venerdì 12 agosto 2011

Carlo Alberto Biggini e la perestroika di Mussolini



Carlo Alberto Biggini e la perestroika di Mussolini

Impegni accademici, specialmente intensi nello scorcio di fine d'anno, mi impediscono di partecipare personalmente a questo convegno, al quale desidero tuttavia confermare la mia adesione ed inviare il mio grato ed affettuoso saluto, assieme ad un modesto contributo di pensiero.

Gli insigni relatori di questo convegno illustreranno, assai meglio di me, la figura di Carlo Alberto Biggini - giurista, politico, educatore - nelle vicende italiane della prima metà del secolo XX°.

Da parte mia desidero solo richiamare sinteticamente l'attenzione del convegno su un aspetto dell'ultimo fascismo, trascurato o disdegnato dalla cultura storica ufficiale.

Mi riferisco al contributo di azione e pensiero dato da Carlo Alberto Biggini al progetto di una rifonna in senso democratico del sistema politico della Repubblica Sociale, cioè alla perestroika di Mussolini - annunciata nel Manifesto di Verona (14 dicembre 1943) e quindi assunta nei progetti di una costituzione repubblicana redatti dal senatore Vittorio Rolandi Ricci e dal ministro Carlo Alberto Biggini.

I punti di tale riforma, in sintesi, concernevano:

a) Fondare la nuova repubblica su un potere sovrano d'origine popolare sancito da una assemblea costituente.

b) Assicurare l'esercizio pieno della libertà al cittadino, considerato non solo come soggetto giuridico della società nazionale, bensi come attore e produttore del suo sviluppo socio-economico, superando il principio di andare incontro al popolo con quello di stare con il popolo.

c) Abolire il privilegio di partito unico fino allora riconosciuto al movimento fascista, aprendo la Rsi al pluralismo politico in una repubblica presidenziale, con un capo dello Stato eletto a suffagio universale (per 7 anni, secondo Biggini; per 5 anni, rinnovabili una sola volta, secondo Rolandi Ricci).

d) Garantire al cittadino soldato-lavoratore-contribuente il diritto di controllo e critica responsabile su ogni’ atto della pubblica amministrazione.

e) Sancire giuridicamente la partecipazione di tutti i lavoratori (imprenditori, tecnici ed operai) alla gestione delle imprese pubbliche e private, nonché all‘ equa ripartizione degli utili.

f) Garantire la proprietà privata, estendendola all'abitazione secondo il principio che la casa non é solo un diritto alla proprietà, ma un diritto di proprietà.

Carlo Alberto Biggini contribuì allo sviluppo di questi principi sia con una acuta produzione intellettuale, sia nella azione quotidiana di ministro dell’Educazione Nazionale, con numerosi atti concreti di alto valore politico e morale.

Tra questi desidero rilevarne solo alcuni, particolarmente esemplari:

* l’abolizione del giuramento alla RSI per i docenti di ogni ordine di scuola;

* l’esercizio personale del pluralismo politico mediante la liberazione di 44 professori antifascisti dell’università di Genova, la reintegrazione nell’insegnamento del fratello di Palmiro Togliatti, la tolleranza verso gli avversari politici, compresi noti esponenti della resistenza antifascista come Egidio Meneghetti e Concetto Marchesi.

* l’appoggio alla promozione del Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista di Edmondo Cione r del collaterale Centro Italiano Studi Sociali, entrambi autorizzati da Mussolini perfino contro il parere negativo di Alessandro Pavolini.

Si tratta di atti concreti prodotti – non dimentichiamolo – nel clima candente e drammatico dell’avanzata delle armate anglo-americane nell’Italia centro-setentrionale, aggravato da una guerra civile in atto che stava assediando moralmente e militarmente, giorno dopo giorno, la Repubblica Sociale.

Atti, questi storicamente documentati e che, nonostante lo stato bellico in cui si era costretti ad agire, attestano una perfetta sintonia tra Mussolini e Biggini nel non rinunciare al progetto di una perestroika in grado di trasformare la dittatura in opera costituente: annuncio della affermazione nel fascismo di una istanza democratica nuova, mediante la partecipazione libera, attiva ed organica dei cittadini-produttori alla vita collettiva della nazione italiana.

Un tale progetto – che mi azzardo a considerare il legato politico lasciato da Mussolini non solo ai fascisti, ma all’intero popolo italiano – anticipava di mezzo secolo un tentativo analogo operato dal comunista revisionista Gobaciov nell’Unione Sovietica negli anni novanta.

Esso merita di essere esaminato dagli storici e dai politologi (che finora lo hanno ignorato) fnalmente sine ira et studio, per ipotizzare e verificare se già allora non contenesse le premesse di fondo per confluire in un sistema democratico presidenziale tutto italiano, tuttora auspicato da varie parti politiche per dare efficienza decisionale e compiutezza rappresentativa ad una democrazia mutilata come la nostra.

La presenza di studiosi di diversa scuola e provenienza politica ad un convegno convocato nella memoria di Carlo Alberto Bigini, mi induce a sperare che questo mio intervento sia accolto non come una provocazione polemica, ma come una proposta di lavoro da svolgere secondo l’indipendenza di metodo attestato dalla scuola storica di Renzo De Felice.

E’ questo l’augurio che ai promotori ed ai protagonisti del Convegno formula in italiano che opera culturalmente all’estero, con lo sguardo perennemente fisso alle lezioni della storia antica e recente della cara Patria lontana, per trarne alimento e speranza di un futuro migliore.

Prof. Primo Siena

Università Gabriela Mistral

Santiago del Cile

Santiago, 19 novembre 2005


Per approfondire la conoscenza di Calo Alberto Biggini si rimanda al suo sito.

http://www.istitutobiggini.it/index.php?option=com_frontpage&Itemid=1

1 commento:

  1. Conosco ora la figura di Biggini, e di Marchesi. Ringrazio il prof. Canfora e Lei, che mi fanno desiderare approfondire, questi personaggi, e le loro storie, in riferimento anche all'attualità.
    Renato De Paoli
    Vicenza
    depaolirenato@gmail.com

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