martedì 19 aprile 2016

l’Ego spirituale La differenza tra il nostro vero essere e la parte manipolata


La differenza tra il nostro vero essere e la parte manipolata

Viviamo su un pianeta in cui la stragrande maggioranza di persone vive nell’infelicità , nella miseria o nella fame.
Anche nella parte più ricca del mondo vi è una notevole quantità di persone che non sono felici: negli ultimi anni sono aumentati problemi come la depressione, l’ansia, il diabete e le malattie cardiovascolari.
Eppure, nel nostro mondo sono miliardi le persone che praticano una religione, creando un ego spirituale, o religioso. Queste persone, ovviamente, credono nel bene, nell’amore ed in Dio.
Allora perchè viviamo in un mondo in cui l’elemento negativo spesso prevale?
La studiosa Judith Leif ha indagato ed approfondito il concetto di “ego spirituale” e di “materialismo spirituale” traendo conclusioni che aiutano a comprendere il mondo attuale:

“Il materialismo spirituale è un attaccamento al percorso spirituale come se questo fosse un possesso od un conseguimento concreto. Si dice che il materialismo spirituale sia il più difficile da superare. L’immagine usata è quella di catene d’oro: non solo sei incatenato, ma lo sei con delle catene d’oro. E tu ami le catene perchè sono bellissime e splendenti. Ma tu non sei libero. Sei solo invischiato in una trappola più grande e più bella. Il senso della pratica spirituale è diventare liberi, non costruire una trappola che ha l’aspetto di una villa imponente ma che è, comunque, una prigione.”[]

Cit. Caplan Marianna, Tra cielo e terra: gli errori della ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione, Il Libraio delle Stelle, Roma 2010

Il materialismo spiritualistico non è altro che un inganno dell’ego, che spaccia per realizzazione o per spiritualità ciò che non lo è.
L’ego è una creazione fittizia, sorta per permettere di adattarsi alla società. Un “ego spirituale” è una struttura od un travestimento che permette di illudersi di aver raggiunto la realizzazione, restando prigionieri di forze che non potrebbero esistere in una vera realizzazione.
Quando le persone si convincono di essere soltanto i loro corpi, e che le cose materiali siano quelle più importanti, la realizzazione, anziché essere un percorso di consapevolezza ed espressione di potenzialità interiori, diventa un fatto materiale. Così nasce il “materialismo spirituale” dell’ego “spirituale”.

Scrive l’antropol0ga Mariana Caplan nel libro Tra Cielo e Terra: Gli errori della ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione:

“Uno dei grandi pericoli del materialismo spirituale emerge quando le esperienze e le pratiche spirituali vengono usate per sfuggire alle richieste della vera vita spirituale. S. Giovanni  della Croce ci informava così, tanto tempo fa: ‘Molti di questi principianti a volte hanno anche una grande cupidigia spirituale. Si scoprono scontenti della spiritualità che Dio dona loro; e sono molto afflitti e lamentosi perché nono trovano nelle cose spirituali le consolazioni che desiderano. Molti non ne hanno mai abbastanza di ascoltare consigli ed imparare precetti spirituali, e di possedere e leggere molti libri che trattano questo argomento, e passano il loro tempo su tutte queste cose invece che sulle opere di mortificazione e sul perfezionamento della povertà dello spirito che dovrebbe essere loro.
La nozione dell’uso della spiritualità per evitare la spiritualità non è un’idea che si nutrirebbe normalmente (a meno che l’ego non debba farlo ) per ottenere una maggiore sofisticatezza per convincere se stesso e gli altri che non fa questo).
È precisamente per questa ragione che il materialismo spirituale è così complesso.
A meno che non si conosca la questione e no si sia seri su questa, non si penserebbe nemmeno lontanamente  di interrogarsi in questo modo.
Il materialismo spirituale sta sempre dietro l’angolo a spiare e ad escogitare qualche nuova tecnica scaltra da usare a proprio vantaggio.
Il materialismo spirituale non è cosa nuova.

Chogyam Trungpa Rinpoche, che rese questo termine popolare in Occidente, racconta come l’hobby di collezionare le trasmissioni spirituali sia sempre stato coltivato nel tempo e nelle diverse culture….
La versione contemporanea di quello di cui parla Trungpa Rinpoche si trova nelle ‘spese spirituali folli’ di oggi.
Le persone passano dal loro Rinpoche tibetano al loro insegnante di Hatha Yoga al terapeuta trans-personale al maestro di meditazione, raccogliendo pezzetti qua e là e creando così una grande collezione di benedizioni, tecniche, strumenti e metodi spirituali …
Sebbene  il materialismo spirituale non sia cosa nuova, è diventato una moda estremamente diffusa in anni recenti.
Poiché la cultura contemporanea è così intensamente dominata dal materialismo, e poiché la spiritualità ha trovato la sua strada nel mercato di massa, la distorsione dei termini e dei concetti spirituali, il bisogno di vestirsi e di parlare in modo spirituale, e di considerare se stessi come spirituali, sta inondando la cultura di massa.
Si potrebbe dire ce viviamo in un’era di materialismo spirituale dilagante.

Come sostiene Lee Lozwick,
‘Nella cultura occidentale, dove razionalismo e materialismo sono le essenze di base della nostra relazione con il mondo, le esperienze spirituali tendono a rafforzare ancora di più questa essenza,’ …  Le esperienze spirituali sono relative al continuum della vita ed all’unità di tutte le cose. Se comprendiamo questo, ovviamente, diventeremo più responsabili delle nostre azioni in relazione agli altri ed al mondo.
Eppure, sembra accadere il contrario …… Il materialismo spirituale riguarda l’interpretazione sbagliata delle idee, degli ideali, delle esperienze, degli incontri spirituali.
L’ego non interpreta correttamente le esperienze di sua volontà.
Questo punto non può essere ripetuto abbastanza. Gli individui hanno esperienze meravigliose, e per un momento sono ‘lontani dal mondo’ (dalla loro vera natura, n.d.r.), e subito l’ego si presenta come inteprete, e l’individuo presume che l’interpretazione sia corretta.
Un esempio spettacolare dell’ego come interprete si può trovare nell’ego ‘spiritualizzato’.
L’ego ordinario fa le cose che fa un ego ordinario: pensa troppo o troppo poco si se stesso; manipola gli altri e prova costantemente a guadagnarsi il posto più in alto; agisce in modo egoistico; mente, inganna e rubacchia.
Ma l’ego spiritualizzato ha il suo gioco; parla in modo caldo e spirituale; crea un certo splendore di facciata o un’aura che impara ad emanare; ha esperienze ‘intense’ regolarmente; conosce la risposta dharmicamente corretta ad ogni situazione.
Chiunque abbia un’intelligenza minima può prendere l’insegnamento spirituale del dharma e manipolarlo da una prospettiva egoica.

Llewelyn Vaughan-Lee racconta la morte del suo ego spiritualizzato…: ‘Una delle cose più pericolose che ho trovato sono questi ego spiritualizzati – gente il cui ego non è più un ego normale a cui piace una bella macchina, o comprarsi un vestito nuovo o cose del genere, ma che ora è diventato  un ego spiritualizzato ed ha esperienze spirituali.
Vedi tutte le esperienze spirituali che queste persone conoscono e che desiderano ardentemente rivelarti. Se osservi attentamente noterai che queste persone sono leggermente squilibrate. Sono di solito eccessivamente entusiaste, e da loro vien fuori tutto di tutto.
Sostituiscono un ego spiritualizzato ad un’esperienza spirituale vera, ed è molto difficile per gli altri riconoscere la differenza… molte persone hanno un’esperienza momentanea di unione e poi tornano nel loro ego, ma l’ego non può avere un’esperienza di unione perché la sua stessa esistenza sta nel fatto che è separato.
In realtà queste esperienze di unione disturbano grandemente l’ego perché iniziano a minare la credenza dell’ego nella sua esistenza separata.

Il dialogo seguente tra Philip Kapleau Roshi ed un allievo illustra questo punto:
‘Allievo: cos’è il satori?
Roshi: quando ad un maestro Zen fu chiesto egli rispose . Io non conosco il satori
Allievo: se tu non capisci, chi può capire?
Roshi: perché non chiedi a qualcuno che dice di essere illuminato?
Allievo: tu sei illuminato?
Roshi: se dico di sì, quelli che tra voi sanno, se ne andranno via disgustati. Se dico di no, quelli che tra voi fraintendono, se ne andranno via delusi’.
Poiché l’ego non può avere esperienze mistiche o diventare illuminato, Klapeau Roshi non può dire di essere illuminato … una delle cose che la gente non capisce e che non è l’ego ad avere un’esperienza mistica.

Carl Gustav Yung spiega in modo magistrale la necessità di ricordare che l’ego- o chiunque tu credi di essere – è la mangiatoia in cui nasce il Cristo-bambino, ma non è il Cristo-bambino.
C’è troppo fraintendimento su questo punto.
Le persone credono di diventare illuminate.
Trungpa-Rinpoche disse che l’ego che vuole avere un’esperienza di illuminazione è come se volesse ‘esser presente al proprio funerale’. Eppure prova a convincere l’ego di questo!  L’ego non è solo presente nell’esperienza stessa, ma nel momento in cui questa esperienza essenziale svanisce, l’ego è tutto ciò che rimane.
L’implicita realizzazione è il riconoscimento di qualcosa di Altro ed Oltre, che era vero nell’esperienza, non è più presente come realizzazione e l’unica cosa che rimane è l’ego, che avanza orgogliosamente a grandi passi per prendersi i meriti dell’esperienza.

Dice ancora Vaughan-Lee:
‘È molto sottile il modo in cui , quando hai un’esperienza interiore, puoi pensare <> Un mio amico dice: << allora l’ego ti tira indietro per ammirare l’esperienza>> È un processo molto sottile avere l’esperienza e realizzare che non si tu ad aver avuto l’esperienza, e non lasciare che  l’ego rimanga attaccato all’esperienza… Personalizzare l’esperienza mistica e non riconoscere la sua origine sarebbe come un ramo di un melo che guarda se stesso e, mentre ammira i suoi bellissimi fiori e foglie, decide di staccarsi dall’albero così può andarsene in giro per il mondo a mostrare i suoi fiori. È assurdamente ovvio con questa analogia che i fiori non dureranno a lungo senza l’albero, ma quando consideriamo noi stessi non è poi così chiaro.
L’idea dell’emergere di qualcosa come risultato della connessione con una fonte più grande di noi e poi prendere le cose nelle proprie mani è ridicolo.
Per quanto possa sembrare ridicolo, è quello che fa l’ego.
‘Spesso penso a questa canzone’, ricorda Vaughan-Lee: ‘Non puoi andartene in Paradiso su di una sedia a dondolo, perché una sedia a dondolo non dondola così lontano.’ E non puoi arrivare alla Realtà attraverso l’ego, perché l’ego non può raggiungere un altro piano di realtà perchè si è concepito per questo piano di realtà
L’ego non può avere un’esperienza spirituale. Può solo portare il riflesso di un’esperienza spirituale, perché la mente ordinaria appartiene d un livello di dualità’.
Lozowick commenta che anche dopo quello che chiama ‘l’esperienza che mi ha spinto verso il mio lavoro di insegnamento’ e quello che i suoi allievi considerano come il suo spostamento in un contesto illuminato, ancora pensava che fosse in qualche modo ‘lui’ ad irradiare l’insegnamento e la benedizione che venivano da lui. L’ego dice, ‘questa gente mi ama. Queste persone vogliono darmi qualcosa’. Prima di connettermi veramente al mio maestro Yogi Ramsuratkumar, pensavo: ‘Ho questo grande splendore. Ho questo magnifico dharma’.
Che stupido.

Non siamo mai noi, perciò i metti ei guai seri se inizi a prenderti la responsabilità dell’attenzione che attrai. È difficile non rimanere sedotti. La veridicità ed autenticità di queste esperienze è sconvolgente. C’è un’espansione in esse.
Ci può essere la completa realizzazione che l’universo intero è nel proprio corpo, oppure si può avere l’esperienza dell’unione tra tutte le forme di vita. Tutto questo dà alla testa, e ci vuole un altissimo grado di onestà individuale e coscienza per non prendere queste esperienze ed usarle per puntellare l’ego, per rendere l’ego più forte.
Più di lavora per contenere le energie superiori, più pericoloso è per l’ego identificarsi con il processo che si sta attraversando, che ad un certo punto si riconosce come non essere il proprio processo personale.
È un processo universale che è molto più grande di qualsiasi cosa con cui ci identifichiamo in questa incarnazione.
Sebbene l’ego non possa mai essere illuminato, o diventare ‘spiritualmente evoluto’, l’ego spiritualizzato ben presto si prende gioco di sé e degli altri. All’occhio non allenato, le sue manipolazioni possono sembrare scollegate, e la sua radiosità e generosità apparente sono difficili da mettere in discussione. L’altro aspetto dell’ego spiritualizzato che Llwellyn Vaughan-Lee enfatizza è che, sebbene l’ego non possa avere vere e proprie esperienze mistiche, può, però, sintetizzare la sua marca di spiritualità – ovvero delle imitazioni di ciò che è vero.

In Cutting Through Spiritual Materialism, Trungpa Rimpoche spiega:
‘Se hai imparato una tecnica meditativa o pratica spirituale particolarmente benefica, allora l’atteggiamento dell’ego è in primo luogo di considerarla come un oggetto affascinante, ed in secondo luogo, di esaminarla.
Alla fine, poichè l’ego sembra solido e non può, in realtà, assorbire nulla, può solo imitare. Perciò l’ego prova ad esaminare e ad imitare la pratica di meditazione ed il modo di vivere meditativo.
Quando abbiamo imparato tutti i trucchi e le risposte del gioco spirituale, automaticamente proviamo ad imitare la spiritualità … comunque non possiamo fare esperienza di ciò che stiamo provando ad imitare; possiamo solo trovare qualche zona all’interno dei confini dell’ego che possa sembrare la stessa cosa … l’ego imita le esperienze ed i gesti spirituali perché vuole i benefici che immagina che tali esperienze possono portare, ma non vuole sacrificare i propri meccanismi’.

‘Diventiamo degli attori molto bravi’, dice Trungpa Rinpoche, ‘e mentre giochiamo a fare i sordomuti col vero significato degli insegnamenti, troviamo un pò di conforto nel fare finta di seguire il percorso’ …
Gli individui che hanno spiritualizzato il loro ego si trovano in una situazione precaria e per nulla invidiabile, sebbene si immaginino di essere le belle della serata danzante spirituale. Hanno usato essenzialmente la spiritualità come un meccanismo di difesa per proteggere se stessi dal mostrarsi come  invece sono veramente, che è l’essenza della spiritualità.
Il loro ego che sa tutto è diventato talmente preparato nel campo della spiritualità ed ha creato una tale corazza attorno ad esso che non c’è quasi verso per vedere che hanno manipolato la loro conoscenza a loro scapito.
Poiché conoscono tutto – qualsiasi spiegazione dharmica, qualsiasi stato meditativo – non c’è un’apertura sincera per accorgersi che il loro ‘sapere tutto’ è precisamente ciò che li ostacola nella loro vita spirituale… uno studioso ed allievo dell’Advaita-Vedanta si riferì alla tipologia di ego nella descrizione di Farcet come ad un ‘ego antiproiettile’.

Questi sostiene che, quando un individuo non ha un contesto per comprendere la natura delle esperienze e gli insegnamenti che riceve, li raggruppa e li fa orbitare intorno a se stesso.
Poi li assimila ed un ego ‘a prova di proiettile’. Quando l’ego stesso è composto dalle esperienze e dagli insegnamenti, niente, all’infuori di un piccolo miracolo, riuscirà a penetrarlo.
Fin troppo consapevole della natura insidiosa dell’ego, Llewellyn Vaughan-Lee insiste che, per il bene del lavoro spirituale, l’individuo se la caverebbe molto meglio con un ego comune che con un ego spiritualizzato. Ancora una volta, il pericolo è sempre quello di spiritualizzare l’ego, di diventare una ‘persona spirituale’.
Dico sempre che è molto più facile se hai una buona identità mondana perché è molto più semplice sbarazzarsene, ma di una identità spirituale è difficile liberarsi… vi sono tracce evidenti di materialismo spirituale in tutte le tradizioni ed in tutte le culture. Rivendicare il territorio spirituale di cui l’ego si è appropriato richiede l’affinamento della capacità di riconoscere quando l’ego sta mandando avanti lo spettacolo e la volontà di mettere in discussione le supposizioni che facciamo sulla base delle interpretazion e del programma dell’ego”. [10]  

[10]  Caplan Mariana, Tra Cielo e Terra: Gli errori della ricerca spirituale e le pretese premature di illuminazione, il Libraio delle Stelle, Roma 2010

Dal punto di vista esoterico, l’ego è una struttura del tutto provvisoria, ma nella materia densa esso vorrebbe assumere più importanza di quella che ha. A questo scopo, valorizza tutti gli aspetti materiali, compreso il corpo, in modo tale da mettere in secondo piano gli altri aspetti della realtà, che in realtà sono più importanti. Oppure segue una falsa religione, illudendosi di poter acquisire un’esistenza eterna attraverso pratiche religiose. L’ego è legato al corpo, ma il corpo non + ciò che l’uomo è veramente

Spiega la studiosa Clara M. Codd:
“Dovremmo liberarci dell’idea che noi siamo il corpo fisico. Il Maestro lo chiamò ‘il cavallo sul quale montate’ ed è questa la migliore delle similitudini, perché è una cosa vivente con una vaga coscienza elementare sua propria … San Francesco chiamava il corpo ‘nostro fratello l’asino’, ma ritengo che il vero asino sia colui che lo cavalca. Il corpo ha un’idea meravigliosa di ciò che deve fare da sé, come i praticanti delle cure naturali hanno scoperto. H.P. Blavatsky dice pure: ’metà, se non i due terzi delle nostre indisposizioni e malattie, sono frutto della nostra immaginazione e delle nostre paure’. Distruggiamo queste ultime e diamo un’altra direzione alla prima e la natura farà il resto. Molte malattie del corpo provengono dal piano psichico. Conobbi una volta un medico che era chiaroveggente nato. Diceva che, due anni prima che il cancro si manifestasse nel corpo fisico, poteva vederlo delinearsi nell’aura. Pertanto H.P.B.ci dice. ‘Ponderate giorno e notte sull’irrealtà di tutto ciò che vi circonda e su voi stessi …’ La prima grande illusione basilare è quella dell’identificazione con vostro corpo fisico .. l’eccessiva identificazione di noi stessi con i nostri corpi fisici origina congestione psichica e, conseguentemente, diminuisce la grandezza dell’irradiazione aurica… Due forze emotive espandono l’aura: l’amore ed il coraggio … Amore e coraggio sono le forze di espansione … Abbandoniamo il dogmatismo, le opinioni precostituite e, soprattutto, la paura. Essi apportano il singolare indurimento dell’orlo aurico che, tecnicamente, si chiama ‘guscio’. Affidiamoci alla Vita, poiché la vita è Dio e compimento e pace. Ed il cuore brillante ancor più della testa ben riempita, s’avvicina a quell’eterno più rapidamente”. [11]

[11] Codd Clara M., “L’espansione dell’aura”, Rivista Teosofica, dicembre 2013

Anche il noto studioso Carlos Castaneda ha spiegato che il mondo degli ego può acquisire una positività soltanto apparente, per poter mantenere le basse vibrazioni dell’ego, ingannando ed intralciando la strada per l’evoluzione:
“Siamo esseri magici, dotati di possibilità infinite, condannati a brandelli di consapevolezza … come inconsapevoli schiavi ci identifichiamo nei nostri predatori e riproponiamo i loro nefandi comportamenti con la natura in generale inquinando, disboscando, distruggendo e <[12]

[12]  Norbert Classen, Carlos Castaneda ed i guerrieri di don Juan, Il Punto d’incontro, 1998

Ci manca l’energia, non possiamo fare altro che specchiarci, nella pozzanghera di consapevolezza, in un limitato ed illusorio riflesso di sé, una falsa personalità. <[13]

[13] Carlos Castaneda, Il potere del silenzio, BUR Rizzoli, Milano 2000

… l’esigua pozzanghera di consapevolezza è l’epicentro dell’egocentrismo in cui l’uomo è inconsapevolmente intrappolato. Ci hanno tolto tutta l’energia, ma ci hanno lasciato proprio quella che ruota intorno all’ego! E proprio facendo leva sul nostro egocentrismo i Voladores creano fiammate di consapevolezza che poi voracemente consumano. I predatori alimentano l’avidità, il desiderio smodato, la codardia, l’aggressività, l’importanza personale, la violenza, le emozioni forti, tuti gli eccessi, l’autocompiacimento ma anche l’autocommiserazione. Le fiamme energetiche generate da queste qualità “disarmoniche” sono il loro cibo prediletto. I Voladores non amano invece la qualità vibrazionale della consapevolezza, dell’amore puro, dell’armonia, dell’equilibrio, della pace, della sobrietà … in una parola, aborriscono la qualità energetica della crescita evolutiva, ed hanno ogni vantaggio nel boicottare ogni nostro incremento di coscienza  … la nostra mentalità da schiavi, che nella cultura giudeo-cristiana ci promette consolazione nell’aldilà, non porta alcun vantaggio a noi stessi, bensì ad una forza estranea, che in cambio della nostra energia ci fornisce credenze, fedi e modi di vedere che limitano le nostre possibilità e ci fanno cadere nella dipendenza” [14]

[14] Carlos Castaneda, Il fuoco dal profondo, Rizzoli, Milano 1985

Secondo don Juan sono stati proprio i Voladores a istillarci stupidi sistemi di credenza, le abitudini, le consuetudini sociali, e sono loro a definire le nostre paure, le nostre speranze, sono loro ad alimentare in continuazione e senza ritegno il nostro ego… i predatori ci hanno dato la loro mente che è la nostra. La mente dei predatori è barocca, contraddittoria, tetra, ossessionata dal timore di essere smascherata.
Benchè tu non abbia mai sofferto la fame, sei ugualmente vittima dell’ansia da cibo e la tua altro non è che l’ansia del predatore, sempre timoroso che il suo stratagemma venga scoperto ed il nutrimento gli sia negato. Tramite la mente che, dopotutto, è la loro, i predatori istillano nella vita degli uomini ciò che più gli conviene… le nostre meschinità e le nostre contraddizioni sono il risultato di un conflitto trascendentale che affligge tutti noi, ma di cui solo gli sciamani sono dolorosamente e disperatamente consapevoli: si tratta del conflitto delle nostre due menti. Una è la nostra vera mente, il prodotto delle nostre esperienze di vita, quella che parla di rado perché è stata sconfitta e relegata nell’oscurità. L’altra, quella che usiamo ogni giorno per qualunque attività quotidiana, è un’istallazione estranea .. la mente di quello che vola non ha rivali. Quando si propone qualcosa non può che concordare con se stessa ed indurti a credere di aver fatto qualcosa di meritevole. La mente di quello che vola ti dirà che qualsiasi cosa dica Juan Matus è solo un mucchio di sciocchezze  e, quindi, essa stessa concorderà con la sua affermazione, “ma certo, sono sciocchezze” dirai tu. È così che ci sconfiggono”. [15]

[15] Norbert Classen, Carlos Castaneda e i guerrieri di don Juan, Il Punto d’incontro, 1998

Il noto film The Matrix (1999) ci offre un altro modo di vedere la stessa realtà di cui parla Castaneda e molti altri autori. Matrix è una prigione, una trappola, ma chi entra in questa prigione è l’ego, poiché la parte spirituale (chiamata sé divino, vero Sé, Anima, Coscienza, etc.) non può essere imprigionata. Quindi, è la mente che si identifica con l’ego ad essere messa in gabbia, Essa ostacola la liberazione incoraggiando l’identificazione totale con le strutture inferiori dell’esistenza. Può persino utilizzare le religioni o le ideologie spiritualistiche per convincere di essere l’unica vera realtà.

Nel film “Lo sfidante” (si trova su youtube, anche nella versione integrale) viene spiegato con chiarezza come l’ego  come l’ego inganna e tiene molte persone in una prigione fatta di limiti, drammi e sofferenza.
Dopo un’esistenza di schiavitù, alla mente umana risulta difficile liberarsi con pochi sforzi. Essa è debole ed insicura e deve fare un determinato percorso di consapevolezza per poter ritrovare la sua identità.
Lo studioso tolteco Norbert Classen si ricorda che se “ci vogliamo effettivamente liberare dai voladores e da quella parte dell’intelletto che non è nostra, dobbiamo cominciare dal falso dualismo del nostro ego, dallo specchiarci nella pozzanghera di consapevolezza, e ritornare ad osservare il mondo per quello che è, cioè pura energia, che non è né buona né cattiva. Se riusciamo in questo, potremo riconoscere che, oltre il velo del conosciuto e degli stretti confini del quotidiano, ci attende un universo immans e meraviglioso. Certo, è un universo predatorio con voladores e uomini altrettanto rapaci, ma questa costatazione non significa il dover giudicare; mette anzi noi, i voladores e tutto ciò che esiste su uno stesso piano. Solo se ci liberiamo dallo spirito di schiavitù e dallo schema fisso “carnefice-vittima” abbiamo davvero una chance di riguadagnare la nostra libertà – una chance di libertà dei dettami impostici dai voladores, dallo specchio del narcisismo, dagli obblighi della realtà quotidiana e dalla fissazione del Punto di assemblaggio. Se ci disfiamo del giudizio dualistico e consideriamo gli avvenimenti che ci accadono non più come maledizioni e ricompense, ma come promettenti sfide, abbiamo mosso il primo passo sulla via che ci può portare fuori dalla prigione del nostro Io abituale: la Via del Guerriero”. [16]     

[16] Norbert Classen, Carlos Castaneda e i guerrieri di don Juan, Il Punto d’incontro, 1998

Occorre tener presente che gli stessi “Voladores” di cui parla Castaneda, od i “pendoli” di cui parla Zeland, o le cosiddette Eggregore, sono formazioni che gli stessi esseri umani hanno creato per preservare l’ego, facendo un’esperienza nella materialità. Ma quando l’esperienza è stata fatta, queste formazioni non servono più e diventano vampiri che succhiano l’energia per poter continuare ad esistere. La loro esistenza dipende dall’esistenza dell’ego.
Per questo, fanno in modo che persino le religioni perdano il vero senso che dovrebbero avere. Possono modificare o ribaltare i significati degli insegnamenti dei grandi Maestri.

Come disse lo studioso Bernardino del Boca:
Nel Vangelo ci sono delle grandi verità ma non sono vissute. Sono dei paracarri come esistono anche nelle altre religioni. Sono pochissimi i veri cristiani”.[17]


Dunque, l’ego è stato considerato una formazione posticcia rispetto al nostro vero essere. Una formazione non reale ma transitoria, legata al corpo fisico. Infatti, quando si esce dal corpo, ci si accorge di non essere il corpo né l’ego, e si vive in uno stato di gioia ed amore, che molti autori indicano come il vero stato del nostro essere.
Questo stato si potrebbe vivere anche quando si è nel corpo, ma è sempre il risultato della liberazione dell’oppressione dell’ego e del livello vibrazionale creato dalla rete degli ego umani (Matrix).
Quando si inizia a capire di non essere il proprio ego, inizia anche la strada verso la libertà, fino a che “l’uomo-schiavo diventa l’uomo-essere-libero”. [18]

[18] Carlos Castaneda, Il lato attivo dell’infinito, Rizzoli, Milano 1998, p. 117


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