di Filippo Giannini
Prima di entrare in argomento, mi presento. Dal governo italiano percepivo
una pensione ridicola: 450 euro mensili. Avendo sempre lavorato all’estero, in
Italia non versavo contributi, quindi dall’Australia mi giunge una pensione
inferiore a quella che lo Stato italiano mi riconosce. Lo stesso vale per mia
moglie: 460 euro mensili più una pensioncina australiana. Ebbene due anni fa
circa mi giunse una lettera dall’INPS con la quale mi si comunicava che percepivo troppo, di conseguenza
avrebbero ridotto la mia pensione a 320 euro circa e da questa avrebbero
sottratto 68 euro mensili per quattro anni allo scopo di far sì che l’INPS
recuperasse quanto concessomi per (loro) errore. La scorsa settimana sempre dall’INPS
giunse una nuova raccomandata, questa volta indirizzata a mia moglie, ma
contenente lo stesso avvertimento
terroristico: l’Inps aveva sbagliato, mia moglie aveva percepito, per loro
errore, più del dovuto. Di conseguenza doveva restituire l’eccesso. Credete che
sia finita qui? In data 10/10/2012 una nuova raccomandata dalla quale, dopo
avermi informato di un NUOVO errore, scrivono quanto segue: <La informiamo pertanto che provvederemo ad
effettuare il recupero di questa somma tramite una trattenuta sulla Sua
pensione, per numero 24 rate mensili a partire dal mese di gennaio 2013>.
Non crediate che con questa ennesima mazzata
i paraculetti siano sazi,
tutt’altro: una nuova raccomandata allietò mia moglie, infatti ecco quanto i
farabutti informano: <Nella pagina
allegata troverà il dettaglio del calcolo che abbiamo effettuato da cui risulta
che Le è stato pagato un importo non dovuto pari a 289,24 euro. Per la
restituzione di questa somma può effettuare un pagamento sul conto
corrente…>. No, caro amico che leggi, queste lettere dell’INPS non sono
firmate dal Presidente dell’INPS, egli percependo uno stipendio annuo pari a
euro 460mila euro, più altre entrate provenienti da una mezza dozzina di enti o
svariate società, non ha tempo di occuparsi di queste quisquilie.
Nella nostra attività lavorativa, ripeto all’estero, avevamo ben
guadagnato ed eravamo riusciti a risparmiare, per fortuna, quanto poi necessario
per tappare le falle che lo Stato italiano ci procura. Ma i denari possono terminare,
e dopo?
Ricevute queste lettere terroristiche,
il mio primo impulso fu di procurarmi un mitra e affrontare i manigoldi
colpevoli di tante infamie. Poi, calmatomi, ho preso la penna e, allora
entriamo in argomento: riconosco che l’attuale è un’era di “libertà” dove ognuno è libero
di vivere la propria vita come non vorrebbe che fosse vissuta.
Qualche tempo fa lessi su un quotidiano di Roma che una signora, Anna
D.A. di 35 anni aveva scoperto un furto di un pollo all’interno di un
supermercato sulla Tiburtina e voleva bloccare il ladro. Questi, un polacco di
36 anni che viveva di espedienti, ha reagito malmenando la donna al punto di
fratturarle una vertebra, poi è fuggito. L’uomo è stato inseguito da due
persone che si trovavano all’interno dell’esercizio e che avevano assistito
alla scena; l’extracomunitario fu bloccato e, quindi, consegnato ad una
pattuglia della polizia prontamente giunta sul posto. Processato per
direttissima, condannato. Due giorni dopo era nuovamente libero.
<Non ha precedenti e la pena è
stata sospesa. Questa è la legge> commenta la povera donna dopo aver
lasciato l’ospedale.
<Ieri stavo tornando a casa con
mio marito, ero in auto, sono passata davanti al mio posto di lavoro per
salutare i miei colleghi. Quell’uomo era ancora lì, l’ho riconosciuto subito,
per un attimo ci siamo guardati, vedendomi si è messo a ridere ironicamente>.
La signora Anna D.A. guarirà in 60 giorni, salvo complicazioni.
Ho narrato questo fatto che, se vogliamo, è estremamente meno grave di
altri migliaia che accadono giornalmente nelle nostre città. Un uomo affamato
ruba un pollo, è estremamente meno grave di altri, ma rimane il fatto delle botte e conseguente frattura della
vertebra. Solo per questo fatto un giudice in altri tempi avrebbe agito in
maniera ben diversa.
Ho sempre sostenuto – e continuo a
sostenere – che la classe politica insediatasi nel dopoguerra concepisce leggi
per favorire la delinquenza. Anzi, dopo aver assistito ieri sera alla
trasmissione “Report” e dopo aver letto
e conosciuto tanti altri casi di ruberie a danno del cittadino (e, soprattutto dei
pensionati a reddito ridicolo), il mio giudizio è più pesante, e cioè: la
classe politica è formata da delinquenti che emettono leggi per favorire la
delinquenza, e per essere più chiari, loro stessi.
Il polacco che per fame ruba un pollo, non
può essere paragonato ai tanti Fiorito, i quali dopo aver godono di lautissimi
stipendi, fissati da loro stessi, quindi legali. Ecco il delinquente che
favorisce il delinquente.
Allora, mi assale l’ira, il disgusto e, calmandomi, la
NOSTALGIA
Sì, la nostalgia,
perché c’era una volta… Sì, siamo sempre nelle favole, ma sono favole che è
Storia. Allora, c’era una volta in “un
mai sufficientemente deprecabile, infausto Ventennio” (facciamo così
contenti gli imbecilli) un giurista, Alfredo Rocco, un teorico del Diritto, di
uno Stato Organico, etico che doveva elargire giustizia a coloro che avevano il
diritto di averla, siai alla signora assalita dal polacco, sia a me e a mia moglie
assaliti dallo Stato famelico, ma giustizia anche per i delinquenti che
infestano il Parlamento, il Senato, le Regioni, ecc. ecc. insomma <Rocco era un uomo e uno studioso di una precisione mentale e scientifica eccezionale (…).
Rocco era un sognatore. Riteneva che le leggi fossero il mondo della ragione,
la ragione del nostro vivere in pace col mondo. Non dunque leggi asservitici,
grazie alle quali il confine fra il giusto e l’ingiusto fosse per tutti palese
sì da evitare confusione fra schiavitù e libertà e grazie alle quali la libertà
fosse per tutti e la schiavitù per nessuno>.
Ora sappiamo che è in studio (ah! ah!) alla Camera
la legge anticorruzione. Quante volte abbiamo sentito da lorsignori deridere, condannare i “Codici Rocco” perché fascisti? Se fossero stati nefasti (come
hanno sostenuto) perché non sostituirli? D’altronde hanno avuto a disposizione
ottant’anni e più! Hanno provato per la verità, a toccare qua e là qualche articolo, ma hanno combinato un tale
casino… Premesso tutto ciò, ci chiediamo: che bisogno c’è di inventarsi la nuova legge anticorruzione? Se volevano veramente intervenire
per combattere la corruzione, si dovevano applicare con serietà i Codici Rocco; ma la verità è un’altra, e
la conosciamo bene…
Avevamo un Governo onesto, attivo, un Uomo che tutto il mondo ci
invidiava. Poi la maggioranza degli italidioti
si è schierata con coloro che la volevano combattere per imporre il sistema di
cui oggi godiamo i soprusi. E quell’Uomo,
che alcuni vermetti per godere dei
vantaggi che questo sistema concede loro, lo hanno battezzato male assoluto.
Ma torniamo al grande collaboratore dell’(adorabile) male assoluto.
Rocco fu ininterrottamente Guardasigilli dal 1925 fino al 1932. Le
riforme legislative ebbero un’importanza
fondamentale per il regime con il quale Rocco cercò di fondere le
aspirazioni ideologiche con la realtà e la nuova concezione dello Stato.
Con la promulgazione del Codice Penale, che entrò in vigore il 1 luglio
1931, Rocco completava il suo lavoro di giurista dello Stato Fascista. Prima
ancora della presentazione dei Codici, così egli li anticipò (non sperate di
trovare qualcosa di simile nei vermetti dell’itaglia di oggi): <Nel Codice Civile e nel Codice Penale, lo
Stato si affermerà vigorosamente come tutore della moralità e dell’ordine
familiare; nel Codice Civile ancora e nel Codice di Commercio, la tutela della
proprietà privata, strumento indispensabile per la formazione del risparmio e
la disciplina del credito saranno considerate come essenziali funzioni dello
Stato (…). Nel Codice Penale e in quello di Procedura Penale, troveranno posto
adeguato e adeguata soddisfazione la necessità della difesa della Società e
dello Stato, repressivo e preventivo, contro la delinquenza; nel Codice di
Procedura Civile, infine, l’amministrazione della giustizia non sarà più
considerata come una passiva funzione di interesse esclusivamente privato, ma
come una delle più alte attività dello Stato, avente lo scopo eminentemente
politico di garantire la pace sociale con l’attribuire a ciascuno ciò che gli
spetta>.
In queste parole intravediamo una straordinaria simbiosi con il pensiero
gentiliano e con quello mussoliniano. Ma si evidenzia anche un profondo abisso
fra questi pensieri e la miseria del vivere di oggi. E ciò è possibile solo perché
gli italidioti non sanno, in quanto lorsignori dispongono a piene mani
dell’informazione tutta e, grazie a ciò, della storia fanno scempio.
Rocco fu stroncato da una grave malattia che lo portò alla tomba il 25
agosto 1935. Ma il processo di codificazioni non terminò: si protrasse per
tutto il periodo del Governo fascista, regolamentando tutti i settori nei quali
la rivoluzione mussoliniana intendeva intervenire.
Po ci fu la guerra del sangue
contro l’oro, vinse quet’ultimo e assistiamo, fra le tante altre, a queste furbatine: si concepiscono leggi con le
quali le caste possono rubare e,
quindi, rubano legalmente.
Ed ora la speranza, per noi di avere giustizia, e di risollevare le
sorti di questo Paese è affidata alle capacità politiche di un comico; povera
Patria mia, esclamò Pitt sul letto di morte.
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