martedì 30 ottobre 2012

Indiani d'America La cultura Lakota ha una tradizione orale


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Perchè l'America possa vivere,  l'Europa deve morire.


Russell Means, di nome Oyate Wacinyapin (Colui che Lavora per il Popolo) in lingua lakȟótiyapi (idioma Lakota), “l’Indiano d’America più famoso dai tempi di Toro Seduto e Cavallo Pazzo” secondo il L.A. Times, è morto lunedì 22 ottobre, all’età di 72 anni.
Si è battuto a lungo per rivendicare i diritti naturali degli Indiani USamericani, da Alcatraz (1969) a Wounded Knee (1973), a The Longest Walk (1978) fino alla Repubblica di Lakotah, che ha proclamato nel 2007.
Questo è il suo più famoso discorso, pronunciato nel luglio 1980, davanti a migliaia di persone da ogni parte del mondo radunate in occasione del “Black Hills International Survival Gathering”, il Raduno internazionale per la salvaguardia delle Colline nere (Black Hills) nella riserva di Pine Ridge, nel South Dakota.

L’unica possibile apertura di una dichiarazione come questa è che detesto la scrittura. Il processo in sé incarna il concetto europeo di “pensiero legittimo”: ciò che è scritto ha un’importanza che è negata al parlato. La mia cultura, la cultura Lakota, ha una tradizione orale, quindi di solito mi rifiuto di scrivere. Questo è uno dei modi in cui il mondo bianco distrugge le culture dei popoli non europei, attraverso l’imposizione di un’astrazione sul rapporto parlato di un popolo.
Quindi, quello che leggerete qui non è quello che ho scritto. È quello che ho detto e che qualcun altro ha scritto. Ho permesso questo perché sembra che l’unico modo per comunicare con il mondo bianco sia attraverso le foglie secche, morte, di un libro.
Non mi importa se le mie parole arrivano ai bianchi o meno. Loro hanno già dimostrato con la loro storia che non sono in grado di sentire, non possono vedere, ma possono solo leggere (ovviamente, ci sono delle eccezioni, ma le eccezioni confermano solo la regola).
Sono più preoccupato di farmi sentire dalla gente indiana americana, studenti e altri, che hanno cominciato a farsi assorbire dal mondo bianco attraverso le università e altre istituzioni. Ma anche in questo caso si tratta di una sorta di preoccupazione solo marginale.
È assolutamente possibile crescere con un aspetto esteriore rosso e una mente bianca, e se questo è il frutto di una scelta individuale di una persona, così sia, ed io non sono di alcuna utilità per costoro. Questo fa parte del processo di genocidio culturale condotto oggi dagli Europei contro i popoli indiani d’America. La mia preoccupazione è rivolta agli Indiani americani che scelgono di resistere a questo genocidio, ma che possono essere disorientati su come procedere.
(Notate che io sto usando il termine “Indiano americano”, piuttosto che “nativo americano” o “popolo nativo indigeno” o “Amerindi”, quando faccio riferimento alla mia gente. C’è stata qualche polemica in merito a tali termini, e francamente, a questo punto, trovo le polemiche assurde.
In primo luogo, sembra che “Indiano americano” sia da respingere in quanto di origine europea, il che è vero. Ma tutti i termini di cui sopra sono di origine europea; l’unico modo non europeo è quello di parlare di “Lakota”, o, più precisamente, di “Oglala”, “Bruleě”, ecc. - e di “Dine”, “Miccosukee”, e di quello che resta corretto di diverse centinaia di nomi tribali.
Per di più, vi è una qualche confusione sulla parola “Indiano”, un termine malinteso che in qualche modo richiama alla mente il paese India. Quando Colombo è sbarcato sulla spiaggia dei Caraibi, egli non era alla ricerca di un paese chiamato India. Nel 1492 gli Europei chiamavano quel paese Hindustan. Basta cercare sulle vecchie mappe. Colombo interpellò il popolo tribale che gli si fece incontro con “Indio”, usando un termine italiano che significa “in Dio”.)
Ci vuole un forte impegno da parte di ogni Indiano americano per non diventare europeizzato. Il punto di forza di questo tentativo può poggiare solo sugli usi tradizionali, sui valori tradizionali che i nostri anziani conservano. Le relazioni devono fondarsi sul cerchio, sulle quattro direzioni, non possono fondarsi sulle pagine di un libro o di un migliaio di libri.
Nessun Europeo può mai insegnare a un Lakota di essere Lakota, ad un Hopi di essere Hopi. Un master in “Studi indiani” o in “cultura indiana” o in qualsiasi altra cosa non può tramutare una persona in un essere umano o fornire le conoscenze nei modi tradizionali. Può solo trasformarvi in un estraneo al nostro mondo, al nostro modo di pensare, in un estraneo che ha assunto la mentalità europea.
Qui, io vorrei fare chiarezza al riguardo, perché può sembrare esista in me una certa confusione. Quando io parlo di Europei o di mentalmente Europei, non metto in atto distinzioni che possono risultare sbagliate.
Non sto affermando che da un lato ci sono i sottoprodotti di un qualche migliaio di anni di genocidi, di azioni reazionarie, di uno sviluppo intellettuale europeo malsano, e da un’altra parte esiste un qualche nuovo sviluppo intellettuale rivoluzionario positivo. Mi riferisco in questo caso alle cosiddette teorie del marxismo e anarchismo e “sinistrismo” in generale.
Non credo che queste teorie possano essere separate dal resto della tradizione intellettuale europea. Si tratta in verità solo della stessa vecchia canzone.
Il processo ha avuto il suo inizio molto prima.
Newton, per esempio, “ha rivoluzionato” la fisica e le scienze naturali riducendo l’universo fisico ad una equazione lineare matematica. Cartesio ha fatto la stessa cosa con la cultura. John Locke lo ha fatto con la politica, e Adam Smith con l’economia. Ognuno di questi “pensatori” ha preso un pezzo della spiritualità dell’esistenza umana e lo ha trasformato in un codice, in un’astrazione. Hanno ripreso dal punto in cui il Cristianesimo era finito; hanno “secolarizzato” la religione cristiana, come gli “studiosi” amano dire, - e così facendo hanno reso l’Europa più capace e pronta ad agire tramite una cultura espansionista.
Ognuna di queste rivoluzioni intellettuali è servita ad astrarre ancor di più la mentalità europea, a rimuovere dall’universo la sua meravigliosa complessità e spiritualità, e a sostituirla con una sequenza logica: uno, due, tre, Risposta! Questo è ciò che nel pensiero europeo si è arrivati a definire “efficienza”. Tutto ciò che è meccanicistico è perfetto, e tutto ciò che al momento sembra funzionare, vale a dire che dimostra che quel modello meccanico è proprio giusto, - è da considerarsi corretto, anche quando è chiaramente menzognero.
È per questo che “la verità” cambia così in fretta nel pensare europeo; le risposte che risultano da questo processo sono solo tappabuchi, solo temporanee, e devono poter essere continuamente scartate in favore di nuovi tappabuchi, che supportano altri modelli meccanici e conservano questi modelli in vita.
Hegel e Marx erano eredi del pensiero di Newton, Cartesio, Locke e Smith.
Hegel ha portato a termine il processo di secolarizzazione della teologia, e secondo le sue proposizioni ha secolarizzato il pensiero religioso mediante il quale l’Europa interpretava l’universo. Poi Marx ha impostato la filosofia di Hegel in termini di “materialismo”, vale a dire che Marx ha despiritualizzato del tutto l’opera di Hegel. Sempre secondo la visione di Marx .E questo ora è visto come il potenziale futuro rivoluzionario dell’Europa.
Gli Europei possono considerare questo come rivoluzionario, ma gli Indiani americani vedono tutto ciò semplicemente come il vecchio conflitto europeo, ancora più accentuato, tra l’essere e l’avere profitto. Le radici intellettuali di questa nuova formula marxista di imperialismo europeo collegano Marx e i suoi seguaci alla tradizione di Newton, Hegel, e di tutti gli altri.
Essere è una proposizione spirituale. Avere profitto è un atto materiale.
Tradizionalmente, gli Indiani americani hanno sempre cercato di essere le persone migliori che potevano. Parte di questo processo spirituale era, ed è, quello di distribuire la ricchezza, di rinunciare alle ricchezze per non avere profitti. Tra il popolo della tradizione il profitto materiale è un indicatore di una situazione ingannevole, mentre per gli Europei è “la prova che il sistema funziona”.
Chiaramente, nella questione siamo in presenza di due punti di vista completamente opposti, e il marxismo è veramente molto lontano, sul versante opposto, dal punto di vista degli Indiani d’America. Ma esaminiamo una conseguenza importante di tutto ciò; questo non è un puro e semplice dibattito intellettuale. La tradizione materialista europea di despiritualizzazione dell’universo è molto simile al processo mentale che tende a disumanizzare un’altra persona. E chi sembra il più esperto a disumanizzare altre persone? E perché? I soldati che hanno partecipato a tanti combattimenti imparano a fare questo al nemico prima di tornare a combattere. Gli assassini lo fanno prima di andare a commettere omicidio. Le guardie naziste SS hanno fatto questo ai detenuti dei campi di concentramento. I poliziotti lo fanno. I dirigenti delle grandi imprese lo fanno ai lavoratori che inviano nelle miniere di uranio e nelle acciaierie. I politici lo fanno a tutti in bella vista. E ciò che il processo ha in comune per ogni gruppo è che la disumanizzazione rende a tutti il diritto di uccidere e in altro modo di distruggere altre persone. Uno dei comandamenti cristiani afferma, “Non uccidere!”, almeno non esseri umani, e così il trucco consiste nel convertire mentalmente le vittime in non-umani. Poi si può esaltare addirittura come una virtù la violazione del vostro comandamento! In termini di despiritualizzazione dell’universo, il processo mentale funziona in modo che diventi virtuoso distruggere il pianeta.
Termini come progresso e sviluppo sono utilizzati come parole di copertura, il modo con cui i termini vittoria e libertà vengono utilizzati serve per giustificare la macelleria nel processo di disumanizzazione. Ad esempio, uno speculatore immobiliare può appellarsi allo “sviluppo” di un pezzo di terra con l’apertura di una cava di ghiaia, sviluppo che in questo caso significa distruzione totale, permanente, con la rimozione della terra stessa. Ma per la logica europea si acquisiscono alcune tonnellate di ghiaia con le quali più suolo può essere “sviluppato” attraverso la costruzione di sottofondi stradali. In ultima analisi, l’intero universo è aperto – secondo il punto di vista europeo - a questo tipo di follia.
Forse, più importante resta il fatto che gli Europei non provano alcun senso di perdita in tutto questo. Dopo tutto, i loro filosofi hanno despiritualizzato la realtà, quindi non si ottiene alcuna soddisfazione (per loro) nel modo semplice di osservare la meraviglia di una montagna o di un lago o di un popolo nel loro essere. No, la soddisfazione è misurata in termini di guadagno materiale! Così la montagna diventa ghiaia, e il lago diventa liquido di raffreddamento per uno stabilimento, e le persone vengono raccolte per essere sottoposte a programmi di elaborazione in fabbriche di indottrinamento coercitivo, che gli Europei amano chiamare “scuole”.
Ma ogni nuovo frammento di quel “progresso” alza la posta in gioco nel mondo reale. Prendiamo ad esempio il carburante per la macchina industriale. Poco più di due secoli fa, quasi tutti utilizzavano legno, un prodotto naturale rinnovabile, come combustibile per le esigenze molto umane della cottura del cibo e di stare al caldo.
Poi è arrivata la Rivoluzione Industriale e il carbone è diventato il combustibile dominante, dato che per l’Europa la produzione era diventata l’imperativo sociale. L’inquinamento ha cominciato a diventare un problema nelle città, e la terra è stata squarciata per fornire carbone, mentre il legno era sempre stato semplicemente raccolto senza grandi spese per l’ambiente. In seguito, il petrolio è diventato il carburante principale, quando la tecnologia di produzione veniva perfezionata attraverso una serie di “rivoluzioni” scientifiche. L’inquinamento è aumentato drammaticamente, e nessuno sa ancora quali saranno davvero i costi ambientali del pompaggio di tutto questo petrolio dalla terra nel lungo periodo.
Ora siamo in presenza di una “crisi energetica”, e l’uranio sta diventando il combustibile dominante. Da una parte, i capitalisti fanno assegnamento sullo sviluppo dell’uranio come combustibile in rapporto alla potenzialità di ottenere buon profitto. Questa è la loro etica, e magari questo gli farà guadagnare anche un po’ di tempo. I marxisti, d’altro canto, fanno assegnamento sullo sviluppo dell’uranio come combustibile il più rapidamente possibile, semplicemente perché è il carburante disponibile che rende più “efficiente” la produzione. Questa è la loro etica, e non riesco a vedere quale sia il punto di vista preferibile. Come ho già detto, il marxismo si colloca proprio nel bel mezzo della tradizione europea. È la stessa vecchia canzone.
Esiste una regola empirica che può essere applicata in questo caso. Non si può giudicare la vera natura di una dottrina rivoluzionaria europea sulla base delle modifiche che intende apportare in Europa all’interno della società e delle strutture di potere. Possiamo solo giudicarla dagli effetti che avrà sui popoli non europei.
Questo perché tutte le rivoluzioni della storia europea sono servite a rafforzare le tendenze e le capacità dell’Europa ad esportare la distruzione di altri popoli, di altre culture e dell’ambiente stesso. Sfido chiunque a ricordare un esempio in cui questo non si sia verificato.
Così ora a noi, popolo degli Indiani d’America, viene chiesto di credere che una “nuova” dottrina rivoluzionaria europea, come il marxismo, possa annullare gli effetti negativi della storia europea esercitati su di noi. I rapporti di potere in Europa sono in una fase di trasformazione, ancora una volta, e questo dovrebbe rendere le cose migliori per tutti noi. Ma questo, che cosa significa realmente? In questo momento, oggi, noi che viviamo nella riserva di Pine Ridge stiamo vivendo in quella che la società dei bianchi ha designato come una “Zona Nazionale di Sacrificio”. Questo significa che nell’area sono presenti importanti giacimenti di uranio, e la cultura bianca (non noi) ha bisogno di questo uranio come materiale per la produzione di energia.
Il modo più economico e più efficiente per l’industria di estrarre e trattare questo uranio è di scaricare i sottoprodotti della lavorazione proprio qui, nei siti di scavo. Proprio qui dove viviamo. Queste scorie sono radioattive e renderanno l’intera regione inabitabile, per sempre.
Questo è considerato dall’industria, e dalla società bianca che ha creato questo settore industriale, un prezzo “sostenibile” per finanziare lo sviluppo delle risorse energetiche.
In corso d’opera, come parte del processo industriale, hanno anche in programma di drenare la falda freatica che sta sotto questa parte del Sud Dakota, e così la regione diventerà doppiamente inabitabile.
La stessa sorte stanno subendo le terre dei Navajo e degli Hopi, le terra dei Cheyenne del Nord e dei Crow, e altrove. Il trenta per cento del carbone nell’ovest degli Stati Uniti e la metà dei giacimenti di uranio sono stati trovati sotto le terre delle riserve, quindi non è proprio il caso di definire questo un problema minore.
Noi stiamo resistendo ad essere consegnati in una “Zona Nazionale di Sacrificio”. Noi stiamo resistendo ad essere trasformati in un popolo nazionale da sacrificare. Per noi, i costi di questo processo industriale sono inaccettabili. È genocidio, né più né meno, scavare uranio qui e drenare l’acqua della falda. Ora, supponiamo che nella nostra resistenza allo sterminio si cominci a cercare alleati (che noi abbiamo). Supponiamo, inoltre, di essere disposti a prendere in parola il marxismo rivoluzionario: che intende niente meno di rovesciare completamente l’ordine capitalista europeo, che ha presentato tanta minaccia alla nostra stessa esistenza. Questa potrebbe sembrare al popolo degli Indiani d’America una naturale alleanza. Dopo tutto, come dicono i marxisti, sono i capitalisti che ci hanno imposto un sacrificio nazionale. Questo è vero assolutamente.
Ma, come ho cercato di sottolineare, questa “verità” è molto ingannevole.
Il marxismo rivoluzionario è impegnato a perpetuare e a perfezionare ancor di più quel processo industriale, che però sta distruggendo tutti noi. Il marxismo offre solo di “ridistribuire” i profitti - il denaro, insomma - di questa industrializzazione ad una parte più larga della popolazione. Propone di prendere la ricchezza dai capitalisti e distribuirla in giro: ma per fare ciò, il marxismo deve conservare il sistema industriale. Ancora una volta, i rapporti di potere all’interno della società europea potranno essere modificati, ma ancora una volta gli effetti sui popoli degli Indiani d’America e sui non-Europei in altre parti del mondo rimarranno gli stessi.
Avverrà come quando il potere è stato ridistribuito dalla Chiesa al business privato durante la cosiddetta rivoluzione borghese. La società europea al suo interno è cambiata un po’, almeno superficialmente, ma i suoi comportamenti verso i non-Europei hanno continuato come prima. A conferma, si può ben vedere ciò che la Rivoluzione americana del 1776 ha fatto per gli Indiani americani. È la stessa vecchia canzone.
Il marxismo rivoluzionario, come la società industriale in altre forme, cerca di “razionalizzare” (di organizzare nel lavoro e nella produzione) tutte le persone in relazione all’industria e alla massima produzione industriale. Si tratta di una dottrina materialista che disprezza la tradizione spirituale degli Indiani d’America, le nostre culture, i nostri modi di vita.
Marx stesso ci definiva “pre-capitalisti” e “primitivi”.
Pre-capitalista significa semplicemente che, a suo avviso, avremmo più tardi scoperto il capitalismo e saremmo diventati capitalisti: siamo sempre stati economicamente ritardati, in termini marxisti. L’unico modo in cui gli Indiani americani potrebbero partecipare ad un rivoluzione marxista sarebbe quello di aderire al sistema industriale, di diventare operai in fabbrica, o “proletari”, secondo la definizione di Marx. Questo teorico è stato molto chiaro sul fatto che la sua rivoluzione potrebbe verificarsi solo attraverso la lotta del proletariato, che l’esistenza di un massiccio sistema industriale è il presupposto di una società marxista dagli esiti favorevoli.
Io penso che siamo in presenza di un problema di linguaggio. Cristiani, capitalisti, marxisti. Tutti costoro sono stati rivoluzionari nelle loro concezioni, ma nessuna di queste realmente significa “rivoluzione”. Quello che significa realmente è solo “continuazione”. Fanno quello che fanno in modo tale che la cultura europea possa perpetuarsi e svilupparsi secondo le loro esigenze.
Allora, per il fatto di unire davvero le nostre forze con il marxismo, noi Indiani d’America avremmo dovuto accettare il sacrificio nazionale della nostra terra natia, avremmo dovuto commettere il nostro suicidio culturale e diventare industrializzati ed europeizzati.
A questo punto, è necessario che io mi fermi e mi interroghi se non sia stato troppo duro.
Il marxismo ha una sua storia. Questa storia avvalora le mie considerazioni?
Analizzando il processo di industrializzazione in Unione Sovietica dal 1920, vedo che questi marxisti hanno fatto quello che la rivoluzione industriale inglese ha impiegato 300 anni per fare: solo che i marxisti lo hanno fatto in 60 anni.
Vedo che il territorio dell’URSS, che conteneva un certo numero di popolazioni autoctone, è stato usato per far posto alle fabbriche e le popolazioni sono state sacrificate. I Sovietici si riferiscono a questo come alla “Questione Nazionale”, la questione se i popoli tribali avessero il diritto di esistere come popoli: e hanno deciso che le popolazioni tribali erano un sacrificio accettabile alle esigenze industriali. Guardo alla Cina e vedo la stessa cosa. Guardo al Vietnam e vedo che i marxisti, per imporre un loro sistema industriale, sradicano gli indigeni tribali della montagna
Ho sentito un autorevole scienziato sovietico affermare che quando l’uranio andrà ad esaurimento, soloallora si troveranno delle alternative.
Vedo che i Vietnamiti si sono impossessati di un impianto nucleare abbandonato dai militari degli Stati Uniti. Lo hanno smantellato e distrutto? No, lo stanno utilizzando. Vedo la Cina esplodere bombe nucleari, sviluppare reattori ad uranio e preparare un programma spaziale per andare a colonizzare e sfruttare i pianeti, allo stesso modo con cui gli Europei hanno colonizzato e sfruttato questo emisfero. È la stessa vecchia canzone. Ma questa volta forse con un ritmo più veloce.
La dichiarazione dello scienziato sovietico è molto interessante. Lui conosce quali saranno le fonti di energia alternativa? No, ha semplicemente fede. La scienza troverà il modo!
Sento marxisti rivoluzionari dichiarare che la distruzione dell’ambiente, l’inquinamento e le radiazioni saranno completamente sotto controllo. E li vedo comportarsi male, non secondo le loro dichiarazioni. Loro conoscono come queste cose verranno controllate? No, semplicemente hanno fede! La scienza troverà il modo. L’industrializzazione è meravigliosa e necessaria.
Come fanno a sapere questo? Fede! La scienza troverà il modo.
In Europa, la fede di questo tipo si è sempre connotata come “religione”. La scienza è diventata la nuova religione europea, sia per i capitalisti che per i marxisti; costoro sono intimamente vincolati, sono parte integrante della stessa cultura. Quindi, sia in teoria che in pratica, il marxismo esige che i popoli non europei rinuncino ai loro valori, alle loro tradizioni, alla loro esistenza culturale, completamente. In una società marxista, dovremo diventare tutti tossicodipendenti della scienza dell’industrializzazione.
Non credo che il capitalismo in sé sia davvero il solo responsabile della situazione per cui gli Indiani americani sono stati destinati ad un sacrificio nazionale. No, è la tradizione europea, la cultura europea ad essere la diretta responsabile. Il marxismo è solo l’ultima continuazione di questa tradizione, non una soluzione. Allearsi con il marxismo è come allearsi con le forze stesse che definiscono noi come un costo accettabile e sostenibile.
Esiste un’altra via. La via è quella della tradizione Lakota, e le modalità sono quelle degli altri popoli indiani d’America. Questo modo prevede che gli esseri umani non hanno il diritto di degradare la Madre Terra, che ci sono forze al di là di qualsiasi cosa il pensiero europeo abbia concepito, che gli esseri umani devono entrare in relazioni di armonia con tutto e questi rapporti conservati alla fine elimineranno le disarmonie.
La veemenza squilibrata esercitata da esseri umani su esseri umani, l’arroganza degli Europei nell’agire come se fossero al di là della natura di tutte le cose intimamente connesse fra di loro, possono solo tradursi in una disarmonia totale, e un riassestamento che ridimensioni l’arroganza degli esseri umani fornisce loro il sapore di quella realtà che sta fuori della loro portata o del loro controllo, e ripristina l’armonia.
Non vi è alcuna necessità di una teoria rivoluzionaria per ottenere questo risultato; tutto ciò oltrepassa il controllo umano. I popoli legati alla natura lo sanno e non hanno bisogno di tante teorie. La teoria è un astratto, la nostra conoscenza è la realtà.
Distillata da questi termini di fondo, la fede europea, - compresa la nuova fede nella scienza – equivale alla credenza che l’uomo sia Dio. L’Europa ha sempre cercato un Messia, sia che si tratti dell’uomo Gesù Cristo o dell’uomo Karl Marx o dell’uomo Albert Einstein. Gli Indiani d’America sanno che questo è del tutto assurdo.
Gli esseri umani sono la più debole delle creature, così debole che le altre creature sono disposte a fornirci la loro carne perché noi possiamo vivere. Gli esseri umani sono in grado di sopravvivere solo attraverso l’esercizio della razionalità, dal momento che non posseggono le capacità delle altre creature di procurarsi il cibo attraverso l’uso di zanne e artigli.
Ma la razionalità è una maledizione, dal momento che può indurre l’uomo a dimenticare l’ordine naturale delle cose, in un modo che le altre creature non fanno. Un lupo non dimentica mai il suo posto nell’ordine naturale. Gli Indiani d’America a volte lo possono fare. Gli Europei lo fanno quasi sempre.
Noi porgiamo i nostri ringraziamenti ai cervi, nostri affini, per averci concesso di mangiare la loro carne; gli Europei semplicemente prendono la carne come fatto di diritto e considerano il cervo un essere inferiore. Dopo tutto, gli Europei considerano se stessi divini nel loro razionalismo e nel loro sapere. Dio è l’Essere Supremo, quindi tutto il resto deve essere inferiore.
Tutta la tradizione europea, marxismo incluso, ha cospirato per sfidare l’ordine naturale di tutte le cose. La Madre Terra è stata abusata, le forze della natura sono state abusate, e questo non può andare avanti all’infinito. Nessuna teoria può alterare questo semplice fatto. La Madre Terra reagirà, tutto l’ambiente si ritorcerà contro, e gli abusatori saranno eliminati. Tutto si chiude nel cerchio, si torna di nuovo al punto di partenza. Questa è la rivoluzione! E questa è la profezia del mio popolo, del popolo Hopi e degli altri popoli giusti.
Per secoli, gli Indiani d’America hanno cercato di spiegare questo agli Europei. Ma, come ho detto in precedenza, gli Europei si sono dimostrati incapaci di sentire.
L’ordine naturale trionferà, e i suoi trasgressori si estingueranno; infatti i cervi muoiono quando offendono l’armonia sovrapopolando una data regione. È solo una questione di tempo, ma ciò che gli Europei definiscono “una catastrofe di proporzioni globali” si verificherà.
Sopravvivere, questo è l’obiettivo di tutti gli esseri naturali. Una parte della nostra sopravvivenza è dovuta al resistere. Noi non resistiamo per rovesciare un governo o per assumere il potere politico, ma perché, per sopravvivere, è naturale resistere allo sterminio. Non vogliamo il potere sulle istituzioni bianchi, noi vogliamo la scomparsa delle istituzioni bianche. Questa è la nostra rivoluzione!
Gli Indiani d’America sono ancora in contatto con queste realtà - le profezie, le tradizioni dei nostri antenati. Noi impariamo dagli anziani, dalla natura, dalle forze della natura. E quando la catastrofe avrà termine, noi popoli indiani d’America saremo ancora qui ad abitare l’emisfero.
Non mi importa che sia rimasta solo una manciata di indios a vivere nelle Ande. Il popolo indiano d’America sopravviverà: l’armonia verrà ristabilita. Questa è la rivoluzione!
A questo punto, forse dovrei essere molto più chiaro su un’altra questione, che comunque dovrebbe essere già chiara come risultato di ciò che ho detto. Ma in questi giorni si genera facilmente della confusione, quindi voglio insistere su questo punto.
Quando uso il termine “europeo”, non mi riferisco a un colore della pelle o ad una particolare struttura genetica. Quello a cui faccio riferimento è una mentalità, una visione del mondo come prodotto dello sviluppo della “cultura europea”. Le persone non sono geneticamente codificate per ritenere in sé, innata, questa prospettiva: sono state acculturate ad assumerla.
Lo stesso vale per gli Indiani americani o per i membri di qualsiasi altra cultura. È possibile per un Indiano d’America condividere i valori europei, una visione del mondo europeo.
Abbiamo un termine per queste persone; noi le definiamo “mele” - rosse sulla parte esterna (genetica) e bianche allo loro interno (i valori). Altri gruppi hanno termini simili: i Neri hanno i loro “oreos”; [N.d.tr.: Il biscotto Oreo fu ideato e prodotto dalla ditta Nabisco, una società americana produttrice di biscotti, nel febbraio 1912; il dolce è formato da due biscotti circolari a base di cioccolato con uno strato interno di crema al latte: quindi neri all’esterno, bianchi all’interno!]; gli Ispanici hanno le “coconuts”, le noci di cocco, e così via. E, come ho detto prima, esistono eccezioni al “modello bianco”: persone che sono bianche all’esterno, ma non bianche all’interno. Non sono sicuro di quale termine dovrebbe essere applicato a costoro, se non quello di “esseri umani”.
Quella che sto esponendo qui non è una proposizione razziale, ma una proposta culturale. Coloro che in ultima analisi sostengono e difendono i paradigmi della cultura europea e del suo industrialismo sono i miei nemici. Coloro che resistono a questo, coloro che lottano contro, sono i miei alleati, gli alleati del popolo indiano d’America. E non me ne importa un accidente di quello che il loro colore della pelle sembra rappresentare. Caucasica è il termine bianco per la razza bianca: invece, Europea è la prospettiva alla quale mi oppongo.
I Vietnamiti comunisti non sono esattamente di quelli che si potrebbero considerare geneticamente Caucasici, ma ora agiscono secondo la mentalità tipica degli Europei. Lo stesso vale per i Cinesi comunisti, per i Giapponesi capitalisti o per i Bantu cattolici o per Peter “McDollar” giù alla riserva Navajo o per Dickie Wilson qui a Pine Ridge. Qui non si tratta di questioni di razzismo, ma solo di un riconoscimento di una mentalità e di uno spirito che costituiscono una cultura.
In termini marxisti credo di essere un “nazionalista per cultura”. Prima di tutto, io lavoro con il mio popolo, il popolo di tradizioni Lakota, perché ha una visione comune del mondo e condivide una lotta diretta. Al di là di questo, io lavoro con gli altri popoli in possesso delle tradizioni degli Indiani d’America, sempre in affinità di una certa comunanza di visione del mondo e delle stesse forme di lotta. Peraltro, io collaboro con tutti coloro che hanno sperimentato l’oppressione coloniale dell’Europa e che resistono al suo totalitarismo culturale e industriale. Ovviamente, questi includono anche i Caucasici genetici che lottano per resistere alle condizioni dominanti della cultura europea. Mi vengono subito in mente gli Irlandesi e i Baschi, ma ce ne sono molti altri.
Io lavoro principalmente con la mia gente, con la mia comunità. Altre persone che hanno assunto punti di vista non europei dovrebbero fare lo stesso. Credo nella parola d’ordine, “Abbi fiducia nella visione dei tuoi fratelli”, anche se mi piacerebbe aggiungere nella frase le “sorelle”. Ho fiducia nella prospettiva che si fonda sui concetti di comunità e cultura manifestata dai popoli di qualsiasi razza, che naturalmente resistono all’industrializzazione e all’estinzione dell’uomo. Chiaramente, i bianchi nella loro individualità possano condividere questo solo quando hanno raggiunto la consapevolezza che la continuazione degli imperativi industriali dell’Europa non sono una prospettiva, ma il suicidio della specie.
Il bianco è uno dei colori sacri del popolo Lakota, come il rosso, il giallo, e il nero. Le quattro direzioni. Le quattro stagioni. I quattro periodi del vivere e dell’invecchiare. Le quattro razze dell’umanità. Provate a mescolare fra loro il rosso, il giallo, il bianco e il nero e otterrete il bruno, il colore della quinta razza. Questo è l’ordine naturale delle cose!
Ne consegue per me che sia naturale operare con tutte le razze, ognuna con la sua particolare espressione, con la sua specifica identità e con il proprio messaggio.
Tuttavia, esiste un particolare comportamento fra la maggior parte dei Caucasici. Appena divento critico nei confronti dell’Europa e del suo impatto sulle altre culture, i Caucasici si pongono sulla difensiva. Cominciano a difendere se stessi. Ma io non li sto attaccando personalmente, sto attaccando l’Europa. Nel personalizzare le mie osservazioni critiche sull’Europa, stanno personalizzando la cultura europea, identificando se medesimi con questa cultura. In ultima analisi, difendendo se stessi in questo contesto, stanno difendendo la cultura di morte europea.
Si tratta di un equivoco che deve essere superato, e deve essere superato in fretta. Nessuno di noi ha energia da perdere in tali conflitti senza senso.
I Caucasici devono offrire all’umanità una visione ben più positiva che la cultura europea. Io penso questo. Ma per raggiungere questa visione è necessario per i Caucasici, insieme al resto dell’umanità, staccarsi dalla cultura europea per esaminare con spirito critico l’Europa per quello che è e per quello che fa. Aggrapparsi al capitalismo e al marxismo e a tutti gli altri “ismi” significa semplicemente rimanere all’interno della cultura europea. Non si può evitare questo fatto fondamentale. E come tutti i fatti, questa opzione prevede una scelta. Capire che questa scelta si basa sulla cultura, e non sulla razza. Capire che scegliere la cultura europea e industrialista è come scegliere di essere il mio nemico. E capire che questa scelta è la vostra, non la mia.
Questo mi riporta ad affrontare la questione degli Indiani americani che sono alla deriva attraverso le università, le baraccopoli delle città, e le altre istituzioni europee.
Se voi siete lì per imparare a come resistere all’oppressore in conformità con i vostri modi di vivere vincolati alle tradizioni, così sia. Non so come si riesca a combinare le due cose, ma forse otterrete del successo. Ma mantenete il vostro modo di sentire ben vincolato alla realtà.
Attenzione nell’arrivare a credere che il mondo dei bianchi possa offrire ora soluzioni ai problemi a cui quel mondo ci ha posto di fronte. Attenzione, anche, nel consentire che le parole dei popoli nativi vengano distorte a vantaggio dei nostri nemici. L’Europa ha inventato la pratica di distorcere le parole e di “capovolgere le frittate”. Basta solo gettare uno sguardo sui trattati tra i popoli indiani d’America e i vari governi europei per rendersi conto di quanto ciò sia vero.
Ricava la tua forza da ciò che tu sei!
Una cultura che confonde regolarmente la rivoluzione con la continuazione, che confonde la scienza e la religione, che confonde la rivolta con la resistenza al cambiamento, non ha nulla di utile da insegnare e nulla da offrire come stile di vita. Da tanto tempo, gli Europei hanno perduto ogni contatto con la realtà, se mai siano stati in contatto con essa. Dispiacetevi per loro se ne sentite la necessità, ma sentitevi a vostro agio con quelli che vi riconoscono come Indiani d’America.
Allora, penso che, per concludere, vorrei chiarire che l’ultima cosa in cima ai miei pensieri è quella
di guidare qualcuno verso il marxismo. Il marxismo è estraneo alla mia cultura, come lo sono il capitalismo e il cristianesimo. In effetti, posso affermare di non credere di stare cercando di portare qualcuno verso qualcosa. In un certo senso, ho cercato di essere un “leader”, nel senso di come i media bianchi sono soliti usare questo termine, quando l’American Indian Movement era un’organizzazione giovane.
Questo è avvenuto come risultato di una confusione che non ho più da tanto tempo. Non si può essere tutto per tutti. Non intendo essere strumentalizzato per tale posizione dai miei nemici, io non sono un leader. Sono un patriota Oglala Lakota. Questo è tutto quello che desidero e di cui ho bisogno di essere. E mi sento proprio bene con colui che io sono.

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