venerdì 16 dicembre 2011
Racconto di un ex combattente della R.S.I
Cari camerati, sistemando vecchie carte mi è venuto alle mani un documento molto bello. Credo sia giusto condividere anche con voi questo piccolo pezzo di storia.
Racconto di un ex combattente della R.S.I.
Sono giunto al sentiero che porta ai Campi Elisi. Volgo lo sguardo attorno, raggolgo i miei pensieri a un turbinio di vocin uno sventolio di bandiere di molti colori, grida, evviva, abbasso, volti di donne, di fanciulli, volti seriosi di uomini, istanti di felicità e di dolore vengono alla mente, ricordi, ricordi...molti vivi, molti sbiaditi nel tempo, gente che parte, gente che arriva, scoppi, risa, pianti, momenti di gloria, momenti di miseria. E' stato vero tutto questo?
Uno fra gli ultimi testimoni oculari di quelle vicende storiche oggi assurte a leggende, storie umilianti, meschini tradimenti, slanci d'amore, verità nascoste, fasulli eroi, verità, verità...esiste la verità?
Mi sono stati chiesti chiarimenti su un fatto successo il 14 aprile 1945 ad Arona. Da molti definito pomposamente "La battaglia di Arona". Mi sono stati mostrati molti libri scritti da partigiani e da persone che ancora oggi siedono sugli scranni di palazzo e possono permettersi tutti gli anni di rievocare tale battaglia chiamando a raccolta i pochi rimasti partigiani di allora e i molti partigiani di oggi.
Dopo il vergognoso tradimento dell'8 Settembre 1943, la fuga del Re, di Badoglio e di tutta la cricca badogliana, massonica e antifascista, lo sfacelo dell'esercito, la giusta rabbia dei tedeschi ai quali sino alla mattina dello stesso giorno i fuggiaschi avevano giurato fedeltà alla parola data, e il cosiddetto "popolo" che si dava al saccheggio delle caserme e degli uffici statali.
Gli americani diventati alleati intensificarono i bombardamenti sulle nostre città, mitragliando le nostre campagne e i nostri contadini al lavoro. Riaffioravano negli italiani quelle tare bimillenarie di servilismo, di rinuncia, di deliziosa viltà disfattista che il Fascismo aveva cercato di medicare e di reprimere. Agli italiani disfattisti, ai disertori che pugnalavano alla schiena,alle repugnanti folle osannanti ai liberatori neozelandesi e marocchini, indiani e polacchi, russi e titini e alle puttane che finalmente libere facevano l'amore coi neri tra i ruderi austeri di Roma antica, si oppenavano i combattenti dell'Onore.
Ad Anzio i giovanissimi volontari della Folgore, andati a respingere con i tedeschi lo sbarco americano, lasciano sul terreno 950 dei 980 volontari.
Nasce la R.S.I.: 800.000 volontari in maggior parte giovanissimi combattono a Nettuno, in Garfagnana, in Istria, al confine francese.
Le gracidanti radio Londra e radio Bari aizzavano al fraticidio, agli attentati, segnalavano i nominativi e le residenze dei fascisti da eliminare; mentre da parte antifascista si fermentava rabbiosamente l'odio, si inventò la resistenza sostenuta e pagata dai così detti alleati.
In questo scenario apocalittico di distruzioni e di sangue, si pretende di inserire le bagatelle partigiane e fra esse la Battaglia di Arona. Ad arona al Comando della B.N. vi erano 20 militi a cui si aggiungevano alla sera i propri famigliari per preservarli nella notte dai rapimenti e dalle uccisioni da parte dei partigiani, molti dei quali muniti di lasciapassare perchè lavoratori ma doppiogiochisti. Alla stazione ferroviaria 6 militi addetti al funzionamento della stessa. La X Mas al Collegio de Filippi rimase in difesa delle proprie posizioni. Questo il quadro delle forze fasciste il 14 aprile 1945.
Alle ore 5 del mattini si udirono spari alla periferia di Arona. Le pattuglie della X Mas di ronda nella cittadina durante il coprifuoco si ritirarono in caserma come da ordini impartiti. Era chiaro che i partigiani volessero dimostrare a 10 giorni dalla fine della guerra di saper fare qualcosa. Incomprensibile a nostro parere voler mettere a repentaglio la vita di tanti giovani a giochi fatti. La sparatoria si estese a tutta la città e la risposta degli attaccati fu immediata. Da Meina nel frattempo giunsero una decina di tedeschi che eluse le difese partigiane le scompaginarono. Alle 10 tutto era finito. I partigiani o fuggirono nei paesi attorno ad Arona o si nascosero nelle fognature della cittadina, dove furono lasciati 36 ore permettendogli poi di andarsene per evitare ritorsioni dai tedeschi se si fossero accorti della loro presenza.
I partigiani lasciarono credo circa 14 morti e molti feriti ricoverati all'Ospedale di Arona. Da parte avversaria due feriti ingenti. Si permise poi il funerale dei partigiani pochi giorni dopo.
Perchè questo attacco? Si doveva forse dimostrare di non essere stati pagati inutilmente dai liberatori? Ma 14 giovani non valevano forse di più? Ne è valsa la pena?
Tutto stava per finire. L'Europa sommersa e i suoi popoli divisi e assoggettati. L'assurda unione comunismo-democrazia la stava stritolando. Il liberal capitalismo si vendicava di chi l'aveva obbligato a elargire al popolo lavoratore una parte dei suoi guadagni, la Chiesa poteva rialzare la testa su uno Stato debole e una gioventù debosciata. Scoppiavano i petardi della così detta liberazione, uccisioni e rapine, amici spariti, fucilati o incarcerati, donne rapate e violentate, folla scalcinata e vociante, fazzoletti e bandiere rosse sulle jeep dei vincitori. La piovra ebraica espandeva i suoi tentacoli.
"Povera Europa, te ne vai in pezzi, trascinata dai quattro venti del tuo disastro: vento asiatico, vento slavo, vento ebraico, vento americano. E non te ne accorgi" scriveva Drieu La Rochelle.
Anche gli aronesi avevano scoperto la resistenza.
Il sacrificio di pochi era diventato l'affare e la gloria personale di molti.
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