Lincoln, Garfield, McKinley, Kennedy1, Kennedy 2, Kennedy3
Lo scrittore australiano Des Griffin, nel capitolo V del suo "Descent into Slavery" (Caduta in schiavitù), (1) dedicato ai Rothschild di Londra, descrive gli antefatti delle cospirazioni e degli imbrogli che avrebbero portato nel 1913 alla fraudolenta legalizzazione della Federal Reserve, diabolica organizzazione a delinquere in mano a privati, che dal primo giorno di attività ad oggi non ha mai cessato di succhiare il denaro dei cittadini degli Stati Uniti.
Sarebbe stato straordinariamente facile scommettere che una famiglia tanto ambiziosa, abile e votata ai monopolî come i Rothschild non avrebbe resistito alla tentazione di intromettersi pesantemente nel settore nord-americano.
Dopo avere conquistato l'Europa nei primi anni del 1800, i Rothschild misero i loro avidi occhi sulla gemma più preziosa di tutte, gli Stati Uniti d'America.
L'Unione americana era unica nella storia moderna. La sua magnifica Costituzione era stata concepita appositamente per limitare il potere del governo e proteggere la libertà e la prosperità dei cittadini. I suoi cittadini erano principalmente immigrati industriosi che 'desideravano respirare liberamente' e che non chiedevano altro che gli fosse data l'opportunità di vivere e lavorare in un ambiente stimolante.
I grandi banchieri d' Europa, i Rothschild e i loro aggregati e satelliti, osservarono i meravigliosi risultati prodotti in questo unico esperimento da una prospettiva completamente differente; per loro erano un grande pericolo, una minaccia incombente sui loro progetti futuri.
Il "Times" di Londra, quotidiano dello Establishment, nei primi giorni del 1865 pubblicò una dichiarazione del Direttore della Bank of England, Sir George Joachim Goschen, ebreo di origine tedesca come i Rothschild: "Se quella dispettosa politica finanziaria che ha avuto origine nella Repubblica Americana del Nord [l'onesta moneta autorizzata dalla Costituzione, senza debito per il popolo] dovesse irrigidirsi fino a divenire un'istituzione, allora quel governo fornirà la sua moneta senza costo. Esso pagherà i suoi debiti e resterà senza debito [verso i banchieri internazionali]. Diverrà prospero come mai prima nella storia dei governi civili del mondo. I cervelli e la ricchezza di tutte le nazioni andranno in Nord America. Quel governo deve essere distrutto, altrimenti distruggerà ogni monarchia del globo."
Meglio non si sarebbe potuta esprimere l' irritazione del Direttore della banca centrale privata fondata nel 1694 da William Paterson, che magistralmente curava gli interessi di Sua Maestà e dei proprî soci, tosando spietatamente i sudditi.
(1) Des Griffin, "Descent into Slavery", Sisyphus Press, State College, PA, 1990
Era inammissibile per gli elitisti britannici un principio come quello fissato nella Costituzione degli Stati Uniti d'America, all'articolo 1, sezione 8, parte 5 : "Il Congresso avrà le seguenti attribuzioni: [...] battere moneta, stabilire il valore di quest'ultima e quello delle monete straniere [...]"
Washington, Franklin e Jefferson avevano dovuto tribolare per riuscire a conciliare il rispetto dei principi costituzionali con le ragioni della politica e la corruttibilità dei politici. Già nel 1781 Alexander Hamilton aveva esercitato pressioni perché il Congresso autorizzasse la costituzione della prima banca centrale federale di proprietà privata. Thomas Jefferson, però, si oppose, scrivendo, "Se il popolo americano permetterà mai alle banche di controllare l'emissione della sua moneta corrente, prima con l' inflazione e poi con la deflazione, le banche e le società che vi cresceranno attorno priveranno il popolo di ogni sua proprietà, al punto che i suoi figli si ritroveranno senza casa sul continente che occuparono i loro padri."
Nel 1791, ignorando l'avvertimento di Jefferson, il Congresso autorizzò la banca per 20 anni. Nel 1792, il Congresso precisò che solo le monete metalliche d'oro e d'ar-gento erano legali. I cittadini inviarono gli oggetti in oro e argento che possedevano alla Zecca dell'Unione per trasformarli in monete. Quelle monete furono spese nell'economia e rimasero in circolazione. Ogni dollaro migliorò l' economia, e, nello scambio di beni con denaro, il venditore riceveva monete di conio d'oro o d'argento. Gli Stati dell'Unione avevano una banca centrale nazionale di proprietà privata e nello stesso tempo una moneta legale.Nel 1811, Thomas Jefferson, allora presidente, rifiutò di rinnovare l'autorizzazione alla banca. In una lettera a James Madison aveva scritto, "Credo che per le nostre libertà le istituzioni bancarie siano più pericolose di eserciti nemici alle porte."
Nel 1816 il Congresso autorizzò una seconda "Bank of the United States", impropriamente definita banca centrale federale, per 20 anni. Quando, nel 1832, l'autorizzazione era a quattro anni dalla scadenza, Nicholas Biddle, Presidente della Banca Nazionale e segreto rappresentante dei Rothschild di Londra, ricattò il Presidente Jackson, minacciando che se l'autorizzazione non fosse stata rinnovata, egli avrebbe distrutto l'economia degli Stati dell'Unione. Ma Jackson, un tipo tosto, difficile da intimidire, non ne tenne conto e mise il veto alla proposta di legge per il rinnovo dell'autorizzazione, commentando, "il rozzo tentativo posto in atto dalla banca per controllare il governo... è solo una premonizione del destino che attende il popolo americano che potrebbe essere deluso nella conservazione di questa istituzione o nel mantenimento di un'altra simile".
I Rothschild e i loro amici inviarono le loro termiti finanziarie per distruggere l'America che stava divenendo "prospera oltre ogni precedente."
Le prime documentazioni del coinvolgimento dei Rothschild negli affari finanziari degli Stati Uniti risalgono agli ultimi anni 1810 e ai primi 1830, quando la famiglia agiva attraverso Nicholas Biddle. I Rothschild nel 1832 assorbirono il colpo del veto di Jackson e nel 1836 quello dell'uscita di scena della banca.
Negli anni che erano seguiti all'Indipendenza, si era sviluppata una stretta relazione d'affari tra la crescente aristocrazia del cotone del Sud e gli industriali delle manifatture cotoniere inglesi. I banchieri europei stabilirono che questo rapporto d'affari fosse il tallone d'Achille dell'America, la porta attraverso cui la giovane repubblica americana avrebbe potuto essere attaccata con successo e sconfitta.
La "Illustrated University History", (Storia Illustrata dell'Università), 1878, p. 504, ci dice che gli stati del Sud brulicavano di agenti britannici. Cospiravano con i politici locali per lavorare contro i migliori interessi degli Stati Uniti. Seminarono con cura e coltivarono la propaganda, che si trasformò in aperta ribellione e portò alla secessione del Sud Carolina il 29 dicembre 1860. Nel giro di settimane altri sei stati si unirono al complotto contro l'Unione e giunsero alla rottura per formare gli Stati Confederati d'America, con Jefferson Davis come Presidente.
I congiurati razziarono armi, s'impossessarono di forti e di arsenali, di zecche (stabilimenti di conio) e di altre proprietà dell'Unione. Anche membri del gabinetto del Presidente Buchanan cospirarono per distruggere l'Unione, danneggiando il credito pubblico e lavorando per procurare la bancarotta della nazione. Buchanan dichiarò di deplorare la secessione ma non prese provvedimenti per impedirla, anche quando una nave degli Stati Uniti fu cannoneggiata dalle batterie costiere del Sud Carolina.
Poco dopo Abraham Lincoln divenne Presidente, investito ufficialmente il 4 marzo 1861. Lincoln ordinò immediatamente il blocco dei porti del Sud, per tagliare i rifornimenti che vi arrivavano dall'Europa. La data ufficiale dell'inizio della Guerra Civile è il 12 aprile 1861, quando Fort Sumter in Sud Carolina fu bombardato dai Confederati, ma ovviamente tutto iniziò molto prima.
Nel dicembre 1861, un grande numero di soldati europei (britannici, francesi e spagnoli) fu inviato in Messico, in sfida alla Dottrina Monroe. Questo, assieme ai grandi aiuti alla Confederazione, indicava in modo evidente che la Corona britannica si stava preparando ad entrare in guerra. Le prospettive per il Nord e il futuro dell'Unione erano davvero tristi.
In quell'ora di estrema crisi, Lincoln fece appello alla Russia, eterno nemico della Corona britannica, per avere aiuto. Quando la busta contenente l'appello urgente di Lincoln fu data allo Zar Alessandro II, questi la soppesò ancora chiusa nella mano e dichiarò: "Prima che apriamo questa busta e conosciamo il suo contenuto, noi garantiamo l'esaudimento di ogni richiesta che possa contenere."
Non annunciata, una squadra navale russa, agli ordini del capitano di vascello L. Lisoskij, imbarcato sulla nave Alexander Nevskij giunse nella rada di New York il 24 settembre 1863, e vi gettò le ancore. La flotta russa del Pacifico, agli ordini dell'ammiraglio Popov, arrivò a San Francisco il 12 ottobre. Di questo gesto dei Russi, Gideon Wells disse: "Arrivarono con l'alta marea della Confederazione e la bassa marea dell'Unione, obbligando Inghilterra e Francia a esitare abbastanza a lungo per far cambiare la marea per il Nord" ("Empire of The City," p. 90).
La storia rivela che i Rothschild furono pesantemente coinvolti nel finanziamento di entrambe le parti belligeranti nella Guerra Civile. I Rothschild di Londra nel 1837 avevano inviato in America August Schönberg, che si fece registrare come August Belmont, più tardi Beaumont. Attraverso Schönberg-Belmont-Beaumont arrivarono da Londra i finanziamenti per l'Unione. I Rothschild di Parigi finanziarono invece la Confederazione, attraverso gli Erlanger, loro cugini.
Abraham Lincoln dimostrò di avere compreso come funzionava il controllo privato della moneta: "In conseguenza della Guerra Civile, le società di capitali [corporations] hanno assunto un ruolo dominante e a ciò farà séguito un'era di corruzione nelle alte sfere; il potere monetario del Paese tenterà di prolungare il suo dominio facendo leva sui pregiudizi del popolo, sino a quando la ricchezza sarà concentrata nelle mani di pochi e la Repubblica sarà distrutta. In questo momento sono più preoccupato per la sicurezza del mio Paese di quanto non lo sia mai stato in precedenza, anche nel corso della Guerra Civile."
Lincoln aveva deciso di escludere il potere monetario dei "banchieri internazionali", sostituendolo con il sistema previsto dalla Costituzione. Non era certamente un finanziere, ma il buon senso e l' onestà dei principî gli avevano fatto realizzare che la fonte della ricchezza delle Nazioni consiste nelle risorse naturali e nelle attività produttive che vi si svolgono. Per finanziare la Guerra Civile aveva fatto autorizzare dal Congresso l'emissione governativa di 449 milioni di dollari, che i "banchieri internazionali" chiamarono per disprezzo greenbacks (dorsi verdi o verdoni), allo scopo di screditare agli occhi del popolo la moneta emessa dallo Stato, su iniziativa del Governo.
L'emissione dei greenbacks avvenne nel 1862 e nel 1863, quando Lincoln volle porre un freno perentorio all'esosità dei banchieri di Londra rifiutandosi di pagare le esorbitante rate degli interessi richiesti, mediamente nell'ordine del 30%. I greenbacks, i biglietti degli Stati Uniti erano stato-note costituzionalmente autorizzate e non gravate da interessi. Nel pieno della Guerra Civile, l'agricoltura e l'industria degli Stati dell'Unione fiorirono in modo sorprendente. La liquidità abbondante e a buon mercato favorì il lavoro degli uomini e il lavoro conferì ai biglietti emessi dallo stato un valore di ricchezza reale.
Nel 1864 Lincoln si ricandidò alla Presidenza dell'Unione, dichiarando la volontà di continuare ad emettere biglietti di stato, invece di acquistare banconote dai banchieri di Londra. Per questo e per altri atti di patriottismo Lincoln fu assassinato a sangue freddo da John Wilkes Booth il 14 aprile 1865, appena cinque giorni dopo che Lee si era arreso al generale Grant ad Appomattox Court House, Virginia. Chi aveva armato la mano di John Wilkes Booth.
Le cronache riportarono che John Wilkes Booth morì al levar del sole di mercoledì 26 aprile 1865, nella veranda della casa di Richard Garrett, nei pressi di Port Royal, Virginia. Era stato colpito alla gola da un colpo di pistola sparato a bruciapelo dal sergente Boston Corbett. Il dottor Edward Steers, Jr. nel libro "The Escape & Capture of John Wilkes Booth" (La fuga e la cattura di John Wilkes Booth) scrive: "Ogni elemento induce a pensare che egli (Corbett) si trovasse nel posto giusto al momento giusto e che agisse nella convinzione di stare facendo esattamente quello che ci si aspetta da un soldato che fronteggia il nemico." Alle 8:30 circa, i resti di Booth furono avvolti in una coperta da cavallo e appoggiati su un tavolaccio che serviva da bancone. Il corpo fu quindi caricato su un vecchio carro da mercato procurato nelle vicinanze e trasportato a Belle Plain. Qui fu issato lungo la murata e scaricato sul ponte del battello a vapore "the John S. Ide", che navigò sul Potomac fino ad Alexandria.
Dal vaporetto fu trasferito su un rimorchiatore governativo. I resti dell' assassino di Abraham Lincoln passarono quindi a bordo del monitore "Montauk", nell'Arsenale della Marina di Washington alle ore 1:45 di giovedì 27 aprile.
Sul Montauk i resti furono deposti in una bara improvvisata, un rozzo tavolaccio da carpentiere. La coperta da cavallo fu sostituita con una incerata da marinaio e alcuni testimoni furono convocati per identificare il corpo.
La nipote di Booth, Izola Forrester, afferma in ''This One Mad Act" (Questo gesto di un pazzo) che l'assassino di Lincoln era stato in stretto contatto con misteriosi europei prima dell'attentato e che aveva fatto almeno un viaggio in Europa. Dopo l'uccisione, Booth fu portato via per sicurezza dai membri dei Knights of the Golden Circle (Cavalieri del Cerchio d'Oro). Secondo l'autrice, Booth , dopo la sua sparizione, visse per molti anni.
Gertrude Margaret Coogan, in "Money Creators", (I creatori di moneta), ricorda la fi-ne del generale James Abraham Garfield, ventesimo Presidente degli Stati Uniti, ferito a colpi di pistola il 2 luglio 1881 da un certo Charles J. Guiteau e deceduto tre mesi dopo. Garfield aveva dichiarato pubblicamente che "la mano che controlla la massa monetaria governa de facto la Nazione." Chi aveva armato la mano di Charles Guiteau?
Di William McKinley, invece, non si ricorda nessuno. É stato il venticinquesimo Presidente degli Stati Uniti, il terzo a morire ammazzato a colpi di pistola. A McKinley sparò un anarchico disoccupato, immigrato dalla Polonia, Leon Czolgosx.
Per lungo tempo McKinley fu considerato un Presidente mediocre, poco più di un alto funzionario, controllato dai padrini politici e sensibile alle pressioni della stampa.
In realtà non fu così. Fu un uomo coraggioso e onesto che seppe affrontare grandi sfide con decisione. Appoggiato dal partito repubblicano, nel 1896 McKinley fu designato candidato repubblicano alla Presidenza degli Stati Uniti, affiancato da Garret Hobart, un senatore del New Jersey. Il candidato dei democratici era William Jennings Bryan, un grande oratore del Nebraska, affiancato da Arthur Sewall, un facoltoso costruttore di navi del Maine. La piattaforma elettorale di McKinley era basata sulle tariffe protettive e sullo standard aureo, che divenne il tema centrale della campagna. Bryan sosteneva che si dovessero coniare monete d'argento in numero illimitato per favorire la disponibilità monetaria dell'Unione. Attirò l'attenzione della nazione alla Convenzione Nazionale del Partito Democratico con la sua opposizione alla proposta del tallone aureo.
La campagna elettorale entrò nella storia per essere stata la prima in cui furono usati distintivi di propaganda e oggetti promozionali come spille, bastoni da passeggio, ombrelli, nastri, ricordini, ecc. McKinley vinse le elezioni con 7 milioni dei circa 14 di voti disponibili. I suoi obiettivi prioritari erano l'aumento delle tariffe protettive e l'oro come standard del sistema monetario nord-americano. L'approvazione del decreto Dingley portò nel 1897 all'aumento delle tariffe protettive e nel 1900 il Congresso approvò la Legge sullo standard aureo. Benché nella campagna elettorale fossero prevalsi temi di politica interna, la permanenza in carica del Presidente McKinley fu in larga parte occupata dalla politica estera. A causa del crescente interesse su Cuba, che stava lottando per rendersi indipendente dalla Spagna, Il Presidente inviò all'Avana la nave da battaglia "Maine", a protezione degli interessi americani. In un primo momento cercò di convincere la Spagna a negoziare con i ribelli, ma il 15 febbraio 1998 la "Maine" esplose, (fu fatta esplodere), uccidendo 266 dei suoi 354 marinai. A questo punto negli Stati Uniti crebbe il sentimento contro la Spagna, alimentato in parte dal giornalismo scandalistico fatto a colpi di titoli sensazionali sui quotidiani di William Randolph Hearst e di Joseph Pulitzer. Sotto forte pressione dell'opinione pubblica, McKinley chiese al Congresso l'autorizzazione a intervenire. Di conseguenza, gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Spagna. La U.S. Navy bloccò le navi spagnole nella Baia di Santiago, mentre Teddy Roosevelt e i suoi Rough Riders (Cavalleggeri rudi, com'erano chiamati i cavalleggeri del First U.S. Volunteer Cavalry) assalivano la collina di San Juan e prendevano possesso dell'area. Nelle Filippine, il Commodoro George Dewey entrò nella Baia di Manila e affondò tutte le navi spagnole. La guerra durò circa 110 giorni e con il Trattato di Parigi, Puerto Rico e Guam divennero possedimenti degli Stati Uniti . Con l'esborso di $20 milioni, gli Stati Uniti acquistarono il territorio delle Filippine. Con l'accesso a queste terre, gli Stati Uniti, sotto la Presidenza McKinley, divennero una potenza mondiale. Con i nuovi possedimenti nell'Oceano Pacifico, gli Stati Uniti furono coinvolti nella politica asiatica. Nel 1898, l'amministrazione McKinley introdusse la politica della Porta Aperta nelle relazioni commerciali con la Cina. Nel 1900 una società segreta cinese, quella dei Boxers, fomentò un'insurrezione per scacciare gli stranieri. Il Presidente McKinley inviò 5.000 soldati in aiuto della Germania, del Giappone, della Russia e di altre nazioni, per domare la ribellione dei Boxers. Usando la sua autorità di Comandante in capo, McKinley rafforzò l'incarico presidenziale. L'anno prima, nel 1899, il Vice Presidente Hobart era morto mentre era in carica. McKinley scelse Teddy Roosevelt come candidato alla Vice Presidenza per le elezioni del 1900. McKinley fronteggiò ancora William Jennings Bryan, candidato dei democratici. Bryan attaccò McKinley accusandolo di avere dato corpo all'imperialismo americano (per via delle acquisizioni oltremare) e di avere favorito la liberalizzazione dell'argento e la crescita di grandi società e monopoli illegali, chiamati trusts. Ma la maggiore novità introdotta dalla campagna elettorale fu l'elogio della prosperità. McKinley affermava che gli Americani avevano prosperità in casa e prestigio fuori. Vinse le elezioni in maniera abbastanza facile. Nello stesso anno, il Trattato di Hay Pauncefote diede agli Stati Uniti il diritto di iniziare i lavori per la costruzione del Canale di Panama. Nel 1901, McKinley non riusciva più a sopportare le grandi società in continua crescita. Trusts d'affari e monopolî avevano danneggiato la concorrenza e tartassato i consumatori con prezzi alti. McKinley, nel frattempo, aveva modificato le sue vedute in tema di tariffe. Per aiutare lo sviluppo degli affari, non sosteneva più la politica delle tariffe protettive. Era divenuto favorevole al libero commercio, regolato da accordi diretti tra le parti interessate. Tallone aureo e tariffe per legge: non è peregrino il sospetto che, all'idea di doverlo sopportare ancora per i quattro anni del secondo mandato, i"banchieri internazionali" abbiano preferito farlo togliere di mezzo. Chi aveva armato la mano di Leon Czolgosx?
Fallito il piano di dividere gli Stati Uniti, i "banchieri" concentrarono i loro sforzi su un obiettivo più ambizioso: dominare gli Stati Uniti. Tra la fine della Guerra Civile e il 1910 gli agenti dei Rothschild negli Stati Uniti furono Kuhn, Loeb & Co. e J.P. Morgan & Co. A capo di Kuhn , Loeb & Co. era andato nel 1878 Jacob Schiff, collegato, oltre che direttamente con i Rothschild di Londra, con i loro agenti in Germania e Paesi Bassi, M.M. Warburg, di Amburgo e Amsterdam.
Nel corso di vent'anni, i Rothschild, grazie a quei collegamenti, finanziarono l'espansione dell'impero petrolifero di John D. Rockefeller, l'affermazione delle ferrovie di Edward Harriman e l'impero dell'acciaio di Andrew Carnegie.
All' inizio del XX Secolo, i Rothschild, insoddisfatti dei progressi realizzati con le loro operazioni americane, inviarono a New York uno dei loro massimi esperti, Paul Moritz Warburg, perché si occupasse del loro assalto definitivo agli Stati Uniti d'America.
All'audizione del Comitato parlamentare sulle attività bancarie e la moneta nel 1913, Warburg rivelò di essere "un membro della società bancaria Kuhn, Loeb & Co. Venni in questa nazione nel 1902, nato ed educato in attività bancarie ad Amburgo, Germania, Londra e Parigi, ed essere stato in giro per il mondo ...."
Negli ultimi anni del 1800, la gente non poteva studiare attività bancaria a Londra e andare "in giro in tutto il mondo" a meno di non avere una speciale missione da compiere!
Nel 1907, Jacob Schiff, il capo della Kuhn, Loeb & Co., di proprietà dei Rothschild, in un discorso alla Camera di Commercio di New York avvertì che "a meno che non si doti di una banca centrale in condizioni di controllare le risorse del credito, questa nazione è destinata a subire la più severa e vasta crisi da panico monetario della sua storia."
Poco dopo, gli Stati Uniti caddero in una crisi monetaria che aveva tutte le caratteristiche di 'un lavoro accuratamente organizzato dai Rothschild.' Il risultante panico finanziario colpì decine di migliaia di persone innocenti in tutta la nazione e procurò miliardi all'élite del sistema bancario. Lo scopo della 'crisi' era duplice:
1. compiere un 'massacro' finanziario degli operatori interni, e 2. sensibilizzare il popolo americano sul "grande bisogno" di una banca centrale.
Paul Warburg disse alla Commissione del Congresso per le attività bancarie e la moneta: "Nel panico del 1907, il primo suggerimento che io diedi fu quello di farci avere una 'casa nazionale di compensazione' [banca centrale]. Il Disegno di Legge Aldrich [per una banca centrale] contiene molte cose che sono semplicemente regole fondamentali di tecnica bancaria. Il vostro obiettivo deve essere lo stesso... "
Rimestando in profondità nel sacco delle loro pratiche disoneste, i banchieri internazionali estrassero gli accorgimenti per attuare il loro colpo più grande fino ad allora, la realizzazione del Federal Reserve System, (Sistema della Riserva Federale), interamente privato, che piazzò saldamente il controllo delle finanze degli Stati Uniti nelle loro mani di monopolisti della moneta, sempre più avidi di potere.
Com'è potuto succedere? Dopo reiterati tentativi, andati a vuoto, di far passare al Congresso la legge sulla Federal Reserve, un gruppo di banchieri organizzò e condusse la campagna di Woodrow Wilson per le elezioni presidenziali. Egli si era impegnato di firmare la legge. Nel 1913 il senatore Nelson Aldrich, nonno materno di Nelson Aldrich Rockefeller e bisnonno di John Davison Rockefeller, spinse il Federal Reserve Act al Congresso negli ultimi giorni prima di Natale, quando molti membri del Congresso erano in vacanza. Una volta eletto, Wilson firmò la legge sulla FED. Più tardi, pieno di rimorsi, Wilson ammise, riferendosi alla FED: "Involontariamente, ho rovinato la nostra nazione". Ancora oggi le banche, attraverso le loro fondazioni, aiutano finanziariamente candidati ben disposti. Molti di loro, con generale soddisfazione, vengono eletti.
Tre anni prima, la notte del 22 novembre 1910, un gruppo di giornalisti, abbacchiati, stanchi e infreddoliti, che stavano uscendo dalla stazione ferroviaria di Hoboken, New Jersey, incrociarono un gruppo di persone che avevano tutta l'aria di gente facoltosa in procinto di partire. Ignoravano che fossero tra i più importanti finanzieri della nazione. Sarebbero passati molti anni prima che venissero a sapere lo scopo di quel viaggio, ed anche allora non avrebbero capito che la storia degli Stati Uniti era stata oggetto di un drastico cambiamento dopo quella notte ad Hoboken.
La delegazione era partita in una carrozza ferroviaria chiusa, con le tende dei finestrini abbassate, per destinazione sconosciuta. I componenti erano guidati dal senatore Nelson Aldrich, capo della Commissione Nazionale Monetaria. Il Presidente Theodore Roosevelt aveva firmato il decreto che trasformava in legge la proposta di creazione della Commissione Nazionale Monetaria nel 1908, dopo il tragico panico del 1907, che diede luogo a una pubblica richiesta di stabilizzazione del sistema monetario della nazione. Aldrich aveva già guidato i membri della Commissione in un giro per l'Europa che era durato due anni ed era costato circa trecentomila dollari dei contribuenti. Non aveva ancora fatto il rapporto sui risultati del suo viaggio, né aveva presentato ancora alcun progetto di riforma del sistema bancario.
Ad accompagnare il senatore Aldrich alla stazione di Hoboken erano il suo segretario privato, Shelton; A. Piatt Andrew, Assistente del Segretario al Tesoro e Assistente Speciale della Commissione Nazionale Monetaria; Frank Vanderlip, presidente della National City Bank di New York; Henry P. Davison, socio anziano della J.P. Morgan Company, e generalmente considerato l'emissario personale di Morgan; e Charles D. Norton, presidente della First National Bank di New York, in mano ai Morgan. Poco prima che il treno partisse, avevano raggiunto il gruppo Benjamin Strong, conosciuto come uomo di fiducia di J.P. Morgan; e Paul Warburg, immigrato da poco dalla Germania e arruolato nella banca Kuhn, Loeb & Company di New York. Non era un immigrato qualunque, considerato che il suo stipendio era di $500.000 all'anno, (un'enormità per l'epoca).
Andarono a Jekyll Island, un'isola della Georgia, a poche miglia dal confine con la Florida, paradiso autunnale dei cacciatori di anatre. Requisirono la signorile sede del Circolo della Caccia e vi si chiusero per una settimana. Delinearono i principi generali e le valutazioni , fino alle raccomandazioni finali, della relazione che Aldrich avrebbe presentato al Congresso, assieme al progetto di legge per l'attuazione del "Sistema della Riserva Federale". Di Aldrich, la relazione e il progetto di legge portarono solo il nome. Il redattore fu Vanderlip, ma il vero autore fu Warburg, che ne rivendicò sempre la paternità.
Modificato in più punti, il progetto Aldrich, presentato al Congresso come Federal Reserve Act, legge sul Sistema di Emissione e Regolazione della Moneta, fu approvato la notte del 23 dicembre 1913. Fu il punto d'inizio del più grande furto nella storia del mondo, che portò alla perdita delle riserve d'oro e d'argento dell'America e alla formazione di un debito pubblico federale di oltre 9.000 miliardi di dollari.
Il geniale marchingegno, con efficienza tutta americana, funziona alla grande. Quando il Governo ha bisogno di denaro, il Dipartimento del Tesoro emette dei grandi fogli di carta filigranati, (Treasury Bond [Buoni Poliennali del Tesoro con scadenza oltre dieci anni], Treasury Bill [Buoni Ordinari del Tesoro] e Treasury Note [Buoni Poliennali del Tesoro con scadenza da uno a dieci anni]), titoli obbligazionari del Tesoro, pezzi di carta, per la cifra richiesta, al tasso d'interesse stabilito dalla FED. Il Tesoro colloca le obbligazioni alle aste e invia le certificazioni per l'importo corrispondente alla FED, che emette la moneta, al costo industriale di quattro centesimi di dollaro per ogni biglietto stampato. Questo denaro viene imprestato alle banche, che lo distribuiscono come denaro a debito. Il volume di queste emissioni, meno il totale delle entrate tributarie, va a formare, anno dopo anno, il debito pubblico.
La FED controlla l'economia con i tassi d'interesse. Alzando i tassi, calano le richieste di prestito, si riduce il volume della moneta circolante e l'economia rallenta. Abbassando i tassi, aumentano i prestiti, aumenta il volume della moneta circolante e l'economia si scalda. Ma se gli investitori nostrani o quelli stranieri perdono fiducia nell'economia, la FED non è più in grado di mantenere il controllo.
Per ogni dollaro emesso, la FED percepisce dal Tesoro interesse in oro. (I banchieri della FED non accettano biglietti della Riserva Federale [Federal Reserve Notes]). Va aggiunto che per legge gli azionisti della FED sono esentati dal pagamento di tasse federali. Nel 1992 ogni azionista ricevé dividendi per $15.5 miliardi. Chi sono gli azionisti? Non il pubblico americano! Nel libro "Secrets of the Federal Reserve", (Segreti della Federal Reserve), Eustace Mullins scrive che essi sono: i Rothschilds (Londra & Berlino), Lazard Bros. (Parigi), Israel Moses Sieff (Italia), Shearson-Lehman [già Kuhn-Loeb Co.] (Germania), Warburg Co. (Amburgo & Amsterdam), Lehman Bros. (NY), Goldman Sachs (NY), Famiglia Rockefeller (NY), e Finanziarie J.P. Morgan (NY). Per quanto l'amministratore della FED sia tenuto a rendere conto al Congresso, il Congresso non controlla e non dirige in alcun modo la FED. Le banche e le persone indicate qui sotto, che posseggono a loro volta banche, hanno partecipazioni significative nel Distretto della FED di New York, che controlla gli altri 11 Distretti della FED: First National Bank di New York; James Stillman, National City Bank, New York; Mary W. Harnman, National Bank of Commerce, New York; A.D. Jiullard Hanover; National Bank, New York; Jacob Schiff, Chase National Bank, New York; Thomas F. Ryan; Paul Warburg; William Rockefeller; Levi P. Morton; M.T. Pyne; George F. Baker; Percy Pyne; Mrs. G.F. St. George; J.W. Sterling; Mrs. Katherine St. George; H.P. Davidson, J.P. Morgan (Equitable Life/Mutual Life); Edith Brevour; T. Baker.
É importante ricordare che il primo presidente della 'FED' fu Paul Warburg!
Il deputato Charles Lindbergh indicò decisamente la verità quando dichiarò, subito dopo l'approvazione della Legge sulla Federal Reserve da parte di un Congresso a ranghi incompleti il 23 dicembre 1913: "La legge costituisce la più gigantesca concentrazione sulla terra. Quando il Presidente [Wilson] firmerà questa legge, sarà legalizzato il governo invisibile del potere monetario ... Il più grande delitto di tutti i tempi sarà perpetrato con questa legge sulle banche e sulla moneta."
Erano trascorsi otto anni da quando, nel 1905, i Rothschild europei convinsero e finanziarono lo zar Nicola II di Russia per fare guerra al Giappone. Nello stesso tempo, i Rothschild americani, attraverso la Kuhn, Loeb & C., finanziarono il governo giapponese. L’economia russa ne uscì distrutta, anche a causa dei pesanti interessi dovuti ai Rothschild, e si vennero a formare le condizioni per insorgenze popolari.
Allo scoppio della Guerra Mondiale la Russia si schierò contro gli Imperi d'Austria-Ungheria e di Germania e i Rothschild, finanziatori di entrambi gli schieramenti, ne approfittarono per fare arrivare i rifornimenti ai Russi col contagocce, allo scopo di metterne in crisi l’esercito.
L’obiettivo dei banchieri era quello di spodestare i Romanov, da sempre ostili ai loro disegni, e creare contemporaneamente uno spauracchio per le potenze occidentali. Trotzky, che risedeva in Germania, si trasferì a New York e da lì raggiunse la Russia con un passaporto americano, che gli aveva procurato il Presidente Woodrow Wilson, e con 10.000 dollari che gli avevano dato i Rockefeller. Lenin raggiunse Trotzky in Russia viaggiando dalla Svizzera attraverso la Germania.
La rivoluzione dei Bolscevichi fu finanziata in più riprese da un consorzio di banche inglesi, canadesi e statunitensi, riunite nella American International Corporation, tutte controllate dalle più note famiglie dello Establishment: Rothschild, Gunzburg, Warburg, Schiff, Kahn, Rockefeller, Du Pont de Nemour, Harriman, Bush e, incredibile ma vero, la Federal Reserve. Trotzky nella sua autobiografia scrisse di prestiti concessi da Alexander Gruzenberg, della Chase National Bank, di proprietà della famiglia Morgan, che, come i Rockefeller, faceva capo ai Rothschild. Oltre a partecipare all’American International Corporation, i Rothschild finanziarono direttamente i Bolscevichi attraverso Kuhn, Loeb & Co., la stessa compagnia che aveva finanziato i giapponesi nel 1905. La società versò nel 1917 la somma di 50 milioni di dollari dell’epoca, pari a circa 1.500 milioni di dollari odierni, nel deposito di un conto corrente presso una banca svedese, aperto a favore di Lenin e di Trotzky. Altri 20 milioni di dollari, 600 milioni al valore di oggi, furono versati da Elihu Root, avvocato della Kuhn, Loeb & Co, e Segretario di Stato americano.
Lenin rimborsò i debiti con i relativi interessi pagando, fra il 1918 e il 1922, 450 milioni di dollari, pari a circa 13.500 milioni del valore odierno. Perché mai i “banchieri internazionali” finanziarono i Bolscevichi? La risposta viene dalla loro inesauribile volontà di potenza. Pensavano già a una seconda guerra mondiale, alla contrapposizione di blocchi e ad altre guerre, con gli enormi profitti che ne sarebbero derivati.
Esemplare la descrizione di Gertrude M. Coogan sull'entrata nel conflitto mondiale degli Stati Uniti.
Nell'agosto del 1914 iniziò la Guerra Mondiale. La storia di quel finanziamento è molto lunga. L'esame dei suoi aspetti principali mostrerà i difetti esiziali nel metodo con cui quel finanziamento venne effettuato.
La guerra non era iniziata da molto quando l'Inghilterra e gli Alleati cominciarono a dipendere da noi per i rifornimenti di cibo, vestiario, munizioni, ecc.
Per far finanziare l' acquisto di quei rifornimenti dai nostri cittadini, l 'Inghilterra egli Alleati presero a prestito denaro negli Stati Uniti. Il popolo americano acquistò titoli di stato britannici, titoli di stato francesi, ecc.
Ad ogni modo, dopo breve tempo non fu più possibile vendere titoli britannici e francesi al popolo americano, per la sola ragione che quei titoli assorbirono ben presto più moneta depositata nelle banche di quanta il popolo possedesse.
Successivamente, i banchieri internazionali concessero crediti privati all'Europa. Essi anticiparono i loro crediti (prestiti) per il pagamento dei rifornimenti di cibo, munizioni, vestiario, ecc., che venivano prodotti in America dal nostro popolo, ma erano esportati nei paesi degli Alleati, e presero le valute dei vari paesi come garanzia dei loro prestiti privati.
Woodrow Wilson venne eletto per il suo secondo mandato presidenziale, per la ragione che aveva " mantenuto l' America al di fuori della Guerra Mondiale".
Nei primi mesi del 1917 Lord Balfour cominciò a inviare note isteriche a Wilson dicendogli che se gli Stati Uniti non fossero intervenuti nel conflitto, l'Inghilterra e gli Alleati avrebbero perso.
Dinanzi al Senato degli Stati Uniti, il giorno in cui decidemmo di unirci agli Alleati, la principale ragione addotta per la nostra entrata in guerra fu che "essa ci avrebbe messo in condizione di riscuotere i nostri titoli al tavolo delle trattative di pace che sarebbero inevitabilmente seguite". In altre parole, dovevamo entrare in guerra principalmente per proteggere i misteriosi dollari che i banchieri internazionali avevano già prestato, e che avevano costretto il nostro paese a prestare, agli Alleati. Una volta entrati in guerra, gli Stati Uniti cominciarono a finanziare operazioni su larga scala. Il governo cominciò ad acquistare dal popolo scorte di cibo, vestiario, munizioni, ecc. per equipaggiare e mantenere un esercito e una flotta. Si ricordi la nostra definizione di beni di consumo o, piuttosto, di ricchezza deperibile. Il cibo, le munizioni, le scorte di vestiario venivano distrutti quotidianamente .
Come finanziammo l'acquisto di quelle quantità enormi di beni deperibili che venivano distrutti nel corso della guerra mondiale? Lo finanziammo permettendo al sistema della Riserva Federale (un'istituzione bancaria centrale di proprietà di privati e da loro controllata) di creare le proprie promesse di pagamento private, e il nostro governo prese a prestito queste promesse di pagamento emesse da banche di proprietà privata.
Occorre ripeterlo: le obbligazioni di guerra del governo degli Stati Uniti vennero "acquistate" dalle banche della Riserva Federale non con moneta o altri valori reali consegnati al governo, ma con promesse di pagamento non garantite di banche private, che vennero chiamate "moneta", crediti di depositi bancari.
Il sistema non possedeva assolutamente i beni con cui acquistare i titoli, così li "pagò" con promesse di pagamento private, com'era nelle reali intenzioni della legge. Quelle promesse di pagamento private ("credito"), in cambio delle quali il governo firmò degli assegni, servirono a pagare i materiali bellici. Il governo scambiò obbligazioni fruttifere garantite da tutte le proprietà del popolo con promesse di pagamento non garantite delle banche private della Riserva Federale.
La legge istitutiva della Riserva Federale, come pure la legge sul Sistema Bancario Nazionale, [National Banking Act], pose le promesse di pagamento dei banchieri privati al di sopra della Nazione (di tutto il popolo). I cittadini onesti e ragionevoli si rendono conto di questo fatto? L'avrebbero permesso se si fosse detta loro la pura verità? Perché il governo degli Stati Uniti non emise denaro infruttifero per pagare i materiali bellici?
L’analisi delle conferenze di pace e dei relativi trattati del 1919 e del 1920 conferma che i membri delle delegazioni di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti assolsero i propri ruoli secondo l’occulta regia dei “banchieri internazionali”.
Dei centoventi componenti la delegazione degli Stati Uniti a Versailles nel 1919, novanta erano dipendenti, collaboratori o soci in affari dei Rothschild americani.
A pag. 271 di Tragedy & Hope nel capitolo The Peace Settlements 1919 - 1923 Carrol Quigley scrive: "A tutte queste riunioni, come alla stessa Conferenza di Pace, i leader politici erano assistiti da gruppi di esperti e da persone interessate, spesso auto-nominate. Molti di questi
Quei trattati furono il mezzo per provocare il secondo conflitto mondiale e le centi- naia di conflitti minori che lo precederono e lo seguirono.
Tutti i Presidenti degli Stati Uniti che si succedettero dalla Prima Guerra Mondiale al Conflitto Vietnamita si guardarono bene dall'interferire con gli interessi della Federal Reserve. Perché chi legge possa ricordarne i nomi, a perenne vergogna, essi sono:
28. Woodrow Wilson (1856-1924) | Democratico | 1913-1921 |
29. Warren Harding (1865-1923) | Repubblicano | 1921-1923 |
30. Calvin Coolidge (1872-1933) | Repubblicano | 1923-1929 |
31. Herbert C. Hoover (1874-1964) | Repubblicano | 1929-1933 |
32. Franklin Delano Roosevelt (1882-1945) | Democratico | 1933-1945 |
33. Harry S Truman (1884-1972) | Democratico | 1945-1953 |
34. Dwight David Eisenhower (1890-1969) | Repubblicano | 1953-1961 |
Il trentacinquesimo, John Fitzgerald Kennedy, quarantaseienne, democratico, fu eletto nel 1961 dopo due mandati del repubblicano Eisenhower.
Il 22 novembre 1963 fu assassinato a Dallas, Texas, in circostanze che dopo oltre quarant'anni non sono state completamente chiarite. É fuori dubbio che, a differenza dei suoi predecessori, avesse dimostrato di non essere disposto ad attuare le disposizioni dei "banchieri internazionali". Dieci mesi prima di essere ucciso aveva sostenuto una serie di accese discussioni con i membri del consiglio di amministrazione della FED a proposito degli interessi sulle emissioni e sulle obbligazioni del Tesoro. Ai suoi collaboratori non aveva fatto mistero della sua intenzione di ritornare all'emissione di moneta costituzionale. Inoltre, i "banchieri" non gli avevano perdonato il rifiuto di autorizzare la copertura aerea nel tentativo di invasione di Cuba, fallito miseramente nella Baia dei Porci il 17 aprile 1961. Non molti ricordano che Kennedy aveva inaspettatamente battuto Richard Nixon alle Presidenziali del 1961. Questi, durante la sua vice-presidenza con Eisenhower, con la collaborazione di George Herbert Walker Bush, aveva ispirato il progetto della CIA per invadere Cuba e defenestrare Fidel Castro. Nixon sapeva quello che Kennedy ignorava. Quando, due ore prima del tentativo di invasione, il texano generale Cabell, uno degli amici personali di Bush, organizzatori dell'impresa, telefonò al Presidente per chiedergli l'autorizzazione di fare intervenire l'aviazione, Kennedy cadde dalle nuvole e rifiutò. Ve n'era abbastanza perché fosse tolto di mezzo. L'assassinio di John Fitzgerald Kennedy fu un avvertimento a tutti i futuri presidenti di non interferire sulla creazione di moneta da parte della privata Federal Reserve e sulle strategie di potere che ne derivano. Sembra evidente che il Presidente Kennedy abbia sfidato "i poteri che esistono dietro gli Stati Uniti e il mondo della finanza". Con grande coraggio, JFK fronteggiò fieramente i due veicoli di maggior successo che siano mai stati usati per pilotare verso l'alto il debito pubblico: 1) la guerra (il conflitto in Viet Nam); e 2) la creazione dal nulla di moneta da parte della banca centrale di proprietà privata.
I suoi sforzi per avere le truppe americane fuori dal Viet Nam entro il 1965 e l'atteggiamento dimostrato verso il Board of Directors della FED e verso la CIA segnarono la sua condanna.
Se i predecessori non ebbero altrettanto coraggio nell'imporre il rispetto della Costituzione, i successori non furono meglio.
36. Lyndon Baines Johnson (1908-1973) | Democratico | 1963-1969 |
37. Richard Milhous Nixon (1913-1994) | Repubblicano | 1969-1974 |
38. Gerald R. Ford (1913- ) | Repubblicano | 1974-1977 |
39. James (Jimmy) Earl Carter, Jr. (1924- ) | Democratico | 1977-1981 |
40. Ronald Wilson Reagan (1911- 2004) | Repubblicano | 1981-1989 |
41. George H. W. Bush (1924- ) | Repubblicano | 1989-1993 |
42.William (Billie) J. Clinton (1946- ) | Democratico | 1993-2001 |
43. George W. Bush (1946- ) | Repubblicano | 2001- |
La grande confusione che seguì l'assassinio del Presidente Kennedy, dalle indagini del FBI al Rapporto Warren, inframezzati da colpi di teatro e testimonianze di personaggi incredibili fu la dimostrazione del potere esercitato dai "banchieri internazionali" sui mezzi di comunicazione.
Non è un mistero che quotidiani, periodici, emittenti televisive e radiofoniche e perfino l'industria cinematografica siano controllati attraverso una fitta rete di partecipazioni azionarie. Ha dell'incredibile il tentativo del regista Oliver Stone che nel 1990 realizzò il film "JFK", centrato sull'indagine del Procuratore distrettuale di New Orleans Earling Carothers (Jim) Garrison. Il quotidiano "L'Unità" del 19 marzo 1992 pubblicò un'intervista di Antonio Cipriani al colonnello Fletcher Prouty, docente a Yale e funzionario della CIA. Prouty disse a Cipriani quello che aveva già confidato a Garrison: l'assassinio di Kennedy era stato l'atto conclusivo di un complotto. Era stato un colpo di stato, orchestrato da quella che Prouty definì "una ristrettissima élite di personaggi che esercitano il potere sul mondo, regolando la fame, l'energia e le guerre." Se la regìa del film su Kennedy fu buona, quella del complotto fu ottima. Un personaggio ambiguo e ricattabile come Lyndon Beines Johnson pareva fatto apposta per alimentare sospetti e ispirare ipotesi fantasiose. La fermezza di Kennedy nel rifiutare le proposte dei più alti gradi del Pentagono durante la crisi di Cuba del '62 era stata sapientemente strumentalizzata in filmini e filmetti di fantapolitica per far credere al popolo che il complotto per assassinare il Presidente fosse stato ordito dal Pentagono.
Il 5 giugno 1968, alle 12,15, il senatore Robert F. Kennedy stava recandosi in una sala dell' Ambassador Hotel di Los Angeles, per una conferenza stampa, dopo la vittoria alle elezioni primarie in California. Il percorso, prestabilito dal personale della sicurezza, prevedeva l'attraversamento di una sala da ballo e di una dispensa. Mentre percorreva quest'ultima area, Sirhan Sirhan, un arabo palestinese, gli si parò davanti e gli sparò con una pistola calibro .22. Benché Sirhan fosse stato velocemente bloccato, Kennedy e altre cinque persone furono feriti. Solo Kennedy risultò ferito in modo fatale. Sirhan fu arrestato sul luogo del delitto, accusato e condannato per omicidio di primo grado. Avrebbe dovuto essere giustiziato, ma la Corte Suprema degli Stati Uniti annullò la sentenza per motivi di incostituzionalità prima che fosse eseguita. Sirhan fu incarcerato nella Prigione di Stato di Corcoran, dove ancora si trova. Robert F. Kennedy fu assassinato perché aveva le stesse idee di JFK e, vinte le primarie in California, sarebbe divenuto un concorrente troppo pericoloso per Nixon alle Presidenziali di fine anno.
John F. Kennedy Jr., detto John John, il figlio di JFK, con la moglie e la cognata, fu molto probabilmente assassinato in un incidente provocato dal sabotaggio dell'aereo che stava pilotando sulle acque dell'Oceano Atlantico nel luglio 1999. I corpi, recuperati, furono frettolosamente cremati, nonostante che i tre non avessero mai lasciato disposizioni in proposito.
L'aereo era un monomotore Piper Saratoga II, FAA numero di registro N9253N.
Secondo la versione ufficiale, il Piper era in rotta per Martha’s Vineyard, una piccola isola della Costa Orientale, nell'area del Massachussetts prossima a Cape Cod, quando perse l'assetto e cadde in vite nell'oceano.
Esaminando la posizione politica di JFK Jr. é possibile capire chi avrebbe potuto trarre beneficio dalla sua scomparsa in quel particolare momento. Era sul punto di iniziare la campagna per le pasticciate elezioni del novembre 2000, che portarono alla Presidenza George W. Bush. Durante l'estate del 1999 la scelta dei candidati non era stata chiara. I Bush stavano guardando per la presidenza a George Walker. Suo padre, l'ex Presidente George Herbert W. Bush, aveva imparato una dolorosa lezione quando perse la rielezione nel 1992 contro Clinton: la comparizione di un secondo sfidante (allora fu un conservatore indipendente di nome Ross Perot) anche questa volta poteva essere un guaio.
Ogni candidato indipendente avrebbe sempre potuto costituire un grosso ostacolo per una candidatura di Bush programmata per le Presidenziali del 2000. Benché JFK Jr. non l'avesse annunciato, correvano voci che avrebbe partecipato come indipendente. La sua eredità, la celebrità e il carisma sarebbero stati elementi di forza di cui tener conto. Guardando ai risultati delle elezioni, si può certamente affermare che Bush nel 2000 non avrebbe vinto se JFK Jr. fosse sceso in corsa per la Casa Bianca. Però, vi è un altro motivo perché JFK Jr., proprio come JFK Sr., potesse divenire un tabù per i "poteri". Occorre leggere attentamente l'intervista che John F. Kennedy Jr. concesse a "George", la rivista da lui fondata, nel mensile di ottobre del 1998, Vol. 3 Numero 10, pag.136.
É chiaro dall'intervista che JFK Jr. fosse pienamente consapevole dell'esistenza del piano per il Nuovo Ordine Mondiale degli Illuminati e, come il padre, promettesse inoltre di abolire la Legge del 1913 sulla Riserva Federale. JFK Jr. sapeva che l'intero sistema finanziario degli Stati Uniti era controllato da una società privata, la “Federal Reserve”, in mano a un gruppo di banche nelle mani dei Rothschild. Nell'intervista, menzionò la Massoneria e si riferì ai personaggi che scelgono con cura il candidato alla Presidenza chiamandoli "i signori del denaro."
Dopo avere letto quell' intervista, diviene molto chiaro che a un giovanotto, tanto dotato e con quelle idee in testa, come JFK Jr. non dovesse essere consentito di candidarsi ad una carica pubblica di qualsiasi tipo, in qualsiasi momento. JFK Jr. era una minaccia che doveva essere neutralizzata. Essere neutralizzato è esattamente quello che gli capitò .
Il quarto Kennedy, Edward Moore, detto "Ted", aveva provveduto a farsi fuori da solo, il 18 luglio 1969, con lo scandalo di Chesapeake, dal nome della baia sulla costa della Virginia, a est di Norfolk. Probabilmente ubriaco, pilotando la sua Oldsmobile era volato da uno dei ponti di Chappaquiddick, affondando con le ruote all'aria in due metri e mezzo di acqua fredda. Pensò a salvarsi, ma dimenticò nell'auto la sua assistente, una bella ragazza di 28 anni, Mary Jo Kopekne. Kennedy andò a piedi fino al cottage dove era stato organizzato un party con la compagnia di quattro amici, tutti regolarmente sposati, e diverse ragazze giovani. Ritornò a Edgartown e dormì in albergo. Denunciò l'incidente alla Polizia la mattina seguente, a nove ore dall'accaduto.
Traduzione dall'inglese di Toni Liazza
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