sabato 10 novembre 2012

L'ipocrisia democratica e il processo alle idee


«... abbiamo il dovere etico-politico di continuare indomiti la nostra battaglia, consapevoli che l’enorme attenzione posta nei nostri confronti risulta essere direttamente proporzionale alla pericolosità antisistemica da noi espressa»

Manuel Negri
 
La libertà di parola e di pensiero, tanta decantata dagli epigoni del regime democratico, risulta essere, in uno Stato di polizia come l'attuale, un diritto a senso unico; ovvero, riservato solo ed esclusivamente a chi ingoia verità precotte e distribuite dall'alto, senza porre obiezione alcuna, ma soprattutto a chi evita di professare idee «non confor­mi» al pensiero dominante.
 
Gli «uomini liberi» nello spirito e nella mente, che si battono per la sopravvivenza e l'affermazione delle proprie idee, non allineate e politicamente definite «scorrette», vedono alzarsi contro di loro le più feroci e melliflue accuse e repressioni degne di un Tribunale della santa Inquisizione.
Blaterano di un nuovo millennio, ma siamo regrediti al più oscuro e becero Medioevo.
 
Lo scorso 3 marzo abbiamo potuto personalmente assistere in Verona ad un incontro organizzato dall'Associazione Giustizia Giusta, incentrato sull'uso politico della giustizia. Nel corso del dibattito si è fatto esplicito riferimento alla famigerata "Legge Mancino"; normativa liberticida ed anticostituzionale.
I relatori presenti non hanno però evidenziato la paternità di questa legge.
 
II discorso è sempre quello: in molti parlano di gruppi di pressione, di lobbies, ma pochi hanno il coraggio di dare un volto e un'identità a queste lobbies.
 
Era l'occasione giusta, in una sede come Verona, che da tempo vede susseguirsi un significativo uso politico della giustizia con importanti processi alle idee, a partire dal procedimento tenuto contro il Fronte Nazionale di Franco Freda, per giungere all'attuale attacco contro il Veneto Fronte Skinheads, obiettivo degli isterismi del dottor Papalia, aizzato e sostenuto sicuramente da influenti esponenti della comunità ebraica. Ecco a chi giova la legge Mancino!
 
Tali procedimenti giudiziari sono mirati nei confronti degli oppositori politici e contro chiunque non si allinea ai dettami massificanti ed omologanti del pensiero unico dominante imposto dal Sistema giudaico-mondialista.
 
La legge Mancino risulta essere pericolosissima in quanto può venire interpretata a descrizione e a piacimento da chi la adotta; è una normativa cui nessuno può sottrarsi, e il potere politico ha la consapevolezza dell'utilissimo strumento adottabile in qualsiasi occasione, per l'eliminazione degli avversari politici.
Questa normativa non è nata da una precisa volontà proveniente da partiti e movimenti politici nazionali, ma dalle irruenti e pressanti sollecitazioni di esponenti delle comunità ebraiche.
Non dimentichiamo le continue e assidue visite di Tullia Zevi e del rabbino Toaff che, nelle settimane precedenti alla promulgazione del decreto‑legge numero 122, hanno ripetutamente salito le scale dei ministeri sollecitando «urgenti provvedimenti».
 
Antecedentemente, facendo mente locale, tra la fine dell'anno 1992 e l'inizio del 1993 abbiamo potuto assistere, in tutta Europa, ad una massiccia campagna di stampa e propaganda ben orchestrata atta a sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti di tematiche quali il razzismo e l'«antisemitismo».  
 
Numerosi episodi di intolleranza e presunte profanazioni di cimiteri ebraici, in Germania così come in Francia sono risultati essere delle «bufale» o addirittura orchestrati proprio dagli ebrei stessi, al fine di giustificare una più vasta manovra a raggio mondiale che in Italia è sfociata con la legge Mancino, ma che ha visto in tutta Europa la nascita di simili leggi liberticide atte ad eliminare i nemici politici.
 
Qualche anno prima in Francia fu introdotta la legge Gayssot voluta esplicitamente dalla LICRA e dal B'nai B'ríth.
 
Anche in Italia il B'nai B'ríth ha ricoperto un ruolo determinante organizzando verso la fine di marzo del 1993 incontri con esponenti politici e rappresentanti del ministero della Giustizia, tramite l'appoggio del deputato ebreo Enrico Modigliani.
 
Come per magia, dopo pochissimo tempo, viene partorito il decreto­legge numero 122.
L'iter parlamentare, a dispetto della consuetudine, è stato straordinariamente breve: 26 aprile approvazione, 27 aprile pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, 28 aprile entrata in vigore. Complimenti!
 
Se i politicanti della colonia italiota fossero sempre così solerti, probabilmente in Italia qualche cambiamento potrebbe essere realizzato.
É in questo modo che ha visto la luce una legge liberticida che cozza contro i diritti naturali dell'uomo e che «non è esagerato dire che, negando, in nome della tolleranza, la libertà di religione, espressamente sancita dagli articoli 3 e 8 della Costituzione e quella di manifestazione e propaganda del proprio pensiero, punti fondamentali e qualificanti di ogni ordinamento democratico moderno, si risolve in una surrettizia abrogazione della Costituzione stessa, e cioè della legge che si asserisce essere il fondamento del nostro sistema giuridico». (cfr. “Legge Mancino n° 122”, C. A. Agnoli, Ed. Civiltà, Brescia 1995 p. 25).
 
Ora, come Comunità Politica di Avanguardia, nonostante l'inquietante presenza di questa normativa che potrebbe colpire chiunque in qualsiasi momento, abbiamo il dovere etico‑politico di continuare indomiti la nostra battaglia, consapevoli che l'enorme attenzione posta nei nostri confronti risulta essere direttamente proporzionale alla pericolosità antisistemica da noi espressa.
 

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