lunedì 14 maggio 2012

La moneta di stato

pubblicato da sovranidade in data aprile 24, 2011

Centro Studi Monetari

“Ogni governo può creare, emettere e far circolare tutta la valuta ed il credito necessari per soddisfare le proprie necessità di spesa ed il potere d’acquisto dei consumatori “.
Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti.

Quando Benjamin Franklin venne chiamato a relazionare al parlamento britannico nel 1757 e gli venne chiesto di dar conto della prosperità delle colonie americane, rispose: “E’ semplice. Nelle colonie emettiamo la nostra moneta, chiamata biglietto coloniale (Colonial Script). Lo emettiamo in proporzione alla domanda commerciale ed industriale per facilitare il passaggio dei prodotti dal produttore al consumatore. In questo modo, creando noi stessi la moneta, ne controlliamo il potere d’acquisto e non dobbiamo pagare interessi a nessuno”. Fu la lotta per la sovranità finanziaria che dette origine alla rivoluzione americana, quando la Banca d’Inghilterra, obbligando le colonie ad abbandonare i loro biglietti e ad adottare esclusivamente la sterlina inglese, precipitò le colonie in un profondo stato di povertà e di crisi economica. Quella guerra non è mai finita. Durante la loro vita politica, Thomas Jefferson, James Madison e Andrew Jackson combatterono contro i tentativi dei banchieri europei di controllare la fornitura della moneta degli Stati Uniti attraverso una banca centrale. Quando Abraham Lincoln emise i verdoni (greenback) che  toglieva ai banchieri privati il monopolio dell’emissione e del controllo monetario, egli venne presto assassinato. I banchieri internazionali hanno combattuto per un secolo per ottenere il diritto esclusivo all’emissione monetaria da scambiare col debito pubblico, negli Stati Uniti, e ci riuscirono finalmente nel 1913 con l’istituzione della Federal Reserve, attraverso la legge Federal Reserve Act. Questa legge autorizzava un cartello privato a creare moneta dal nulla e a prestarla ad usura (interesse) al governo statunitense, controllandone la quantità che il cartello poteva espandere o diminuire a piacere. Il deputato Charles Lindbergh definì la legge “il peggior crimine legislativo di tutti i tempi”. Cinquant’anni dopo, il presidente John F. Kennedy sfidò i banchieri centrali emettendo dei biglietti di stato liberi dal debito. Anche lui finì assassinato. L’operazione effettuata con la legge del 1913 con la quale si fondava la Federal Reserve era incostituzionale, così come lo è stata la sottoscrizione e recezione del Trattato di Maastricht da parte dell’Italia ottant’anni dopo, perché trasferiva il potere sovrano dell’emissione monetaria ad un cartello bancario privato. Il debito pubblico esponenziale che ne seguì è quello che ha portato gli Stati Uniti alla bancarotta, attraverso l’appropriazione indebita delle enormi risorse economiche e vitali del popolo nord-americano. Questo sistema monetario parassitario, basato sull’usura, da allora è diventato il modello del sistema bancario occidentale ed è stato adottato in 170 paesi del mondo. Il sindacato di questo sistema di banche centrali ha il suo quartier generale nella Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea (BIS). La BIS nacque nel 1930 ed oscura le sue operazioni con una serie incredibile di immunità legali che ne impediscono ogni forma di supervisione ed indagine. La BIS funzionava come “centro di riciclaggio per i nazisti” durante la seconda guerra mondiale, così dicono i vincitori. Sarebbe interessante confrontare il tipo di operazioni svolte dalla BIS tra il 1930 ed il 1944 con quelle svolte nel periodo 1945-2009, ma purtroppo questo tipo di informazioni non sono disponibili agli storici… Oggi la banca funziona come cassiere del casinò finanziario mondiale. Ogni banca centrale ha il monopolio esclusivo sul sistema monetario a corso legale del paese, con il potere di creare debito pubblico e di espandere e contrarre l’economia nazionale a volontà.
Il coordinamento delle politiche monetarie tra le banche centrali avviene attraverso la BIS, i banchieri centrali si riuniscono a porte chiuse, nominano i loro governatori e stabiliscono le loro regole. Sono loro che decidono, per esempio, il rapporto delle garanzie necessarie per ottenere i finanziamenti, dividendo l’umanità in settori come: latifondisti, multinazionali, singoli individui. I loro libri contabili non sono soggetti a revisione da parte dei governi che li ospitano (altrimenti verrebbe subito fuori l’inganno del sistema d’emissione). Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sono i tentacoli di questa piovra che obbligano i paesi, attraverso gli “Aggiustamenti strutturali”, ovvero pesante intromissione nelle politiche economiche interne, a derubare i contribuenti, a tagliare i programmi d’assistenza sociale, a privatizzare i beni pubblici e a cedere il tesoro delle nazioni ai predatori internazionali a prezzi stracciati. Le tesorerie dei governi sono l’ospite del parassita. Liberare l’economia globale da questa malattia sistemica presuppone la conoscenza del meccanismo con cui la banca centrale debilita il governo ospite attraverso il debito pubblico. L’autorità ed il potere sovrano dell’emissione monetaria è una funzione naturale dei governi, eletti dal popolo sovrano, per questo i banchieri cercano di ottenerne il monopolio dell’emissione attraverso leggi e trattati che hanno l’apparenza legale, ma che rappresentano dei veri e propri atti di alto tradimento. I governi che hanno accettato di cedere illegalmente questo potere – cioè di emettere la moneta
nazionale a corso legale – sono quindi costretti a prenderla a prestito dalle banche attraverso l’indebitamento ed il pagamento di interessi (o sconti sul valore dei titoli). La banca centrale fabbrica cartamoneta e credito attraverso la creazione di prestiti (ma anche, pro bono suo, attraverso la semplice spendita sul mercato, ad es. in borsa) in cambio di buoni del Tesoro del governo sottomesso.
Ovvero di cambiali a rivalersi sui contribuenti. Questa nuova moneta non ha un valore preesistente nella realtà e trae la sua origine da false scritture contabili. Ecco perché il sistema bancario non tollera la revisione dei bilanci da parte di revisori esterni. Questo denaro viene letteralmente creato dal nulla. Le banche centrali allora “prestano” questo denaro a grandi banche d’investimento e quindi alle banche minori sottostanti. Le banche commerciali moltiplicano per 50 volte questo denaro – la riserva frazionaria – creando inflazione nella quantità di moneta che a sua volta svaluta la moneta stessa. Quelli che hanno preso a prestito, gli utenti finali, sono costretti anche a trovare gli interessi da aggiungere al pagamento del capitale, creando una ulteriore spinta inflativa. Ogni euro è una falsa cambiale che passa da un prestatore alla stessa persona che poi, attraverso le tasse, dovrà onorarla. Un sistema monetario basato sul debito inesigibile non potrà mai raggiungere l’equilibrio perché l’interesse composto che si moltiplica esponenzialmente finisce per fagocitare la massa stessa della liquidità. Ecco perché siamo nella fase del collasso sistemico, anche perché sempre più la gente capisce che il sistema – oltreché illegale ed ingiusto – è completamente irrazionale. Ecco anche quindi la necessità di riscoprire la possibilità di emettere della moneta di stato con un criterio di distribuzione utile alla società. Se torniamo all’unità dell’Italia, scopriamo che sostanzialmente fu necessaria allo scopo di consolidare i debiti dei singoli stati costituenti. L’istituzione del Gran Libro del Debito Pubblico italiano avvenne con la prima legge unitaria discussa in parlamento, la legge 10 luglio 1861, n. 94. Nel libro confluirono i debiti degli stati preunitari e si aprì un decennio di fuoco per la finanza pubblica, che dovette ad un tempo far fronte ai costi smisurati di azzardati eventi militari e alla creazione di una struttura unitaria. E quindi, altri debiti ancora… Col Gran Libro del Debito Pubblico, la truffa monetaria si estese a tutta la penisola, così come col trattato di Maastricht, che è avvenuto 130 anni dopo, la truffa monetaria ha unificato nell’Europa i paesi costituenti. Ma non basta ancora, ovviamente, ora l’Europa si deve allargare ai paesi ex-sovietici. Con l’insorgere della recente crisi globale, le tre zolle tettoniche valutarie, ovvero Stati Uniti, Europa ed Asia, cercano di unificarsi per far sì che alla fine il botto non escluda proprio nessuno. I paesi che si rifiutano di aderire a questo sistema monetario patologico, subiscono i bombardamenti radioattivi (all’uranio impoverito, anche lui) e le missioni di mantenimento dell’usura (usury-keeping). Gli eroi che hanno cercato di ammonirci, nei decenni, si contano sulla punta delle dita di una mano: Ezra Pound (un poeta), Giacinto Auriti (un docente di diritto), Bruno Tarquini (un procuratore generale della Repubblica). Anche se bisogna dire che oggi, a seguito della decina di libri che abbiamo pubblicato all’interno del gruppo del Centro Studi Monetari, e soprattutto grazie ai siti internet, la massa di persone coscienti aumenta a vista d’occhio ogni giorno che passa. Lo Stato nel passato ha emesso una sua moneta: le monete metalliche ed i biglietti di stato a corso legale (le vecchie cartamonete da 500 lire, ad esempio, fino al 1984, oltre a quelle da una e due lire del periodo fascista). Oggi rimangono solo le monetine, una cifra irrisoria rispetto alle banconote ed al denaro frazionario virtuale. E per di più la loro coniazione è contingentata dalla banca centrale Europea. Ma cosa può fare la politica? Come ammoniva Auriti: Che oggi il politico sia – come diceva Pound – il “cameriere del banchiere”, emerge dall’ovvia considerazione che, se si mettono a confronto il governatore della Banca centrale ed il Capo del governo, il primo può concedere o negare in prestito tutto il denaro che vuole, il secondo può solo chiederlo o non chiederlo, solo in prestito. È ovvio quindi che il secondo è il cameriere del primo, ma non perché abbia animo servile, ma perché le regole del gioco non consentono altrimenti.Eppure, occorre essere giusti, dei tentativi di correggere la situazione ci sono stati, qualche politico ci ha provato.
Vediamo infatti il seguente disegno di legge, di poco prima dell’introduzione dell’euro:

Disegno di legge per la proprietà popolare dell’Euro

ONOREVOLI PARLAMENTARI!
Scopo della presente proposta è colmare un vuoto legislativo non più tollerabile, già segnalato, del resto, dal disegno di legge “Proprietà popolare della moneta” (Senato XII Legislatura, n. 1282, comunicato alla Presidenza l’11 gennaio 1995) d’iniziativa del
senatore Natali ed altri e, successivamente (Senato XIII Legislatura, n. 1288), d’iniziativa del senatore Monteleone ed altri. Nessuna norma stabilisce, infatti, di chi debba essere la proprietà dell’Euro all’atto originario della sua accettazione.
La verità è che la moneta ha valore perché essendo misura del valore è anche, necessariamente, valore della misura. Ogni unità di misura ha, infatti, la qualità corrispondente a ciò che deve misurare: come il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. Pertanto il simbolo monetario non è solamente la manifestazione formale della convenzione monetaria, ma anche il contenitore del valore indotto e incorporato nel simbolo che è appunto il valore della misura ossia il potere d’acquisto.
Con la scoperta del valore indotto come puro valore giuridico (cfr. G. Auriti, L’ordinamento internazionale del sistema monetario, Edigrafital, Teramo 1993, p. 43 e ss.) si è data finalmente la giustificazione scientifica del valore monetario.
Come è stato dimostrato, si verifica qui una fattispecie analoga a quella dell’induzione fisica. Come nella dinamo si trasforma energia meccanica in energia elettrica, così nella moneta si trasforma il valore della convenzione, cioè di uno strumento giuridico in un bene reale oggetto di diritto di proprietà: la moneta.
In breve, il valore della moneta è causato non dall’attività dell’organo di emissione – che predisponendo ed erogando i simboli, determina solo il presupposto formale del valore monetario – ma dall’accettazione da parte della collettività. L’emissione dei simboli in conformità del corso legale (il c. d. corso forzoso) è un atto di “eteronomia”, l’accettazione della moneta, che ne determina convenzionalmente il valore, è atto di “autonomia”.
Il valore dell’Euro nasce e persiste nella sua continuità perché accettato convenzionalmente come misura del valore e valore della misura oggetto di scambio. Per questi motivi l’Euro è e non può essere altro che proprietà del portatore che, col suo comportamento concludente, contribuisce a causarne e conservarne il valore.
Il Trattato di Maastricht si limita giustamente a considerare la prima fase dell’emissione, ignora del tutto il momento creativo del valore monetario, tanto è vero che nessuna norma del trattato considera di chi sia il diritto di proprietà sull’Euro e come debba essere attribuito. Particolarmente significativo il tenore della dichiarazione cartolare apposta sul simbolo dall’organo di emissione.
In essa appare solamente la parola “Euro” preceduta dalla espressione numerica e dalla sottoscrizione del Governatore sotto la sigla, in varie lingue, della Banca Centrale Europea con l’anno dell’emissione.
È chiara, sotto questo profilo, la netta differenza con le monete degli Stati membri che tradizionalmente concepivano la moneta come titolo di credito rappresentativo della riserva. La banca centrale era, infatti, considerata proprietaria del valore della moneta perché considerata proprietaria del valore della riserva, come tale legittimata ad emettere moneta prestandola perché prestare è prerogativa del proprietario.
Abolita la riserva monetaria con la fine degli Accordi di Bretton Woods (15 agosto 1971), balza evidente la sostituzione del valore convenzionale a quello creditizio. Ciò spiega il “silenzio” come “oggetto” della dichiarazione cartolare dell’Euro poiché non
potendosi più giustificare l’emissione mediante prestito perché carente della giustificazione (per altro assurda) della riserva, si fa affidamento sulla mera prassi consolidata nel signoraggio parassitario, tradizionale delle banche centrali.
Una volta dimostrato, infatti, che crea il valore della moneta non chi la emette, ma chi l’accetta, prestare denaro all’atto dell’emissione significa imporre un costo del denaro del 200%. Quando si fanno coincidere le due fasi dell’emissione e della accettazione, ne deriva una grave ingiustizia nel regime giuridico dei valori monetari. Ciò si è storicamente verificato con l’avvento della moneta nominale e del sistema delle banche centrali.
Una volta chi trovava una pepita d’oro, se ne appropriava senza indebitarsi verso la miniera. Oggi, al posto della miniera c’è la banca centrale, al posto della pepita un pezzo di carta, al posto della proprietà il debito perché la banca emette moneta solo
prestandola, mentre chi ne crea il valore è chi l’accetta. Il momento meramente strumentale della emissione dei simboli ha invaso quello edonistico della proprietà della moneta, sicché la banca centrale, emettendo moneta prestandola, espropria ed indebita la collettività del proprio denaro senza contropartita. Ecco perché tutti possono prestare denaro tranne chi lo emette. Facendo leva sul riflesso condizionato causato dall’abitudine secolare di dare sempre un corrispettivo per avere denaro, le banche centrali, confondendo la fase dell’emissione con quella della circolazione, hanno indotto tutti i popoli del mondo ad accettare la propria moneta, all’atto dell’emissione, col corrispettivo del debito, cioè in prestito. Con la sostituzione della moneta d’oro con la moneta nominale, i popoli sono stati così trasformati da proprietari in debitori del proprio denaro nella più grande truffa di tutti i tempi, passata inosservata perché troppo evidente. Ciò ha avuto origine nel 1694 con l’emissione della sterlina e la costituzione della Banca d’Inghilterra.
Oggi, con l’avvento dell’Euro, l’Europa si trova nella privilegiata condizione di poter sostituire alla moneta debito di proprietà della banca centrale, la propria moneta. Nessuna norma del Trattato di Maastricht considera, infatti, di chi debba essere la
proprietà dell’Euro. Ciò è la prova che il trattato considera solo la fase dell’emissione ed ignora quella dell’accettazione.
(Probabilmente ciò è avvenuto perché si è fatto affidamento sulla possibilità di continuare nella mostruosa prassi del “signoraggio usurocratico”, per cui i Popoli europei dovrebbero indebitarsi, senza contropartita verso la BCE per un valore pari a tutto l’Euro in circolazione.)
Ciò significa che è rimessa alla competenza esclusiva dei Popoli Europei regolamentare in modo autonomo il regime della accettazione e della proprietà della moneta sul quale la BCE non ha alcun potere di interferire analogamente alla preclusione agli stati membri di interferire nella fase dell’emissione a norma dell’art. 107 del Trattato di Maastricht.
Poiché “qui tacet neque adfirmat neque negat”, appare evidente che la banca centrale europea, per il limite imposto dal significato essenziale ed univoco della parola “accettazione” come competenza esclusiva di chi accetta, e non di chi emette, non può
fare altro che prendere atto del principio che la proprietà dell’Euro nasce per riconoscimento esplicito di diritto convenzionale uniforme, come proprietà dei Popoli Europei per il solo fatto che, accettandolo, ne creano il valore.
L’accettazione dell’Euro come proprietà del portatore, consente il conseguimento di due ulteriori scopi di fondamentale importanza: 1) utilizzare la moneta come strumento di diritto sociale in attuazione del 2° comma dell’art. 42 della Costituzione che sancisce l’accesso alla proprietà per tutti realizzando un diritto della persona con contenuto patrimoniale, come reddito di cittadinanza; 2) razionalizzare il sistema fiscale consentendo allo Stato di trattenere all’origine quanto necessario per le esigenze di pubblica utilità, eliminando costi e tempi di lavoro meramente contabile ed improduttivo ed i rischi dell’evasione fiscale. Data l’imminenza della circolazione dell’Euro si chiede che il presente disegno di legge sia messo in discussione con procedura d’urgenza.
DISEGNO DI LEGGE
Art. 1 – L’Euro, all’atto dell’accettazione, nasce di proprietà dei cittadini ed è acquisito, a tal fine, nella disponibilità degli Stati Membri aderenti al Trattato di Maastricht. L’Euro è pertanto proprietà del portatore.
Art. 2 – Ad ogni cittadino è attribuito un codice dei redditi sociali, mediante il quale gli viene accreditata la quota di reddito causato dalla accettazione monetaria e da altre eventuali fonti di reddito in attuazione del 2° comma dell’art. 42 della Costituzione.
Art. 3 – Accettata la proprietà dell’Euro in rappresentanza della collettività nazionale, il Governo è legittimato a trattenere all’origine, quanto necessario per le esigenze fiscali di pubblica utilità.
Art. 4 – Norma transitoria. È concessa la moratoria dei debiti a richiesta di parte, in attesa che si accerti di chi sia la proprietà dell’Euro all’atto dell’emissione.
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Articolo tratto da: http://www.scribd.com/doc/20265666/Moneta-Nostra

Tratto da:  http://sovranidade.org/?p=1817

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