martedì 13 dicembre 2016

L’abolizione del carcere nella visione marinettiana futurista e come sintesi fascista della tradizione giuridico-sociale romana


 
 
L’abolizione del carcere nella visione marinettiana futurista e come sintesi fascista della tradizione giuridico-sociale romana… dalle scuole gladiatorie alle “case di lavoro”… dall’esilio al “confino”… un florilegio di istituti giuridici che marciava con “passo sicuro e romano” verso l’abolizione degli istituti di pena…

Pochi sanno, ma credo che i più ignorino che quel gran fascio di forze ideali che fu il fascismo ebbe la più alta e magnifica capacità di sintesi di idee sociali e giuridiche che qualsivoglia altra ideologia ha giammai posseduto nel corso dei secoli… e quella capacità di cogliere gli aspetti della tradizione di una passato romano e “antibarbarico” che sbocciò nella fioritura codicistica di Piero Calamandrei nel campo del diritto civile e di Alfredo Rocco in quello del diritto penale…
Ancora oggi desta sconforto sentir parlare in certe pseudo aree ideologiche (sic!) che indebitamente quanto illegittimamente si richiamano al fascismo… di “pena di morte”… di “ergastolo”… di “certezza della pena”… e di quant’altro fa sentir forti i deboli che hanno invece una gran paura della “vita”… per come deve essere vissuta… una palestra per essere migliori… una palestra per aiutare i peggiori…
Si rinchiudono le fiere perché di esse si ha terrore… così allo stesso modo quelli che indichiamo come delinquenti… reietti… falliti… altro non sono che la nostra paura di affrontarli, per cui agogniamo a rinchiuderli… non avendo il coraggio di ammettere che essi sono il prodotto del nostro egoismo e delle nostre stesse ansie e paure della vita.

L’intera storia giuridica del fascismo marcia nella precisa direzione dell’abolizione di tutte le barriere carcerarie… dai codici Rocco… “Magnificat” del Regime… agli epigoni della Repubblica Sociale, la cui migliore interpretazione ritroviamo in quel Franco Colombo che spalanca le porte delle carceri creando il Battaglione “Redenzione e Ricostruzione” aggregato alla “pupilla del Duce” ovvero la Legione Muti… l’idea giuridica e sociale fascista fu una sola… univoca anche se talvolta necessariamente celata… l’abolizione della più inumana ed antifascista delle istituzioni… il carcere…

Per questo ci piace qui riportare il “Capo 24” del Manifesto futurista dell’immenso Marinetti…
L’arte ovvero la bellezza e l’estetica al potere… non poteva di certo non essere contraria alla bruttezza del carcere… consapevole della inutilità della repressione penalistica…

Ed allora non ci resta che leggere Marinetti…

Morale del pericolo: la libertà elastica senza carceri e carabinieri -
Non ammetto e considero assolutamente criminale il vantato diritto della società a chiudere e soffocare anime, polmoni e muscoli di individui fra enormi muraglie e dietro porte incrollabili.
La società che incarcerava il falsificatore di monete, l'uccisore dell'amante e l'interventista prematuro, compiva tre delitti superiori non soltanto ai nostri tre delitti, ma a qualsiasi delitto umano. Lurido abuso di potere paragonabile all'uso della mazza ferrata sui feriti o gli svenuti.
I carceri sono delle infami trappole che presuppongono un bestialissimo Ordine-gatto accanito contro dei simpaticissimi e ingenui temperamenti-sorci.
Tutto in omaggio alla vigliaccheria del cittadino il quale dovrebbe poter circolare nelle città come in un bagno tiepido portando a zonzo il suo corpo imbelle, i suoi muscoli flosci, il suo dorso privo d'intuizione, sotto lo sguardo paterno e protettore del carabiniere.
Ebbene, è tempo che i carceri e gli ergastoli, questi avanzi del medioevo, siano distrutti e rasi al suolo.
Il cittadino deve mediante una educazione razionale dei muscoli e del coraggio conquistarsi una piena responsabilità fisiologica e morale che dal pensiero passi alla parola e dalla parola - se è necessario - allo schiaffo e al pugno per difendere il proprio diritto e moderare eventualmente l'abuso del diritto intorno a sè.
Quando tutti i cittadini saranno capaci di difendersi da una aggressione e di rintuzzare con un pugno bene assestato una villania o una ingiustizia, regnerà finalmente l'ordine elastico e l'elastica libertà senza carabinieri che deve regnare in una umanità superiore.
Propongo perciò che nelle scuole il tempo consacrato all'insegnamento classico del greco e latino sia in parte impiegato all'educazione fisica dell'adolescente. Formeremo così dei giovani muscolosi, agilissimi, coraggiosi, audaci, pronti alla decisione egualmente capaci di smontare un motore a scoppio, di tenere il libro mastro di una azienda commerciale, di guidare una automobile, di afferrare per la gola un borsaiolo e di schiaffeggiare un traditore. Intelligenza pratica, istinto onnipresente, lucidità e prontezza di spirito, passione della vita, dei suoi pericoli e delle sue mutevoli avventure, ingegno improvvisatore, abilità e velocità nel risolvere tutti i problemi per ottenere i massimi frutti nel minor tempo possibile.
Non vedremo più dei giovani fiacchi, fragili portare languidamente a zonzo le loro gambe molli, nelle nostre città come in un bagno ammollente guardando le stelle impassibili lungo gli antichi fiumi della malinconia provinciale italiana. Avremo dei cittadini sicuri della loro forza agile e della loro intelligenza coraggiosa, dei cittadini buoni, generosi e arditi che cammineranno speditamente, con libertà snodata, dominando e guidando i commerci delle città futuriste. Vi saranno pochi impiegati e poche discussioni agli sportelli. Aboliti i preti, i carabinieri e le questure non vi saranno più risse, maldicenze, moralismi e pessimismi cronici e vendette sotto le gioconde lune elettriche.
La libertà assoluta che noi futuristi sogniamo può e deve essere imbrigliata in circostanze tipiche.
Per giungere alla nostra meravigliosa vittoria bisognava assolutamente imporsi le più ferree discipline militari. Dovendo necessariamente fucilare sul posto un soldato che abbandonava la linea si doveva anche fucilare sul posto un disfattista che predicava la diserzione nelle retrovie e nelle città. Vestendo l'uniforme militare un ingegno rivoluzionario come il mio accettava per 4 anni la più matematica obbedienza a dei superiori talvolta mediocri, talvolta indegni di rispetto. Con la medesima elasticità futurista, oggi a vittoria compiuta, a nemico disfatto, siano concesse tutte le amnistie e aperti tutti i carceri per i detenuti politici.

[Tratto da: Democrazia futurista: dinamismo politico/ F. T. Marinetti - Milano : Facchi, 1919 - 253 pag.]

TRATTO DA:
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