venerdì 5 giugno 2015

Le Ferrovie dello Stato sono state il simbolo della colonizzazione del Sud


- L'Editoriale di "Qui Europa", di Michele Bisceglie e Sergio Basile -


Roma, Napoli, Reggio Calabria, Palermo, Val di Susa, Bruxelles – Le Ferrovie dello Stato fin dalla loro nascita - molti libri di scuola omettono vergognosamente tali fatti – sono state il simbolo della colonizzazione del Sud, ed in modo particolare della Calabria! Fin al 1861, malgrado tutto, una delle regioni più ricche d'Europa. Esse hanno il primato di essere il Primo scandalo politico-imprenditoriale dell’appena nato Regno D’Italia, ma badate bene, non realizzato dai “soliti meridionali borbonici” ma da un entourage (mafio-politico) corrotto d'estrazione tosco-padana, che prese il potere in quegli anni. Dai seguaci di Cavour; dai padri del “salotto buono” della nascente industria italiana del "Triangolo Industriale"; dai banchieri usurai toscani e genovesi, da ladri travestiti da patrioti: ci riferiamo, in quest'ultimo caso, a Pietro Bastogi , Ministro alle Finanze del neonato Regno. Cioè colui che scaricò il debito pubblico del Piemonte sul Sud appena conquistato. Ma penso anche a Domenico Balduino, banchiere toscano e a Carlo Bombrini - Governatore della Banca Nazionale nel Regno d'Italia dal 1861 al 1882 – comproprietario della "Gio. Ansaldo & C.": colui cioè che pronunciò la famosa frase, "Il Mezzogiorno non dovrà più essere in grado di intraprendere!”
Ferrovie Sud – 151 Anni di Bugie, Tangentie Sfruttamento
Ma veniamo ai fatti : Garibaldi entrato a Napoli il 25 Settembre del 1860 firmò la concessione per la costruzione dell’intera rete ferroviaria del Sud ai banchieri livornesi (già co-finanziatori della spedizione garibaldina, assieme alla massonieria inglese), Adami e Lemmi: un appalto – a conti fatti, ed attualizzandone il valore – sarebbe oggi equivalente a 56 miliardi di euro. Ciò fece andare su tutte le furie Cavour, il quale, temendo per l’agognato bottino napoletano che già immaginava nelle banche del Piemonte, scatenò una campagna per delegittimarlo: pertanto, quando il giornale napoletano "Il Nazionale" pubblicò i capitolati del progetto, scoppiò lo scandalo. La società Adami-Lemmi aveva lucrato cento milioni di ducati (tutti rigorosamente “prelevati” dal Banco di Napoli) oltre i primi previsti dal contratto, ed a questo si aggiunse lo scandalo contro Agostino Bersani, braccio destro di Garibaldi, accusato di aver preso una tangente di 4 Milioni di franchi. Quando Cavour riuscì a estromettere Garibaldi dalla gestione del Mezzogiorno, Adami e Lemmi vennero sostituiti a favore della “Società Vittorio Emanuele”, costituita con capitale interamente francese, che ottenne la concessione delle linee calabro-sicule, proprio per sfruttare i centri minerari di zolfo dell'isola, che allora erano molto importanti.
La mozione e le dimissioni del Parlamentare Noto
I piemontesi però non avevano fatto i conti con l'oste: i meridionali, non avendo avuto le terre promesse dai Savoia, se non altro volevano lavoro, ma….”anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamente pagansi il doppio che i napoletani ….” disse in una mozione parlamentare il deputato Noto, il quale fu invitato dal Governo a ritirarla e per protesta si dimise. Le popolazioni meridionali insorte contro l'egemonia piemontese indussero i capitalisti francesi a ritirarsi dall'affare. Questo fece sì che l'Adami-Lemmi venisse reinserita nella concessione, allo scopo di realizzare i tratti ferroviari di Taranto-Reggio Calabria, Messina-Siracusa e Palermo-Catania (oltre 900 km ).
La madre di tutte le TAV – Il Gioco di Bastogi
Malgrado si spendessero milioni per consulenze, studi e progettazioni di massima ( questa prassi è ancora in uso !) la vicenda delle ferrovie stava annaspando quindi si ebbe un ritorno di interesse dei Rothschild . Ma il Ministro delle Finanze, (Bastogi appunto), pur di non far guadagnare il banchiere straniero (e di mettersi in tasca un pò di soldi ) si dette da fare per costituire la “Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali” con capitale 100 milioni di lire della quale facevano parte numerosi parlamentari scelti accuratamente, quindi fecero in modo che la proposta dei Rotschild che avrebbe dovuto essere illustrata in parlamento per essere esaminata e approvata, all’ultimo momento, venisse tolta dall’ordine del giorno, e con questa mossa a dir poco priva di scrupoli i politici-imprenditori (!) del Nord si assicurarono la concessione delle Ferrovie del Sud. La sinistra radicale di allora protestò vivacemente e venne deciso di nominare una commissione d’inchiesta. Alla fine tutti concordarono (ma guarda un pò!) che “qualunque voce o sospetto di corruzione esercitata verso uno o più deputati nell'occasione della discussione e votazioni della legge sulle ferrovie meridionali è rimasta pienamente smentita". Nessuno andò in galera o venne salvato da leggi “ad personam” . Vent'anni dopo le vicende, Crispi scriveva : “le ferrovie meridionali sono costate 404.319 Lire a kilometro ma quelle costruite prima erano costate 282.703 lire a km ciò vuol dire mezzo miliardo perso dallo Stato ma che qualche altro intascò”… (cioè Bastogi, Balduino e Bombrini). Una TAV “ante litteram.”, dunque, e comunque i soldi per questa decennale opera-truffa provenivano dalle ricche casse del Banco di Napoli.
La Spoliazione del Sud e il complotto contro la fabbrica borbonica di Pietrarsa
Fu anche l’occasione per togliere lavoro alla rinomata fabbrica borbonica di locomotive di Pietrarsa (la prima d’Italia) per favorire la nascente “Ansaldo” di Genova, e furono persino bocciati i preventivi per le rotaie presentati dalle fonderie di Mongiana (Calabria) famose nel mondo per l’alta qualità del ferro, nonostante l’offerta fosse inferiore! La spoliazione dell’industria del Sud iniziò appunto con la “Ferrovia del Sud": ogni qual volta hanno concesso qualcosa al Sud hanno sempre fatto in modo che ci guadagnasse il Nord. E non lo diciamo per far inutili polemiche – L'Osservatorio Nazionale Qui Europa è un Osservatorio Universitario e Indipendente – ma per fotografare la realtà dei fatti, così come realmente accaduti, incentrando la nostra analisi su inconfutabili interviste dell'epoca e su realtà storiche, conosciute ma censurate da media e molti storici.
Sovvertire il "Progetto Borbone" – La logica dei Colonizzatori
Per decenni sulla costruzione delle ferrovie ci specularono in molti: sovrani e ministri, mafie e logge, partiti e fazioni; oggi, tolti i sovrani, i soggetti sono sempre gli stessi. Con “l’affaire” delle Ferrovie il nuovo governo italiano piemontese dell'epoca portava nel Sud corruzione, malaffare e inefficienza della pubblica amministrazione, cose che ancora – eredità velenosa di quegli anni – oggi persistono inesorabilmente! Ma perché fare le Ferrovie in una unica direttiva Nord-Sud? E perché non farle anche trasversalmente dal Tirreno all’Adriatico , al servizio delle peculiarità economiche e geografiche del Sud, così come era nei progetti dei Borbone?
La "Direttiva Nord-Sud": Le Due Sicilie, relegate a province periferiche
Ecco la logica dei colonizzatori: la direttiva Nord Sud doveva servire solo agli interessi economici e politici dei nostri “padri nobili della Patria" e in perfetto stile colonialista, si pensò a congiungere le principali città meridionali con l'Alta Italia, che si apprestava a diventare la nuova sede del potere politico ed economico italiano, mentre le Due Sicilie che fino a quel tempo guidavano la locomotiva italiana, furono relegate a mere province di periferia. In un primo momento, ciò servì a portare giù le baionette piemontesi dei Savoia, che avrebbero dovuto mantenere l’ordine pubblico messo seriamente a repentaglio a causa di tutte le angherie commerciali, doganali e soprattutto fiscali ordite contro gli imprenditori e la gente del Sud, e contemporaneamente portava al nord le pregiate primizie agricole del Mezzogiorno. Ciò causò l'inesorabile e progressiva distruzione da parte dei Savoia del florido commercio marittimo del sud per favorire la nascita dei porti di Livorno e Genova: i commercianti meridionali persero la loro “rete di vendita” e furono costretti a svendere i prodotti “semi lavorati” ad avidi mercanti sostenuti economicamente dalle banche ormai “italiane”, (privilegio che fu concesso solo a pochi meridionali ma ad un tasso di interesse usuraio: anche questa prassi nel Sud è notoriamente ancora in auge!) i quali ottennero un surplus di guadagno nella trasformazione degli stessi. Ed anche questa prassi è ancora “di moda”: il sud produce e vende a prezzi stracciati alle COOP del Nord Italia, le quali – come noto, non è un mistrero – rivendono sul mercato a prezzo decuplicato!
Lo scandalo del Piano Marshall
Pochi anni dopo (nei primi del Novecento) si servirono delle Ferrovie per trasportare le truppe meridionali sul Piave e sull’Isonzo per combattere guerre che – come comprensibile – non interessavano neanche marginalmente alle popolazioni del Sud (quasi i 2/3 dell’esercito era composto da meridionali) e questa storia si ripeté anche negli anni successivi , quelli del fascismo. Poi arrivò il Piano Marshall , ed i figli dei nostri “padri della patria” pensarono bene di investire questi soldi nel turismo dell’Alto Adriatico (Rimini, Riccione, Cattolica) e neanche un dollaro nelle Regioni del Sud. Regioni che sarebbero state certamente più interessante dal punto di vista paesaggistico ed erano – tra l'altro – "almeno allora" ben servite dalla Ferrovie. Come vedete, non mancava proprio nulla affinché si incentivasse l’industria del turismo, ma tale opportunità non fu presa mai in considerazione: le Ferrovie non erano state costruite per favorire lo sviluppo del Sud! E quando il sindacalista De Vittorio chiese al presidente di Confindustria di spendere una parte di dollari in fabbriche al Sud, la risposta fù: “…è più conveniente portare la manodopera del Sud al Nord.." ( ed io credo che intimamente pensò: “…poveri illusi, che ve le abbiamo fatte a fare le Ferrovie?” ).
Il Triangolo Industriale e il saccheggio delle FFSS
E fu così che le Ferrovie , ancora una volta, servirono solo agli interessi di una parte d'Italia e milioni di meridionali partirono su alla ricerca della "Terra Promessa" su vagoni sudici all'indirizzo del Nord Italia, per arricchire le fabbriche del triangolo industriale "Milano, Torino, Genova", dovendo peraltro sopportare – spesso e volentieri – la xenofobia dei “fratelli d’Italia”! Questo durò fino alla fine degli anni Settanta , ma "Ferrovie dello Stato" aveva trovato un altro modo di sfruttare la rete del Sud: lì finivano, sistematicamente, i vagoni usurati e logori. Ma il saccheggio di FFSS non finì lì, e si trovò un’altra strada per continuare lo sfruttamento del Sud : i fondi FAS! Dal 2008 sono stati illgittimamente distratti – tra il silenzio complice dei nostri politici meridionali – 960 Milioni di euro per finanziare gli investimenti (fatti al Nord) del Gruppo Ferrovie dello Stato; un altro Miliardo e 440 milioni per i contratti di servizio di Trenitalia, poi 330 milioni andarono a garantire la media-lunga percorrenza di Trenitalia ed altri milioni (non ho il dato preciso) per il fondo Infrastrutture dell’alta velocità Milano-Verona e Milano–Genova.
Il Diabolico zampino del Governo Monti
Ma non finisce mica qui! Dulcis in fundo, notizia di Luglio 2012 : “Il governo Monti obbliga la Puglia e la Calabria a farsi carico delle Ferrovie, utilizzando i finanziamenti destinati agli investimenti.…Vogliono obbligare le Regioni a prendere in carico '!Società ferrovie della Calabria'! e '!Ferrovie Sudest!' pugliesi, attingendo ai Fondi per lo Sviluppo e la Coesione (ex Fas).” (tratto da "Il Corriere del Mezzogiorno"). Lo stato (e una parte – malata – degli imprenditori del Nord collusi con esso) sembra non abbia più bisogno del Mezzogiorno, quindi non spenderà un euro per le infrastrutture nel Sud. Un altro esempio degli effetti deleteri di un colpo di stato e di una crisi indotta dalla "casta liberista".
Le Ferrovie: lo specchio della Democrazia in Italia e in Europa
E ciò mentre in Val di Susa si sta realizzando la grande piramide nel deserto, il grande sogno "liberista" chiamato TAV (che costerebbe 5 volte in più a Km rispetto alla TAV Spagnola, oggi per altro – giustamente – bloccata, poiché troppo onerosa!) e mentre nella Capitale, si inaugura il nuovo super-veloce “Frecciarossa 1000” Roma-Milano , che unisce le città in 2 ore e 20 minuti! Mentre, oggi, in un lasso di tempo identico sulla jonica i turisti – ed i comuni cittadini che lavorano – possono forse fare, se fortunati, 30 kilometri! Ma per amore alla verità ed alla giustizia, non dobbiamo dimenticare che questi fondi spesi al Nord gravano comunque anche sul bilancio familiare di tutti i meridionali! La Calabria, nonostante tutti i soldi concessi a FFSS, è stata riportata all’800! Altro che Europa! L'Europa, oggi, nel Mezzogiorno (ed ormai non solo in esso) tra tassazioni perverse, disoccupazione record, infrastrutture mancanti, Patto di Stabilità, abolizione del Deficit Spending, IMU, Accise record, Interessi da ususra di "Equitalia" ed altre angherie simili è avvertita sempre più come una grossa balla, una bufala ideata dal malaffare e da una casta di opportunisti.
Educazione alla Nullità, Faraoni e Piramidi nel Deserto
In poche parole se l’autostrada SA-RC è "l’educazione alla minorità” del popolo calabrese, la strada e la ferrovia jonica sono l’educazione alla “nullità”! A questo punto una domanda mi sorge spontanea: quando verrà ripristinata la giustizia e la legalità nel nostro Paese? Quando si sfateranno i miti di un'unità "italiana" prima ed "europea" oggi, che come specchietti per le allodole hanno spinto decine di milioni di cittadini verso il baratro? Quando si capirà che le mafie sono nel cuore dell'uomo, e non nell'identità territoriale di un cittadino? Troppo facilmente, infatti, si etichettano come "mafiosi" (a prescindere) ed in maniera indiscriminata tutti i cittadini del Mezzogiorno, dimenticando "altri tipi di mafie e mafiosi" non meno deleteri; e dimenticando che a Milano e in tutte le città industriali le banche fanno affari con le mafie, e che altri tipi di mafie – spesso e volentieri legalizzate – oggi affamano decine di milioni di Italiani e circa 166 milioni di europei, all'interno delle cosiddette "istituzioni", e dietro una coltre di vergognoso silenzio di altre mafie legalizzate e ben retribuite: quelle dei media di regime! Le stesse che oggi, unite in gran-logge ci presentano un conto chiamato debito pubblico: un conto generato e gonfiato illegalmente dalla speculazione bancaria nazionale ed internazionale (e dai politici corrotti ed acconsensienti da destra, a sinistra, al cosiddetto "centro") al fine – magari – di realizzare piramidi nel deserto atte a distruggere il paesaggio e la vita "normale" dei cittadini (Vedi TAV in Val di Susa o Ponte sullo Stretto) e ad arricchire le sporche tasche della casta: magari anche di quelle dei cosiddetti ex-comunisti dei vertici del PD (Vedi Coop Rosse made in TAV).
L'Ora della vera Unità Nazionale e della lotta alle mafie?
Ma questa amici, forse è l'ora dell'unità nazionale, di quella Vera e non opportunistica! D'altraparte le elezioni sono vicine, e confermare la linea disastrosa di questo governo vorrebbe dire incrementare ancor di più il divario tra Nord-Sud e tra Nord Europa e Paesi "Piigs ("porci" in inglese). Saremo sognatori, ma ci crediamo! Dobbiamo crederci per non vacillare definitivamente! Ciò, mettendo da parte i rancori e le ingiustizie del passato – pur nella verità ed avendo piena e giusta consapevolezza dei fatti e dei misfatti commessi ai danni di intere generazioni di nostri connazionali – e lavorando insieme per recuperare il controllo dei nostri territori. Per recuperare la nostra sovranità nazionale rubata (e posta in coma, nella giornata du ieri, dal "Si" della Corte Costituzionale Tedesca al MES). Deve essere l'ora dell'Italia riscattata dagli scempi del passato e da tutti i tipi di mafie: territoriali, politiche, ideologiche, finanziarie e bancarie. L'Ora degli Italiani onesti e lavoratori, uniti in un unico abbraccio da Nord a Sud… ferrovie a parte!
Al di là delle apparenze e delle facili conclusioni
Per contro è pur vero che crescono – gioco forza – le istanze separatiste, federaliste ed autonomiste di quanti – anche al Sud, al bistrattato e violentato Sud – rivendicano il maltolto, in 150 anni di efferati crimini ed abusi che in fondo non hanno fatto che distruggere – come visto – il tessuto economico e sociale di intere regioni (Calabria in testa) ed incancrenire il problema lavoro, costringendo migliaia di giovani disperati o ad emigrare, o ad accostarsi alla criminalità e cedere alle subdole e false promesse di una vita migliore. Apriamo gli occhi, prima di giudicare! Non cediamo alla tentazione di facili ed opportunistiche sentenze storiche. La storia va saputa leggere alla luce della verità: anche di quella non scritta nei libri ufficiali! 

Scritto elabotato su ricerca storica di Michele Bisceglie

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