di Enrico Galoppini
È un po’ di tempo che lo penso: tutti questi
film che escono al cinema non sono solamente inutili, ma gravemente nocivi per
l’equilibro sia dell’individuo che della società. Quello che è accaduto a
Denver, dove uno studente universitario travestito da “cattivo del film di
Batman” ha fatto una carneficina in un cinema, è solo la punta dell’iceberg di
un problema grave, che solo la superficialità dei moderni, nel loro
“scetticismo”, impedisce di affrontare con le dovute misure.
Non mi riferisco al livello demenziale di
numerose pellicole, tipo certe “commedie” o sedicenti “film comici”, di una
comicità inautentica, cerebrale e sforzata, caratteristica dell’uomo degenerato
senza più freni inibitori per il quale tutto va deriso e insozzato. Né alla
propaganda insita in svariati film d’argomento “storico”, per mezzo dei quali un
pubblico boccalone pensa di conoscere la storia, che finisce per corrispondere a
quanto inscenato nell’interessata finzione.
Non sto pensando neppure al cinema “porno”,
che al confronto con certi capolavori di manipolazione mentale del cinema
d’oggigiorno risulta quasi innocuo!
Ai fini del discorso che intendo
svolgere non è nemmeno importante il fatto che Hollywood, la capitale di questa
“industria del sogno”, sia in mano o no a personaggi appartenenti ad un’unica
cricca etnico-religiosa votata allo spargimento della corruzione sulla
terra.
E non è nemmeno questione del profluvio di
soldi che potrebbero essere spesi certamente meglio.
Attraverso il cinema – ma anche la radio, la
tv, e ora anche internet – chi detiene il potere sa di poter contare su un mezzo
fenomenale per influenzare le idee e i comportamenti di persone massificate, che
non resistono al bisogno di “evadere” e di “sognare”.
Ma pochissimi film - almeno di quelli che
riescono a perforare la fitta maglia della censura di fatto operata dalla
distribuzione e da “leggi” che garantiscono il predominio di una sola
cinematografia su tutte le altre - meritano effettivamente d’essere visti.
Esiste infatti una cinematografia d’argomento “spirituale” che ha senz’altro
prodotto dei capolavori, capaci di “elevare” lo spettatore, spronandolo alla
riflessione e all’approfondimento di determinati temi “senza tempo”.
Ma come chiunque può constatare, i moderni
cinema “multisala” nei quali ci s’ingozza di pop corn e coca cola, non sono
esattamente dei luoghi in cui circolano trame ideate per lo sviluppo degli
esseri umani esortandoli così a meditare sulle “verità ultime”. E sarebbe già
qualcosa se almeno questi film vertessero su “grandi personalità”, sui
cosiddetti “uomini che hanno fatto la storia”, che almeno anche i ragazzini
accompagnati dai genitori godrebbero di un’occasione per confrontarsi con
qualche cosa in grado di tirare fuori, di suscitare “l’eroe” che c’è in
loro.
Invece ci si spaparanza sulla poltrona del
cinema soprattutto per “divertirsi” ed “emozionarsi”, tale è oggigiorno il
piattume della vita media delle persone. Si cerca in fondo un’occasione per
uscire dall’ordinario, da quel grigiore che è la “vita moderna”.
Non c’è che dire: si viene sicuramente
accontentati, tra effetti speciali, colpi di scena, adrenalina a volontà. Uno
esce dal cinema praticamente esaltato, o mezzo rintronato, comunque alterato, ed
ha avuto così quello che cercava. Un paio d’ore di “magia”, di “sogno” e di fuga
dalla realtà. Emozioni forti.
Ad alcuni possono bastare quelle dei film
“d’azione”, anch’essi abbastanza innocui se confrontati con altri generi. Lì, di
solito, c’è il protagonista “buono” che sgomina i “cattivi”, e va da sé che il
buono s’identifica con l’America, l’Occidente, mentre la malvagità è addossata a
tutti gli altri (tedeschi, arabi, russi, cinesi ecc.).
C’è poi un genere un po’ più pericoloso degli
altri, che è quello dei “film dell’orrore” e dei “thriller”, che in un certo
senso ha pervaso gran parte della cinematografia recente, caratterizzata dalla
presenza di un motivo di fondo inquietante, tanto che anche gli ultimi
rifacimenti di “film per bambini” mettono addosso una strana agitazione, la
quale non risparmia ormai anche i cartoni animati.
Di fronte a mostri d’ogni tipo e a situazioni
le più allucinanti, lo spettatore si pone in maniera del tutto ignara di quali
rischi ai quali va incontro, talmente convinto che – dopo una vita passata nello
“scetticismo” – in fondo si tratti solo di “finzione”. Egli non si rende conto
infatti che questo mondo, nel quale crede di trovarsi come in una campana di
vetro, è solo una delle indefinite dimensioni di quella che comunemente
definiamo “realtà”. Una dimensione nella quale il “re” è l’uomo, o meglio
dovrebbe essere, se solo non avesse abdicato alla sua funzione alla quale l’ha
destinato il suo Signore. Al di sotto e al di sopra di lui esistono altre
entità, “demoniche” e “angeliche”, che possono comunque entrare in questo mondo
a condizione che vengano aperte loro delle “porte”.
Evidentemente, quello che chiamiamo
correntemente “subconscio”, ovvero il mondo delle entità basse, malefiche, che
riducono l’uomo ad una controfigura di se stesso, ad un burattino disanimato, e
quello che definiamo “spirituale”, ovvero il mondo delle entità di luce,
generose e benefiche, devono trovare dei “passaggi” per accedere nella nostra
dimensione.
Pertanto, sia le entità benefiche che quelle
malefiche vanno “evocate”. La preghiera, la meditazione e il digiuno,
secondo i metodi trasmessi dai depositari di una Tradizione regolare, sono
le tecniche – fatta salva la grazia divina – che permettono a queste entità di
venirci a trovare, di ‘abitare’ in noi. È la “discesa dello Spirito” di cui si
parla troppe volte a vanvera: un cuore “pulito” è la coppa in cui esso andrà a
riversarsi, ed ogni volta che ciò avviene l’intera creazione viene “salvata” e
protetta dall’azione dissolutrice di forze che agiscono in senso contrario. Come
un solo uomo può fecondare la terra, un solo uomo può mantenerla ancora quella
grande occasione che ci è stata data per fare “ritorno a casa”.
Questo compito, che in altre occasioni
ho definito come “imprescindibile”, è tuttavia elitario per definizione,
ancorché necessario. La maggioranza degli esseri umani, invece, sono preda di
bassi istinti e forze centrifughe che li allontanano dal loro “centro”. Essi,
pertanto, in un modo o nell’atro fan sì che i “demoni” vengano ad “abitare” in
essi, cosicché poi possano estrinsecare la loro perversa azione nel
mondo.
Ma per giungere a ciò non c’è bisogno di
partecipare ad una qualche pittoresca “seduta spiritica”, che a suo modo fa
comunque dei danni. Mi riferisco più che altro ad una “evocazione” attraverso
“creazioni dell’immaginazione” quali possono essere personaggi e situazioni di
opere letterarie o cinematografiche.
Tali “entità”, una volta descritte o
addirittura rappresentate su uno schermo, possono trovare un “varco” ed
insinuarsi in questo mondo accomodandosi in quello che è il piano intermedio di
ciascun essere umano, quello mentale, che non adeguatamente “protetto” da un
“lavoro spirituale” è suscettibile di scatenare i più terribili disastri in
questo mondo.
È quello che ritengo sia accaduto
anche a Denver. Dove una mente non adeguatamente protetta come sono ormai le
più, quindi facilmente preda delle suggestioni infere, è stata letteralmente
“posseduta” da una entità ‘materializzatasi’ attraverso un film (o da film già
visti), che purtroppo un pubblico abbindolato perché senza riferimenti saldi si
ostina a considerare un “innocuo divertimento”.
Le reazioni sono state quelle che ci si
possono attendere in una situazione completamente allo sbando: “bisogna mettere
uomini armati nei cinema!”, ha sentenziato qualcuno.
Per il resto, il solito fiume di retorica
piagnucolosa e patriottarda, con il solito Obama mandato a recitare la parte del
povero “padre della nazione” profondamente costernato e dispiaciuto. La solita
gestione emozionale della situazione fa il resto, tra video girati col
telefonino e “l’ultimo tweet” di una delle vittime.
Altro non si riesce a fare, presi nella
tenaglia dell’emozionalità malamente incanalata e del bisogno di “sicurezza” che
inevitabilmente genera.
Non vi sarà perciò da sorprendersi quindi se,
come cantano alcuni, un giorno si deciderà di impiantare a tutti un
“microchip emozionale” sempre per motivi securitari. Siccome tutti siamo
potenzialmente dei “pazzi”, pronti ad a una nuova strage architettata in
un’apparente ma sospettissima “normalità”, che cosa di meglio che introdurre un
elemento in grado di rivelare ad un infallibile “test” il livello di “stress”,
la corrispondenza tra parole e pensiero, la nostra affidabilità come “cittadini
modello”?
Non è fantascienza. Non voglio spaventare
inutilmente, per non fare anch’io il “gioco dell’Avversario”: basta farsi una
ricerca su internet e verranno fuori risultati a dir poco inquietanti, ma per
nulla in contraddizione con quella che pare essere la china che questa umanità
ha deciso d’intraprendere, evidentemente perché sta venendo meno al suo
compito.
Infatti, se solo ci svegliassimo un minimo,
non potremmo rinunciare, visto che ne va di mezzo non solo la nostra “salute
mentale” (il che è ancora troppo riduttivo), ma addirittura il nostro destino
ultraterreno, non potremmo dire basta una volta per tutte ad una serie di
abitudini funeste tra cui quella di sorbirsi tutti questi inutili e dannosissimi
film?
http://europeanphoenix.com/it/component/content/article/3-societa/340-chi-lha-detto-che-un-film-e-solo-un-film
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