Il capitalismo assistito
Maurizio Blondet 24 Dicembre 2011
Forse un giorno Draghi e Monti finiranno davanti a un tribunale per quel che stanno facendo, forse davanti a un plotone d’esecuzione. Le loro azioni e decisioni sono così tortuose che è difficile spiegarle; sintomo inevitabile, quando le operazioni finanziarie diventano «schemi Ponzi».
Ricapitoliamo. Alla Banca Centrale Europea è vietato prestar denaro agli Stati comprando i loro Bot e CCT, Bonos, Bund. E’ vietato «monetizzare» il debito pubblico. Ma la BCE di Mario Draghi (certo con l’accordo del consiglio d’amministrazione, fatto di banchieri centrali europei) ha prestato 483 miliardi di euro a 500 e passa banche europee , ad un tasso incredibile dell’1%, con il calcolo o la speranza che le banche comprino i Bot degli stati più indebitati, e quindi che pagano interessi del 5 o 6%, e ne ricavino un grasso profitto.
Un ingenuo potrebbe pensare che sarebbe stato più semplice, economico ed intellettualmente onesto se la BCE avesse prestato direttamente agli Stati quel denaro, allo stesso tasso all’1%, evitando loro di andare sui mercati ad implorare prestiti offrendo il 6%, e rischiando con ciò la bancarotta. Ma no, non si può. Altrimenti gli Stati si abituano alla manna del denaro a basso costo. La via dev’essere ritorta e contorta, e il finanziamento degli Stati deve passare per un profitto alle banche.
O facciamo un’altra ipotesi. Mettiamo che un direttore di banca faccia fidi all’1 % ad imprenditori amici suoi, accettando per di più come garanzia dei fondi di magazzino invenduti, abiti smessi, scarpe vecchie, e carabattole di valore tutt’altro che certo; e accenda mutui all’1% ad altri amici che vogliono comprarsi l’attico. Quanto durerebbe al suo posto, prima di essere arrestato? Un direttore di banca non può. Un banchiere centrale, può.
Sì, perchè la BCE, per concedere quei mega-prestiti all’1% per 3 anni, si contenta che le banche le diano in garanzia dei «collaterali di bassa qualità»: che sono appunto l’equivalente di scarpe vecchie ed abiti smessi. Basta presentare un pezzo di carta dove un Pinco Pallino assicura di dovere alla banca 100 mila, mi diceva un amico blogger. E’ accaduto anche di peggio. Le banche italiane (che hanno succhiato più di tutte, da sole quasi un quarto del prestito) hanno emesso obbligazioni a se stesse, si sono fatte dare su queste carte una garanzia dal governo italiano (di Mario Monti), ed hanno conferito queste cartacce alla BCE per avere i soldi all’1%. Pare per 40 miliardi.
Provate voi ad emettere delle cambiali a voi stessi, e farle avallare da qualche danaroso pezzo grosso. E se vi riesce, provate voi ad andare in banca chiedendo di scontare tali cambiali per avere i liquidi. Chiamano i carabinieri e finite in manette. Ma le banche possono.
Solo che questa cosa non è piaciuta tanto ai «mercati». Basti qui riportare il commento di Tyler Durden, del sito ZeroHedge:
Ricapitoliamo. Alla Banca Centrale Europea è vietato prestar denaro agli Stati comprando i loro Bot e CCT, Bonos, Bund. E’ vietato «monetizzare» il debito pubblico. Ma la BCE di Mario Draghi (certo con l’accordo del consiglio d’amministrazione, fatto di banchieri centrali europei) ha prestato 483 miliardi di euro a 500 e passa banche europee , ad un tasso incredibile dell’1%, con il calcolo o la speranza che le banche comprino i Bot degli stati più indebitati, e quindi che pagano interessi del 5 o 6%, e ne ricavino un grasso profitto.
Un ingenuo potrebbe pensare che sarebbe stato più semplice, economico ed intellettualmente onesto se la BCE avesse prestato direttamente agli Stati quel denaro, allo stesso tasso all’1%, evitando loro di andare sui mercati ad implorare prestiti offrendo il 6%, e rischiando con ciò la bancarotta. Ma no, non si può. Altrimenti gli Stati si abituano alla manna del denaro a basso costo. La via dev’essere ritorta e contorta, e il finanziamento degli Stati deve passare per un profitto alle banche.
O facciamo un’altra ipotesi. Mettiamo che un direttore di banca faccia fidi all’1 % ad imprenditori amici suoi, accettando per di più come garanzia dei fondi di magazzino invenduti, abiti smessi, scarpe vecchie, e carabattole di valore tutt’altro che certo; e accenda mutui all’1% ad altri amici che vogliono comprarsi l’attico. Quanto durerebbe al suo posto, prima di essere arrestato? Un direttore di banca non può. Un banchiere centrale, può.
Sì, perchè la BCE, per concedere quei mega-prestiti all’1% per 3 anni, si contenta che le banche le diano in garanzia dei «collaterali di bassa qualità»: che sono appunto l’equivalente di scarpe vecchie ed abiti smessi. Basta presentare un pezzo di carta dove un Pinco Pallino assicura di dovere alla banca 100 mila, mi diceva un amico blogger. E’ accaduto anche di peggio. Le banche italiane (che hanno succhiato più di tutte, da sole quasi un quarto del prestito) hanno emesso obbligazioni a se stesse, si sono fatte dare su queste carte una garanzia dal governo italiano (di Mario Monti), ed hanno conferito queste cartacce alla BCE per avere i soldi all’1%. Pare per 40 miliardi.
Provate voi ad emettere delle cambiali a voi stessi, e farle avallare da qualche danaroso pezzo grosso. E se vi riesce, provate voi ad andare in banca chiedendo di scontare tali cambiali per avere i liquidi. Chiamano i carabinieri e finite in manette. Ma le banche possono.
Solo che questa cosa non è piaciuta tanto ai «mercati». Basti qui riportare il commento di Tyler Durden, del sito ZeroHedge:
«Ciò significa che queste banche italiane non avevano un altro collaterale da poter conferire? Unicredit ha un bilancio di un trilione di euro, ma non ha niente che può postare come collaterale? È strano. Estremamente strano. E il fatto che non è stata una sola banca a far questo è preoccupante. È così contorto e circolare, che non passa il test dell’odore».
E il risultato di questo ritorto e contorto finanziamento è che Monti ha aumentato il debito anzichè ridurlo, dal momento che la garanzia sui titoli che le banche hanno fatto a se stesse è addossata allo Stato. Bel risultato, per il super-tecnico salva-Italia. Roba da futuro processo di Norimberga.
E si noti la contraddittorietà di quest’operazione. Da una parte, la BCE restringe il ruolo dello Stato (a lui niente prestiti all’1%) per estendere il campo da gioco della finanza, ma dall’altro sollecita lo Stato a rafforzare il sistema finanziario, attraverso le garanzie che accorda. Siamo al triplo salto mortale anti-nazionale e filo-speculativo.
L’enorme prestito non ha avuto però il successo sperato. La BCE infatti è stata ancora obbligata a comprare miliardi di bond italiani e spagnoli sul mercato secondario, cosa che si supponeva facessero le banche; lo spread per l’Italia dunque non è diminuito. E i mercati, lungi dal festeggiare, sono rimasti sgomenti: la misura stessa, titanica, dell’operazione, ha amplificato i timori degli investitori. Come si fa a fidarsi di banche che hanno bisogno di così tanti soldi, da affollarsi assetate alla fonte della liquidità, esibendo «garanzie» che non sono affatto garantite?
Va bene, ma il fine giustifica i mezzi, direte. Le banche con quei soldi all’1 comprano Bot e CCT che rendono il 6: quale speculazione più facile? Quale modo più semplice di fare profitti senza fatica? Si chiama infatti «carry trade», come il trasporto da un posto all’altro. Purtroppo, la UBS ha compiuto un’analisi matematica del «trade» possibile, ed ha concluso: i profitti sarebbero paurosamente insufficienti a mettere in sesto le banche. Le banche, anzichè comprare titoli di Stato, saranno spinte a inventarsi metodi creativi per gonfiare i propri bilanci e ad emettere più debito proprio... magari da dare come collaterale per avere altri soldi. (Here Is The Math: Carry Trade Profits From The LTRO Are Woefully Insufficient To Make Any Impact)
Insomma, tutta l’operazione-Draghi rischia di dare come risultato la chiara consapevolezza, sui «mercati», che il sistema bancario europeo è ormai (come dicono gli americani) uno zombie. Un morto-vivente. Ha bisogno di un aiuto colossale come quello, in sostituzione dei meccanismi di mercato che prima gli consentivano di funzionare. E quasi sicuramente, il prestito della BCE all’1% dovrà essere rinnovato alla scadenza triennale, e via così.
Il commentatore Francois Leclerc si domanda: «Siamo entrati nell’epoca del capitalismo assistito?».
Esattamente. Mentre gli Stati sono incitati e forzati a smantellare le spese sociali, ossia a tagliare l’assistenza ai disoccupati, agli anziani, ai malati, perchè debbono pagare i debiti, la finanza entra nell’assistenza pubblica, e imploderebbe, cesserebbe di esistere senza quella costosissima assistenza. Non si assistono gli Stati, ma si assistono le banche. Queste non fanno fidi nè mutui, non assistono l’economia reale, ma sono assistite. Dare soldi all’1% ai governi non si deve, perchè il denaro a basso prezzo eccita i politici alla spesa folle, ed è vero. Ma dare denaro all’1% ai banchieri, perchè non dovrebbe eccitarli a fare follie? Tanto più che la BCE è lì a garantire loro che non lascerà mai e poi mai fallire le banche? La mente si perde in queste torciture del pensiero. (L’actualité de la crise : LE CAPITALISME ASSISTÉ, par François Leclerc)
La seconda conseguenza – dice ancora Leclerc – è che la BCE è diventata la «bad bank» della zona euro, strapiena di quei collaterali di valore dubbio, attivi poco esigibili e maleodoranti, che accetta in garanzia dalle banche. Già altri Paesi, Irlanda, Germania, hanno creato bad banks nazionali, in cui accumulare i crediti andati a male, mettendoli di fatto a carico del contribuente. Ora abbiamo una bad bank per l’intera eurozona, i cui crediti equivoci sono messi a carico di chi? Degli euro-contribuenti.
Pe questo dico che, salvo un loro successo per ora incredibile, Draghi e Monti rischiano il plotone d’esecuzione. Forse non c’è bisogno nemmeno di un cambio di regime. Perfino nella dittatura della finanza speculativa, quello che fanno è da processo. Forse la stessa Merkel, o il futuro cancelliere, potrebbe comandare il plotone. «Feuer!».
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