Ancora, ancora, e ancora griderò Lavoratore, sei stato fregato!
I principi della Socializzazione salvaguardano la proprietà privata come frutto del Lavoro e del risparmio, nel quadro della concezione sociale moderna
di Filippo Giannini
Questa volta inizierò ricordando mio padre. Qualche lettore osserverà: padre?> . Invito a pazientare per pochi minuti e dimostrerò che mio padre, c’entra.
Dunque; mio padre. Virgilio, era un ragioniere: un ragioniere di allora. Egli non aveva bisogno di alcuna calcolatrice, di fronte ad una colonna di addendi faceva scorrere la matita dal primo numero e, in pochi secondi, voilà la somma era sulla carta. E non c’era alcuna calcolatrice che potesse dimostrare qualche errore. Mio padre era capo-ufficio della più affermata ditta di costruzioni del tempo che andò in rovina a causa dei danni subiti dagli eventi bellici. Mio padre mai fu fascista, mai iscritto al P.N.F. e mai ebbe fastidi. Mio padre era un a-fascista, pensava solo al lavoro e alla famiglia. Aveva un difetto: era di una onestà assoluta e questo difetto lo caratterizzò sino alla fine. Ebbene – ed ora entriamo nel merito – mio padre ci lasciò nel 1966, quando il funzionamento dello Stato era ancora accettabile, in quanto fino ad allora si risentiva dell’impronta data dal Fascismo alla burocrazia e alle cose dello Stato. Ma questo a mio padre non era sufficiente, ricordava come le cose funzionassero nel tempo della truce tirannia. Ripeto: mio padre ci lasciò nel 1966, e morì fascista, perché riconobbe, quale uomo super retto, l’enorme differenza che sussisteva fra i due regimi. E, cari amici, vi chiedo: dal 1966, quante cosette sono cambiate? In meglio o in peggio?. A voi la risposta!
Il fascismo ancora terrorizza i vari Berlusconi, i Fini, i Bersani e tutta la brutta compagnia che ci opprime, li terrorizza perché le idee lasciate da quel grande uomo impiccato a testa in giù a Piazzale Loreto sono ancora attuabili e, se fossero riproposte quanti omuncoli dovrebbero fare le valige e cercare un altro lavoro?
Il mio punto di vista per uscire dal merdaio in cui siamo stati gettati quel 25 aprile 1945 è che dovremmo ripartire (attenzione! Non ho scritto ritornare) da quella data, cioè quando, nonostante le difficoltà del tempo (guerra, bombardamenti, partigiani), il Governo di Mussolini stava orientando il Paese verso la SOCIALIZZAZIONE DELLO STATO. Quella Socializzazione, quello Stato Corporativo che fu la causa principale, ma non unica, per cui i Paesi plutocratici ci spinsero alla guerra, essendo quella forma di Stato, i cui concetti si stavano espandendo in tutto il mondo, un grave pericolo per le lobby capitaliste e per la grande finanza.
Chi scrive queste note è un corporativista convinto e che nei suoi scritti predilige citare fonti non sospette, cioè fonti non fasciste. Ecco, ad esempio come è giudicato lo Stato corporativo da Zeev Sternhell, ebreo, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Gerusalemme, col saggio “La terza via fascista” (“Mulino” 1990), nel quale, tra le molte altre considerazioni, possiamo leggere: <Il Fascismo fu una dottrina politica, un fenomeno globale, culturale, che riuscì a trovare soluzioni originali ad alcune grandi questioni, che dominarono i primi anni del secolo>. L’autore continua a spiegare: non solo europea), molti dei quali trovarono in esso la soluzione dei problemi relativi al destino della civiltà occidentale> . Sono proprio le soluzioni sociali ad attrarre maggiormente il giudizio del professore di Scienze Politiche: . In queste ultime osservazioni possiamo intravedere le cause che portarono, da lì a pochi anni, alla “svolta” drammatica.
La cosa può apparire ancora più chiara leggendo un’altra considerazione sempre di Sternhell: favorisce l’unità morale e l’unanimità spirituale delle masse>. In altre parole da Roma partiva, una volta ancora, la proposta di un nuovo Rinascimento, il Rinascimento del Lavoro. E questa proposta è ancora valida, perché sussistono ancora e, ancora più potenti, le stesse lobby che vollero la morte della pianta che aveva generato la Democrazia del Lavoro. Ma se la pianta è stata uccisa, non è detto che le radici non siano ancora vitali. Questo è tanto vero che ho appena ricevuta una mail inviata da Angelo Faccia, ex combattente della Repubblica Sociale Italiana ed oggi segretario della C.U.L.T.A (Confederazione Unica del Lavoro della Tecnica e delle Arti), confederazione sindacale concepita nella Rsi, con il compito di curare gli interessi dei lavoratori nell’attuazione della socializzazione delle Aziende, secondo il piano politico-sociale concepito da Mussolini e, molto probabilmente su suggerimento di Nicola Bombacci. E Angelo Faccia ha il merito di aver fatto rinascere la C.U.L.T.A..
Tutti dovrebbero essere a conoscenza che a causa della crisi economica del 2001 l’economia argentina era in ginocchio l’economia argentina, ma non tutti sono a conoscenza che grazie alla Socializzazione, l’Argentina sta uscendo dalla crisi (Il Venezuela ha iniziato a socializzare l’impresa del legno, come primo passo verso la Socializzazione dello Stato).
Ha scritto Angelo Faccia: <Si avvera la profezia del prof. Manlio Sargenti che scrisse: “gli italiani riceveranno la socializzazione di ritorno dall’estero”. Siamo su questa strada: la socializzazione sta nascendo in Argentina e la casualità vuole anche che il Generale Peron (nato in Sardegna, ma emigrato fanciullo in Argentina) – tre anni trascorsi come militare in Italia durante il Ventennio fascista – con Evita Peron, la pasionaria de los descamisados, con nelle vene il DNA della giustizia sociale, hanno iniettato nel sangue degli argentini i principi sociali assorbiti in Italia nel periodo mussoliniano>. Angelo Faccia, mi ha spedito alcuni documenti che confermano come l’Argentina stia uscendo dalla crisi economica grazie alla Socializzazione delle Imprese, così come furono concepite e solo parzialmente applicate in Italia nel 1944/1945, parzialmente applicate a causa delle disastrose condizioni in cui si trovava il Paese in quei frangenti. Angelo Faccia ha scritto che la C.U.L.T.A. <sta collaborando attivamente con le forze sindacali argentine – e di altri Paesi – al fine di sviluppare sempre più il pensiero sociale mussoliniano nel mondo>.
In Argentina centinaia di imprese sono state recuperate e gestite dagli stessi lavoratori e lavoratrici. <È una risposta spontanea alla disoccupazione e alla precarietà del lavoro e della vita messa in campo da uomini e donne che hanno deciso di unirsi e organizzarsi>.
I lavoratori italiani sapranno dare la stessa risposta ai ricatti messi in atto dai vari Marchionne? Non credo proprio, almeno sino a quando i lavoratori italiani si rivolgeranno alle attuali organizzazioni sindacali esistenti, troppo legate al potere politico e questo dipendente e soggiogato al potere finanziario e capitalistico mondiale.
Sto seguendo con grande interesse l’iniziativa di Roberto Bevilacqua www.robertobevilacqua.it il quale, fra l’altro ha scritto: <L’Italia è tuttora soggetta al Trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947, unilateralmente quindi con le caratteristiche più di “Diktat” che di “Trattato” vero e proprio, con tutte le sue deleterie conseguenze (vedi XII disposizione transitoria della Costituzione Repubblica Italiana). Si ritengono, pertanto, ormai maturati i tempi per la rescissione unilaterale di tale “Trattato” e per dare corso a un nuovo ruolo internazionale dell'Italia: fuori della Nato, per un’Europa Nazione, dal Portogallo alla Russia, con esclusione dei paesi extra-europei; rivendicazione delle radici romano-cristiane dell’Europa; sostegno alle popolazioni dell’est-europeo e dei paesi extra-comunitari con interventi sul loro territorio. Ma è anche necessaria l’espulsione immediata dei cittadini non italiani sprovvisti di permesso di soggiorno o che non abbiano stabile e civile residenza nel nostro paese e che conducono una vita da irregolari.
Questi motivi e tanti altri, come anche gli esiti delle ultime elezioni amministrative dimostrano, debbono essere di stimolo alla formazione di una Terza Via con apertura a tutte le componenti d’Area Nazional-Popolare, non più vincolata a forze politiche che non condividano o siano in palese contrasto con tale impostazione di massima>. Sta bene, anzi benissimo: rescissione del Trattato di Pace (Diktat) del 1947, fuori dalla NATO, ma anche fuori dall’ONU, almeno sino a quando questo organismo mantiene le stesse preclusioni e gli stessi privilegi riservati a quei Paesi sin troppo noti. Preclusioni e privilegi che hanno condotto, conducono e condurranno il nostro Paese ad essere corresponsabile di rapine e saccheggio di altri, colpevoli di non seguire le disposizioni dei padroni del mondo.
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