venerdì 5 giugno 2015

MASSIMO CARMINATI-NAR



Si fa un gran parlare dei NAR in relazione all'appartenenza di Massimo-Carminati ai Nuclei Armati Rivoluzionari.

NAR chi erano, da dove venivano, cosa volevano ?

Una commistione di figli della borghesia e figli del sottoproletariato di periferia.
Furono solo criminali o ribelli antisistema e visionari nichilisti ? Forse, angeli vendicatori? Rammentiamo la criminale caccia al fascista scatenata dalla sinistra con la complicita' dei media del sistema. Coniarono il tragico slogan:"UCCIDERE UN FASCISTA NON E' REATO:::"
Sono messi all'indice dalla fascisteria omologata.
Molti di loro provenivano dall'area giovanile del M.S.I.

Non intendo farne la loro apologia, mi limito a riportare un sunto delle loro vicende. tratto da Arianna Editrice.

NAR: lo spontaneismo armato neofascista
di Manuel Zanarini - 10/06/2008

Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte]

“Creare lo spontaneismo armato…è meglio la nostra disperazione che la vigliaccheria”
(rivendicazione dei NAR per l’omicidio Amato)

La storia dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), il più violento gruppo “terrorista” di destra nella storia del dopoguerra italiano, inizia a metà degli anni ’70, un periodo in cui c’era molto movimento a “destra” del MSI e i giovani missini cominciavano a cadere sotto il fuoco dell’estremismo comunista.
Il gruppo originario dei NAR, si forma a Roma all’interno della sede del MSI di Monteverde, verso il 1975. Sono gli anni in cui nella Capitale gli scontri tra fascisti e comunisti sono all’ordine del giorno, e come “premio” hanno il controllo del territorio, col risultato di dividere la città a macchi: “zone rosse” dove è vietato l’accesso ai fascisti e “zone nere”, dove sono invece i comunisti a non farsi vedere. La zona Nord di Roma, dove sorge appunto Monteverde, è decisamente una “zona nera”.
Tra i giovani neofascisti più attivi si fa notare Cristiano Fioravanti, spesso coinvolto in risse e pestaggi. Presto, più per istinto fraterno che per convinzione politica, gli si affiancherà il fratello maggiore, Valerio.
Questi formeranno, insieme a Franco Anselmi ( già pestato fino al coma e per questo iscritto in un istituto privato dove incontrerà Valerio Fioravanti), Alessandro Alibrandi e altri 15 ragazzi, un nucleo che otterrà il controllo del quartiere e avrà come sede appunto la sede del MSI di Monteverde. Il partito, all’epoca sotto la spinta “moderatrice” di Almirante, mal sopportava la violenza quotidiana del gruppo, così dopo l’ennesima azione, irruzione in una sede del PCI con relativa distruzione degli arredi, decide di chiudere la sede, che viene però ugualmente portata avanti dai giovani.
Ma, come detto, sono gli anni delle “morti per strada”, che spingeranno molti giovani alla scelta della lotta armata.
Il 28 Febbraio 1975, a Roma, viene ucciso a colpi di pistola Mikis Mantakas, uno studente greco militante del FUAN, il gruppo universitario del MSI. Nascono numerosi scontri per la città che vedono coinvolti i ragazzi di Monteverde.
Il 13 Marzo, stavolta a Milano, i comunisti uccidono Sergio Ramelli, in un agguato di massa sotto casa. Questa volta il gruppo di “squadristi” romani decide di andare a Milano e sparare. E’ Valerio Fioravanti che compra un’arma, ma pochi gironi prima di partire segue un gruppo di Autonomi che stavano facendo “attacchinaggio” e decide di provocarli. Quando questi se ne accorgono gli tendono un’imboscata con le famose Beta 36, le terribili chiavi inglesi usate dall’Autonomia e che uccisero Ramelli. Vista la mala parata, Fioravanti estrae la pistola e gli altri scappano. Per paura di essere arrestato lascia l’arma nella sede del MSI, ma il segretario della sezione la fa sparire, così non si terrà a Milano il “battesimo del fuoco” del gruppo.
Ormai, i fascisti non si limitano a controllare i loro quartieri, ma si lanciano in incursioni nelle “zone rosse”. E’ questo quello che avviene il 30 Settembre 1977, quando una squadra penetra nel quartiere Trionfale e picchi selvaggiamente un comunista. Per tutta risposta, la sinistra organizza un corteo per attaccare la sede del MSI della Balduina. Seguiranno feroci scontri, che termineranno verso le 20:00 di sera, quando una controcarica dei fascisti, metterà in fuga i comunisti. Durante la fuga, Cristiano Fioravanti e Alibrandi, apriranno il fuoco verso gli avversari, uccidendo Walter Rossi, un militante di Lotta Continua. Il gruppo di Monteverde ha fatto la prima vittima!
Il 7 Gennaio 1978, in Via Acca Larentia, nel quartiere Tuscolano, un commando di Prima Linea assalta un gruppetto di missini che uscivano dalla loro sede a colpi di mitraglietta, uccidendo Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. Negli scontri che seguirono, il capitano dei carabinieri Edoardo Sivori uccide a colpi di pistola Stefano Recchioni, un giovane militante del MSI della sezione di Colle Oppio, che morirà tra le braccia di un’altra giovane missina, Francesca Mambro, che ritroveremo più avanti.
La strage segnerà un momento di rottura completa tra una vasta fetta del mondo giovanile neo-fascista ed il MSI. I rapporti erano già tesi per le scelte conservatrici di Almirante (contro le occupazioni studentesche, di vicinanza con gli ambienti atlantismi e monarchici,ecc) e per l’appoggio alla Legge Reale, che prevedeva il fermo prolungato di polizia, e la proposta della pena di morte per i reati politici. La situazione degenera quando una volta identificato il carabiniere che ha fatto fuoco, il partito si rifiuta di raccogliere le firme per chiederne l’incriminazione. Inoltre, per i giovani che si trovano quotidianamente per strada a difendere le sezioni e la sopravvivenza politica del partito, sembra che questo si disinteressi della loro sorte mandandoli al macello. Basti pensare, che ad Almirante non verrà permesso di raggiungere il luogo della strage per paura della reazione della base del suo stesso partito.
Dopo quel giorno, molti giovani missini, molti più di quelli che già non lo avevano fatto, decideranno di impugnare la armi.
Successivamente, dal carcere, emergerà una “voce” secondo la quale, a commettere l’omicidio di Acca Larentia, sono stati i comunisti del gruppo San Giovanni Bosco,che si ritrovano in una casa occupata in Via Calpurnio Fiamma, nel quartiere di Cinecittà.
Così, il 28 Febbraio 1978, a tre anni esatti dall’uccisione di Mantakas, al termine di una giornata di scontri, il gruppetto dei Fioravanti decide di vendicarsi. La sera, salgono su tre auto e raggiungono la casa occupata, che però era stata sgomberata poche ore prima dalla polizia. A questo punto, si mettono a girare per il quartiere alla ricerca di qualche comunista. Li trovano al parco del quartiere, scendono di corsa e aprono il fuoco. Valerio Fioravanti ucciderà Roberto Sciarabba, un militante dell’estrema sinistra. Sarà il primo omicidio rivendicato dal gruppo, la sigla usata sarà “Gioventù Nazional-Rivoluzionaria”.
Ormai la strada della “lotta armata” è intrapresa. Il gruppo decide di attaccare la sede del Corriere della Sera. L’azione fallirà, ma la rivendicazione vedrà comparire per la prima volta una sigla che segnerà la storia prossima ventura del Paese: NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari.
Sarà un’organizzazione atipica, sia per il terrorismo in generale che per l’estrema destra in particolare.
Il suo leader indiscusso sarà proprio Valerio Fioravanti. Il gruppo sarà composto da 4-5 elementi, e non cercherà mai di fare proselitismo, in quanto si ritiene che per compiere un’azione non bisogna essere in tanti. Inoltre, a differenza soprattutto dei gruppi di sinistra, non mira alla “rivoluzione”, sa che la “massa” non lo seguirà mai, ma punta all’ “azione”, prima come forma di autodifesa dalla sinistra, poi per cercare di fare qualcosa, anche nella consapevolezza che sarà tutto fine a sé stesso. Sarà una sigla aperta: ogni “camerata” che compie un’azione “rivoluzionaria”, è libero di appropriarsene, senza doverne rispondere a qualche gruppo dirigente.
Iniziato il percorso armato, sorge il problema di procurarsi le armi, così Fioravanti decide di rapinare le armerie, in fondo è la cosa più semplice. Così il 6 Marzo 1978, assaltano l’armeria dei fratelli Centofanti a Monteverde, la più grande di Roma. Nel corso della rapina, il titolare spara e uccide Franco Anselmi.
Ormai, le rapine sono all’ordine del giorno per i NAR, in parte per finanziare l’attività “politica”, in parte per permettersi una vita di lussi, cosa che secondo Fioravanti rientrerebbe in una logica “rivoluzionaria fascista”. In questo contesto, in particolar modo Cristiano Fioravanti e Alibrandi, inizieranno stretti contatti con la “banda della Magliana”, la celebre gang delinquenziale che per molti anni ha controllato Roma.
Politicamente, in quegli anni è molto attivo un gruppo del FUAN che si ritrova in Via Siena, soprattutto per le posizioni estremiste che assume. In breve tempo emergeranno due leaders: Dario Pedretti, dal punto di vista politico, e Valerio Fioravanti, da quello militare. All’interno di questa esperienza, Fioravanti inizierà la relazione con Francesca Mambro, che da questo momento entrerà a far parte a tutti gli effetti dei NAR.
In questo nuovo contesto, nascerà l’idea di lanciarsi all’interno del movimento di contestazione giovanile, abbandonando la logica degli opposti estremismi, che vede ragazzini ammazzarsi tra di loro, mentre i “vecchi” si arricchiscono alle loro spalle. Però, Fioravanti vuole farlo da “vincente”, per non dare l’impressione di arrendersi ai “comunisti”.
Così, per vendicare Acca Larentia, i NAR pensano ad assaltare una “radio libera” di estrema sinistra, Radio Onda Rossa. Ma all’ultimo minuto cambiano obiettivo, concentrandosi su Radio Città Futura, dove era stata detta una battuta volgare sui giovani missini ammazzati (“I fascisti hanno perso una Ciavatta”), inoltre si trova vicinissima a Via Volsci, la sede generale dell’Autonomia. Al momento dell’irruzione, non ci sono i comunisti autori dell’infelice battuta, ma 5 ragazze che tengono una rubrica femminista, il commando spara ugualmente gambizzandole. Fioravanti dirà che le donne sono uguali agli uomini, in puro stile femminista, quindi possono essere vittime come i maschi.
A Roma i morti aumentano esponenzialmente. Il 10 Gennaio 1979, il Fronte della Gioventù ed il FUAN organizzano una manifestazione al quartiere Centocelle che finirà col tentativo di assalto alla locale sede della DC, per ricordare la strage di Acca Larentia. Dopo la manifestazione, una macchina con a bordo due poliziotti in borghese segue due giovani missini e uno dei poliziotti, Alessio Speranza, prende la mira, spara e uccide Alberto Giaquinto, 17enne militante del Fronte della Gioventù.
Il 10 Giugno dello stesso anno, un commando di Autonomi insegue e uccide, lanciandolo nel vuoto, Francesco Cecchin, anche egli giovane militante del Fronte. Quello stesso giorno ci sarà un assalto alla sede del PCI del quartiere Esquilino, che provocherà il ferimento di 35 giovani comunisti.
In mezzo a queste ondate di violenza, il gruppo di Via Siena di disgregherà, non riuscendo più a fornire risposte politiche all’escalation armata.
Alcuni daranno vita al “fascismo bucolico”, l’idea di comprare appezzamenti di terra e procreare figli che vivranno assieme secondo i principi comuni; altri si avvicineranno ad Avanguardia Nazionale; altri infine finiranno ad ingrossare le file dei NAR, sempre più a contatto con la banda della Magliana, quindi molto più efficaci militarmente ed in grado di assicurare la bella vita a chi milita con loro.
Nel Dicembre del 1979, un militante vicino ad Avanguardia Nazionale poi pentitosi, Sergio Calore, propone a Fioravanti di uccidere l’avvocato Arcangeli, considerato una “spia”.
Il 17 i NAR organizzano l’agguato, ma per la loro scarsa preparazione “militare”, finiscono con uccidere un giovane passante che aveva il solo torto di essere vestito come la vittima designata ed essere passato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Nel tentativo di procurarsi armi, e per spezzare una mentalità tipica della destra italiana, che vedeva le forze dell’ordine, come tutori della Patria, e quindi come alleati, i NAR attuano una serie di attacchi alle “istituzioni”.
Nel Gennaio del 1980, insieme a Giorgio Vale, un ex militante di Terza Posizione, passato ai NAR, assaltano la polizia di guardia all’ambasciata del Libano a Roma. Nel tentativo di impossessarsi del mitra M12 d’ordinanza, viene ucciso il poliziotto Maurizio Arnesano.
Poco dopo, si decide di attaccare la volante posta all’esterno del liceo Giulio Cesare, teatro da un po’ di violenti scontri tra estremisti. Il giorno dell’agguato, si trova in servizio, Franco Evangelista, detto Serpico per i metodi spicci e violenti. Durante l’azione, Luigi Ciavardini lo ucciderà a pistolettate. L’azione sarà rivendicata con la sigla “Gruppi organizzati per l’azione diretta”, sostenendo che l’esperienza rivoluzionaria dei NAR è finita e che ora sarà solo tempo per la vendetta.
Una figura molto importante si avvicinerà al gruppo in questo periodo: Gilberto Cavallini.
Questi, qualche tempo prima, a Milano, aveva ucciso a coltellate Gaetano Amoroso, membro del Partito Comunista Marxista-Leninista Italiano, e per evitare l’arresto si era trasferito a Roma, dove era entrato in contatto con i Fioravanti.
Un giudice, Mario Amato, si occupa delle indagini relative alla morte di Maurizio Arnesano, così i NAR decidono di ucciderlo. Un commando organizza l’agguato, ma a sparare, uccidendo il giudice, saranno Cavallini e Vale.
Ma il 1980, sarà l’anno in cui si cercherà di far evadere Concutelli, il primo “terrorista” neofascista arrestato e condannato all’ergastolo. In quel momento si trova a Palermo, nel carcere dell’Ucciardone. Per organizzare la cosa, Fioravanti e la Mambro entreranno in contatto con un professore di filosofia di Palermo appartenente alla direzione di Terza Posizione, Francesco Mangiameli. Per svariati motivi l’evasione non verrà mai organizzata, i due daranno la colpa a Mangiameli, oltre ad accusarlo di aver rubato dei soldi da loro consegnatigli.
Intanto, il 2 Agosto 1980, scoppia la bomba alla stazione di Bologna, e si scatena la caccia ai colpevoli, che secondo il teorema della magistratura sono i NAR, d’accordo con TP e con i servizi segreti deviati.
L’11 Settembre viene ritrovato il cadavere di Mangiameli, ucciso dai NAR dopo un processo sommario, avendolo accusato di inaffidabilità e di essere un ladro. Da qui nascerà una lunga faida tra NAR e Terza Posizione, che si trasferirà anche in carcere dove si trovano gli arrestati delle due organizzazioni.
Il 5 Ottobre del 1980, la polizia sorprende Ciavardini e Nanni De Angelis,uno dei leadres di Terza Posizione, in giro per Roma e li arresta. Per uno scambio di persone, De Angelis viene scambiato per Ciavardini, sospettato di avere ucciso un poliziotto (Evangelist) e lo “suicideranno” in cella, dopo averlo massacrato per la strada.
Ormai, per il gruppo dei NAR, la latitanza è diventata uno stile di vita, e con essa sono aumentati i rapporti con la malavita, in particolar modo curati da Cristiano Fioravanti. Alcuni scelgono di andare all’estero, tra questi Alibrandi che va in Libano a combattere con i Falangisti cattolici alleati agli ebrei contro i mussulmani.
Sempre più spesso Valerio Fioravanti, la Mambro e Cavallini si trovano in Veneto, dove quest’ultimo conta diversi appoggi.
Nel 1981, un gruppo di armi, vengono affidate da Cristiano Fioravanti ad un delinquente “comune”, il quale per paura di essere arrestato le abbandona in un canale alla periferia di Padova. Il 5 Febbraio, Valerio Fioravanti decide che quelle armi vanno recuperate, ma il tentativo insospettisce una pattuglia. Nascerà un conflitto a fuoco, al termine del quale il capo dei NAR risulterà gravemente ferito ad entrambe le gambe, riportato nell’appartamento usato come base, verrà arrestato poco dopo. In carcere Fioravanti inizia a collaborare con i magistrati, pur senza fare riferimenti a delitti a lui non imputabili e cercando di parlare solo di cose già note.
La fine dei NAR è ormai vicina. L’ 8 Aprile, viene arrestato Cristiano Fioravanti, che in carcere diventerà un “pentito” a tutti gli effetti, facendo arrestare molti ex compagni di lotta.
Sarà un duro colpo per Valerio, che giurerà a sé stesso di vendicarsi, senza in realtà aver mai trovato la forza di farlo.
Con i Fioravanti in carcere, Alibrandi rientra dal Libano, e insieme ai superstiti (Mambro, Cavallini e Vale) formerà i “nuovi NAR”, che si dedicheranno più che altro a colpire le “spie”. In questa “campagna” verranno uccisi De Luca, accusato di aver truffato dei “camerati”; Peducci, accusato di essere un delatore nei processi contro TP; e il capitano Straullu, esponente della Digos accusato di torturare i fascisti arrestati e di molestarne le donne il libertà.
Intanto sono rientrati dalla latitanza all’estero anche Adinolfi e Spedicato, sue leaders di TP, che Fioravanti aveva minacciato di morte. Questi chiedono di chiarire la situazione con i nuovi capi dei NAR. Il 15 Giugno 1982, viene fatto trovare un documento intitolato “Nar-chiarimenti”, in cui il nuovo gruppo dirigente dei NAR afferma: “Valerio Fioravanti è considerato da tutti noi un infame, visto che collabora con i giudici per infamare altri movimenti ingiustamente per ottenere un po’ di notorietà”. Questo sancirà la fine dello scontro tra NAR e TP, ed il progressivo isolamento di Fioravanti nell’ambito della scena politica della destra italiana.
Ormai, l’esperienza dei NAR è alla conclusione, e nel giro di qualche mese verrà scritta la parola fine: il 5 Dicembre 1981, muore Alibrandi durante l’assalto ad una pattuglia della polizia stradale; il 6 Marzo 1982 viene ferita e poi arrestata Francesca Mambro, mentre tenta di rapinare una banca; il 5 Maggio 1982, la DIGOS fa irruzione in un appartamento alla periferia di Roma e uccide Giorgio Vale; infine il 1 Settembre 1983 a Milano viene arrestato Gilberto Cavallini mentre è al bar con un altro estremista.

Non faccio particolari riferimenti alla vicenda processuale legata alla strage di Bologna, perché ci vorrebbe un altro articolo per affrontarla!

Attualmente Valerio Fioravanti e Francesco Mambro milita nel Partito Radicale, in particolare sulla questione dei diritti dei detenuti (con l’associazione “Nessuno tocchi Caino”) e su quella dei diritti degli omosessuali, partecipando ad alcuni “gay-pride”.

1 commento:

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