giovedì 9 febbraio 2017

Chi ha voluto la Seconda Guerra Mondiale?

Recensione/intervista a Gian Pio Mattogno

Chi ha voluto la Seconda Guerra Mondiale?

di Davide D’Amario

Il giudaismo internazionale e le origini della seconda Guerra Mondiale
  

Il nuovo libro del ricercatore-storico Gian Pio Mattogno Il giudaismo internazionale e le origini della seconda Guerra Mondialeedito da Effepi (1) inizia con queste forti e revisioniste righe: << … Il primo dogma storiografico imposto dai vincitori dopo il 1945 fu quello della responsabilità della Germania nazionalsocialista nello scatenamento della seconda guerra mondiale. Esso venne confezionato in quella “sinistra e macabra farsa” che fu il processo di Norimberga e ripreso poi pappagallescamente da tutti gli storici e pubblicisti inquadrati dai padroni del vapore nelle varie congreghe accademiche e mediatiche con il compito specifico di tutelare e perpetuare le verità ufficiali dei vincitori …>>, un libro da diffondere, da portar sempre nella cassetta degli attrezzi per poter comprender e far riflettere. Un libro che diviene militante perché porta alla luce informazioni e documenti occultati dalla macchina propagandistica mondialista, e conferma le verità dei “perdenti”. La guerra del sangue contro l’oro ancora non è finita … almeno per ora sul piano storiografico.

DOMANDADott. Gian Pio Mattogno la ringrazio innanzi tutto per aver dato alle stampe il suo ultimo lavoro “Il giudaismo internazionale e le origini della seconda Guerra Mondiale”. Chi sono “i veri responsabili della seconda guerra mondiale”? Dobbiamo credere ancora alla “verità” scaturita dal Processo di Norimberga? Dobbiamo continuare a credere a certa storiografia al servizio del mondialismo? Oppure …

MATTOGNO : All’inizio del mio lavoro ho scritto che la presunta responsabilità della Germania nazionalsocialista nello scatenamento della seconda guerra mondiale fu il primo dogma storiografico imposto dai vincitori in quella tragica farsa che fu il processo di Norimberga e che la pubblicistica dei vincitori non è altro che la trasposizione sul piano storiografico e giornalistico dei capi di imputazione presentati a Norimberga a carico dei vinti. In effetti, come scrive lo storico laburista A.J. Taylor, i documenti, raccolti in fretta e quasi a casaccio, furono scelti non soltanto per dimostrare la colpevolezza degli accusati, ma anche (e aggiungerei: soprattutto) per nascondere la colpevolezza delle potenze accusatrici.
Da allora, nelle scuole, al cinema, sui giornali e nelle televisioni la verità dei vincitori è diventata un dogma indiscutibile. Tutti coloro i quali hanno osato prospettare altre verità (e parlo dello stesso Taylor, di David Hoggan, di Harry Elmer Barnes, di Udo Walendy etc.) sono stati bollati come falsificatori della storia, divulgatori della propaganda nazista, ideologi in camicia bruna, le cui opere sono «prive di rilevanza scientifica». Ma le menzogne, per quanto reiterate con costanza e convinzione, non possono durare in eterno e prima o poi la verità finisce per emergere.
I documenti nascosti a Norimberga oggi sono di dominio pubblico, così come le vecchie opere degli storici e dei pubblicisti nazionalsocialisti e fascisti, nonché quelle degli storici revisionisti. Tutti questi documenti ci dicono ciò che era notorio già allora, e cioè che i veri responsabili della guerra furono le oligarchie ebraico-capitalistiche internazionali e i loro accoliti, fra i quali, in prima fila, il presidente americano Franklin Delano Roosevelt. Queste oligarchie vedevano nella Germania nazionalsocialista, con le sue grandi conquiste sociali, con i suoi valori spirituali antitetici a quelli mercantili delle “democrazie”, con la nazionalizzazione della Banca centrale tedesca (2), con la sua volontà di sottrarsi ai ricatti monetari dei parassiti della finanza mondiale, l’unico vero ostacolo ai loro disegni imperialistici di dominio mondiale (oggi diremmo: ai loro disegni mondialisti).
Come ho scritto, il dogma storiografico imposto a Norimberga aveva una funzione ben precisa: attribuendo ai soli tedeschi la responsabilità del conflitto, assolveva i vincitori da ogni colpa, distoglieva lo sguardo dai veri responsabili e rendeva più digeribile il dominio mondiale delle oligarchie ebraico-capitalistiche uscite vincitrici dal conflitto. Questo e non altro spiega perché una larghissima maggioranza del popolo italiano abbia metabolizzato il dominio dei “liberatori” sul proprio territorio e perché perfino i comunisti si siano americanizzati a tal punto che quasi tutti hanno finito ingloriosamente per assimilare lo spirito della civilizzazione yankee, facendo a gara con gli altri partiti a chi è più liberale.
Ed oggi, anche i più agguerriti sedicenti antisionisti si affrettano a precisare che sì, loro sono contro la politica del governo israeliano, ma, per carità, non sono affatto contro gli ebrei. Anche questo è un retaggio di Norimberga.

DOMANDA: Lei divide il libro in 3 capitoli: “Ebraismo e plutocrazia in Gran Bretagna”; “Ebraismo e plutocrazia in Francia”; “Ebraismo e plutocrazia negli Stati Uniti”; può indicarne le linee siano esse economiche, ideologiche e sociali e le implicazioni maggiori nello scatenamento della seconda guerra mondiale? La massoneria ed in particolare quella ebraica come ha “guidato” l’intero progetto guerra alla Germania nazionalsocialista?

MATTOGNO :  L’attacco delle oligarchie ebraico-capitalistiche contro la Germania, al quale diede un contributo non trascurabile anche la massoneria internazionale, iniziò già all’indomani dell’ascesa al potere di Adolf Hitler. Dapprima fu scatenata una guerra economica, sotto forma di boicottaggio, allo scopo di minare le basi dell’economia tedesca, che stava uscendo dalla crisi spaventosa in cui l’avevano precipitata i governi di Weimar. Poiché questa non ebbe successo, si passò alla guerra politica, che consisteva nel denigrare con ogni mezzo propagandistico la rivoluzione nazionalsocialista e i suoi capi. Infine, nelle cancellerie degli USA, dell’Inghilterra e della Francia si decise di scatenare una guerra vera e propria. Nel libro ho descritto i tempi e i modi con cui venne preparato il casus belli di Danzica e quello di Pearl Harbor ed ho mostrato come alle spalle dei vari Churchill, Chamberlain, Churchill e Daladier agissero precisamente quelle forze ebraiche e plutocratiche che vedevano nella guerra un duplice affare: eliminare il mortale nemico fascista e lucrare colossali profitti dalle devastazioni della guerra.
Rimando il lettore ai fitti elenchi di plutocrati e parassiti finanziari, molti dei quali ebrei, che fomentarono la campagna bellicista delle “democrazie”.

DOMANDA: Il libro si completa magistralmente con un ampio apparato di documenti in appendice, ne può indicare il più “sconvolgente”?
 
MATTOGNO : Credo che l’intero apparato di documenti pubblicato in appendice sia molto interessante, dal saggio di Gerhart Jentsch, che ripercorre magistralmente le ultime fasi della crisi tedesco-polacca alle note storico-bibliografiche relative alla storiografia revisionista. Ma in particolare il lettore rimarrà non poco sorpreso dalla lettura dei rapporti degli ambasciatori polacchi rinvenuti dai tedeschi negli archivi di Varsavia, i quali svelano le trame guerrafondaie di Roosevelt, del suo agente Bullit e dei circoli ebraico-capitalistici americani, come pure dalla lettura di una pagina dei diari del Segretario alla Marina James Forrestal, da cui apprendiamo che, secondo Chamberlain, furono gli Stati Uniti e gli ebrei di tutto il mondo a costringere la Gran Bretagna alla guerra.

DOMANDA: Questo suo libro come gli altri è un prezioso strumento per “indagare” la storia e la “politica” dell’ebraismo in passato. Siamo nel 2013, l’ebraismo e le sue emanazioni plutocratiche come agiscono in Europa, nel mondo?

 MATTOGNODopo una guerra scatenata e vinta, il potere delle oligarchie ebraico-plutocratiche non poteva che accrescersi. Oggi il vecchio imperialismo ha assunto la forma del mondialismo, del quale l’internazionale giudaica costituisce la forza motrice più rilevante.
Mi piace ricordare la definizione precisa e articolata che ebbe a darne il compianto Carlo Terracciano: il mondialismo è una strategia di dominio planetario su uomini e beni, tendente ad imporre un totalitarismo omologante, definitivo, su continenti, popoli, nazioni e singoli uomini; è la quintessenza della visione del mondo cosmopolita e apòlide del Grande Capitale, nemico giurato di ogni specificità etno-culturale, nemico di ogni etnia, di ogni popolo, di ogni civiltà.
Nel 1947 James Paul Warburg fondò l’associazione United World Federalists, il cui scopo era di promuovere una Federazione Mondiale a governo unico con l’armamento nucleare a sua disposizione. Pochi anni dopo, il 17 febbraio 1950, lo stesso Warburg, in un intervento alla Commissione Esteri del Senato americano ebbe a dichiarare: «We shall have world government, whether or not we like it. The question is only whether world government will be achieved by consent or by conquest» («Lo si voglia o no, noi avremo un governo mondiale. La sola questione è sapere se questo governo sarà realizzato con il consenso o con la forza»). James Paul Warburg era un banchiere ebreo, figlio del banchiere ebreo Paul Warburg e di Nina Loeb, figlia del banchiere ebreo Salomon Loeb, della banca Kuhn, Loeb and Co.
L’ebraismo internazionale giuoca un ruolo importante nella strategia mondialista. Gli ebrei controllano una parte della finanza mondiale ed esercitano una considerevole influenza sui governi dell’occidente borghese, in particolare su quello degli Stati Uniti i quali, in quanto superpotenza capitalistica egemone, costituiscono il battistrada della cospirazione mondialista.
All’inizio degli anni ottanta del ‘900 il sociologo ebreo W.D. Rubinstein scriveva che «l’attività dei gruppi di pressione ebraici americani…è senza dubbio efficace, estremamente sofisticata e condotta da uomini di chiara abilità e profonda convinzione». Tutto ciò, aggiungeva, «ha potuto assicurare una considerevole presenza degli ebrei nei centri decisionali» (La sinistra, la destra e gli ebrei).
Una decina di anni dopo il professore di Scienze Politiche B. Ginsberg, anch’egli ebreo, ribadiva: «Dagli anni sessanta gli ebrei sono arrivati a detenere una considerevole influenza in America sull’economia, la cultura, la vita politica ed intellettuale. Gli ebrei hanno giuocato un ruolo centrale nella finanza americana durante gli anni ottanta ed essi sono stati i maggiori beneficiari di fusioni e riorganizzazioni economiche. Oggi, sebbene appena il 2 per cento della popolazione sia ebraica, quasi la metà dei suoi miliardari è ebrea. I vertici degli uffici esecutivi dei tre maggiori network televisivi e i quattro maggiori proprietari degli studios cinematografici sono ebrei, come pure i proprietari dei più influenti giornali, il New York Times…Il ruolo e l’influenza degli ebrei sulla politica americana è ugualmente significativo» (The fatal Embrace: Jews and the State). Nel 2007 la rivista Vanity Fair stilò una lista dei personaggi più potenti al mondo (banchieri, magnati dei media, editori etc.): più della metà risultavano essere ebrei. Il caporedattore del The Chicago Jewish News, Joseph Aaron, affermò che gli ebrei dovevano sentirsene particolarmente fieri ed aggiunse compiaciuto che si può ben dire che «noi ebrei deteniamo molto potere».
Il potere ebraico non è mai fine a se stesso. Come nel 1800, allorché si operò una convergenza fra gli interessi imperialistici della Gran Bretagna e gli obiettivi messianici di Israele, così al giorno d’oggi il giudaismo internazionale – influenzando pesantemente soprattutto la politica interna ed estera degli Stati Uniti – anima, asseconda e favorisce il progetto mondialista, e questo perché il mondialismo spiana la strada al dominio mondiale giudaico promesso da Jahvè fin dai più remoti tempi biblici e ribadito successivamente dalla tradizione rabbinica.
Perché solo su una umanità senza storia e senza tradizioni, solo su una poltiglia informe di uomini e popoli senza radici spirituali il potere mondialista ebraico-plutocratico può esercitare impunemente la sua sovranità assoluta. Ciò spiega la ragione per cui, soprattutto in Europa, ogni voce dissonante venga repressa.
Chi ha imposto ai governi compiacenti le leggi repressive contro la libertà di ricerca storica, in barba ai tanto declamati diritti dell’uomo?
Come a Norimberga, saranno i tribunali a stabilire se un fatto è vero o no, se è avvenuto o no, e sempre nella stessa, unica direzione?

 Note di Olodogma:
1) Disponibile presso http://www.ritteredizioni.com/index.php?page=shop.product_details&category_id=21&flypage=shop.flypage&product_id=11151&option=com_virtuemart&Itemid=1&vmcchk=1&Itemid=1
2) Al link il testo della legge che statalizzava la Banca di Germania. Anno 1939,15 Giugno: http://olo-truffa.myblog.it/archive/2011/04/02/temp-5430cdef001f754842b30a42ec9fe9c5.html
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4 commenti:

  1. Una dola nota stonata ho potuto leggere, ovvero la seguente affermazione: "perché il mondialismo spiana la strada al dominio mondiale giudaico promesso da Jahvè fin dai più remoti tempi biblici e ribadito successivamente dalla tradizione rabbinica."

    Non è vero, i rabbini ipocriti sin dagli inizi riscrissero la Torah a loro piacimento, ciò tra l'altro è anche riportato nella sura 2 del Corano, a loro ovviamente inviso.
    Da sempre mentono, per primi a loro stessi per potersi giustificare, come ad oggi che tra loro esercitano una legge interna che gli permette di segregare ed abusare di una donna per 3 giorni massimo per non incappare nella "giustizia", cioè senza risultare colpevoli.
    Stiamo parlando degli uomini-bestia.

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