venerdì 27 maggio 2016

Mussolini fu ucciso nella notte al massimo all'alba del 28 aprile

La scienza non mente, e l'analisi medico-legale di Aldo Alessiani va posta all'attenzione della storia

Mussolini fu ucciso nella notte, al massimo all'alba del 28 aprile

Il rigor mortis, la dinamica dei fori dei proiettili: ecco lo studio di uno scienziato e le prove di ciò che afferma
Abbiamo cominciato a parlare, qualche giorno fa, del dossier Alessiani, documento di estremo interesse per chi si dimena tra i misteri di quell'aprile del 1945 quando Benito Mussolini venne assassinato insieme a Claretta Petacci. Abbiamo già visto come l'epoca della morte sia da farsi risalire al mattino, e non al pomeriggio come all'epoca si tentò di far credere, e abbiamo anche visto come Alessiani abbia basato questa sua affermazione su dati scientifici fondati sui tempi (certi, è scienza) del rigor mortis. Vi sono poi altri elementi che mettono in discussione la versione data all'epoca: l'integrità, per esempio, degli indumenti che il Duce indossava a piazzale Loreto. Non vi sono fori nel cappotto, non vi sono sulla maglia intima né sui pantaloni. Inoltre lo stivale destro ha la cerniera rotta sin da prima dell'appendimento, "come se - dice la dottoressa Conti, collaboratrice di Luciano Garibaldi - già in preda alla rigidità cadaverica, lo avessero calzato a forza incontrando resistenza per una postura viziata del piede", appunto a causa della rigidità. Dunque le due deduzioni che scaturiscono inevitabilmente: uno, che Mussolini è morto prima del pomeriggio del 28 aprile (e Alessiani, sempre poggiando ciò che dice sulla scienza, individua il momento nella notte o all'alba del 28); due, che quando è morto era privo di indumenti. L'indagine continua quindi con l'esame dei nove colpi d'arma da fuoco che sull'autopsia sono verbalizzati come "colpi vitali". Per "colpi vitali" si intendono i colpi inferti quando il soggetto era in vita. La scienza è cosa esatta, e la medicina legale è infatti in grado di definire con precisione se un colpo è stato inferto in vita o post mortem. L'esame delle lesioni su un corpo dice tante cose, bisogna solo sapere come queste lesioni si interpretano, le regole sono certe, non siamo nell'ambito delle ipotesi. I nove colpi, così come sono ben visibili nelle molte foto di quelle ore, escludono la dinamica della fucilazione e fanno invece propendere per la dinamica della colluttazione. Si tratta di esaminare foro di entrata, foro di uscita e tramite, cioè il tragitto che il proiettile compie nel corpo. I colpi provengono da due armi diverse: nella foto che proponiamo al lettore (e che ci proviene dalla documentazione fornita da Alessiani a Luciano Garibaldi), si possono evidenziare i nove colpi "vitali", numerati: 1, 2, 3, 4 e 5 sono stati sparati da pistola, a distanza ravvicinata, presentano orletto escoriativo emorragico e affumicatura. La presenza dell'orletto escoriativo emorragico e della affumicatura lasciano comprendere senza ombra di dubbio che sono stati esplosi sul corpo privo di indumenti. Se infatti Mussolini avesse indossato un indumento, esso indumento avrebbe trattenuto l'affumicatura, che dunque non sarebbe presente sulla pelle. La lesione si presenterebbe diversa da quella che si può osservare sulle foto esaminate da Alessiani e che il lettore può facilmente reperire anche in rete. Noi abbiamo scelto di non pubblicare mai quelle immagini, esse sono destinate infatti ai libri e alle riviste specializzate: lì sono necessarie per la comprensione anche scientifica di come sono andate le cose, libri e riviste specializzate forniscono lo spazio necessario per un esame completo della vicenda, spazio che qui non abbiamo per ovvie ragioni di struttura. La decisione di non pubblicarle su questo organo di stampa (il lettore non trova infatti qui le immagini di piazzale Loreto), che è un quotidiano, deriva da una precisa scelta di rispetto per quelle persone orrendamente trucidate dopo morte in un piazzale di Milano. I colpi contrassegnati invece con i numeri 6, 7, 8 e 9 sono stati sparati da mitraglietta automatica, a distanza ravvicinata. Infatti se fossero stati sparati da una distanza maggiore sarebbero più distanti l'uno dall'altro, perché i proiettili sventagliando divaricano. Altri dati che possiamo rinvenire dai fori sono i seguenti: il tramite del foro 4 è verticale, dal basso verso l'alto, e uscendo ha sfondato la teca cranica; se si osservano le immagini di Mussolini sul tavolo autoptico si può vedere che anche se il corpo è stato lavato, presenta il "tatuaggio" tipico dei colpi a bruciapelo: parliamo del foro che abbiamo contrassegnato con il numero 5. Quando si presenta il "tatuaggio" significa che il colpo ha raggiunto il corpo senza elementi ostativi tra il proiettile e il corpo stesso, e a bruciapelo, appunto. In buona sostanza non vi erano ostacoli intercettanti, cioè il corpo era privo di vestiti. Viceversa, il foro numero 1 non presenta segno di affumicatura, nessun "tatuaggio": evidentemente indossava le mutande di flanella. E infatti osservando le foto di piazzale Loreto, queste mutande sono ben visibili nella parte in cui fuoriescono dai pantaloni, all'altezza della vita, e si presentano fortemente stropicciate, come se qualcuno avesse trascinato il corpo tirandolo proprio dalle mutande di flanella.
Per oggi siamo costretti a fermarci qui, lo spazio a nostra disposizione è terminato. Ma domani proseguiremo nella nostra indagine, perché è giusto e sacrosanto che i lettori sappiano che c'è stato un uomo, che si chiamava Aldo Alessiani, che ha dedicato anni della sua vita alla ricerca di una verità evidentemente ancora scomoda, ma che deve emergere, che deve essere raccontata. Una verità basata non su ipotesi o fantasiose congetture ma su dati scientifici inequivocabili.
emoriconi@ilgiornaleditalia.org

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