sabato 19 luglio 2014

Chi ci guadagna dal conflitto israelo-palestinese?

Di Salvatore Santoru

In questi giorni il conflitto israelo-palestinese è tornato a infuocare lo scacchiere mediorientale.
Sul versante dell'informazione come sempre si assiste ai continui battibecchi tra una parte (filopalestinese) e l'altra (filoisraeliana), con relativi utilizzi di propaganda da ambo le parti.

Sono molto pochi quelli che cercano di andare al di là di ciò, per inquadrare e vedere meglio la situazione da un punto di vista più ampio.


Credo che per comprendere meglio gli eventi attuali bisogna un minimo conoscere anche le radici storiche di essi, e capire quali siano gli interessi in gioco di entrambi gli schieramenti o di chi li sostiene.


Sostanzialmente, lo stato ebraico può contare su un fortissimo appoggio da parte degli Stati Uniti D'America e della NATO, mentre Hamas e altre fazioni dell'islamismo palestinese sui paesi arabi, come le monarchie del Golfo.

Interessante su questo punto è il fatto che molti degli stessi paesi che finanziano e sostengono Hamas, sono in ottimi rapporti d'affari con gli stessi USA, che sono l'alleato più importante e influente di Israele.


Senza queste interferenze esterne sicuramente la situazione sarebbe diversa e migliore, e il raggiungimento della pace risulterebbe molto più semplice.

In fin dei conti, da questo conflitto ci perdono entrambi i popoli, mentre chi ci guadagna sono ovviamente i grandi fabbricanti di armi ( sopratutto statunitensi ), e le grandi lobby di potere.

Esemplare è il caso della cosiddetta "lobby sionista" negli States, la quale ha avuto una considerevole influenza nell'orientare la recente politica estera statunitense nel Medio Oriente e tutt'ora ha una notevole influenza nel paese.


Con questa lobby si fa riferimento a organizzazioni come l'AIPAC, il Washington Institute for Near East Policy o i famigerati neocons, le cui priorità sono la difesa e il sostegno incondizionato a Israele prima di tutto.

Dall'altra parte ci sono, come già detto, i vari paesi arabi che finanziano l'islamismo politico ( Hamas e altri gruppi), che negli ultimi tempi sta raccogliendo sempre più consensi, grazie anche all'impotenza e alla corruzione dell'ANP.

Su Hamas bisogna dire che secondo alcuni storici, tra cui gli israeliani Avner Cohen e Zeev Sternhell, la stessa organizzazione islamista sarebbe stata foraggiata e fondata dai servizi segreti israeliani (Mossad) per destabilizzare il movimento di dissidenza palestinese e spingerlo verso l'islamismo radicale.

In un articolo del Wall Street Journal del 2009, dove tra l'altro si citano le tesi di Cohen, è anche scritto che "invece di frenare gli islamisti Israele per anni li ha tollerati e in alcuni casi sostenuti come contrappeso ai nazionalisti laici ".

Guardando meglio la situazione verrebbe da dire che è in atto la solita strategia del "dividi et impera" : mentre palestinesi e israeliani si odiano e si fronteggiano a vicenda, c'è chi ci lucra sopra.

I palestinesi vengono privati della terra e diventano bersagli della politica espansionista e guerrafondaia del governo israeliano, ed inoltre vengono strumentalizzati dalle fazioni dell'islamismo radicale che si perpetuano e acquistano sempre più consenso in suddette situazioni.

Gli israeliani subiscono attentati e vengono strumentalizzati dalla propaganda più oltranzista sionista che li incita a pretendere sempre più terre.
Inoltre per giustificare anche le politiche più dure del governo israeliano, viene fatto, comeaffermato più volte dallo scrittore statunitense di origine ebraica Norman Finkelstein, ampio ricorso strumentale al ricordo della Shoah, usato per tenere gli israeliani e gli ebrei in uno stato di continua paura e tensione, e in questo modo anche per legittimare moralmente azioni che difficilmente sarebbero giustificate.

Si può dire che i due popoli, in diverso modo, siano entrambi vittime della situazione.

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Facendo delle considerazioni storiche, bisogna ricordare che la costruzione di Israele era stata praticamente già "pianificata" nel 1917 grazie alla "dichiarazione Balfour", con cui il ministro degli esteri  inglese Arthour Balthur rassicurava al referente del movimento sionista Lord Rothschild che la Gran Bretagna era pronta a sostenere la creazione di uno stato ebraico in Palestina.


Bisogna anche ricordare che il principale finanziatore del movimento sionista ottocentesco fu Edmond James de Rothschild, e che furono ancora gli stessi Rothschild e altri potenti magnati dell'alta finanza e della grande industria che diedero il via all'acquisto di molti terreni in Palestina.


D'altronde il capostipite della stessa influente e potente dinastia finanziaria di origine ebraica, Mayer Amschel, è noto per aver detto che :"La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere".

Inoltre inizialmente lo stesso movimento sionista era eterogeneo, e non sempre aveva quell'anelito espansionista che contraddistingue il "sionismo reale", e a tal proposito si potrebbe ipotizzare che la diffusione del sionismo più estremista e lo stesso caos mediorientale e israelo-palestinese facciano comodo ai potentati finanziari,industriali e militari internazionali, i quali hanno tutto da guadagnarci.

Essendo inoltre la nostra società basata sul potere del denaro, è chiaro che ad avvantaggiarsi di tutto questo siano maggiormente i banchieri o i più potenti industriali.

Non a caso sempre Mayer Amschel Rothschild disse : "Permettetemi di emettere e controllare la moneta di una nazione e non mi importa chi fa le sue leggi".

Avanzando un'ipotesi "complottista", si potrebbe credere che l'attuale situazione faccia comodo a certe potenti élite di potere che spingono verso la costruzione del nuovo ordine mondiale.


Inoltre si potrebbe pensare che questa situazione,insieme a quella siriana, potrebbe facilmente degenerare in una nuova guerra su scala mondiale. 


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Da tempo nell'informazione alternativa si parla di un carteggio avvenuto nel 1871 tra Albert Pike , un generale e avvocato statunitense nonchè gran maestro massone di grado 33º del Rito Scozzese Antico ed Accettato e Giuseppe Mazzini , il rivoluzionario italiano appartenente alla società segreta " Carboneria ", dove si parla della pianificazione di tre guerre mondiali , utili per l'instaurazione del " Nuovo Ordine Mondiale " , e dove la III guerra mondiale è descritta così:

"La Terza Guerra Mondiale dovrà essere fomentata approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli Illuminati fra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra dovrà essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano) e sionismo politico (incluso lo Stato d'Israele) si distruggano a vicenda, mentre nello stesso tempo le nazioni rimanenti, una volta di più divise e contrapposte fra loro, saranno in tal frangente forzate a combattersi fra loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico ".


Comunque sia, l'unica cosa che sembra certa è che a perderci in questo conflitto sono entrambi i popoli a vantaggio degli interessi delle grandi potenze e di certi gruppi di potere mondiali e non.


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