Nato
il 10 ottobre del 1923 a Guardiagrele, in provincia di Chieti, è
passato a miglior vita alle ore 16,10 del'11 agosto del 2006, stroncato
da un male incurabile, munito dei conforti religiosi, amorevolmente
assistito dai propri cari a Roma.
Di Marino Solfanelli
Accademico, Docente Universitario, Ideologo, Giurista di Chiara Fama.
Giacinto Auriti ha insegnato nelle Università di Roma e di Teramo, Filosofia del Diritto, Diritto internazionale, Diritto della Navigazione.
Ha presieduto commissioni internazionali ed ha curato la parte commerciale del Codice Civile Greco.
Uomo generoso dalle preclari virtù, Giacinto Auriti era amato da innumerevoli amici e discenti, d’ogni parte d’Italia e d’ogni ceto sociale e credo politico, che dall’insegnamento dell’Amico e Maestro si sono arricchiti culturalmente, moralmente e spiritualmente. Maestro di vita e di pensiero ha forgiato uomini, creato scuole; cattolico di pura fede ha costruito una Chiesa.
Filosofo e studioso geniale, Giacinto Auriti ha teorizzato il “VALORE INDOTTO della MONETA” che lo condurrà alla elaborazione di una proposta di legge sulla “PROPRIETÀ POPOLARE della MONETA” presentata al Senato della Repubblica. Uomo di grande coraggio ha rivelato al mondo la grande truffa dei signori della moneta, gli usurai dai colletti bianchi, che si sono appropriati del diritto di stampare moneta a costo zero lucrando del corrispettivo valore creato dai cittadini che l’accettano come mezzo convenzionale di pagamento.
La
fama del prof. Giacinto Auriti raggiunse ogni angolo della terra quando
realizzò nel suo paese natale, Guardiagrele, cittadina dell’Abruzzo, il
SIMEC (SIMbolo EConometrico), ovvero la “moneta locale”. Avrebbe
meritato il Nobel, invece subì l’avversione bancaria e giudiziaria:
persecuzioni che non fiaccarono il suo spirito indomito, ma che
certamente minarono lentamente il suo fisico.
Gli
studi e le teorie scientifiche, contenuti in numerosi libri scritti dal
prof. Giacinto Auriti, hanno avuto vasta divulgazione e pratica
applicazione in diverse nazioni, in America e in Europa: in Germania
sono quattro i Paesi che, indisturbati dal potere politico, hanno
adottato la moneta locale.
Una
grave perdita per il mondo accademico e per la società; una
irrimediabile scomparsa per quanti l’amarono e ne seguirono
l’insegnamento, e ne piangono ora la dipartita. Il mio animo è triste,
per aver perduto un Amico e un Maestro. I miei sentimenti di profondo
cordoglio sono per i suoi cari.
Giacinto Auriti era un gigante del pensiero, in un mondo accademico di pigmei.
Tratto da www.abruzzopress.it
CHI ERA GIACINTO AURITI - Nel ricordo di un amico
di Antonio Pimpini
L’Auriti
giurista è noto negli ambienti universitari per gli studi, le ricerche e
le pubblicazioni accademiche, ma la sua notorietà si diffuse anche a
chi non ne era partecipe di tale mondo, poiché, a seguito
dell’esperimento scientifico in Guardiagrele dei SIMEC (SIMboli
EConometrici di costo nullo di VALORE INDOTTO), la sua teoria sulla
PROPRIETÀ POPOLARE DELLA MONETA si diffuse in tutto il mondo.
Egli
non fu mai né conformista né omologato, con severo spirito critico,
innanzi tutto con se stesso, poneva sempre a verifica le sue
affermazioni, discutendo con tutti in modo sereno e pronto a recepire
novità, anche se il suo dialogo si interrompeva bruscamente al cospetto
di un interlocutore animato da compromesso o mala fede. Questo grande
merito lo rese atipico anche negli ambienti universitari, in quanto non
scriveva per il gusto di aumentare la sua bibliografia a soli fini
statistici, ma per affermare principi nuovi o evoluzioni di precedenti
idee. Il suo insegnamento fu una vera e propria missione, si divertiva e
godeva nel poter formare giovani studenti allo spirito critico (la sua
frase all’inizio di ogni corso di lezioni era: “Voi avete il dovere di
conoscere quanto i professori vi insegnano, ma non dovete
necessariamente crederci”.
Anche
se le cronache giornalistiche lo conobbero diffusamente solo con
l’esperimento dei SIMEC di Guardiagrele, il suo percorso professionale
risale agli anni 50 allorché divenne assistente presso la Cattedra di
Diritto della Navigazione dell’Università La Sapienza di Roma e percorse
tutti i successivi gradi sino a divenire professore associato e,
quindi, ordinario di diritto della navigazione. Fu, inoltre, uno dei
fondatori della D’Annunzio e, in particolare, della Facoltà di
Giurisprudenza di Teramo. Qui il suo pensiero, grazie alla reggenza –
prima – della cattedra di diritto internazionale e poi all’ordinariato
in quella di teoria generale del diritto, potette finalmente svolgersi
nella più assoluta libertà ed iniziò il periodo della più bella e
fantastica utopia.
La
sua Fede Cattolica e la sua formazione culturale, lo spinsero sempre a
cercare di attuare il diritto sociale della Chiesa e in ciò l’incontro
con l’allora Cardinale Ratzinger (ora Papa Benedetto XVI) fu folgorante.
Si conobbero nella prolusione all’anno accademico nel 1987 a Chieti e,
nel 1989, a Teramo, in occasione del 100° anniversario della Rerum
Novarum, quando il prof. Auriti organizzò una conferenza sulla PROPRIETÀ
POPOLARE della MONETA come attuazione del principio del tutti
proprietari espresso dall’Enciclica. Infine, si rivedero a Rieti, in
occasione di un convegno al quale furono entrambi invitati. La reciproca
simpatia e affetto ebbero la loro massima dimostrazione proprio nella
partecipazione all’incontro di Teramo, sicuramente coraggioso per
l’allora Porporato destinato a divenire Sommo Pontefice, in quanto non
vennero mai nascoste le diffidenze verso i grandi centri finanziari e,
in particolare, verso il sistema della banche centrali.
In
ogni convegno l’unico modo per contrastare le argomentazioni del prof.
Auriti era quello di ritenere la sua idea un’utopia, senza sapere che,
in campo scientifico, un’affermazione di tal fatta è ben lungi
dell’essere negativa. E il tempo gli ha dato e continuerà a dargli
ragione.
Il
prof. Auriti ha vinto la sua guerra contro il demone dell’usura nel
momento in cui ha esternato l’idea della proprietà popolare della
moneta! Il tempo e il modo in cui tale principio verrà attuato
appartiene al Sovrannaturale, né può divenire motivo di preoccupazione,
d’altro canto il recente dibattito sulle prerogative e poteri della
banca centrale ne è la dimostrazione piena.
Ma
il mio ricordo vuole essere rivolto, oggi, ai giorni di estrema
goliardia e di sana convivialità che mi hanno arricchito in un modo così
grande da farmi ritenere, a giusta ragione, molto più facoltoso di
tanti che lo sono solo dal punto di vista meramente materiale. E ciò
anche perché lui avrebbe voluto vedere coloro i quali nutrirono
sentimento di affetto nei suoi confronti sempre sorridenti e sereni, mai
tristi, perché la sua non è una scomparsa ma un semplice trapasso da
una vita ad un’altra, nella certezza che, nel Paradiso, non potrà
certamente incontrare i suoi detrattori né coloro che, per il bene
comune, ha sempre combattuto. . . .
Fonte www.abruzzopress.it
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