di assorbire una parte dei disoccupati nella produzione,

CONTADINI, esigete una ripartizione dei prodotti più favorevole al colono, impedite l’aumento degli affitti ed esigetene, al contrario, una diminuzione; chiedete la libertà delle colture sulla terra che lavorate, la libertà di commerciare i prodotti del vostro lavoro ed il ripristino del piccolo credito per i contadini, a piccolo tasso; esigete la sospensione dei sequestri,

IMPIEGATI, esigete l’aumento dei vostri stipendi, con il criterio di aumentare proporzionalmente gli stipendi più bassi, insufficienti alla vita,

LAVORATORI TUTTI, vi è stata promessa la casa decorosa, siano impediti, intanto, gli sfratti per morosità derivata dalle precarie condizioni economiche dei lavoratori. Sia sviluppato rapidamente un piano di costruzioni di case popolari e rurali igieniche e provviste di quanto risponde ai bisogni nati dallo sviluppo della civiltà,

OPERAI, CONTADINI, IMPIEGATI, PICCOLI INDUSTRIALI, ARTIGIANI, PICCOLI ESERCENTI, esigete la diminuzione dette imposte che vi schiacciano. Chiedete una moratoria per tutti i debiti verso il fìsco e verso i privati. Chiedete uno sgravio speciale sulle imposte per le popolazioni meridionali e dette Isole che soffrono maggiormente della crisi,

LAVORATORI, domandate che un controllo sia fatto da voi, assieme ai piccoli commercianti, sui prezzi all’ingrosso dei generi di consumo, allo scopo di lottare contro il caro vita e di tagliare le unghie ai grossi commercianti e speculatori che affamano la popolazione. Delle nuove Commissioni di verifica sui prezzi vengano nominate dai consumatori, e siano investite di poteri giudiziarl e del potere di investigazione sui grossisti, invece che sui piccoli negozi,

RICHIAMATI, esigete il pagamento dei sussidi stabiliti dal governo per le vostre famiglie; chiedete l’aumento dei sussidi, in relazione all’aumento del costo della vita,

EX-COMBATTENTI D’AFRICA, chiedete il raddoppiamento del sussidio di smobilitazione, ed il lavoro assicurato al momento del congedo,

MUTILATI, FERITI ED INVALIDI DELLA GUERRA D’AFRICA, unitevi ai mutilati ed agli invalidi della grande guerra, per chiedere una pensione che vi permetta di vivere decorosamente. Tutto il popolo appoggerà la vostra lotta,

MADRI E VEDOVE DEI CADUTI IN AFRICA, unitevi alle madri ed alle vedove dei caduti nella grande guerra, e criedete che la vostra pensione sia sufficiente e vi permetta una vita decorosa.

POPOLO ITALIANO!

Ti è stata promessa la giustizia sociale. Non vi è giustizia sociale se non si migliorano le condizioni di vita delle masse popolari, se non si riconosce al popolo nessun diritto; mentre tutti i diritti vengono riconosciuti agli sfruttatori, ai nemici del popolo.

Basta con le sofferenze e. con le privazioni!

Ci è stata promessa la pace: vogliamo la pace!

POPOLO ITALIANO!

Da alcuni mesi la guerra è finita in Africa; ma la smobilitazione non è stata ancora ordinata, e i nostri soldati e le camicie nere, sottoposti a dure fatiche e preda di tutte le malattie, non ritornano alle loro case.

A casa sono tornati solo i «figli di papà» e i grossi gerarchi: quelli che hanno fatto la guerra coi discorsi, gli eroi a buon mercato dell’aviazione impiegata contro un avversario che ne era completamente sprovvisto.

I «figli di papà» e i grossi gerarchi prendono le medaglie e tornano a casa; ma dei soldati e delle camìcie nere nessuno si occupa.

Chiediamo la smobilitazione ed il ritorno in patria dei soldati e delle camicie nere dell’Africa Orientale.

Le sofferenze in Africa non sono terminate; e nell’Europa e nel mondo si addensano le nubi di una spaventosa tempesta.

I comunisti vi dissero, nel Manifesto d’aprile 1935, che la guerra italo-abissina avrebbe eccitato gli Stati più aggressivi, che vogliono risolvere con le armi i gravi problemi dell’ora presente.

È quanto avviene sotto i nostri occhi.

Hitler e il Giappone, che minacciano la pace del mondo, hanno ricevuto un nuovo impulso alle loro intenzioni criminali dai successi riportati dalle forze armate italiane in Africa.

Sul Reno, nell’Europa Centrale ed Orientale, nei Balcani, in Asia i focolai della guerra sono accesi.

Domani, forse improvvisamente, gli strumenti di morte appariranno sul cielo delle nostre città, e il nostro popolo sarà decimato: le nostre donne e i nostri figli moriranno tra spasimi atroci ed orrende mutilazioni — come sono morti le donne e i bimbi abissini — e la nostra Italia sarà tutto un cimitero.

Questo macello non è inevitabile.

Noi lo possiamo evitare, alla condizione che ci uniamo per imporre l’abbandono della politica estera attuale dell’Italia, a favore di una politica di pace internazionale.

Hitler dichiara apertamente di volere la guerra. Egli strappa brutalmente i trattati e minaccia di incendiare l’Europa e il mondo. Il popolo italiano non vuole capitolare di fronte alla minaccia hitleriana. Il popolo italiano vuole la pace.

Se è vero, purtroppo!, che la guerra abissina ha indebolito le capacità dell’Italia ad affrontare i pericoli che minacciano la sua indipendenza, è anche vero che il popolo italiano può ancora difendere la pace e l’indipendenza nazionale.

Noi vogliamo che il nostro paese stipuli dei patti di assistenza mutua con la Piccola Intesa, con tutti i paesi danubiani e balcanici, dei patti aperti a tutti gli Stati che vogliono parteciparvi; giacché se è giusta la nostra preoccupazione di veder garantita la nostra indipendenza nazionale da un aggressore eventuale che la minacci, dobbiamo, a nostra volta, garantire la indipendenza degli altri popoli, e soprattutto dei piccoli Stati.

Invece la politica estera attuale che segue l’Italia ha sacrificato l’indipendenza dell’Austria ai disegni annessionistici della Germania, con l’accordo austro-tedesco, ed ha aperto la strada all’hitlerismo verso il Brennero e Trieste. Questa politica è contraria agli interessi del nostro paese. Non fu per aprire la strada dell’imperialismo germanico sull’Adriatico che seicentomila soldati italiani sono morti nell’ultima guerra!

Noi vogliamo che l’Italia eserciti tutta la propria influenza per favorire la realizzazione di un sistema di patti di assistenza mutua nell’Est dell’Europa, e per attirarvi la Germania, e che l’Italia stipuli un patto analogo con la Unione dei Soviet, che è il difensore più ardente ed ostinato della pace nel mondo. Noi non vogliamo prestarci al gioco dell’imperialismo inglese, rappresentato dal Partito conservatore della Gran Bretagna, il quale cerca di deviare verso l’Est dell’Europa la tem­pesta che si annuncia. La pace è indivisibile; e se essa sarà spezzata in un qualunque punto d’Europa, tutti i popoli saranno travolti nella guerra.

Noi vogliamo essere i campioni della lotta per il rispetto della integrità territoriale e dell’indipendenza nazionale di tutti i popoli. Questo grande ideale, trasmesso dai nostri Antenati, dai Grandi Rivoluzionarì che fecero l’unità nazionale del nostro paese, non sarà rinnegato da noi, che ne siamo fieri come l’eredità più preziosa che essi ci hanno trasmesso, assieme al dovere sacro di difendere la nostra unità nazionale nata nel sangue di migliaia di Martiri e di Eroi.

Per salvare la pace minacciata, e perché l’Italia sia un potente fattore della organizzazione della pace nel mondo, dobbiamo unirci nelle fabbriche e nelle campagne, nei quartieri cittadini, nei circoli, nei sindacati, in tutte le associazioni, e chiedere in tutte le forme al governo che l’Italia entri nella coalizione delle forze della pace, che sola farà indietreggiare le forze della guerra.

Popolo italiano! La guerra non è inevitabile. Noi la possiamo evitare assieme agli altri popoli, assieme al popolo sovietico, francese, tedesco, inglese e di tutti gli altri paesi.

Noi comunisti vogliamo lottare alla tua testa, per evitarla, contro i provocatori di guerra che sono in casa nostra, i pescicani, i grandi capitalisti, nemici dell’Italia.

I Comunisti fanno proprio il programma fascista del 1919, che è un programma di libertà

riconci

ITALIANI!

In questi anni ci sono stati imposti dei duri sacrifici e ci sono stati tolti tutti i diritti politici, in nome degli interessi superiori della Nazione. Ma i ricchi, i milionari, i capitalisti, si avvantaggiarono delle nostre sofferenze e privazioni e riempirono le loro casseforti.

Con la guerra abissina i sacrifici per il popolo sono aumentati, e sono aumentati i rigori delle leggi.

Adesso il popolo italiano deve dire la sua parola.

La libertà che noi chiediamo non è l’anarchia ed il caos. La libertà che noi vogliamo è la disciplina cosciente alle leggi ed ai regolamenti elaborati ed approvati con la partecipazione del popolo.

Il nostro popolo è maggiorenne. Non ha bisogno di tutela. Vuole parlare. I suoi figli che hanno combattuto in Africa vogliono parlare, e ne hanno il diritto.

Ma i padroni, i capitalisti, i pescicani non vogliono farci parlare perché ci vogliono far pagare le spese della guerra e della colonizzazione, perché preparano un nuovo macello, perché hanno paura che noi troviamo l’unità e la forza per strappare il nostro pane, la nostra terra e la pace.

Noi vogliamo l’Italia forte, libera e felice!

POPOLO ITALIANO!

Noi comunisti italiani combattiamo per rovesciare il dominio dei capitalisti nel nostro paese, per strappare dalle mani dei capitalisti che le monopolizzano le ricchezze del nostro paese e restituirle al popolo che le ha prodotte; noi combattiamo per fondare in Italia uno Stato in cui ogni cittadino abbia il diritto al lavoro e a ricevere una rimunerazione a seconda della quantità e qualità del lavoro fornito, in cui ogni cittadino abbia diritto al riposo pagato, ed a tutte le assicurazioni sociali e per la vecchiaia, a spese dello Stato; uno Stato in cui ogni cittadino abbia diritto alla istruzione gratuita, da quella elementare a quella superiore; uno Stato di lavoratori liberi in cui tutti i cittadini abbiano la più completa libertà politica, di pensiero, di organizzazione e di stampa, uno Stato che sia nelle mani dei lavoratori, governato dai lavoratori. In uno Stato simile la disoccupazione sarà distrutta per sempre, le crisi saranno abolite, le ricchezze del paese saranno messe a profitto di tutto il popolo.

I nostri giovani, i nostri ingegneri, i nostri tecnici avranno largo campo di sviluppare le loro capacità; e tutti lavoreranno un minar numero di ore al giorno, migliorando le proprie condizioni materiali e culturali.

I contadini non peneranno più sulla terra che non è loro.

La cultura che oggi è ristretta e compressa avrà uno sviluppo mai raggiunto nel nostro paese.

Noi vogliamo fondare una Italia forte, libera e felice, come forte, libera e felice è la Unione dei Soviet, dove in questi giorni 170 milioni di lavoratori discutono la nuova Costituzione, la Carta della libertà, lo Statuto di una società di lavoratori liberi.

La vittoria del programma dei comunisti, in Italia, sarà la libertà assicurata dalla disciplina cosciente del popolo padrone dei propri destini, sarà il pane e il benessere e la cultura garantiti a tutta la popolazione lavoratrice, sarà la politica della pace e della fraternità tra i popoli, garantita dal popolo al potere.

Noi comunisti difendiamo gli interessi di tutti gli strati popolari, gli interessi dell’intera Nazione,

perché la Nazione è il popolo, è il lavoro, è l’ingegno italiano, perché la Nazione italiana è la somma di tutte le sofferenze e le lotte secolari del nostro popolo per il benessere, per la pace, per la libertà,

perché il Partito comunista, lottando per la libertà del popolo e per la sua elevazione materiale e culturale, contro il pugno di parassiti che l’affamano e l’opprimono, è il continuatore e l’erede delle tradizioni rivoluzionarie del Risorgimento nazionale, l’erede e il continuatore dell’opera di Garibaldi, di Mameli, di Pisacane, dei Cairoli, dei Bandiera, delle migliaia di Martiri ed Eroi che combatterono non solo per l’indipendenza nazionale dell’Italia, ma per conquistare al popolo il benessere materiale e la libertà politica.

Nella lotta per questo grande ideale di giustizia e di libertà decine di comunisti sono caduti, e migliaia sono stati condannati in questi anni a delle pene mostruose. Centinaia di questi eroici combattenti per la causa del popolo languono nelle prigioni e nelle isole di confino. Decine, tra di essi, sono nelle prigioni da dieci anni.

Uomini come Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Mauro Scoccimarro, Gerolamo Li Causi, Giovanni Parodi, Battista Santhià, Adele Bei, e cento e cento altri, il fiore della classe operaia e del popolo italiano, i difensori eroici della cultura italiana e degli interessi del paese che essi amano di un amore che non ha l’eguale, ed al quale hanno dedicato la loro vita, non hanno indietreggiato di fronte a nessun rischio per proclamare la necessità della riconciliazione del popolo italiano per fare l’Italia forte, libera e felice.

Ma questo programma non potrà essere realizzato se non con la volontà del popolo. Oggi il popolo non vede ancora possibile la lotta per tale programma. Oggi il popolo vuole risolvere i problemi più urgenti ed attuali che lo angosciano, vuole risolvere i problemi più urgenti del pane, del lavoro, della pace e della libertà per tutti; e noi siamo col popolo, e facciamo appetto alla sua unione e alla sua riconciliazione per la conquista di queste rivendicazioni indilazionabili.

Il programma fascista del 1919 non è stato realizzato!

POPOLO ITALIANO!

FASCISTI DELLA VECCHIA GUARDIA!

GIOVANI FASCISTI!

Noi comunisti facciamo nostro il programma fascista del 1919, che è un programma di pace, di libertà, di difesa degli interessi dei lavoratori, e vi diciamo:

Lottiamo uniti per la realizzazione di questo programma.

Il programma fascista del 1919 diceva:

Salario minimo assicurato agli operai.

Perché il salario minimo non è assicurato, ed è alla mercé dei padroni? Perché i contratti di lavoro non sono rispettati? Perché sono i padroni che comandano in Italia e fanno quello che vogliono; e quando voi fascisti chiedete il rispetto dei contratti, vi trovate di fronte il muro della potenza dei padroni, che osano persine di minacciarvi.

Nelle due ultime riunioni del Consiglio nazionale della Confederazione dei sindacati dell’industria la maggioranza dei dirigenti sindacali di provincia, sotto la vostra pressione, si è pronunciata a favore dell’aumento dei salari e per la settimana di 40 ore pagata con il salario di 48 ore. Ma numerose riserve, ed il solito metodo della dilazione, vengono adoperati dai pa­droni per impedire che vi sia data soddisfazione.

Sin dal novembre 1934, il Comitato corporativo centrale votava una mozione la quale stabiliva che la fissazione d’ogni sorta di valore a cottimo dovesse essere concordata tra padroni ed operai. Questa mozione non è stata mai applicata, i cottimi vengono fissati ad arbitrio dei padroni, i quali riducono così i salari, annullando, di fatto, l’efficacia dei contratti da essi sottoscritti.

Il programma fascista del 1919 diceva: II contadino vuole la terra sua.

I contadini non hanno avuto la terra, e i grandi proprietari ed il fisco gliela tolgono, se l’hanno, coi contratti scannatari, con le imposizioni fiscali gravose, con ogni sorta di ritenute e di obblighi e con il sistema dei controlli e delle colture forzate.

Il programma fascista del 1919 diceva: Nazionalizzazione di tutte le fabbriche d’armi e di munizioni.

Ma i grossi industriali hanno fatto approvare un piano di produzione di guerra che mette tutti i rischi di esercizio delle loro aziende a carico dello Stato (cioè della Nazione) ed assicura loro lauti profitti.

Il programma fascista del 1919 diceva: Imposta straordinaria sul capitale, con tassi progressivi, allo scopo di arrivare ad una espropriazione parziale delle ricchezze.

Invece, i grandi capitalisti hanno difeso strenuamente le loro casseforti, mentre i piccoli industriali, esercenti, contadini ed artigiani vanno alla rovina.

Il programma fascista del 1919 diceva: Revisione di tutti i contratti di forniture di guerra e sequestro, fino all’85 per cento, dei soprapprofitti di guerra.

Ma nel 1922 i pescicani fecero sciogliere la Commissione parlamentare di inchiesta sui soprapprofitti di guerra, e nella guerra abissina essi si sono assicurati i soprapprofitti.

Il programma fascista del 1919 diceva: Suffragio universale a scrutinio regionale che assicuri la rappresentanza proporzionale degli elettori e la partecipazione delle donne alla vita politica, sia come elettrici sia come eleggibili.

Invece fu soppressa ogni libertà politica, fu soppressa la libertà di associazione e di stampa, e il cosiddetto Stato corporativo ha assicurato al pugno di parassiti del lavoro nazionale la dominazione su tutta la economia del paese. Tutte le rappresentanze dello Stato e dei Comuni sono nominate dall’alto. L’inferiorità delle donne è stata sanzionata nei principi dello Stato detto corporativo.

Il programma fascista del 1919 diceva: Abolizione del Senato.

Ma questa stupida ed inutile incrostazione reazionaria è stata mantenuta in piedi.

Il programma del 1919 diceva: Creazione di una milizia nazionale (al posto dell’esercito attuale) alla quale sarà imposto un servizio cortissimo, dal momento che essa non dovrà avere che uno scopo esclusivamente difensivo.

Ma invece si è giunti ad affermare che l’Italia deve essere una nazione guerriera e militarista e che tutti i cittadini maschi sono soldati fin dall’età di 8 anni!

Il programma fascista del 1919 diceva: Politica estera che si proponga di valorizzare dappertutto, nelle opere di pace, la Nazione italiana.

Invece si è propagandato ed applicato il falso principio che la valorizzazione della Nazione italiana non possa avvenire se non con la guerra!

FASCISTI DELLA VECCHIA GUARDIA! GIOVANI FASCISTI!

Niente di quanto fu promesso nel 1919 è stato mantenuto.

I sindacati, sottratti alla libera direzione degli operai, sono ridotti alla funzione di impedire agli operai di far pressione sul padronato per difendere i diritti dei lavoratori. L’assemblea parlamentare è comandata dai pescicani e dai loro funzionare, e nessuna voce indipendente vi si leva a difesa degli interessi sacri del popolo.

Voi rendete omaggio alla memoria di Filippo Corridoni. Ma l’ideale per il quale Corridoni combattè tutta la vita fu quello di conquistare alla classe operaia il diritto di essere padrona del proprio destino. Il sindacalismo di Corridoni espresse la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori, e sognò la vittoria degli sfruttati, la loro redenzione dall’oppressione capitalistica.

FASCISTI DELLA VECCHIA GUARDIA! GIOVANI FASCISTI!

Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi ed a tutto il popolo italiano per la realizzazione del programma fascista del 1919, e per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo italiano. Siamo disposti a lottare con chiunque voglia davvero battersi contro il pugno di parassiti che dis­sangua ed opprime la Nazione e contro quei gerarchi che li servono.

Perché la nostra lotta sia coronata da successo dobbiamo volere la Riconciliazione del popolo italiano ristabilendo la unità della Nazione, per la salvezza della Nazione, superando la divisione criminale creata nel nostro popolo da chi aveva interesse a spezzarne la fraternità.

Dobbiamo unire la classe operaia e fare attorno a questa la unità del popolo e marciare uniti, come fratelli.

Per il pane, per il lavoro, per la terra, per la pace e per la libertà.

Dobbiamo ristabilire la fiducia reciproca fra gli italiani; liquidare i rancori passati; smetterla con la pratica vergognosa dello spionaggio che aumenta la diffidenza.

Dobbiamo risuscitare il coraggio civile delle opinioni liberamente espresse: nessuno di noi vuoi cospirare contro il paese: noi vogliamo tutti difendere gli interessi del nostro paese che amiamo.

Amnistia completa per tutti i figli del popolo che furono condannati per delitto d’opinione. Abolizione delle leggi contro la libertà e del Tribunale Speciale, che colpiscono i difensori del popolo, che difendono gli interessi dei nemici del popolo e dell’Italia.

Diamoci la mano, figli della Nazione italiana! Diamoci la mano, fascisti e comunisti, cattolici e socialisti, uomini di tutte le opinioni. Diamoci la mano, e marciano fianco a fianco per strappare il diritto di essere dei cittadini di un paese civile quale è il nostro. Soffriamo le stesse pene. Abbiamo la stessa ambizione: quella di fare l’Italia forte, libera e felice. Ogni sindacato, ogni Dopolavoro, ogni associazione diventi il centro della nostra unità ritrovata ed operante, della nostra volontà di spezzare la potenza del piccolo gruppo di parassiti capitalisti che ci affamano e ci opprimono.

Popolo italiano, la lotta alla quale noi ti chiamiamo è una lotta possibile.

POPOLO ITALIANO!

La lotta alla quale ti chiama il Partito Comunista d’Italia è una lotta possibile nella situazione attuale del nostro paese.

Molte volte gli operai e i lavoratori si sono trovati uniti, nelle fabbriche, nelle assemblee sindacali, nei Dopolavoro, nelle Mutue, nelle Cooperative, ed in altre associazioni, per apparsi agli attacchi padronali contro i salari, al peggioramento delle condizioni di lavoro, per difendere i diritti dei soci, per svelare le magagne di certi gerarchi indegni e chiederne la sostituzione con della gente onesta e capace di difendere gli interessi del popolo. Laddove furono convocate le assemblee operaie, fu possibile molte volte di eleggere ai posti di fiduciari sindacali, di dirigenti locali, dei lavoratori coscienti degli interessi dei loro compagni e non disposti a farsi intimorire dalle minacce dei padroni e di quei gerarchi che sono ligi ai padroni. Molte volte gli operai, i lavoratori uniti, hanno nominato e nominano delle Commissioni composte di loro compagni, che vanno a trattare con successo coi Sindacati, coi padroni, con le autorità, le questioni che interessano le diverse categorie di lavoratori. In molti casi, ed anche recentemente, gli operai hanno sospeso il lavoro per protestare contro la condotta dei padroni che non rispettano i contratti di lavoro e che commettono una quantità di ladrerie ai danni degli operai, — ed hanno ottenuto soddisfazione.

Questa esperienza deve essere estesa ed allargata a tutti gli strati della popolazione; ma gli operai, i lavoratori, tutto il popolo non possono limitarsi a queste rivendicazioni: debbono lottare per promuovere delle vaste correnti di opinione popolare e sviluppare dei movimenti di masse per la conquista del pane a tutto il popolo, per la libertà a tutto il popolo e non solo ai capitalisti, per la pace.

Unità di tutto il popolo, contro la bardatura di guerra nelle fabbriche, per la smilitarizzazione delle fabbriche ausiliarie, per permettere ai lavoratori di difendere i propri interessi nei Sindacati,

Unità di tutto il popolo, per far pagare i ricchi, per esigere che le promesse fatte al popolo siano mantenute, per agitare e difendere la politica di pace,

Unità di tutto il popolo, per imporre la smobilitazione ed il ritorno degli ex-combattenti dall’Africa Orientale,

Unità di tutto il popolo, per la libertà, per la realizzazione del programma fascista del 1919,

Unità degli operai e dei contadini, del Nord e del Sud, e degli italiani con le minoranze nazionali dell’Alto Adige e della Venezia Giulia,

Unità con chiunque difenda realmente, non solo a parole, ma nei fatti, gli interessi del popolo.

LARGO AI GIOVANI! GIOVENTÙ ITALIANA!

Il canto fascista dice che la giovinezza è la primavera della bellezza. Ma tu sai che non c’è bellezza senza lavoro, senza prospettiva di un certo avvenire, senza svaghi, senza possibilità di poter sviluppare la propria personalità, senza amore e senza gioia.

La bellezza è nella vita operosa e serena.

L’eroismo vero è nella grande emulazione per accrescere il benessere e la cultura dei popoli.

Tu hai diritto alla vita, gioventù d’Italia. Unisciti agli adulti, e lotta per il diritto alla vita, contro quelli che ti negano il lavoro, ti tengono nell’ozio forzato, e ti vogliono mandare al macello per arricchirsi sul tuo sangue.

Largo ai giovani! Nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole, dovunque: largo ai giovani! Lavoro a tutti i giovani! A uguale lavoro uguale salario!

Largo ai giovani ingegneri e tecnici! Largo ai giovani medici! Largo ai giovani insegnanti! Largo ai giovani scrittori ed artisti! Abbasso le cricche che chiudono le porte alla gioventù!

Campi sportivi aperti gratuitamente a tutti i giovani! Abolizione dello sport industrializzato!

Diritto ai giovani di libero studio e di libera lettura e pubblicazione di libri, giornali e riviste culturali.

Preoccuparsi della vita e dell’avvenire dei giovani, risolvendo ogni giorno un problema che -faccia loro largo nella vita: questa è la vita principale per difendere la famiglia italiana, che sarà allora costruita su una base materiale certa e nel quadro del benessere crescente di tutto il popolo.

A TE, LAVORATORE FASCISTA!

Lavoratore fascista, noi ti diamo la mano perché con te vogliamo costruire l’Italia del lavoro e della pace,

ti diamo la mano perché noi siamo, come te, figli del popolo, siamo tuoi fratelli, abbiamo gli stessi interessi e gli stessi nemici,

ti diamo la mano perché l’ora che viviamo è grave, e se non ci uniamo subito saremo trascinati tutti nella rovina, nella miseria più nera e in una guerra terribile, ti diamo la mano perché vogliamo farla finita con la fame e con l’oppressione. È l’ora di prendere il manganello contro i capitalisti che ci hanno divisi, perché ci restituiscano quanto ci hanno tolto!

Ti diamo la mano perché assieme a te vogliamo fare forte, libera e felice la nostra bella Italia.

A TE, LAVORATORE CATTOLICO!

Noi comunisti ti diamo la mano, lavoratore cattolico, perché assieme a te vogliamo lottare per una giustizia più grande, per la pace tra gli uomini, per la libertà.

Il Papa Pio XI, nella enciclica «Quadragesimo anno», attaccava fortemente la potenza economica che si è andata concentrando nelle mani di un piccolo numero di uomini, che governano il credito e lo spendono a loro piacere, che tengono nelle mani la vita dei popoli.

Contro questa potenza, per abbatterla, noi vogliamo unirci a te.

I comunisti sono tuoi fratelli. Essi combattono con coraggio contro i responsabili della miseria del popolo e contro il flagello della guerra. Essi abbandonano tutto, e la stessa famiglia, come i primi apostoli del cristianesimo, per la causa del popolo.

I comunisti rispettano e difendono le tue opinioni religiose. Essi le difendono contro il sacrilegio quotidiano dello sfruttamento padronale, dei padroni che si dicono cristiani; essi le difendono contro coloro che insozzano la bandiera di Cristo nella agitazione guerriera; essi le difendono combattendo contro la causa della corruzione dei costumi, che è la miseria, figlia dello sfruttamento a cui sono sottoposti i lavoratori dai ricchi e dai pescicani.

Noi ti diamo la mano, lavoratore cattolico, perché vogliamo che tu sia con noi a combattere la buona e santa battaglia per il pane quotidiano, per la pace fra tutti gli uomini di buona volontà, per la libertà di quelli che soffrono e che non hanno altra ricchezza che le loro braccia e gli alti sentimenti della fraternità.

LE FORZE DELLA LIBERTÀ’ E DELLA PACE SI ORGANIZZANO IN TUTTO IL MONDO

ITALIANI!

I popoli si uniscono nel mondo per salvare la pace, e passano all’attacco contro la potenza del pugno di parassiti, che in ogni paese sono la causa della miseria delle masse popolari e della guerra.

Le vittorie del Fronte popolare nella Spagna e nella Francia, le vittorie che le masse popolari stanno per riportare in altri paesi, dimostrano che i popoli reagiscono contro i loro dominatori attuali, in nome del diritto alla vita, in nome della libertà e della pace.

In Spagna, la lotta per la difesa della libertà e per la conquista del pane e della terra, ha richiesto il sangue generoso di migliaia di combattenti eroici per la causa del popolo. Il popolo spagnolo non ha esitato ad affrontare i maggiori sacrifici per difendere il grande bene della libertà contro quelli che volevano toglierglielo e che tentavano di dividerlo in fascisti e antifascisti per meglio opprimerlo. Tutto il popolo della Spagna ha preso le armi, i vecchi, i giovani, le donne, i fanciulli, — contro le forze bieche dell’oppressione politica e della guerra, per la libertà.

In Francia, la vittoria del Fronte popolare ha fatto arretrare i nemici della libertà e della pace, che sono gli stessi che sfruttano i lavoratori e li riducono alla miseria. Il popolo francese unito ha difeso la libertà ed ha strappato delle importanti conquiste economiche ai grossi capitalisti: l’aumento dei solari, la settimana di 40 ore pagata con il salario di 48 ore, i contratti collettivi controllati dai sindacati liberi, le commissioni di fabbrica nominate da tutta la maestranza a suffragio universale e col voto segreto; ed ora si preoccupa di risollevare le condizioni dei contadini, dei piccoli industriali, dell’artigianato e dei piccoli commercianti.

Tutto ciò è stato possibile perché la classe operaia della Spagna e della Francia si è unita, e perché attorno alla classe operaia si sono uniti gli strati della popolazione lavoratrice e la parte migliore dell’intellettualità, al di sopra di particolari vedute politiche o religiose.

Seguiamo l’esempio degli altri popoli fratelli, ed assieme ad essi salveremo l’Italia e il mondo dalla miseria e dalla guerra.

UNITA’!

LAVORATORI ED UOMINI DI PENSIERO SOCIALISTI, DEMOCRATICI, LIBERALI, CATTOLICI!

Mettete le vostre forze a disposizione dell’opera della riconciliazione e dell’unione del popolo italiano, della costituzione del Fronte popolare in Italia.

I dominatori attuali del nostro paese vogliono mantenere il popolo italiano diviso in fascisti e non fascisti, Leviamo in alto la bandiera della unità del popolo, per il pane, il lavoro, la libertà e la pace!

POPOLO ITALIANO!

Fa che tutti i tuoi figli si diano la mano, si riconoscano fratelli e lottino uniti per esigere che le promesse fatte al popolo siano mantenute, perché i ricchi, i pescicani, paghino le spese della guerra e della colonizzazione, perché a tutti gli operai sia assicurato il pane ed il lavoro, perché i contadini siano salvati dalla miseria, per l’immediato miglioramento delle condizioni degli operai e degli impiegati, per la casa decorosa a tutti i lavoratori, per la difesa e l’avvenire della nostra gioventù, per la pace, per la libertà.

Questo è l’appello che ti rivolge il Partito Comunista d’Italia, il Partito che lotta per fare l’Italia forte, libera e felice.

Agosto 1936.

TRATTO DA:
https://nandorossi.wordpress.com/2017/05/14/per-la-salvezza-dellitalia-riconciliazione-del-popolo-italiano/

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