domenica 4 marzo 2012

Sono stati i politici








di Luciano Del Vecchio
I dovuti festeggiamenti per l’Unità d’Italia sono stati del tutto surreali, se si considera che, dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, sono stati i politici ad annientare a poco a poco la Nazione e a colpevolizzare la Patria.
Sono stati i politici ad ingrassare l’unione sedicente europea con viltà, menzogna, e frode verso gli Italiani.
Sono stati i politici, zelanti traditori, a cancellare i confini che definivano l’esistenza della Nazione.
Sono stati i politici, agenti collaborazionisti, a riconsegnare la sovranità dell’Italia agli stranieri, sputando sulle lotte, i morti e le secolari sofferenze del popolo.
Sono stati i politici, firmando i Trattati di Maastricht, di Schengen, di Lisbona, a toglierci la moneta e a sottrarci territorio e indipendenza politica ed economica.
Sono stati i politici, sudditi euridioti, a volere l’invasione di milioni di stranieri sicché fosse chiaro a noi Italiani che l’Italia non appartiene a noi.
Sono stati i politici a imporci bandiera e cittadinanza di una patria inesistente.

L’Unione Europea è la cospirazione del silenzio e dell’inganno alla piena luce del giorno; una potente «società segreta», di cui apparentemente si sa tutto, ma in realtà nessuno sa niente.
Nemmanco i parlamentari europei, pupazzi strapagati e mossi da fili che ignorano, sanno nulla di questa incomprensibile unione europea.
Anche i giornalisti obbediscono silenti all’ordine di non porre domande sui motivi di questa strategia.
Il popolo, se opportunamente informato, avrebbe permesso un simile scempio senza ribellarsi?
Gli Italiani, abituati da secoli ad essere governati da stranieri, da preti, da traditori, da ipocriti, da ignavi, avrebbero reagito al furto della Patria, se consapevoli in tempo d’essere stati consegnati alla sudditanza di banchieri stranieri?
La frode è stata enorme e la situazione è surreale, se perfino i Presidenti della Repubblica hanno distrutto, con spietata volontà, il patrimonio della Repubblica.
Negli anni 1992-94 Ciampi svaluta la lira; con impegno impone la perdita della sovranità monetaria; con tutto il suo potere caldeggia l’emissione dell’euro e ne fissa lo sciagurato cambio nel modo che gli Italiani hanno pagato e tuttora pagano.
Incaccellabile è la memoria del tradimento nelle immagini della festosa cerimonia trasmessa dalla Rai.
Incancellabile l’immagine di un Ciampi che, quel giorno – il più bello della sua vita a suo dire! - brinda il passaggio all’euro con le lacrime agli occhi.
È questo l’amor di patria?
O non piuttosto la retorica della patria, quando si diventa Capo di uno Stato che coscientemente si vuole disfare?
Il liberismo finanziario della dittatura europea consente a ogni politico di arraffare il suo pezzetto di potere e di territorio, smembrando la Patria con inventate regioni, con neo-feudalesimi, con imposte autonomie, con gonfiati dialetti, con “ogni villan che parteggiando viene”.
L’unione sedicente europea è un gradino, un anticipo, una prova tecnica del nuovo ordine globale; e l’Italia, per geografia, civiltà, storia e imprevedibilità intellettiva, è una grossa pietra d’inciampo per il criminale progetto.

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