16/08/2011
“Cittadini, vorreste una rivoluzione senza rivoluzione?”
Questa è la frase con cui Robespierre rispose a Jean-Baptiste Louvet il 5 novembre del 1792 alla Convenzione Nazionale.[1] A distanza di più di 200 anni la domanda può essere riproposta così: “è possibile una rivoluzione senza rivoluzione?”. O meglio: “è possibile mascherare un “golpe” per una rivoluzione?”.
La rivoluzione italiana (o all’italiana)
Con l’arresto del “tangentaro” Mario Chiesa il 17 febbraio 1992, inizia in Italia la rivoluzione giudiziaria di “mani pulite”, che porterà alla luce tutta la malversazione, la corruzione, e gli illeciti che covavano da anni nei piani alti della politica, dell’economia e delle istituzioni italiane. Le inchieste partirono dalla Procura della Repubblica di Milano e vennero coordinate dal pool di magistrati composti da: Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e Francesco Greco, sotto l’egida guida del procuratore Francesco Saverio Borrelli. L’indignazione e il consenso popolare allo scoppio delle inchieste era altissimo; non era difficile sentire, nelle piazze gremite di gente contro la malapolitica italiana, lo slogan “Di Pietro facci sognare”, a dimostrazione dello stato di cose in quel periodo.
Genesi dell’uomo che ci “fa sognare”
Appunto Antonio Di Pietro, il magistrato simbolo dell’inchiesta, il “self-made man” del pool di mani pulite. Nato a Montenero di Bisaccia in Molise nel 1950, a soli 21 anni emigra in Germania dove fa l’operaio in una fabbrica metalmeccanica. Rientrato in Italia nel 1973, viene assunto dall’Aeronautica militare e assegnato alla struttura che si occupa di controllare la sicurezza delle forniture ad alta tecnologia bellica delle nostre industrie. Questa è una funzione sempre svolta in parallelo con un reparto apposito del Sismi (il servizio segreto militare), per questo chi lavora lì deve godere di un lasciapassare di sicurezza rilasciato proprio dai “servizi”. Il 19 luglio 1978 si laurea in giurisprudenza alla Statale di Milano, dopo solo due anni e sette mesi di università (un vero e proprio genio del “diritto”!). Un appunto del centro Sisde di Milano sostiene che Di Pietro in quegli anni era in contatto con un diplomatico Usa in servizio nel nord Italia e con una associazione vicina ad “ambienti” statunitensi. A due anni dalla laurea Tonino entra in Polizia e appena un anno dopo supera l’esame per diventare magistrato. Ai giudici della commissione d’esame rimarrà impressa la prova di Di Pietro, non per i suoi meriti, ma per la sua “rozzezza” espositiva. Il presidente della commissione, il giudice Carnevale, racconterà anni dopo di aver promosso Tonino poiché, guardando il curriculum di quel giovane ex migrante, si era commosso. Al termine del suo praticantato, il consiglio giudiziario di Brescia, che lo doveva valutare, riterrà Di Pietro “inadeguato” per la nomina a magistrato. Ma il Csm ribalta tutto e promuove Tonino, anche qui con un “aiuto” non meglio qualificato di un membro del Csm, tale Ombretta Fumagalli Garulli, deputata DC in ottimi rapporti con gli USA. Nel 1985 viene destinato a Milano in qualità di sostituto procuratore e nel 1992 darà vita all’inchiesta “mani pulite”. Questa è la storia più o meno nota del giudice Tonino, che in pochi anni, anche grazie ad aiuti e spinatarelle varie (da persone alquanto ambigue), riesce a far “carriera” all’interno della magistratura.[2]
“Per favore, massima prudenza e discrezione”
Nel luglio del 1992, quando l’inchiesta di tangentopoli era partita ormai da cinque mesi e cominciava ad allargarsi verso piani più alti della politica, l’architetto Bruno De Mico, pentito ante litteram di mani pulite, proporrà tramite l’avvocato Franco Sotgiu al magistrato Davigo contatti con “ambienti americani vicini alla Cia”. L’avvocato riferirà al magistrato Davigo: “vi sono ambienti americani che sono disponibili a dare una mano al pool, per garantire la sicurezza dei magistrati e per aiutare a riportare in Italia i latitanti di mani pulite”, in quel momento il cassiere segreto di Craxi: Silvano Larini. Quegli ambienti americani sarebbero entrati in azione dopo un segnale che provenisse dal pool: la partecipazione di un magistrato, preferibilmente Di Pietro, a Sixty Minutes, un noto programma trasmesso dal network Cbs. Davigo dimostra non poche perplessità sull’accaduto, allora stende un rapporto per il procuratore Borrelli, che allarmato dalla vicenda si reca al Quirinale, per informare il presidente Oscar Luigi Scalfaro di quanto era accaduto. Il Presidente inviterà Borrelli alla “massima prudenza e discrezione” su quanto era avvenuto, lasciando intendere che questa storia non doveva essere resa pubblica.[3]
“No, autografi no, al massimo una foto insieme”
Nell’ottobre del 1992, nonostante Scalfaro avesse invitato alla prudenza il pool, il giudice Tonino volò a New York grazie a un viaggio organizzato dall’USIS(United States Information Service), un ente statunitense con sede a Milano. In quel periodo tutti i giornalisti vanno alla ricerca “dell’eroe” Di Pietro: “Di Pietro, pare abbia lasciato New York. Mercoledì sera, abbandonato l'hotel Pierre, Di Pietro è tornato a Washington. Eppure giovedì mattina qualcuno gli ha parlato a New York, sulla Quinta strada, davanti alle vetrine di Tiffany. Quello che è certo è che tutti stanno facendo di tutto perché nulla trapeli dei veri movimenti del magistrato italiano”. Poi, intercettato da alcuni giornalisti, davanti all’ufficio della Procura, con in mano un hot-dog bollente Di Pietro afferma: “siamo qui per alcuni incontri con giuristi e agenti dell' Fbi che ci devono spiegare come si fanno qui in America certe indagini. Non sono conferenze, sono incontri operativi, ne abbiamo cinque o sei in diverse città degli Stati Uniti". Di Pietro vaga per gli States “disperso in incognito, avvistato qua e là da turisti italiani che lo fermano per stringergli la mano e chiedergli autografi: No, autografi no, se volete ci facciamo una foto insieme".[4]Poi “si dice che venga ospitato anche da quelli della Kroll, la superagenzia di investigazioni private che da sempre lavora anche per l’intelligence a stelle e strisce”.[5]
Strani viaggi, informazioni compromettenti e “manine d’oltreoceano”
“Gli americani raccolsero parecchie informazioni sul sistema di finanziamento dei partiti e su atti veri e propri di corruzione”, così l’ex ministro “andreottiano” Paolo Cirino Pomicino parla degli anni di tangentopoli, e continua: “quell’anno(1992) il capo della Cia, Woolsey, tenne una conferenza in California e spiegò che l’amministrazione statunitense aveva autorizzato lo spionaggio industriale per difendere le imprese americane nel mondo. In realtà successe anche altro”. Quindi, secondo Pomicino, gli americani con il pretesto dello spionaggio industriale, raccolsero in Italia informazioni che “qualora ce ne fosse stata la necessità avrebbero potuto far scoppiare degli scandali”. Per Pomicino “non è un caso che nel 1992, a Milano, sbarca l’agenzia privata Kroll, con spioni a contratto”.[6] La stessa Kroll che aveva ospitato poco tempo prima il giudice Tonino negli States.
“Scusate il ritardo e buona mangiata a tutti!”
E’ il 14 dicembre 1992, il pool decide di inviare il primo avviso di garanzia eclatante; il provvedimento dovrà essere notificato al segretario del PSI, Bettino Craxi. Ma oltre a questo, quel 14 dicembre succede qualcos’altro: il giudice Tonino si ritroverà ad una cena in suo onore, nella Caserma dei Carabinieri di Via Selci a Roma. Ad aspettare il giudice Tonino ci sono: un fotografo, rappresentanti dei Carabinieri e Polizia, agenti dei Servizi Segreti italiani, tra cui Bruno Contrada (che da lì a 10 giorni verrà arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa), ed un altro ospite molto “particolare”. Tonino, arrivato in caserma saluta così gli ospiti: “scusate il ritardo e buona mangiata a tutti”. Ma ritorniamo all’ospite “particolare”; egli era un rappresentante dell’U.S. Secret Service a Roma, e precisamente un agente della Kroll, che a fine cena donerà al buon Tonino un premio, e cioè una “targa” del servizio segreto americano.[7] Anni dopo, Di Pietro, messo alle strette su quella strana e segreta cena dirà: “che ne sapevo io dell’identità di quelle persone invitate, e poi chi accidenti è st’americano? chi lo conosce? e poi guardi che è difficile parlare con me in americano”. Ok, tutto è “chiarito”! Ma la targa dei “servizi”? “Di coppe e targhe casa mia è piena e non ho mai avuto a che fare con l’agenzia Kroll”.[8] Bene, qualsiasi “sospetto” sarà stato sicuramente trafugato dalle parole chiarificatrici di Tonino…
Il periodo del “terrore”
<<Egregio Signor Presidente della Camera, ho deciso di indirizzare a Lei alcune brevi considerazioni prima di lasciare il mio seggio in parlamento compiendo l’atto conclusivo di porre fine alla mia vita. E’ indubbio che stiamo vivendo mesi che segneranno un cambiamento radicale sul modo di essere nel nostro paese, della sua democrazia, delle istituzioni che ne sono l’espressione. Non mi è estranea la convinzione che “forze oscure” coltivano disegni che nulla hanno a che fare con il rinnovamento e la “pulizia”. Un grande velo di ipocrisia ha coperto per lunghi anni i modi di vita dei partiti e i loro sistemi di finanziamento>>.[9]
Non ce l’ha fatta, ha ceduto al carcere preventivo il deputato socialista Sergio Moroni, compiendo l’atto più estremo che un uomo possa realizzare: togliersi la vita! Ma non è l’unico, in totale saranno 48 le “bare” di mani pulite. Ed è questo uno dei lati più inquietanti della vicenda tangentopoli, un vero e proprio periodo del terrore di Robespierriana memoria. Una vera e propria “ghigliottina all’italiana”.
Conclusione
Il 6 dicembre 1994 è la data delle dimissioni del giudice Tonino dalla magistratura. Formalmente l’inchiesta tangentopoli ha fine, dopo tante manette e il crollo di una Repubblica sotto di essa. L’ormai ex magistrato si guarda intorno, e capisce di aver conquistato un grande consenso popolare grazie alle inchieste sulla malapolitica. Con un suo collaboratore, un certo Pietro Rocchini, decide di metter su un movimento politico, che chiameranno “mani pulite”, in onore dell’inchiesta. Ma accade qualcosa di strano, infatti, nel 1995 lo stesso Rocchini confesserà alla magistratura di Brescia, che nel frattempo indagava Di Pietro, “strani viaggi” dell’ex magistrato a Washington. Di Pietro sminuirà l’importanza di quel viaggio: “negli Stati Uniti l’anno scorso ho tenuto una conferenza al centro studi strategici internazionali di Washington solo per confrontare le normative dei due paesi alla lotta alla corruzione”.
Ma Rocchini controbatterà: ”dopo la conferenza al centro studi insieme all’influente politologo Edward Luttwak, lo trovai improvvisamente cambiato. Era come se negli USA il nostro progetto di dar vita al movimento politico -mani pulite - fosse stato accolto con freddezza. L’impressione fu che certi circoli americani gli avessero fatto intendere di preferire un Di Pietro dentro al sistema dei partiti, anziché fuori”.[10] Infatti, da lì a poco, Tonino fonderà il partito dei “valori”: l’IDV!
Conclusioni
Guardando a quegli anni, osservatori “interni” alla vicenda mani pulite hanno espresso riserve e giudizi critici nei confronti del giudice Tonino e dell’inchiesta da lui eseguita. L’ex pm di Mani pulite, ex deputato ed ex presidente della Commissione antimafia, Tiziana Parenti (detta Titti la Rossa), è una voce più che autorevole su quegli anni, e commenterà: “La provenienza di Antonio Di Pietro è in una struttura parallela ai servizi segreti. Di Pietro su questo non ha mai fatto chiarezza…”. La Parenti racconta anche di un viaggio negli Usa e di contatti con la Cia. Dice che Di Pietro, attraverso un imprenditore suo amico, entra in contatto “con ambienti del dipartimento di giustizia Usa” e che nei mesi che intercorrono tra l’arresto di Mario Chiesa (febbraio ’92) e l’entrata nel vivo di Mani pulite “va in America”. “La Cia – aggiunge – voleva far fuori il Psi e certa parte della Dc, perché non più affidabili. Caduto il muro di Berlino, crollato il comunismo, bisognava fare piazza pulita della vecchia classe politica e il Pds poteva essere un interlocutore affidabile. Allora Di Pietro va, e ottiene la legittimazione. La sua rete di rapporti, in Italia, è pronta”.[11]
Sempre riferendosi a quegli anni, un esponente illustre della politica italiana, nonché ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga dirà: “Mani Pulite non nasce con l’arresto di Mario Chiesa. Ho parlato con diversi imprenditori coinvolti, e tutti mi hanno detto che gli sono stati contestati fatti appresi dai magistrati anni prima grazie alle intercettazioni. C’è qualcosa che non torna: perché quelle inchieste da anni dimenticate sono state di colpo lanciate tra i piedi del ceto politico? Perché l’azione della magistratura fu incoraggiata dall’FBI americano e dai poteri forti italiani”.[12] Lo stesso Cossiga imputerà lo scoppio delle inchieste anche a causa delle politiche estere di Craxi e Andreotti: “gli Stati Uniti e la Cia non sono stati estranei allo scoppio di Tangentopoli così come certo non sono stati estranei alle ‘disgrazie’ di Andreotti e di Craxi. Andreotti e Craxi sono stati i più filopalestinesi tra i leader europei. I miliardi di All Iberian furono dirottati da Craxi all’Olp(Organizzazione per la Liberazione della Palestina). E questo a Fort Langley non lo dimenticano. In più, gli anni dal ’92 in avanti sono sotto amministrazioni democratiche: le più interventiste e implacabili”.[13]
Naturalmente, queste sono solo alcune considerazioni riguardo tangentopoli, per questo, non resta che dare voce al protagonista numero uno di quegli anni, Tonino Di Pietro, che riguardo alle sue possibili implicazioni con ambienti “stranieri” affermerà: “e io che c’azzecco con le lobby internazionali?”.[14]
Per questo, non posso far altro che lasciare a voi le vostre personali “conclusioni”.
A.D.G. LA VOCE DEL CORSARO
con F.C. & C.D.G.
note:
[1] http://it.wikiquote.org/wiki/Maximilien_de_Robespierre
[2] http://media.camerepenali.it/rassegna/RS970.pdf (pagg. 16-17)
[3] Il “colpo” allo Stato,Mario Di Domenico,Roma,Edizioni Si,2010
[4]http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubbli...
[5] vedi nota 2
[13] http://www.partitosocialista.org/453-rassegna-stampa-coss...
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