I Principi Carlo e Camilla
di
Alessandro Romano
Premesso che il Regno delle Due Sicilie è stato soppresso dai Savoia con
la nota conquista chiamata “risorgimento”, nel concreto la vertenza tra i due
rami dinastici nasce principalmente per la gestione del nome e dell’Ordine
Costantiniano di San Giorgio, le cui finalità sono esclusivamente benefiche e
morali, e non per un vero e proprio diritto ad un trono che non c’è.
La divisione tra le due “corone” (napoletana e spagnola) dello stesso
ceppo familiare, nasce con l’arrivo nel Regno di Napoli e Sicilia di Carlo di
Borbone (1734), figlio di Filippo V di Spagna e dell’italiana Elisabetta
Farnese. Carlo, all’atto della proclamazione dell’indipendenza dell’attuale Sud
Italia (Sicilia compresa) dal vicereame austriaco, emise una prammatica (le
leggi di allora si chiamavano così) con la quale veniva chiaramente ribadita la
totale divisione della gestione politica ed amministrativa del Regno di Napoli
dalla Spagna e da qualsiasi altro stato. Il giovanissimo re stava consciamente
gettando le basi nazionali di quella che, allora, era l’Italia e lo si evince
molto chiaramente anche dalla lapide posta sul monumento dell’indipendenza che
egli fece erigere a Bitonto, luogo della sua vittoria sugli stranieri
austriaci: “ Carlo (…) i Tedeschi
annientò e l’Italica libertà nazionale fondò i Pugliesi e i Calabresi la
bandiera alzarono”.
Dopo la caduta del Regno usurpato dai Savoia, il ramo ereditario delle
Due Sicilie passava al Principe Carlo Tancredi di Borbone, figlio del Conte di
Caserta, fratello del re Francesco II morto senza eredi.
I problemi iniziarono quando il Principe Carlo Tancredi di Borbone, per
poter sposare la
Principessa Maria Mercedes (infanta di Spagna ) figlia del re
Alfonso III di Spagna, nel rispetto della Prammatica di Carlo di Borbone
dovette rinunciare ai suoi legittimi diritti ereditari sulle Due Sicilie e,
quindi, su tutto quanto concerneva la dinastia napoletana, compreso l’Ordine
Costantiniano.
Tale rinuncia venne ufficializzata dal Principe Tancredi a Cannes, con
un atto pubblico, il 14 dicembre 1900. A seguito di questa decisione, dopo
qualche mese, ed esattamente il 7 febbraio 1901, Carlo Tancredi di Borbone Due
Sicilie diventava Carlo Tancredi di Borbone Spagna, con tutti i conseguenti
risvolti politici e le previste prerogative dinastiche.
La rinuncia che si innestava perfettamente nella legge dinastica interna
dell’antica Famiglia Borbone, fu accettata da tutti i componenti europei della
casata, compresa Maria Sofia, ancora in vita, e da Ferdinando Pio che, di
fatto, acquisiva il titolo ereditario di Capo della Famiglia e di Gran Maestro
dell’Ordine Costantiniano. Insomma, nel caso sarebbe stato lui il re.
Tuttavia, Ferdinando Pio, legittimo erede del titolo per rinuncia di
Tancredi, non ebbe figli maschi, pertanto alla sua morte il titolo passò
automaticamente al fratello Ranieri di Borbone che, nel 1960, divenne a tutti
gli effetti Capo della Famiglia Reale dei Borbone Due Sicilie e Gran Maestro
dell’Ordine Costantiniano. Ed a questo punto, a distanza di ben 60 anni
dall’atto certificato a Cannes, che Alfonso di Borbone Spagna, figlio del
rinunciatario Tancredi, dichiarò nullo l’atto di rinuncia sottoscritto dal
genitore perché, a suo dire, non in armonia con legge francese,
autoproclamandosi Capo della Famiglia e titolare di tutte le prerogative
proprie del titolo.
Va sottolineato che il cosiddetto “Atto di Cannes” di rinuncia, fu
registrato pubblicamente non per ottemperare alle leggi francesi (dove veniva
sottoscritto), ma per certificare l’autenticità delle firme apposte sugli atti
dal Principe Tancredi. Questo punto è di fondamentale importanza per capire il
contenzioso che ne è poi nato.
Infatti, le leggi che all’interno della famiglia tuttora vigono sono le
stesse di quando la Famiglia
regnava e da queste riconosciute come le sole legittimate a regolare i rapporti
dinastici interni, al di sopra di quanto viene poi stabilito dalle leggi degli
stati dove la Famiglia
risiede.
Tra l’altro, fu rilevato che qualora l’atto di rinuncia fosse stato
cassato, sarebbero di conseguenza decaduti tutti gli effetti dinastici ad esso
collegati, ivi compreso l’acquisizione del titolo di “Infante di Spagna” che ne
aveva imposto la sottoscrizione.
Tuttavia così non fu ed essendo l’autoproclamazione logicamente impropria
ed in palese violazione della legge interna della dinastia, la maggioranza dei
componenti la casata non ritennero valido questo atto d’imperio, continuando a
riconoscere quali legittimi eredi del titolo i figli di Ranieri del Ramo
Napoletano. Non curante di quanto gli perveniva da quasi tutti i componenti la
famiglia e dai vari luminari del Diritto quali, ad esempio, il Prof. Ettore
Gallo, già Presidente della Corte Costituzionale italiana, Alfonso, figlio del
rinunciatario Tancredi, iniziò una vertenza legale senza fine improntata sul
Diritto francese, italiano e spagnolo, in palese contrapposizione alle regole
dinastiche ed al Popolo delle Due Sicilie che in Carlo di Borbone Duca di
Castro, legittimo erede di Ranieri, riconosce l’autorità di proprio Rappresentante
identitario.
E’ in virtù di questo riconoscimento che Carlo di Borbone Duca di
Castro, Principe Ereditario delle Due Sicilie e Capo del Magistero dell’Ordine
Costantiniano di San Giorgio, da venti anni è presente nella nostra Terra dove
viene accolto con sincero affetto dalla sua gente e stimato ed amato da tutti i
promotori di un risveglio culturale e sociale quale unica speranza per un
futuro migliore.
|
Parte I
RispondiEliminaIl punto di vista espresso dal Signor Romano è una sua personale forzatura, partendo da affermazioni presentate come dati di fatto,che non rispondono a verità, giungendo a conclusioni completamente sballate, mancando i presupposti del suo discorso.
Infatti l'Atto di Cannes è un atto unilaterale del principe Carlo Tancredi e non richiesto dalla Casa Reale spagnola.
Essere Infante di Spagna ed erede al trono delle Due Sicilie non erano e non sono posizioni inconciliabili e sostegno di ciò ci sono i fatti della storia.È stato detto che quando il Principe Don Carlo delle Due Sicilie diventò un cittadino spagnolo, il 7 febbraio 1901, poco prima del suo matrimonio, rinunciando alla nazionalità precedente e ricevendo il titolo di Infante di Spagna, cessò di essere un membro della Dinastia delle Due Sicilie e diventò un membro di una dinastia completamente separata, la Casa Reale spagnola. Gli storici della Casa di Borbone, tuttavia, sono uniti nella convinzione che ogni membro della Casa di Borbone che discese in linea maschile da parte di Filippo V di Spagna e nato da matrimoni riconosciuti, ha goduto del diritto al trono spagnolo. La cittadinanza è irrilevante per una pretesa dinastica ereditaria - se fosse altrimenti il Principe Don Ranieri, Don Ferdinando e il figlio di quest'ultimo, Don Carlo, sarebbero stati verosimilmente non ammissibili in virtù della loro cittadinanza francese. Il Principe Gabriele e i suoi stessi figli erano cittadini spagnoli senza che questo sia stato considerato un ostacolo al loro godimento dei loro diritti dinastici e titoli.
Parte II
RispondiEliminaAl momento della revoca della legge salica, Francesco I delle Due Sicilie ha scritto al re Ferdinando VII di Spagna il 29 marzo 1830, lamentando che ciò aveva influito su "i diritti dei miei discendenti, perché li priva della successione eventuale il trono di Spagna che era stato assicurato dalla legge pre-citata di Filippo V ". Ha continuato affermando che egli desiderava che la sua "discendenza maschile avrebbe continuato a conservare questi diritti che erano stati trasmessi a loro" da Filippo V. Egli non vede a quanto pare alcun conflitto con l'essere sia un Due Sicilie e sia dinastia spagnola. Il 18 maggio 1833, Ferdinando II emanò una protesta formale contro l'abrogazione, dichiarando che a tutti i discendenti di Filippo V era stato garantito il loro diritto al trono di Spagna per sempre, un diritto che passava ", secondo l'ordine e grado della loro nascita. ... per primogenitura, in seguito alla morte del possessore ultimo della Corona .... alla linea più vicina al defunto e che la successione non può essere designato dal predecessore, ma da Dio solo, con l'ordine di successione già stabilito " . Ciò sembrerebbe smentire l'affermazione che esiste un conflitto fondamentale tra l'essere un membro della Real Casa delle Due Sicilie e la Casa Reale di Spagna. Tale affermazione sembrerebbe essere in contraddizione con le dichiarazioni di re Francesco I e il re Ferdinando II e con il testo del decreto pragmatica del 1759 stesso.
Parte III
RispondiEliminaNel 1868 una situazione simile era sorta per i problemi sul matrimonio del principe Don Gaetano delle Due Sicilie, quindi il prossimo in linea dopo il conte di Caserta, con la Infanta Doña Isabel, figlia della Regina Isabella II di Spagna. L'Infanta Doña Isabel era stata erede presuntiva al trono dalla sua nascita, il 20 dicembre 1851 e, come tale, è stata creata Principessa delle Asturie il 24 marzo 1852, fino alla nascita di suo fratello Alfonso (futuro Alfonso XII) nel novembre 28, 1857. Dopo il matrimonio il 14 maggio 1868, il conte di Girgenti fu creato Infante di Spagna e non ci fu alcuna discussione tra i ministri di suo fratello, come se dovesse rinunciare ai suoi diritti Due Sicilie. In modo corretto, e in conformità con la legge Due Sicilie, fu stabilito che il decreto Prammatica di Carlo III era ancora in vigore e fu redatto un atto sottoposto alla sua firma, che gli imponesse di rinunciare ai suoi diritti Due Sicilie nel caso in cui fosse divenuto Re Consorte di Spagna. Dopo ulteriore riflessione non firmò mai effettivamente quel atto, che è rimasto pronto ed è conservato negli archivi della Casa. Il 30 settembre 1868, ci fu una rivoluzione e la regina Isabella II partì per l'esilio a Parigi. Il 25 giugno 1870, abdicò come Regina a suo figlio, Alfonso XII (che visse in esilio fino alla sua proclamazione a re costituzionale il 29 dicembre 1874 e rientrò a Madrid il 11 gennaio 1875), a questo punto l'Infanta Doña Isabel, contessa di Girgenti, ancora una volta diventò erede presuntiva, ma senza ricevere il titolo di Principessa delle Asturie. Il principe Don Gaetano, un uomo triste e travagliato, si sparò uccidendosi, durante un soggiorno presso l'Hotel du Cygne a Lucerna, il 26 novembre 1871, risolvendo così la questione. La vedova, che continuò ad essere la contessa di Girgenti, morì in esilio a Parigi il 23 aprile 1931, nove giorni dopo la caduta della monarchia spagnola. E 'difficile conciliare questa storia delle relazioni tra le due case reali, Spagna e Due Sicilie con l'affermazione che il capo della casa reale Due Sicilie non potesse anche essere un Infante spagnolo.
Re Francesco II aveva il vantaggio rispetto al Conte di Caserta di farsi consigliare dai suoi ministri, che erano uniti a lui nel suo esilio romano, al momento di decidere come trattare il matrimonio del Conte di Girgenti.
E' chiaro, per la corrispondenza tra il Conte di Caserta, la Regina reggente e la Infanta Doña Isabel, che la decisione nel dicembre del 1900 di richiesta al Principe Don Carlo di fare una rinuncia, fu fatta in fretta, e che l'atto medesimo è stato redatto non più di due giorni prima della sua firma. L'atto era in conflitto con la legge Due Sicilie, secondo il quale era necessaria solo una rinuncia in caso di Corona spagnola e sovranità italiana Due Sicilie unite nella stessa persona. Inoltre, poiché nell'atto è dichiarato che era "in esecuzione" dei requisiti del decreto pragmatica del 1759 non poteva far altro che far rispettare tale decreto.
Parte IV
RispondiEliminaColoro che contestando l'affermazione della linea Senior suggeriscono che l'atto deve essere letto solo come le parti apparentemente hanno stabilito, come una rinuncia della Corona e, di conseguenza, tutte le prerogative ad essa collegate. Essi affermano che, poiché apparentemente era desiderio del Conte di Caserta e pure di Ferdinando Pio, Duca di Calabria, che la linea del principe e Infante Don Carlo fossero esclusi, questi desideri devono essere rispettati . Dal momento che vi sono già delle leggi della dinastia in determinate circostanze, quando per un principe fosse necessario rinunciare, è stato improprio e inopportuno introdurre altre circostanze non previste nell'ambito di tali leggi - almeno non senza una modifica formale alle leggi della casa (impossibile da attuare dopo la detronizzazione della dinastia). In ogni caso le Corone non sono regolate dalla volontà del momento, ma da precise norme stabilite che non possono essere informalmente o indirettamente modificate.
Carlo VII (poi Carlo III di Spagna) e di Ferdinando IV e III (poi I delle Due Sicilie) avevano goduto anche del titolo di Infante di Spagna, come aveva fatto il principe Don Gaetano delle Due Sicilie, conte di Girgenti (vedi sopra ). Il Principe Don Carlo è sempre apparso nel Libro d'Oro della Nobiltà Italiana dalla prima edizione nel 1907, fino al 1962, al suo posto sotto la voce delle Due Sicilie, allo stesso modo nel Gotha, in cui sono apparsi in entrambe le Case. Stesso Alfonso XIII chiesto che il direttore della pubblicazione includesse suo nipote e pronipote sotto il ramo di Borbone-Due Sicilie. L'attuale Infante Duca di Calabria è stato riconosciuto membro della dinastia Due Sicilie dal governo spagnolo nel 1994, quando gli è stato accordato il nome di "Borbón-Dos Sicilias" nel decreto con cui fu creato Infante, dato che per la posizione spagnola non c'è mai stato nessun conflitto giuridico ad avere il diritto di entrambe le successioni.
La linea Senior aveva sempre avuto l'appoggio del conte di Barcellona che, come Capo della Real Casa di Borbone e successore di re Alfonso XIII fu sovrano del Toson d'Oro, e di suo figlio, l'attuale re, Juan Carlos I.
L'Infante Don Carlos, Duca di Calabria, è uno dei tre principi borbonici ad essere cavalieri del Toson d'Oro, di cui è il decano, gli altri sono il Principe delle Asturie e il granduca Jean del Lussemburgo.
Turbato dalla controversia, Re Juan Carlos nel 1983 commissionò un'indagine a cinque istituzioni: l'Istituto "Salazar y Castro" (parte dell'Istituto Superiore di Investigazione Scientifica), la Reale Accademia di Giurisprudenza e Legislazione, il Ministero della Giustizia, il Ministero degli Affari Esteri e il Consiglio di Stato. Dopo un esame dettagliato delle questioni, ampiamente descritto nelle loro relazioni , tutti e cinque gli organi riferirono all'unanimità al Re che l'erede alla carica di Capo della Real Casa delle Due Sicilie con tutte le sue prerogative era S.A.R. Don Carlos de Borbón-Dos Sicilias y Borbón-Parma, duca di Calabria (ora anche Infante di Spagna). L'8 marzo 1984, questa decisione venne trasmessa alla S.A.R. in una lettera formale da parte del Capo della Casa Reale. Nessun altro organismo pubblico ha formalmente indagato la controversia sulla succassione e la posizione che gli altri hanno avuto in questa vicenda per sostenere una parte o l'altro è puramente personale. La Santa Sede, nonostante le affermazioni in senso contrario, è sempre stata attenta a mantenere una posizione neutrale.