La differenza tra il nostro vero essere e la parte manipolata
Viviamo su un pianeta in cui la stragrande maggioranza di
persone vive nell’infelicità , nella miseria o nella fame.
Anche nella parte più ricca del mondo vi è una notevole
quantità di persone che non sono felici: negli ultimi anni sono aumentati
problemi come la depressione, l’ansia, il diabete e le malattie
cardiovascolari.
Eppure, nel nostro mondo sono miliardi le persone che
praticano una religione, creando un ego spirituale, o religioso. Queste
persone, ovviamente, credono nel bene, nell’amore ed in Dio.
Allora perchè viviamo in un mondo in cui l’elemento negativo
spesso prevale?
La studiosa Judith
Leif ha indagato ed approfondito il concetto di “ego spirituale” e di
“materialismo spirituale” traendo conclusioni che aiutano a comprendere il
mondo attuale:
“Il materialismo spirituale è un attaccamento al percorso
spirituale come se questo fosse un possesso od un conseguimento concreto. Si
dice che il materialismo spirituale sia il più difficile da superare. L’immagine
usata è quella di catene d’oro: non solo sei incatenato, ma lo sei con delle
catene d’oro. E tu ami le catene perchè sono bellissime e splendenti. Ma tu non
sei libero. Sei solo invischiato in una trappola più grande e più bella. Il
senso della pratica spirituale è diventare liberi, non costruire una trappola
che ha l’aspetto di una villa imponente ma che è, comunque, una prigione.”[]
Cit. Caplan Marianna,
Tra cielo e terra: gli errori della
ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione, Il Libraio delle
Stelle, Roma 2010
Il materialismo spiritualistico non è altro che un inganno dell’ego,
che spaccia per realizzazione o per spiritualità ciò che non lo è.
L’ego è una creazione fittizia, sorta per permettere di
adattarsi alla società. Un “ego spirituale” è una struttura od un travestimento
che permette di illudersi di aver raggiunto la realizzazione, restando
prigionieri di forze che non potrebbero esistere in una vera realizzazione.
Quando le persone si convincono di essere soltanto i loro
corpi, e che le cose materiali siano quelle più importanti, la realizzazione,
anziché essere un percorso di consapevolezza ed espressione di potenzialità
interiori, diventa un fatto materiale. Così nasce il “materialismo spirituale”
dell’ego “spirituale”.
Scrive l’antropol0ga Mariana
Caplan nel libro Tra Cielo e Terra:
Gli errori della ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione:
“Uno dei grandi pericoli del materialismo spirituale emerge
quando le esperienze e le pratiche spirituali vengono usate per sfuggire alle
richieste della vera vita spirituale. S. Giovanni della Croce ci informava così, tanto tempo
fa: ‘Molti di questi principianti a volte hanno anche una grande cupidigia
spirituale. Si scoprono scontenti della spiritualità che Dio dona loro; e sono
molto afflitti e lamentosi perché nono trovano nelle cose spirituali le
consolazioni che desiderano. Molti non ne hanno mai abbastanza di ascoltare
consigli ed imparare precetti spirituali, e di possedere e leggere molti libri
che trattano questo argomento, e passano il loro tempo su tutte queste cose
invece che sulle opere di mortificazione e sul perfezionamento della povertà
dello spirito che dovrebbe essere loro.
La nozione dell’uso della spiritualità per evitare la
spiritualità non è un’idea che si nutrirebbe normalmente (a meno che l’ego non
debba farlo ) per ottenere una maggiore sofisticatezza per convincere se stesso
e gli altri che non fa questo).
È precisamente per questa ragione che il materialismo
spirituale è così complesso.
A meno che non si conosca la questione e no si sia seri su
questa, non si penserebbe nemmeno lontanamente
di interrogarsi in questo modo.
Il materialismo spirituale sta sempre dietro l’angolo a
spiare e ad escogitare qualche nuova tecnica scaltra da usare a proprio vantaggio.
Il materialismo spirituale non è cosa nuova.
Chogyam Trungpa
Rinpoche, che rese questo termine popolare in Occidente, racconta come
l’hobby di collezionare le trasmissioni spirituali sia sempre stato coltivato
nel tempo e nelle diverse culture….
La versione contemporanea di
quello di cui parla Trungpa Rinpoche si trova nelle ‘spese spirituali folli’ di
oggi.
Le persone passano dal loro
Rinpoche tibetano al loro insegnante di Hatha Yoga al terapeuta trans-personale
al maestro di meditazione, raccogliendo pezzetti qua e là e creando così una
grande collezione di benedizioni, tecniche, strumenti e metodi spirituali …
Sebbene il materialismo spirituale non sia cosa
nuova, è diventato una moda estremamente diffusa in anni recenti.
Poiché la cultura contemporanea è
così intensamente dominata dal materialismo, e poiché la spiritualità ha
trovato la sua strada nel mercato di massa, la distorsione dei termini e dei
concetti spirituali, il bisogno di vestirsi e di parlare in modo spirituale, e
di considerare se stessi come spirituali, sta inondando la cultura di massa.
Si potrebbe dire ce viviamo in
un’era di materialismo spirituale dilagante.
Come sostiene Lee Lozwick,
‘Nella cultura occidentale, dove
razionalismo e materialismo sono le essenze di base della nostra relazione con
il mondo, le esperienze spirituali tendono a rafforzare ancora di più questa
essenza,’ … Le esperienze spirituali
sono relative al continuum della vita ed all’unità di tutte le cose. Se comprendiamo
questo, ovviamente, diventeremo più responsabili delle nostre azioni in
relazione agli altri ed al mondo.
Eppure, sembra accadere il
contrario …… Il materialismo spirituale riguarda l’interpretazione sbagliata
delle idee, degli ideali, delle esperienze, degli incontri spirituali.
L’ego non interpreta
correttamente le esperienze di sua volontà.
Questo punto non può essere
ripetuto abbastanza. Gli individui hanno esperienze meravigliose, e per un
momento sono ‘lontani dal mondo’ (dalla loro vera
natura, n.d.r.), e subito l’ego si presenta come inteprete, e
l’individuo presume che l’interpretazione sia corretta.
Un esempio spettacolare dell’ego
come interprete si può trovare nell’ego ‘spiritualizzato’.
L’ego ordinario fa le cose che fa
un ego ordinario: pensa troppo o troppo poco si se stesso; manipola gli altri e
prova costantemente a guadagnarsi il posto più in alto; agisce in modo
egoistico; mente, inganna e rubacchia.
Ma l’ego spiritualizzato ha il
suo gioco; parla in modo caldo e spirituale; crea un certo splendore di
facciata o un’aura che impara ad emanare; ha esperienze ‘intense’ regolarmente;
conosce la risposta dharmicamente corretta ad ogni situazione.
Chiunque abbia un’intelligenza
minima può prendere l’insegnamento spirituale del dharma e manipolarlo da una
prospettiva egoica.
Llewelyn Vaughan-Lee racconta la morte del suo ego
spiritualizzato…: ‘Una delle cose più pericolose che ho trovato sono questi ego
spiritualizzati – gente il cui ego non è più un ego normale a cui piace una
bella macchina, o comprarsi un vestito nuovo o cose del genere, ma che ora è
diventato un ego spiritualizzato ed ha
esperienze spirituali.
Vedi tutte le esperienze
spirituali che queste persone conoscono e che desiderano ardentemente
rivelarti. Se osservi attentamente noterai che queste persone sono leggermente
squilibrate. Sono di solito eccessivamente entusiaste, e da loro vien fuori
tutto di tutto.
Sostituiscono un ego
spiritualizzato ad un’esperienza spirituale vera, ed è molto difficile per gli
altri riconoscere la differenza… molte persone hanno un’esperienza momentanea
di unione e poi tornano nel loro ego, ma l’ego non può avere un’esperienza di
unione perché la sua stessa esistenza sta nel fatto che è separato.
In realtà queste esperienze di
unione disturbano grandemente l’ego perché iniziano a minare la credenza
dell’ego nella sua esistenza separata.
Il dialogo seguente tra Philip Kapleau Roshi ed un allievo
illustra questo punto:
‘Allievo: cos’è il satori?
Roshi: quando ad un maestro Zen
fu chiesto egli rispose . Io non conosco il satori
Allievo: se tu non capisci, chi
può capire?
Roshi: perché non chiedi a
qualcuno che dice di essere illuminato?
Allievo: tu sei illuminato?
Roshi: se dico di sì, quelli che
tra voi sanno, se ne andranno via disgustati. Se dico di no, quelli che tra voi
fraintendono, se ne andranno via delusi’.
Poiché l’ego non può avere
esperienze mistiche o diventare illuminato, Klapeau Roshi non può dire di
essere illuminato … una delle cose che la gente non capisce e che non è l’ego ad
avere un’esperienza mistica.
Carl Gustav Yung spiega in modo magistrale la necessità di
ricordare che l’ego- o chiunque tu credi di essere – è la mangiatoia in cui
nasce il Cristo-bambino, ma non è il Cristo-bambino.
C’è troppo fraintendimento su
questo punto.
Le persone credono di diventare
illuminate.
Trungpa-Rinpoche disse che l’ego
che vuole avere un’esperienza di illuminazione è come se volesse ‘esser
presente al proprio funerale’. Eppure prova a convincere l’ego di questo! L’ego non è solo presente nell’esperienza
stessa, ma nel momento in cui questa esperienza essenziale svanisce, l’ego è
tutto ciò che rimane.
L’implicita realizzazione è il
riconoscimento di qualcosa di Altro ed Oltre, che era vero nell’esperienza, non
è più presente come realizzazione e l’unica cosa che rimane è l’ego, che avanza
orgogliosamente a grandi passi per prendersi i meriti dell’esperienza.
Dice ancora Vaughan-Lee:
‘È molto sottile il modo in cui ,
quando hai un’esperienza interiore, puoi pensare <> Un mio amico dice: <<
allora l’ego ti tira indietro per ammirare l’esperienza>> È un processo
molto sottile avere l’esperienza e realizzare che non si tu ad aver avuto
l’esperienza, e non lasciare che l’ego
rimanga attaccato all’esperienza… Personalizzare l’esperienza mistica e non
riconoscere la sua origine sarebbe come un ramo di un melo che guarda se stesso
e, mentre ammira i suoi bellissimi fiori e foglie, decide di staccarsi
dall’albero così può andarsene in giro per il mondo a mostrare i suoi fiori. È
assurdamente ovvio con questa analogia che i fiori non dureranno a lungo senza
l’albero, ma quando consideriamo noi stessi non è poi così chiaro.
L’idea dell’emergere di qualcosa
come risultato della connessione con una fonte più grande di noi e poi prendere
le cose nelle proprie mani è ridicolo.
Per quanto possa sembrare
ridicolo, è quello che fa l’ego.
‘Spesso penso a questa canzone’,
ricorda Vaughan-Lee: ‘Non puoi andartene in Paradiso su di una sedia a dondolo,
perché una sedia a dondolo non dondola così lontano.’ E non puoi arrivare alla
Realtà attraverso l’ego, perché l’ego non può raggiungere un altro piano di
realtà perchè si è concepito per questo piano di realtà
L’ego non può avere un’esperienza
spirituale. Può solo portare il riflesso di un’esperienza spirituale, perché la
mente ordinaria appartiene d un livello di dualità’.
Lozowick commenta che anche dopo
quello che chiama ‘l’esperienza che mi ha spinto verso il mio lavoro di
insegnamento’ e quello che i suoi allievi considerano come il suo spostamento
in un contesto illuminato, ancora pensava che fosse in qualche modo ‘lui’ ad
irradiare l’insegnamento e la benedizione che venivano da lui. L’ego dice,
‘questa gente mi ama. Queste persone vogliono darmi qualcosa’. Prima di
connettermi veramente al mio maestro Yogi
Ramsuratkumar, pensavo: ‘Ho questo grande splendore. Ho questo magnifico
dharma’.
Che stupido.
Non siamo mai noi, perciò i metti
ei guai seri se inizi a prenderti la responsabilità dell’attenzione che attrai.
È difficile non rimanere sedotti. La veridicità ed autenticità di queste
esperienze è sconvolgente. C’è un’espansione in esse.
Ci può essere la completa
realizzazione che l’universo intero è nel proprio corpo, oppure si può avere
l’esperienza dell’unione tra tutte le forme di vita. Tutto questo dà alla
testa, e ci vuole un altissimo grado di onestà individuale e coscienza per non
prendere queste esperienze ed usarle per puntellare l’ego, per rendere l’ego
più forte.
Più di lavora per contenere le
energie superiori, più pericoloso è per l’ego identificarsi con il processo che
si sta attraversando, che ad un certo punto si riconosce come non essere il
proprio processo personale.
È un processo universale che è
molto più grande di qualsiasi cosa con cui ci identifichiamo in questa
incarnazione.
Sebbene l’ego non possa mai
essere illuminato, o diventare ‘spiritualmente evoluto’, l’ego spiritualizzato
ben presto si prende gioco di sé e degli altri. All’occhio non allenato, le sue
manipolazioni possono sembrare scollegate, e la sua radiosità e generosità
apparente sono difficili da mettere in discussione. L’altro aspetto dell’ego
spiritualizzato che Llwellyn Vaughan-Lee enfatizza è che, sebbene l’ego non
possa avere vere e proprie esperienze mistiche, può, però, sintetizzare la sua
marca di spiritualità – ovvero delle imitazioni di ciò che è vero.
In Cutting Through Spiritual Materialism, Trungpa Rimpoche spiega:
‘Se hai imparato una tecnica
meditativa o pratica spirituale particolarmente benefica, allora
l’atteggiamento dell’ego è in primo luogo di considerarla come un oggetto
affascinante, ed in secondo luogo, di esaminarla.
Alla fine, poichè l’ego sembra
solido e non può, in realtà, assorbire nulla, può solo imitare. Perciò l’ego
prova ad esaminare e ad imitare la pratica di meditazione ed il modo di vivere
meditativo.
Quando abbiamo imparato tutti i
trucchi e le risposte del gioco spirituale, automaticamente proviamo ad imitare
la spiritualità … comunque non possiamo fare esperienza di ciò che stiamo provando
ad imitare; possiamo solo trovare qualche zona all’interno dei confini dell’ego
che possa sembrare la stessa cosa … l’ego imita le esperienze ed i gesti
spirituali perché vuole i benefici che immagina che tali esperienze possono
portare, ma non vuole sacrificare i propri meccanismi’.
‘Diventiamo degli attori molto
bravi’, dice Trungpa Rinpoche, ‘e mentre giochiamo a fare i sordomuti col vero
significato degli insegnamenti, troviamo un pò di conforto nel fare finta di
seguire il percorso’ …
Gli individui che hanno
spiritualizzato il loro ego si trovano in una situazione precaria e per nulla
invidiabile, sebbene si immaginino di essere le belle della serata danzante spirituale.
Hanno usato essenzialmente la spiritualità come un meccanismo di difesa per
proteggere se stessi dal mostrarsi come
invece sono veramente, che è l’essenza della spiritualità.
Il loro ego che sa tutto è
diventato talmente preparato nel campo della spiritualità ed ha creato una tale
corazza attorno ad esso che non c’è quasi verso per vedere che hanno manipolato
la loro conoscenza a loro scapito.
Poiché conoscono tutto –
qualsiasi spiegazione dharmica, qualsiasi stato meditativo – non c’è
un’apertura sincera per accorgersi che il loro ‘sapere tutto’ è precisamente
ciò che li ostacola nella loro vita spirituale… uno studioso ed allievo
dell’Advaita-Vedanta si riferì alla tipologia di ego nella descrizione di
Farcet come ad un ‘ego antiproiettile’.
Questi sostiene che, quando un
individuo non ha un contesto per comprendere la natura delle esperienze e gli
insegnamenti che riceve, li raggruppa e li fa orbitare intorno a se stesso.
Poi li assimila ed un ego ‘a
prova di proiettile’. Quando l’ego stesso è composto dalle esperienze e dagli
insegnamenti, niente, all’infuori di un piccolo miracolo, riuscirà a
penetrarlo.
Fin troppo consapevole della natura
insidiosa dell’ego, Llewellyn Vaughan-Lee insiste che, per il bene del lavoro
spirituale, l’individuo se la caverebbe molto meglio con un ego comune che con
un ego spiritualizzato. Ancora una volta, il pericolo è sempre quello di
spiritualizzare l’ego, di diventare una ‘persona spirituale’.
Dico sempre che è molto più
facile se hai una buona identità mondana perché è molto più semplice
sbarazzarsene, ma di una identità spirituale è difficile liberarsi… vi sono
tracce evidenti di materialismo spirituale in tutte le tradizioni ed in tutte
le culture. Rivendicare il territorio spirituale di cui l’ego si è appropriato
richiede l’affinamento della capacità di riconoscere quando l’ego sta mandando
avanti lo spettacolo e la volontà di mettere in discussione le supposizioni che
facciamo sulla base delle interpretazion e del programma dell’ego”. [10]
[10] Caplan
Mariana, Tra Cielo e Terra: Gli
errori della ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione, il
Libraio delle Stelle, Roma 2010
Dal punto di vista esoterico,
l’ego è una struttura del tutto provvisoria, ma nella materia densa esso
vorrebbe assumere più importanza di quella che ha. A questo scopo, valorizza
tutti gli aspetti materiali, compreso il corpo, in modo tale da mettere in
secondo piano gli altri aspetti della realtà, che in realtà sono più
importanti. Oppure segue una falsa religione, illudendosi di poter acquisire
un’esistenza eterna attraverso pratiche religiose. L’ego è legato al corpo, ma
il corpo non + ciò che l’uomo è veramente
Spiega la studiosa Clara M. Codd:
“Dovremmo liberarci dell’idea che
noi siamo il corpo fisico. Il Maestro lo chiamò ‘il cavallo sul quale montate’
ed è questa la migliore delle similitudini, perché è una cosa vivente con una
vaga coscienza elementare sua propria … San Francesco chiamava il corpo ‘nostro
fratello l’asino’, ma ritengo che il vero asino sia colui che lo cavalca. Il
corpo ha un’idea meravigliosa di ciò che deve fare da sé, come i praticanti
delle cure naturali hanno scoperto. H.P.
Blavatsky dice pure: ’metà, se non i
due terzi delle nostre indisposizioni e malattie, sono frutto della nostra
immaginazione e delle nostre paure’. Distruggiamo queste ultime e diamo
un’altra direzione alla prima e la natura farà il resto. Molte malattie del
corpo provengono dal piano psichico. Conobbi una volta un medico che era
chiaroveggente nato. Diceva che, due anni prima che il cancro si manifestasse
nel corpo fisico, poteva vederlo delinearsi nell’aura. Pertanto H.P.B.ci dice.
‘Ponderate giorno e notte sull’irrealtà di tutto ciò che vi circonda e su voi
stessi …’ La prima grande illusione basilare è quella dell’identificazione con
vostro corpo fisico .. l’eccessiva identificazione di noi stessi con i nostri
corpi fisici origina congestione psichica e, conseguentemente, diminuisce la
grandezza dell’irradiazione aurica… Due forze emotive espandono l’aura: l’amore
ed il coraggio … Amore e coraggio sono le forze di espansione … Abbandoniamo il
dogmatismo, le opinioni precostituite e, soprattutto, la paura. Essi apportano
il singolare indurimento dell’orlo aurico che, tecnicamente, si chiama
‘guscio’. Affidiamoci alla Vita, poiché la vita è Dio e compimento e pace. Ed
il cuore brillante ancor più della testa ben riempita, s’avvicina a
quell’eterno più rapidamente”. [11]
[11] Codd Clara M., “L’espansione
dell’aura”, Rivista Teosofica,
dicembre 2013
Anche il noto studioso Carlos Castaneda ha spiegato che il
mondo degli ego può acquisire una positività soltanto apparente, per poter
mantenere le basse vibrazioni dell’ego, ingannando ed intralciando la strada
per l’evoluzione:
“Siamo esseri magici, dotati di
possibilità infinite, condannati a brandelli di consapevolezza … come
inconsapevoli schiavi ci identifichiamo nei nostri predatori e riproponiamo i
loro nefandi comportamenti con la natura in generale inquinando, disboscando,
distruggendo e <[12]
[12] Norbert
Classen, Carlos Castaneda ed i
guerrieri di don Juan, Il Punto d’incontro, 1998
Ci manca l’energia, non possiamo
fare altro che specchiarci, nella pozzanghera di consapevolezza, in un limitato
ed illusorio riflesso di sé, una falsa personalità. <[13]
[13] Carlos Castaneda, Il potere
del silenzio, BUR Rizzoli, Milano 2000
… l’esigua pozzanghera di
consapevolezza è l’epicentro dell’egocentrismo in cui l’uomo è
inconsapevolmente intrappolato. Ci hanno tolto tutta l’energia, ma ci hanno
lasciato proprio quella che ruota intorno all’ego! E proprio facendo leva sul nostro
egocentrismo i Voladores creano fiammate di consapevolezza che poi voracemente
consumano. I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia,
l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, tuti
gli eccessi, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme
energetiche generate da queste qualità “disarmoniche” sono il loro cibo
prediletto. I Voladores non amano invece la qualità vibrazionale della
consapevolezza, dell’amore puro, dell’armonia, dell’equilibrio, della pace,
della sobrietà … in una parola, aborriscono la qualità energetica della
crescita evolutiva, ed hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro
incremento di coscienza … la nostra
mentalità da schiavi, che nella cultura giudeo-cristiana ci promette
consolazione nell’aldilà, non porta alcun vantaggio a noi stessi, bensì ad una
forza estranea, che in cambio della nostra energia ci fornisce credenze, fedi e
modi di vedere che limitano le nostre possibilità e ci fanno cadere nella
dipendenza” [14]…
[14] Carlos Castaneda, Il fuoco dal
profondo, Rizzoli, Milano 1985
Secondo don Juan sono stati
proprio i Voladores a istillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le
consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre
speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro
ego… i predatori ci hanno dato la loro mente che è la nostra. La mente dei
predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere
smascherata.
Benchè tu non abbia mai sofferto
la fame, sei ugualmente vittima dell’ansia da cibo e la tua altro non è che
l’ansia del predatore, sempre timoroso che il suo stratagemma venga scoperto ed
il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i
predatori istillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene… le nostre
meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto
trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono
dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle
nostre due menti. Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre
esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e
relegata nell’oscurità. L’altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque
attività quotidiana, è un’istallazione estranea .. la mente di quello che vola
non ha rivali. Quando si propone qualcosa non può che concordare con se stessa
ed indurti a credere di aver fatto qualcosa di meritevole. La mente di quello
che vola ti dirà che qualsiasi cosa dica Juan Matus è solo un mucchio di
sciocchezze e, quindi, essa stessa
concorderà con la sua affermazione, “ma certo, sono sciocchezze” dirai tu. È
così che ci sconfiggono”. [15]
[15] Norbert Classen, Carlos
Castaneda e i guerrieri di don Juan, Il Punto d’incontro, 1998
Il noto film The Matrix (1999) ci offre un altro modo di vedere la stessa realtà
di cui parla Castaneda e molti altri autori. Matrix è una prigione, una
trappola, ma chi entra in questa prigione è l’ego, poiché la parte spirituale
(chiamata sé divino, vero Sé, Anima, Coscienza, etc.) non può essere
imprigionata. Quindi, è la mente che si identifica con l’ego ad essere messa in
gabbia, Essa ostacola la liberazione incoraggiando l’identificazione totale con
le strutture inferiori dell’esistenza. Può persino utilizzare le religioni o le
ideologie spiritualistiche per convincere di essere l’unica vera realtà.
Nel film “Lo sfidante” (si trova
su youtube, anche nella versione integrale) viene spiegato con chiarezza come l’ego come l’ego inganna e tiene molte persone in
una prigione fatta di limiti, drammi e sofferenza.
Dopo un’esistenza di schiavitù,
alla mente umana risulta difficile liberarsi con pochi sforzi. Essa è debole ed
insicura e deve fare un determinato percorso di consapevolezza per poter
ritrovare la sua identità.
Lo studioso tolteco Norbert
Classen si ricorda che se “ci vogliamo effettivamente liberare dai voladores e
da quella parte dell’intelletto che non è nostra, dobbiamo cominciare dal falso
dualismo del nostro ego, dallo specchiarci nella pozzanghera di consapevolezza,
e ritornare ad osservare il mondo per quello che è, cioè pura energia, che non
è né buona né cattiva. Se riusciamo in questo, potremo riconoscere che, oltre
il velo del conosciuto e degli stretti confini del quotidiano, ci attende un
universo immans e meraviglioso. Certo, è un universo predatorio con voladores e
uomini altrettanto rapaci, ma questa costatazione non significa il dover
giudicare; mette anzi noi, i voladores e tutto ciò che esiste su uno stesso
piano. Solo se ci liberiamo dallo spirito di schiavitù e dallo schema fisso
“carnefice-vittima” abbiamo davvero una chance di riguadagnare la nostra
libertà – una chance di libertà dei dettami impostici dai voladores, dallo
specchio del narcisismo, dagli obblighi della realtà quotidiana e dalla
fissazione del Punto di assemblaggio. Se ci disfiamo del giudizio dualistico e
consideriamo gli avvenimenti che ci accadono non più come maledizioni e
ricompense, ma come promettenti sfide, abbiamo mosso il primo passo sulla via
che ci può portare fuori dalla prigione del nostro Io abituale: la Via del
Guerriero”. [16]
[16] Norbert Classen, Carlos
Castaneda e i guerrieri di don Juan, Il Punto d’incontro, 1998
Occorre tener presente che gli stessi
“Voladores” di cui parla Castaneda, od i “pendoli” di cui parla Zeland, o le
cosiddette Eggregore, sono formazioni che gli stessi esseri umani hanno creato
per preservare l’ego, facendo un’esperienza nella materialità. Ma quando
l’esperienza è stata fatta, queste formazioni non servono più e diventano
vampiri che succhiano l’energia per poter continuare ad esistere. La loro
esistenza dipende dall’esistenza dell’ego.
Per questo, fanno in modo che
persino le religioni perdano il vero senso che dovrebbero avere. Possono
modificare o ribaltare i significati degli insegnamenti dei grandi Maestri.
Come disse lo studioso Bernardino del Boca:
Nel Vangelo ci sono delle grandi
verità ma non sono vissute. Sono dei paracarri come esistono anche nelle altre
religioni. Sono pochissimi i veri cristiani”.[17]
[17] Conferenza gruppo teosofico,
Milano 1971, http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/categorie/medicina-nuova-medicina/
Dunque, l’ego è stato considerato
una formazione posticcia rispetto al nostro vero essere. Una formazione non
reale ma transitoria, legata al corpo fisico. Infatti, quando si esce dal
corpo, ci si accorge di non essere il corpo né l’ego, e si vive in uno stato di
gioia ed amore, che molti autori indicano come il vero stato del nostro essere.
Questo stato si potrebbe vivere
anche quando si è nel corpo, ma è sempre il risultato della liberazione
dell’oppressione dell’ego e del livello vibrazionale creato dalla rete degli
ego umani (Matrix).
Quando si inizia a capire di non
essere il proprio ego, inizia anche la strada verso la
libertà, fino a che “l’uomo-schiavo diventa l’uomo-essere-libero”. [18]
[18] Carlos Castaneda, Il lato
attivo dell’infinito, Rizzoli, Milano 1998, p. 117
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